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Yas Marina: il GP delle emozioni

Salutiamo Sebastian Vettel. Oggetto di una settimana di commiati più o meno spontanei che hanno portato a Yas Marina. Tanti ricordi di gara e tanti fuori. Spesso dagli altri piloti è il lato personale a emergere. Come se non stessimo parlando di un 4 volte campione del mondo. Derivati dal dominio degli anni in RedBull con un record di punti di vantaggio che è ancora lì fermo a 155. Se vi siete lamentati di Hamilton o avete in programma di farlo per Verstappen avete bisogno di ripassare. Poi la fatica negli anni in Ferrari con, l’avversario prima e grande amico poi, Lewis Hamilton.

Mentre danno il via al Campionato del Mondo di calcio in Qatar, si chiude il Campionato 2022 di F1, con un weekend emotivo a Yas Marina. Il circuito che ha fatto da scenografia alle donuts di Vettel, Hamilton e Alonso per l’addio, ha visto lasciare il circus anche a Latifi, Schumacher e Ricciardo.

Bando ai sentimentalismi, di quattro ne salvo uno. Anche ieri, a Yas Marina, pur girando su un cesso a pedali, ha fatto vedere un certo stile finché la strategia da team di caciottari quali sono non lo ha azzoppato. Stessa mesta fine per i suoi due BFF. Fernando, fregato ancora una volta da una Renault che si rompe di nuovo. Proprio nel finale Lewis che per tutta la gara ha inseguito il suo record. 

Degli altri, presto detto. Latifi è arrivato pay driver e tale è rimasto. L’unica difesa che mi sento di dover fare è per il brutto finale ad Abu Dhabi un anno fa. Latifi è stato infamato alla follia per quella drammatica safety car. Per il resto mi spiace, ma dobbiamo ricordarlo solo per aver causato danni. 

Mick Schumacher, perlomeno, qualche guizzo lo ha avuto, ma l’inconsistenza è stata la decisiva compagna in questi due anni in F1. Haas l’ha scaricato perché costava più in macchine sfasciate che in soldi di sponsor forse. Non tutti riescono a tirare fuori quel qualcosa in più da certe carrette. Vuole fortissimamente tornare nella massima serie: spero ne abbia la possibilità ma al momento c’è di meglio a meno. Però mettersi a fare i donuts a Yas Marina con il team in radio che te lo vieta non ha prezzo. 

L’altro, che mai si rassegna e continua imperterrito a parlare come se avesse vinto Monaco ieri, è Ricciardo. Simpaticissimo, anche troppo, beniamino dei media asserragliati nei paddock in agguato per una sua gag, ma purtroppo anonimo in pista. E da troppo tempo. Sì, ha vinto a Monza l’anno scorso, ma non esattamente in una gara normale. Silurato anche lui senza troppe cerimonie dal patron McLaren, che si era tatuato la sua vittoria a Monza l’anno scorso. Ricciardo lo volevano in tanti in Ferrari. Come se Charles non avesse già abbastanza problemi, figuratevi cos’avrebbe fatto uno che ancora pensa di dover dimostrare qualcosa di fianco a Leclerc. Sicuramente lui scalpita ancora e RedBull l’ha preso come terza guida, forse proprio come assicurazione da Perez visti gli attriti di quest’anno. 

Perez doveva essere aiutato nella sua rincorsa al secondo posto, lo voleva lui, lo voleva il team e per un pò sembrava che non ci fossero noie. Verstappen che fa pure il traino ad inizio gara, le due RedBull si allontanano. Sembrava già finita a Yas Marina. Invece proprio all’ultima gara, quelli che non ne avevano sbagliata una litigano con la matematica e contemporaneamente Ferrari non fa boiate. 

ALT. Qui nessuno qui pensa che le Rosse siano senza peccato. Sainz che sperona gente e Leclerc che suda sin dal primo giro non sono stati perfetti nemmeno ieri. Però, la strategia, per una volta, era giusta. Qualcuno deve aver chiuso Rueda nello stanzino e si è inventato un dummy in radio per ingannare RedBull sulla sosta. La macchina aveva quel qualcosina in più: pazzesco. 

Se solo questa fosse la norma. Non solo è stato debellato il demone del terzo posto dietro alle Mercedes ma complice, appunto, una leggerezza forse del muretto RedBull, Charles è riuscito a strappare fino all’ultimo giro quel secondo posto che gli serviva come l’aria. 

Cinicamente parlando, le cose si sono messe a girare tanto male a un certo punto del campionato che io avrei gettato la spugna e puntato direttamente al terzo posto, per avere più galleria del vento per l’anno prossimo. Tanto se arrivi secondo non è che c’è un premio di consolazione e Ferrari avrebbe portato a casa, come ogni anno, un tesoretto extra come bonus tifosi. Se non era questione di soldi per gli uomini di Maranello era solo questione d’onore. Secondi dietro Verstappen ci sta, ma gli altri no. Allora, ecco che si son fatti il mazzo fino alla fine a dispetto delle difficoltà oggettive di una RedBull che, da un certo punto in poi, è diventata imprendibile. Soprattutto per contrastare la risalita delle Mercedes che ha avuto del miracoloso.  

Chiaro, l’ho già detto, il cambio di regolamento a metà anno qualcosa ha fatto, ma un team come Mercedes non si dà per vinto e, guarda caso, hanno rischiato di scippare il secondo posto. 

Durante la gara di non si è visto nulla di eccezionale, semmai dall’anno scorso avendo tolto una chicane i sorpassi sono stati anche meno.

Aggiungiamo che per una volta, a Yas Marina, non si è vista la Safety Car anche se Latifi ci ha provato. Magari avrei fatto volentieri a meno di Sainz su Hamilton, ma dopotutto perché privare la FiA di un’ultima occasione per uscirsene con una diversa decisione per la stessa infrazione? Non sia mai. 

Alla fine Verstappen ha portato a casa un record di vittorie in campionato e al traino, con l’ansia della RedBull di Perez nello specchietto, Leclerc è riuscito a gestire muretto e gomme per resistere fino alla fine. Un giro di più e patatrac. Ci hanno pure provato a farlo rientrare.Sembra che stavolta, finalmente abbia detto la sua. Speriamo sia un cambio di passo per l’anno prossimo. 

Questa è la parte più difficile da scrivere per me perché Crofty che strilla: «Here comes Sebastian Vettel», a SPA, quando sorpassa Hamilton, ti gasa. Lui in coppia con Iceman sono bellissimi: la strana coppia. Chissenefrega dei risultati, l’attaccamento che ha dimostrato mi basta e avanza. Ce l’ha messa tutta e si sa, aveva scelto la sfida, quando poteva fare vita facile in RedBull.

Come un certo Fernandino Alonso, se la sono andata a cercare in un team che li ha masticati e messi alla porta, forse anche senza troppe cerimonie. Come diceva un saggio del nostro tempo: «Se un team è passato attraverso campioni come Raikkonen, Alonso e Vettel senza portare a casa nulla e poi li ha buttati via…», forse c’è del marcio a Maranello. Arrivato Leclerc poi, figurati. Giocattolo nuovo, dimenticati gli altri. E allora fa i bagagli senza troppo chiasso e senza infamare nessuno se ne va in Aston Martin a fare da balia al piccolo Stroll. E gli sono ricresciuti i capelli. Sarà un caso? Io non credo.

In ogni caso spero, come per Lewis, che un domani possa tornare, magari in una veste diversa perché so quanto servirebbero persone del genere in questa F1. Per adesso mi unisco al coro: DANKE SEB!