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GP Azerbaijan, Ferrari: il sabato leoni, la domenica…

Il week end del GP d’Azerbaijan ha visto le Ferrari impegnate in un sabato da leoni e in una domenica da… Red Bull ha dovuto solo sorpassare. Perez l’ha fatto alla prima curva. Poi la rottura del cambio per Sainz e il mood era definitivamente variato. Il cambio gomme in VSC, seppur indovinato, era inevitabilmente anticipato e, con 42 giri da affrontare, quelle gomme sarebbero dovute essere gestite per molto tempo.

Le hard favoriscono le Rosse ma l’endotermico di Leclerc molla il GP d’Azerbaijan e così partono le bestemmie dei ferraristi. 

Anche considerando tutte le attenuanti del caso, in un modo o nell’altro, Ferrari riesce sempre a tirarsi la zappa sui piedi. Se non è la macchina che li molla e se anche i piloti ce la mettono tutta, ecco che, magicamente, dai box si scatena una competizione masochistica incontrollata.  A cominciare da Binotto che si è prodotto in una frase ai cronisti con una carica di amor proprio che fa solo salire il crimine. 

Se quest’anno ci si era illusi di avere finalmente la macchina vincente, adesso sappiamo che questa macchina non può essere spinta al 100%. Anzi, forse neanche all’80%.

Se ogni volta che si alza l’asticella, per star dietro a Red Bull, non arriva in fondo, forse non è questione di guardare al mondiale per vincere, ma di giocarsela per arrivare in fondo alle gare. Non parlo solo di Ferrari ma anche della Haas di Magnussen e l’Alfa di Zhou. Quindi il problema è sistemico e più grande di un di un singolo episodio. 

Che lo strapotere Mercedes sia semplicemente diventato strapotere Red Bull? Sì, purtroppo è una concreta possibilità, anche per come ha vinto il GP d’Azerbaijan

Anche stavolta ordini di scuderia espliciti e un minimo di polemica. Perché mi è sembrato chiaro come Perez sia stato danneggiato dal suo stesso team. Quando avrebbe dovuto cambiare le gomme, 2 giri prima, per favorire l’allungo di Verstappen e precedere alla bandiera a scacchi il compagno di squadra. Red Bull che ha già avuto la sua dose di problemi tecnici, però, parte da una macchina di base più veloce che non dev’essere portata al limite per stare davanti agli altri.

Per fortuna ci sono tanti piloti meritevoli e anche qualche vecchietto che fa ancora vedere mestiere. 

Dietro i soliti noti Hamilton e Ocon, Vettel e Alonso, poi Tsunoda, Gasly sopratutto. Tutti questi piloti si sono messi in luce domenica. Regia permettendo, come al solito.

Vorrei iniziare dalla McLaren perché dalle voci di allontanamento di Ricciardo si è passati alle lamentele di Norris, a suo dire bloccato dal compagno dietro Ocon. In realtà, Lando, quel gap con il compagno non l’ha mai coperto, quindi non comprendo la polemica.

Soprattutto dopo gli ultimi risultati di McLaren, con entrambe le macchine arrivate in fondo, tutte e due a punti, con una buona infusione di fiducia per l’australiano. Vedremo se sarà solo un episodio. Ricciardo sta ancora lottando per la sopravvivenza.

Chi mi ha dato molto più fiducia durante il GP d’Azerbaijan sono state le due AlphaTauri che erano in forma sin dalle qualifiche.

Una buona risposta ai dubbi delle ultime gare, spero continui questo trend in Canada, perlomeno per vedere gli uomini di AlphaTauri costretti nuovamente a rispondere, sempre infastiditi, alla puntuale domanda dei cronisti: quando Gasly porta a casa un buon risultato?

Alpine ha trovato la pista giusta per confermare il proprio progresso, perché la macchina sul dritto è molto veloce. Sia Hamilton che Vettel hanno provato più volte a passare Ocon ma senza successo; prima sul rettilineo principale per poi optare entrambi, nel secondo settore del S, tra curva 2 e 3. 

Nel misto la Francese non paga più, ma stanno regolarmente occupando posizioni dietro ai pezzi grossi. Chiaro miglioramento dalla precedente gestione.

I vecchietti della Formula 1, Hamilton Vettel e Alonso, hanno tagliato il traguardo rispettivamente 4, 6 e 7. Una chicca il primo sorpasso di Vettel su Ocon che lo ha portato lungo alla staccata e costretto alla via di fuga. Non solo ha evitato le barriere, con una singola manovra ha fatto un 180° in un istante. Mestiere. Hamilton lo stesso, con l’aggravante del mal di schiena. A fine gara ha fatto fatica a uscire dalla sua monoposto. Il porposing sulle Merc sta diventando letale e la federazione non ne vuole sapere di nuove regole.

Tra i non pervenuti del GP d’Azerbaijan

A dispetto di non essere un campione o di non essere, come dire, nel fiore degli anni, Magnussen, fino alla rottura, stava correndo bene, ha sorpassato gente, quindi mi spiace per Schumacher, ma mi sa che in Ferrari non ci arriva. Anzi è già tanto se continua In Haas.  Peccato per Zhou perché stava facendo una buona gara, dopo aver superato in qualifica il compagno Bottas che già sabato non era in giornata. 

L’unica cosa che si potrebbe dire delle Williams è che Latifi non ha sfasciato la macchina. Se non fosse stato per la questione delle bandiere blu di Montecarlo sarebbero 3 gare che ormai ci si limita a citare le Williams per gli incidenti del canadese. 

L’ultimo che mi tocca nominare è Stroll che arrancava in fondo al pack. Per quanto mi riguarda è uno di quei piloti che non meritano di essere lì, esattamente come Zhou e Latifi.

Non ci si può lamentare dei punti che non arrivano quando stai gestendo un team di F1 come hobby domenicale del figlio. A maggior ragione se, allo stesso tempo, pensiamo che certi team stiano ostacolando il possibile arrivo di un Team Andretti.

Perché ce l’ho con le scusanti. E perché proprio Marc Gené?

Perché, con il Team Ferrari già in aeroporto, di commentare il resto della gara non gliene fregava niente. Pur capendo che il risultato finale era ormai già scritto, trovo comunque infelice da parte del prevosto Ferrari, l’uso di quello spazio per rivangare la gag delle bandiere blu di Montecarlo. Come se potesse vagamente nascondere l’imbarazzo che ha mostrato il team di Maranello durante tutto quel weekend. Soprattutto come se fosse stata la sola ragione per cui la Ferrari ha buttato via una gara. Cosa che non ha fatto, invece, durante il GP d’Azerbaijan, la Red Bull. Ancora una volta ha portato a casa la gara senza attacchi di panico o violenza autoinflitta. Magari la solita porzione per il povero Perez, ma nulla più. 

Quando è a corto di idee, Marc Gené non capisce e passa oltre. Il tutto commentando su Sky con addosso una maglietta della Ferrari.

Se finisci a parcheggiare la macchina lato pista o nei box, mi sa che non è chiaro quale sia lo scopo principale in queste gare. Ovviamente è vincere, ma per farlo devi arrivare a fine gara. 

Questa dottrina, se vogliamo, sta pagando tanto per Mercedes. Distacchi atomici, frullando la schiena dei propri piloti, certo, ma sono arrivati praticamente sempre in fondo. Russel a podio e comunque SEMPRE fra i primi 5, a ridosso delle Red Bull, cui è stata regalata la gara per l’ennesima volta. 

Zoppicando da una pole inutile all’altra, Ferrari potrebbe tornare a lottare a metà classifica a dispetto delle mille scene di cazzodurismo e predestinazione. Stiamo parlando di un team che, seppur abbia prodotto una macchina competitiva, non la sa gestire. 

Quello che dev’essere cambiato in Ferrari ho paura stia più a monte dei singoli episodi additati alla sfortuna. 

Verstappen, il GP d’Azerbaijan ha vinto più gare con Leclerc in pole che Leclerc stesso. Già questo, di per sé, è un dato che dovrebbe farci discutere; aprirci un baule di argomenti che non c’è Gené che tenga.

Nell’intervista post ritiro, Charles si è lasciato scappare un:

Vorrei dire tante cose ma meglio che stia zitto.

Quello che dovrebbe essere messo sotto esame è un Team che ha macinato campioni come Alonso e Vettel. Sainz, a Montecarlo, non è stato il primo a chiamarsi le strategie da solo. Vettel lo faceva già, anni fa, quando il suo ingegnere si dimenticava che gomme volevano usare.

Nel campionato che era partito sotto le migliori aspettative, adesso tra le prime 10 auto arrivate al traguardo del GP d’Azerbaijan non ce n’era una motorizzata Ferrari.

Magari è troppo presto per dirlo, però fra poco diranno che il campionato è ancora lungo prima del panettone.