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GP d’Italia: Monza sorprende, in negativo

Quando mi sono seduto in attesa del GP d’Italia ero preparato a un’altra rimonta inesorabile di Verstappen, un altro dispiacere di Leclerc. Ero curioso di De Vrij al suo esordio e credevo possibile un colpo di Mercedes.

Negli ultimi anni il GP d’Italia a Monza ci ha sorpreso con vincitori inaspettati. Stavolta l’ha fatto di nuovo ma non nel senso buono. La FIA è riuscita a prodursi in un nuovo colpo basso. 

Sono riusciti ad andare per l’ennesima volta contro gli spettatori, contro gli stessi piloti e, facendo le cose come da manuale, pure contro loro stessi. Chiudere un GP d’Italia dietro una Safety Car ha del deprimente. I paraocchi della Federazione hanno del demenziale. Totale mancanza d’interpretazione delle regole e coordinazione; miopia e mancanza di rispetto mascherate dietro all’eterna scusa della sicurezza.

Se, per alcuni, è difficile scegliere tra la porcheria di Spa e quella di Abu Dhabi dell’anno scorso, quella di Monza 2022 e sicuramente sul podio, paradossalmente per la ragione opposta. Stavolta, infatti, sono state seguite le regole alla virgola. É proprio qui che è saltato fuori il problema. 

Spesso vengono mosse critiche a un team per la lentezza nella reazione o per incapacità di comunicazione con i propri piloti. Stavolta dobbiamo fare lo stesso discorso per una direzione di gara.

Non riescono a guardare oltre a un manuale che hanno scritto loro e che non sanno né interpretare, né applicare dinamicamente alle necessità. Inaccettabile per una competizione di questo livello, soprattutto perché non si rispettano i tifosi che la sostengono. 

Purtroppo, anche questa volta ho pochi dubbi: il colpevole rimarrà impunito, perché siamo di fronte a un’organizzazione con i paraocchi.

Un tempo, Lauda disse: «La griglia dovrebbe essere piena di uomini veri, non di giovani che giocano con i pulsanti sul volante. Bisogna invece avere piloti con grandi abilità e competenze. Nell’attuale F1 potrebbe guidare anche una scimmia». Da allora le Formula 1 sono cambiate tantissimo, ma la direzione di gara è rimasta in gestione a soggetti inadeguati. Si trattasse di crimini di guerra, questi risponderebbero: «Abbiamo eseguito gli ordini». L’unica attenuante è che, stavolta, non c’era in ballo nulla perché la RedBull aveva già portato a casa il risultato. 

Una cosa sulla quale spero vivamente è che, dopo il disastro del GP d’Italia, il più presto possibile, la proprietà di Liberty Media decida di mettere mano al problema, perché non sono assolutamente all’altezza nel ruolo di arbitri. 

Cosa è successo credo che ormai lo sappiano tutti. A pochi giri dalla fine del GP d’Italia, l’auto di Ricciardo si è fermata a lato della pista, in un punto scomodo, senza via di fuga vicina. Contemporaneamente non c’era neanche una gru a portata di mano. Se da un lato la direzione di gara ci ha messo tempo per rimediare, dall’altro ha pensato prima a una virtual poi finalmente una safety car. Che è rimata lì per quasi 5 giri. Vengono dei dubbi sull’effettiva attività cerebrale dei suddetti commissari. 

Se dobbiamo avere della gente pagata profumatamente per non andare mai oltre i regolamenti prendendo decisioni alla lettera, senza un minimo di lungimiranza, elasticità e logica, forse sarebbe il caso di richiamare le famose scimmie di Lauda con un nuovo incarico. Mi piace pensare, invece, che per certe posizioni vengano scelte delle persone e non degli automatismi, per accountability e immagine.  L’anno scorso con abbiamo avuto il sospetto del lato peggiore di questo ordinamento. 

La gara in sé, oltretutto, lasciava ben sperare. Mi stavo godendo la cavalcata di Sainz, dal fondo, e quella più pacata, ma ugualmente efficace, di Hamilton.

La Ferrari di Leclerc non stava esplodendo e Russell sudava ma sembrava stare al passo. Verstappen è arrivato dal settimo al secondo posto in 4 giri. Ormai ci siamo abituati. La safety car o la virtual sono completamente irrilevanti, la gara era già vinta. Verstappen ha fatto tutti i sorpassi che doveva fare in neanche 5 giri e poi FIA e muretto Ferrari hanno fatto il resto. Ora, tra macchina perfetta e pilota nella sua forma migliore sembrano poter affrontare qualunque difficoltà, ma sembra che anche l’Universo cerchi di semplificargli la vita il più possibile. L’autolesionismo Ferrari non era abbastanza evidente. Se ci aspetta un autunno noioso perlomeno non ci saranno polemiche sulla validità del titolo.

Il team di Maranello salva la faccia con un secondo posto, ma l’attento spettatore, che ha silenziato Sky, è perplesso davanti a quel pit-stop che sembra troppo anticipato.

Soprattutto erano già cominciati quei team radio sospetti dove Rueda & C. sembrano parlare più di quello che fa Verstappen che di quello che vorrebbe fare Leclerc. Completamente sottomessi, partono con una vaga idea di cosa fare e poi si limitano a reagire alle scelte di RedBull. 

Ferrari, però, è mezza risorta. Magari è Monza che inganna ma il bilancio è chiaramente positivo. Sono stato felice di leggere che il presidente Elkann non abbia dato ossigeno alla polemica sul cambio di regolamento e che, almeno lui, abbia detto chiaramente chi sia il primo pilota per il team. Poi ha detto le solite cose ma, per una volta che si fa vivo, lo fa con una miglior comunicazione rispetto al suo team manager. 

Leitmotiv è non farsi scavalcare da Mercedes. Sarebbe opportuno, però, fare dei grossi cambiamenti in casa. Positivo è che, almeno in parte, abbiano capito cosa non andasse nel fondo della macchina dopo la modifica delle regole. Considerati i loro alti e bassi quest’anno non è cosa da poco. É stato fatto un salto da gigante rispetto a un anno fa. Inevitabilmente. Se la macchina riuscirà a essere dignitosamente competitiva senza altre figure di merda, i tifosi Ferrari non si potranno lamentare dell’annata. Al netto delle gag possono guardare al prossimo anno, se non proprio a testa alta, magari solo con un accenno di ipercifosi…

Mercedes per me rimane la più appassionante da guardare. La crescita di questa vettura, vera outsider per design, è stata lenta ma inesorabile. A braccetto con il declino Ferrari.

Da cesso a pedali, passando per tostapane – non il Thanos che è la RedBull -, i suoi piloti ci hanno messo delle belle pezze. Belle da vedere.

Hamilton, a inizio campionato, sembrava il bimbo che si porta via la palla perché non vogliono giocare come vuole lui. Poi dev’esserci stato uno scatto d’orgoglio, forse inzigato dai commenti post-gara di Rosberg (ossessionato), e si è rimesso a correre sul serio. Quasi ne vince pure una. Uno dei pochi record che gli mancano. Se non fosse per le lagne, sarebbe in credito di simpatia.

Russell: cosa gli devi dire? Dopo l’ennesimo podio al GP d’Italia, sempre tra i primi 5. Spesso meglio di Lewis anche in qualifica. Il purgatorio della Williams ha pagato profumatamente.

Ragazzi, se non è la conferma che lui è il prossimo, non so cosa sia: costanza devastante. Uno che  potrebbe arrivare secondo nel Mondiale piloti senza mai vincere una gara. Non succede, ma se succede… 

Quelli che ho abbandonato completamente sono i due della McLaren. Ricciardo, poraccio, diciamo che se ti molla la macchina non è colpa di nessuno, ma il trenino che ha assemblato è nuovo. Un altro anno andato senza quella conferma che anela come l’aria. Non è più riuscito a trovare la strada, lo spettro di aver già raggiunto il proprio massimo. 

Norris si dimentica il freno a mano alla partenza e poi c’è poco da raccontare. Qualche alto, tanti bassi, non è sicuramente con Piastri l’anno prossimo che McLaren riparte. Anche loro devono ripartire e guardare già alla vettura per il ’23. 

Se un obiettivo poteva essere giocarsela per il quarto posto credo che Alpine abbia già vinto quella sfida. Magari solo grazie a un Fernando costantemente a punti, eterna seconda giovinezza, che l’anno prossimo però non ci sarà. Al campanilismo francese ha preferito il posto di babysitter in casa Stroll e, considerato il cameratismo di Ocon, quasi non lo biasimo. Se l’anno prossimo riusciranno a portare Gasly in Bleu, avranno finalmente un team tutto francese, con due piloti ugualmente affetti dalla sindrome di Ricciardo e le disfide da pollaio saranno all’ordine del giorno. #memefactory

La gag definitiva di questo weekend? De Vrij è andato a punti. Latifi è ufficialmente 21esimo in un campionato da 20. Williams dovrebbe avere già un contratto pronto.