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Red Bull vince ancora, anche se con Checo

Grandi aspettative per la gara più lunga, più pesante e difficile. Su un circuito, il primo in notturna, con 80% di umidità e temperature sopra i 30° C. Vince ancora la Red Bull, anche se stavolta non è quella guidata da Max. Si sarebbe potuti partire sotto la pioggia. Invece abbiamo aspettato più di un’ora perché la FIA ha paura a correre con l’acqua. Gente in barca non ne ho vista, quindi per me rimane tutto un po’ esagerato. 

Una volta partiti, quelli davanti hanno fatto gli unici 2 sorpassi che dovevano fare. Così, sono arrivati in fondo con la sola consolazione di Leclerc all’inseguimento della Red Bull di Perez.

Tra mille correzioni e micro errori, con Gené sul Ferrari Channel che infartava a ogni muro sfiorato.  Imola 2.0. Ci siamo sorbiti 30 e passa giri di noia totale, con tutte le macchine distanziate, con team e piloti che pensavano alla gara lunga, senza DRS, preoccupati dell’asfalto che non si asciugava mai. Alonso erge ancora una volta un muro invalicabile, su cui nessuno si avventa perché sai come va a finire (Hamilton ammicco ammicco) e poi gli salta il motore. Da lì tutto in una volta, 5 DNF, Hamilton a muro rientra di corsa per parcheggiarsi davanti a Verstappen ancora quinto. Tsunoda kamikaze. Safety car a pioggia, Zhou che si sta scrollando di dosso l’onta del pay driver, ecco che viene speronato da Latifi, poco uso alla magnifica invenzione che è lo specchietto retrovisore.  

Non so se mettermi elencare le mille gag della gara oppure dedicarmi al triste cavallo di battaglia della F1 che si sta confermando essere la FIA.

Ormai, spodestata la Ferrari, che in tutto il weekend non fa boiate, ci stanno abituando a nuovi livelli di incompetenza ogni weekend. E con una varietà impressionante.

Ritardare un Gran Premio di un’ora perché se la fanno sotto a correre sul bagnato, e poi metterci mezza giornata per decidere una multa per un pilota. Oppure dare bandiera verde mentre ci sono ancora Marshalls in pista che in un remake de La spada nella roccia si prodigano per estrarre l’ala di Albon dal muro.

La Federazione, invece, decide di prendersela con il piercing di Hamilton, mentre c’è Red Bull – e non solo – che sfora il budget cap per due anni di fila. 

Il team principal di Mercedes Toto Wolff ha detto tranquillamente che se così stessero le cose, sarebbe già d’accordo con Binotto: sforeranno anche loro il budget cap e poi si pagheranno tranquillamente la multina. 

Purtroppo, giustamente, qualcuno viene invogliato da questi comportamenti a parlare di favoritismi e complottismo. É un’inevitabile conseguenza se chi gestisce una competizione è il primo a scrivere le regole come lo scritto della patente e con la tempistica della burocrazia italiana. Unica consolazione è che stavolta non ne è andato di mezzo lo spettacolo ma il problema di fondo persiste a dispetto delle reazioni da ogni voce dello sport. Sport in continua evoluzione, di massimo interesse per l’intero automotive mondiale gestito da comodini. 

Tornando alla gara, festa rimandata in casa Red Bull anche se con il premio di consolazione, ma anche occasione mancata per Mercedes e Ferrari. 

Verstappen & C. hanno fatto tutti gli errori che si possano fare in un anno di F1 in un solo weekend. Dimenticarsi la benzina in qualifica? Fatto. Partire con il freno a mano? Fatto. Un bel dritto con annesso bloccaggio delle ruote per sorpassare a tutti i costi una posizione inutile? Bé, mi chiamo pur sempre Verstappen. Non che sia cambiato chissà cosa ma doveva essere il giorno in cui portare a casa il campionato in anticipo… 

Hamilton ci va vicino tutto il weekend. Se avesse confermato ancora un miglioramento in gara… purtroppo non è successo, però è un’altro rispetto all’inizio della stagione. Abbandonata l’anemia di inizio campionato lo vedi che adesso ci crede. 

Invece Russell, abbandonato il titolo di Mr Consistency, si stupisce che un Mick Schumacher non lo faccia passare, poi vaneggia su una pista ormai asciutta e il muretto gli dà retta. Passa 10 giri a pattinare in giro per Singapore. Per fortuna di Sainz il muretto Ferrari non gli ha dato retta quando se n’è uscito con la stessa deduzione di Russell.

Chi sta peggio è sicuramente Alpine, che sembrava aver preso le distanze da Mclaren al famigerato quarto posto, che con due DNF lascia solo Piastri che ride.

Magari di Ocon non interessa a nessuno, ma per Alonso spiace. 350 Gran Premi, gran qualifica, stai facendo una bella gara, tieni dietro la Red Bull di Verstappen e poi ti molla il motore. T’incazzi. Alonso deve guidare fino a 50 anni.

Norris, invece, è tutto contento di arrivare appena sotto il podio del suo bro Carlos. Non fanno boiate e, soprattutto, la macchina non implode. Stessa cosa per Ricciardo che arriva subito dopo con altri bei punti, anche se a lui ormai frega poco. 

Se nel casino generale che è stato Singapore, l’unico lato positivo è aver rimandato l’inevitabile festa in casa Red Bull per Verstappen non mi viene nemmeno da chiamarla consolazione.

Sono contento per Checo. Lo sono anche per Ferrari che, finalmente, sopravvive un intero weekend senza rendersi ridicola, addirittura senza errori di nota. Anzi, evitando di anticipare le slick su Sainz. Non che siano stati fenomenali, però sopra la media. 

In ogni caso la gara è arrivata alla fine di una brutta settimana, dove si è inevitabilmente parlato del budget cap e della infrazione Redbull.

Ci sarà da discuterne ancora, perché il problema è grosso, c’è una questione di regolamento che di nuovo la FIA sta approcciando a tentoni e, per forza, le polemiche galoppano. Io personalmente la vedo molto semplice. Ci saranno rendicontazioni? Metteteci davanti qualcuno che sappia leggere e faccia avanti la clava nodosa.

Devono muoversi, perché un risultato inquinato l’abbiamo avuto già l’anno scorso e, anche se in buona fede, non credo Verstappen voglia andare avanti a scudetti di cartone. Adesso vediamo cosa succede in Giappone dove piove sempre. Pregusto.