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Surf: il guardaroba che veste il mondo intero

Wilbur Kookmeyer del comic artist Bob Penuelas è un personaggio iconico per i surfer della mia generazione. Non meno di Murph the surf di Rick Griffin per la generazione precedente alla mia. Stiamo parlando di due comic character partoriti dal surf-mondo in un’epoca in cui il surf e i comics andavano a braccetto come due tirolesi che ballano la quadriglia o quel che l’è. I due personaggi rappresentavano il character più buffo e bistratto del surf-mondo: il kook.

Io, per una questione anagrafica, conosco meglio Wilbur Kookmeyer e mi ricordo che nella sua inadeguatezza e insicurezza era spesso alle prese con l’outfit surf che, ai tempi, era il look.

Tra il 1986 e il 2006 Penuelas ha prodotto 74 storie e poi si è dedicato ai poster. Tra a metà degli 80’s e la metà degli 00’s si è consumata l’età classica del surf-mondo e poi c’è stato il collasso e la progressiva perdita dell’identità del surf. 

Se nella sua ventennale esistenza Wilbur, in molte sue storie, si chiedeva che look dovesse avere per essere kool (si scriveva così, con la K) la domanda oggi è più attuale, visto che ormai tutti si vestono come noi surfer.

Oggi con lo spirito faceto di Wilbur Kookmeyer proviamo a costruire un guardaroba di capi che possano distinguere un vero dude da un hipster che imita il surf-style.

Capispalla surf-style:

  • Il Gremmie coat  è un capo very vintage. Altri non è che il trench della US Army e lo trovate in qualche military surplus o in rete. Potete vederlo spesso nel film Un mercoledi da leoni. Indossato da Miki Dora o disegnato da Rick Griffin e Bob Penuelas. Il Gremmie coat lo trovate a poco nei milatary surplus
  • L’Harrington jacket ,anche lui appare spesso in Un Mercoledì da leoni. Jack Barlow lo indossa sia agli appuntamenti galanti che quando presta servizio come life-guard. Infatti era parte della uniforme dei lifeguards. Lo si vede anche in Endless Summer. Essendo un modello classico è prodotto da diversi brand per cui potete trovarlo a diversi prezzi dai più economici Ben Sherman il ai più costosi Baracuta.

T-Shirt da surfista:

  • La Hang ten t-shirt è a righe multicolori con taschino a sinistra, sul cuore. Potete vederla in talmente tanti film e foto che ad elencarli tutti ci si perderebbe via. Molto diffusa tra la seconda dei 60’s e gli early 70’s. Costano più quelle vintage di quelle nuove perché sono effettivamente più belle. Siamo sopra i 50 euro in entrambi i casi.
  • La Spetsnatz Guard t-shirt è la classica t-shirt a righe blu su fondo bianco ed è parte dell’immaginario surf stratificato in decenni. La portate a casa con pochi danè. 

Warning: circa questi due capi va detto che o siete longilinei o vi mettete a dieta o sembrate lo stregatto.
Warning II: se siete troppo in là negli anni indossando la Spetsnatza t-shirt rischiate di sembrare o un gondoliere o un veterano della Marina Militare.

  • La Pocket t-shirt è la classica t-shirt dei surfer all’inizio prodotta dai marchi di surfboard per reclamizzare il loro prodotto. Logo sul taschino ad altezza cuore, a sinistra, e disegno sulla schiena. Qua va a vostro gusto e preferenza ma mi permetto di consIgliare vecchie T&C, OP, Hobie, ecc. ecc.

Camicie immancabili per un guardaroba surf:

  • La Pendleton board shirt è un pezzo di storia che vi riparerà dalla brezza oceanica del down patrol e del gent’s hour. In effetti avrei potuto anche inserirla tra i capi spalli. La Pendleton è sinonimo di camicia di flanella e non ha rivali. Costa mica poco ma vi sopravviverà. Nuove costano un botto per cui orientatevi sull’usato.
  • La Hawaiian shirt, la camicia hawaiiana è un super classico associato immediatamente al surf, da sempre, da chiunque e ovunque. L’avrete vista bilioni di volte.  Qua c’è da perdersi via e si va da sotto i 10 euro ai 200 euro delle Reyn Spooner che però potete trovare vintage anche a 50 euro.

L’argomento calzature in ambito surf è scomodo. Evitiamo le Vans che ormai le indossano proprio tutti e scomodo per scomodo torniamo alle origini.

  • Le sneaker Sperry top sider sono le antenate delle Vans ,sono ugualmente scomode e le trovate intorno ai 50 euro e forse anche meno. Almeno vi distinguete dal designer o dalla fashion blogger. Le indossavano i Beach Boys.
  • Le Keds canvas sono un’ottima alternativa alle più note Vans. Costano meno e fanno pendant con gli slip 70’s essendo per lo più bianchi. Molto diffuse tra i surfer e gli skater nei 50’s e 60’s e rilanciate da Johnny Ramone.
  • Jack Purcell Converse dette anche smile per la parentesi nera sulla copertura di gomma in punta, Erano le prefe di Dee Dee Ramone.
  • Gli Huarachi sandal sono in origine sandali messicani fatti con i copertoni delle automobili e la tomaia di cuoio intrecciato. Li indossa Leroy Smith in Un mercoledì da leoni durante il surfari a Tijuana. Se trovate che facciano un po troppo frate carmelitano non avete tutti i torti…
  • Le Flip flop rimangono un caposaldo nel guardaroba del dude e della surfragetta. Qua bisogna stare attenti. Se scegliete le Hawaiianas con bandiera del Brasile verrete inquadrati come surfisti di Ibiza cioè poseur. L’alternativa per andare sul sicuro sono le Reef, un classico dalla seconda metà dei 50’s.
  • Gli Ugg, sono stati vittima di un vero e proprio caso di appropriazione culturale e di gentrificazione che ha portato a un discriminatorio equivoco di gender.

Gli Ugg vengono diffusi dai surfer australiani negli 80’s. Arrivarono negli USA e vennero adottati anche dai surfer locali.

Li notò Oprah Winfrey che li indossò. Fu notata da Pamela Anderson che, a propria volta, venne notata da milioni di ragazze. Ecco che così sono giunti in Italia come stivali che costano un occhio del cranio, anzi due. 

In effetti gli Ugg sono indispensabili per una questione di praticità se li si ha a portata di mano dopo una session invernale. Appena uscito dall’acqua con ancora addosso la wet suit. se infili i piedi negli Ugg ti senti come se fossi con i piedi distesi davanti al fuoco di un camino, in un cottage. Questa è la indispensabile funzione degli Ugg. Se non avessi quelle pecorecce calzature a portata di piedi dopo una surf- session in marzo a Llangland bay in Galles avrei sicuramente i piedi di Pinocchio. Non occorre che siano originali… anzi, se non lo sono è meglio. É difficile trovare misure da uomo.

Altro argomento rognosetto sono i boardshort. Indubbiamente i boardshort 60’s sono stilosissim.

In particolare: Birdwell, Katin e Sundek in  nylon o canvas ma non sono comodissimi perché abradono le cosce. A meno che di non ungersi con kg di vaselina. Sono da avere, ma da usare sono preferibili lunghezza appena sotto il ginocchio, anche  se fanno sembrare dei nani bagonghi ma…

Usciamo dall’acqua e passiamo da i boardshort ai pantaloni

  • I jeans Levi’s bianchi sono un classico. Qui non li indossa più nessuno, per cui sono da avere e indossare assolutamente
  • Chino pants kahki della US Army sono un  classico molto diffuso e straimitato in tagli fit. Vanno invece portati larghi e devono provenire rigorosamente da un military surplus.

Dei copricapi da surf abbiamo parlato in occasione del Bandana. Ne abbiamo già scritto dettagliatamente ed è un copricapo iconico, pratico ed economico.

É difficile da perdere perché potete sempre portarlo al collo. Molto utile in acqua per suffragette con capelli lunghi, dawg con capelli lunghi o per chi non ha capelli, perché evita scottature alla zucca. Il bandana vi darà un allure poco rassicurante e molto 80’s.

  • Trucker: non nasce come capo surf ma lo diventa e rimane. È importante che veicoli un qualche brand di surf, surfboard, ecc. ecc. Va portato lercio, anche perché lavarlo è un casino. Si usa scrivere nella parte interna della visiera il proprio motto o nome. La visiera potete tenerla con i lati piegati o all’insù alla Suicidal tendeces; oppure con la visiera all’indietro. La visiera non portatela mai dritta e piatta e, meno che mai, con l’etichetta se volete evitare di fare figure da deficient*.
  • Boonie hat: Ok questo cappello è quello dei Navy Seal ed è pensato per scenari di guerra in posti caldi tipo jungle, pantani e luoghi ameni del genere. In effetti è molto pratico e tiene la testolina al riparo dal sole che è un piacere. 
  • Pork pie: cappello  a tesa stretta con fascia e spesso con piuma che spunta. Anche questo capo copricapo viene preso in prestito daI surfer nella versione in paglia o raggia ed era diffuso in origine tra italoamericani, afroamericani e redneck. Lo indossava spesso Miki Dora. Diffuso tra i surfer in So-Cal nei 50’s.
  • Bucker hat: nient’altro è che quello che genericamente identifichiamo come cappello da pescatore da cui per certi versi deriva il Boonie hat.
  • Straw hat: cappello di paglia intrecciata a tesa larga con foggia da cow boy e pezzi di paglia che fuoriescono con lo scopo di tenere le mosche lontane dal viso. È il cappello dei raccoglitori di caffè, canna da zucchero, cotone ecc… ingombrante e vistoso ma ripara dal sole, è leggero ed economico. Diffuso tra i surfer nei 60’s. Evitate il panama hat se non volete farvi ridere dietro.

Chiudiamo il nostro viaggio nel surf-style con gli occhiali da sole.

  • Vuarnet Cat eye o occhiali da sciatore Salice, Rossignol, ecc. ecc. sono occhiali molto ricercati da surfer molto ricercati che ricercano tratti distintivi. Li trovate nei mercatini o anche in rete. Entrambi sono con lenti a specchio essendo occhiali da sci. Fino agli anni ’80, infatti, nessuno produceva occhiali per surfer, che quindi usavano quelli. 
  • Mexican blanket o Hopi blanket. Non parliamo di un vero e proprio capo ma di qualcosa di molto utile e cioè coperte di lana tessute con colori diversi. Vengono usate da sempre come copri sedili ma sono molto utili anche come teli da spiaggia o come vere e proprie coperte. I primi ad usarle furono i rodder subito seguiti dai surfer.