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Pharoah Sanders continuerà a suonare per sempre

Pharoah Sanders è una leggende del Jazz è della musica planetaria. Le note che il suo sax pronunciava ogni volta che le sue labbra toccavano il bocchino erano alla continua ricerca di qualcosa. Ogni nota colpisce l’anima di chi ascolta trascinandola in una ricerca continua che va’ al dilà della realtà che si sta vivendo.

Il Jazz è un genere che su RIS8 vi abbiamo evidenziato in diversi aspetti, sopratutto la nuova moderna nella terra della regina che purtroppo ci lasciato qualche giorno fa. La tecnica Jazz, l’allenamento e la teoria in questo genere ti porteranno così lontano che non hai idea, potrebbero persino portarti nella direzione sbagliata. Quello che conta nel Jazz è la capacità di cogliere un’emozione o un’idea che sembra allo stesso tempo familiare e rivelatrice.

TI consente di parlare una lingua comune in un modo decisamente non comune. Da questo punto di vista, pochi musicisti hanno detto più del sassofonista Pharoah Sanders.

Nella sua carriera ha cercato qualcosa che era sempre al di là di lui. Dai voli estatici del suo modo di suonare, e dall’iconografia a volte esplicitamente religiosa che utilizzava per contestualizzarlo.

È chiaro che quel qualcosa che cercava aveva una dimensione spirituale. Nonostante tutta la sua voglia di accedere verso un piano più alto, il gigante del sassofono è morto sabato scorso a 81 anni. Il suo spirito però è rimasto radicato anche nelle cose terrene e difficilmente ci lascerà.

Nato a Little Rock, in Arkansas, figlio di un cuoco di una mensa scolastica e di un impiegato comunale, Sanders si trasferì a New York nel 1962, al culmine dell’avanguardia jazz del dopoguerra, nota anche come “free jazz” o “la novità. È stato generato dagli esperimenti della fine degli anni Cinquanta del sassofonista Ornette Coleman e del pianista Cecil Taylor.

Pharoah Sanders
sanders

L’album di debutto di Sanders, registrato nel 1964 per l’etichetta ESP, ricevette poca attenzione, ma il suo modo di suonare attirò l’orecchio di John Coltrane che lo invitò ad unirsi alla sua band nel 1965.

L’anno successivo, Impulse!, l’etichetta che aveva documentato esaurientemente l’evoluzione di Coltrane, diede a Sanders un’altra possibilità di registrare come leader. Il risultato fu il crescente ed espansivo Tauhid.

Coltrane morì nel 1967 e Sanders ne registrò alcuni con la sua vedova, Alice Coltrane, prozia di Flying Lotus, polistrumentista e compositrice, prima di tornare in studio per Impulse! due anni dopo, con il suo stesso gruppo. L’album risultante, “Karma”, ha stabilito il modello per una straordinaria corsa di cinque anni. 

Pur rimanendo focoso come sempre, Sanders aveva sviluppato un interesse per le melodie slanciate e magistrali e i ritmi delle sue registrazioni, sebbene densi e multistrato, spesso tendevano a un ritmo costante. Incorporò anche elementi inaspettati: strumenti non occidentali, jodel del cantante sui generis Leon Thomas

Come suggerisce il titolo di “Karma”, Sanders, come Coltrane, sentiva che la musica aveva una dimensione spirituale. 

“L’intera personalità musicale di Pharoah Sanders è di una coscienza alla ricerca consapevole di una coscienza superiore”, scrisse in seguito Amiri Baraka, poeta, scrittore e critico musicale leggendario.
Sebbene sia ben noto per la sua serie di album per Impulse! Record negli anni ’60 e ’70, inserendo nei già citati anche ElevationBlack Unity e  Love in Us All, Sanders, ha continuato a registrare negli anni ’90 e 2000. Il suo album più recente, l’LP Promises in collaborazione con Floating Points e la London Symphony Orchestra. Sanders ha anche ristampato numerosi dei suoi dischi precedenti negli ultimi anni e che vi piaccia o meno suonano ancora attuali.

Ripensando alla sua discografia, Sanders diceva spesso che non aveva ancora registrato una registrazione in cui fosse soddisfatto del suo suono. Non si considerava un perfezionista, ma piuttosto un musicista alla ricerca dello strumento o dell’ancia perfetta.

Prima di andarsene per sempre in una intervista alla domanda, cosa stai ascoltando in questi giorni? Che disco o genere? Lui ha risposto dicendo: «ascolto cose che forse alcuni ragazzi non fanno. Ascolto le onde dell’acqua. Un treno che passa. Oppure ascolto un aereo che decolla».

Ora vi lasciamo con alcuni classici per scoprire la dimensione spirituale della sua musica.
Don’t Sleep On This!