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Nations League: bene l’Italia, male per i Club

La Nazionale italiana di Roberto Mancini batte l’Inghilterra e la condanna alla retrocessione in Nations League B. Batte l’Ungheria, la supera in vetta al Girone e si qualifica per le Final Four di giugno, per la seconda volta consecutiva. In attesa dell’ultima finalista, tra Spagna e Portogallo, sa che due avversarie saranno Olanda e Croazia.

Siamo alla terza edizione di Nations League, nata per dare un senso alle amichevoli delle nazionali, anche se un senso non ce l’ha.

Certo, con questo non voglio dire che non sia utile, che non conti, che non sia un risultato buono per l’Italia. Anzi… sono uno dei pochi che dà importanza anche alla Conference League. Mi piaceva persino la Confederation Cup, che non capisco perché abbiano eliminato. Sono competizioni ufficiali e non capisco chi sostiene che non contino. Contano eccome, non conteranno per chi non le ha vinte. Ancora oggi ci ricordiamo le prime cinque Coppe dei Campioni del Real Madrid, eppure all’epoca ci sarà sicuramente stato il gruppo di quelli che dicevano che aveva vinto una competizione che non contava nulla.

La mia perplessità, quindi, non riguarda l’utilità di una competizione, che comunque ha migliorato l’inutilità delle amichevoli. Rifletto sul senso di intasare ulteriormente il calendario con impegni ufficiali dopo due anni di pandemia, a un mese dal Mondiale invernale che ha costretto tutti a iniziare la stagione ad agosto, minando ulteriormente la salute degli atleti.

Il risultato, infatti, è che le Nazionali che si giocano il Mondiale tra le favorite hanno fatto una Nations League con il freno a mano tirato, come la Germania, tanto da retrocedere, come Inghilterra e Francia. Chi invece se l’è giocato ha riportato infortuni pesanti per i Club.

Resto al’Italia. Atalanta e Milan in primis, ma anche Inter, Juventus e Lazio si leccano le ferite. Mike Maignan, Theo Hernandez, Sandro Tonali, Fabio Miretti e Teun Koopmeiners. Il centrocampista italiano ha subito un trauma alla caviglia destra ed è in dubbio per il Bologna. Lo stakanovista dell’Atalanta ha subito un trauma cranico. Il suo compagno di squadra Merih Demiral è stato colto da noie di carattere muscolare.

In ottica delle imminenti e ravvicinate sfide, l’attacco del Torino dovrà fare a meno di Pietro Pellegri per circa tre settimane. Stesso periodo, se non qualcosa di più, per l’interista Marcelo Brozovic, infortunatosi alla coscia sinistra nella gara tra Austria e Croazia. Non se la passa bene neanche il Milan, dicevamo, per via della lesione al muscolo gemello mediale del polpaccio sinistro di Mike Maignan, rimediata in nazionale. Un titolare importante quello che perdono i rossoneri fino alla fine di ottobre. Si somma anche a Theo Hernandez e una lunga lista di infortunati, la stessa che ha caratterizzati l’inizio stagione della Juventus e dell’Inter, come di molte delle Big d’Europa.

Lo Spezia sarà costretto a rinunciare sia a Viktor Kovalenko che ad Arkadiusz Reca, ai box entrambi con Ucraina e Polonia per due lesioni muscolari. Infine, a conclusione l’edema al bicipite femorale della coscia destra per Ciro Immobile, a cui è stata risparmiata la trasferta in Ungheria dopo la tribuna con l’Inghilterra, per cercare di confermare la presenza contro il Bologna.

Diciamo che, se non ho mai supportato il Mondiale in Qatar, come qualsiasi persona priva di interessi a riguardo e dotata di buon senso, più si va avanti nella stagione, più mi rendo conto di quanto stia davvero rischiando di rovinare la stagione e il calcio in generale.

Mi spiego meglio. Tra una stagione particolare, anomala, diversa e una stagione falsata sotto ogni aspetto, il confine si sta assottigliando sempre più. Dopo due anni di Covid, di stadi chiusi, di mancati incassi, di crisi finanziaria ed economica in generale, così come in un calcio già moribondo, mantenere il Mondiale invernale invariato, probabilmente non è stata la scelta migliore. Non lo è per la salute dei calciatori, che erano già sottoposti a un forte stress psico-fisico, né per i Club che, bene o male, onestamente o meno, comunque tengono in piedi la baracca.

Io amo le Nazionali, s’intenda. I ricordi più belli della mia vita calcistica sono spesso legati ai Mondiali. Oggi hanno meno senso, non si sfidano più scuole calcistiche differenti, è tutto molto omologato, ma le Nazionali hanno sempre un fascino particolare. Sono il sogno di ogni bambino. É altrettanto fuori di dubbio, però, che siano i Club a mandare avanti la baracca come fine ultimo del tifoso o del cliente.

Siamo a un mese e mezzo dalla pausa Mondiale: c’era proprio bisogno di inserire una pausa Nations League proprio ora? Sottoponendo i calciatori a trasvolate e ad altre partite ravvicinante?

Il primo tour de force di questa stagione, come scrivevamo qui su RIS8, si è concluso con le Big d’Europa non al massimo, anzi, spesso in affanno. I calciatori paiono soffrire la sindrome del venerdì pomeriggio: ci pensiamo lunedì. Sembra che, anche se inconsciamente, stiano già pensando al Mondiale o alla pausa, per chi non ci andrà. Sembrano giocare come se il problema Club fosse rinviato a gennaio, per chi ci arriverà integro. Non sembrano essere concentrati come sempre.

Ora i Club europei torneranno a giocare ogni tre giorni, con rose dimezzate da una preparazione sommaria, per alcuni, e da un inizio claustrofobico, per tutti i Club impegnati nelle Coppe. Si sente già parlare di sudamericani che salteranno l’ultima giornata in Europa per riuscire ad essere prima al raduno. Si rischia davvero di arrivare al Mondiale privi di calciatori importanti o nel pieno della forma e di riprendere a gennaio con una situazione addirittura peggiore. La Nations League riprenderà con le Final Four a giugno 2023, tra il 18 e il 23. Al netto della necessità delle Nazionali qualificate di creare gruppo prima di un Mondiale che non si è potuto spostare neanche di fronte a una pandemia: era proprio necessario giocare ora questi due turni di Nations League?