Avete presente i leggendari numeri 7 dei Red Devils? adidas li ha riuniti tutti. I leggendari 7 del Man United insieme, in un film unico che celebra il loro viaggio con il Club. Il prestigio del numero 7 e il ritorno dell’emblematico colletto Home jersey per la stagione 22/23. Con una storia così ricca, attraverso il film, adidas rende omaggio ad alcuni dei giocatori più leggendari del Club, catturando l’essenza della Home portata, ai giorni nostri, con una nuova prospettiva sulla forte identità visiva e sui modelli che attraversano il DNA del Club.
Per celebrare il numero 7 e il ruolo che ha svolto per i giocatori e il Man United, adidas ha prodotto un cortometraggio intitolato The Story of the Seven.

Il film presenta interviste approfondite con alcune di queste leggende. Ognuna delle quali racconta la storia della propria esperienza come 7 del Man United. Rivive alcuni dei momenti che hanno caratterizzato non solo la propria carriera, ma la storia del calcio. Il corto celebra anche la divisa da casa di questa stagione, ispirata alla ricca storia del Club e all’iconico colletto della maglia da casa. Nel corso degli anni, il colletto a polo, infatti, è diventato sinonimo di Man United. Alzato o piegato, ha avuto un ruolo da protagonista in molti dei momenti più importanti del Club.
Il Man United ha finalmente pubblicato il film speciale sul numero 7. Secondo quanto riferito, infatti, sarebbe dovuto uscire in estate, quando Cristiano Ronaldo ha cercato di lasciare il Club. Il futuro della superstar portoghese, se ben ricordate, ha dominato la pre-stagione dello United, appena ha dichiarato l’intenzione di lasciare il Club dopo la mancata qualificazione alla Champions League.
Dopo aver saltato il tour pre-stagionale del Club a causa di un problema familiare, Ten Hag ha lentamente reintegrato Ronaldo nella squadra, con l’attaccante incapace di trovare corteggiatori appropriati.
Tuttavia, The Athletic ha riferito a luglio che, anche se Ronaldo ha fatto parte del lancio della divisa dello United per la nuova stagione, la pubblicità speciale che lo avrebbe visto protagonista è stata rimandata fino a quando non c’è stata la certezza del suo futuro all’Old Trafford. Il rapporto affermava che c’erano filmati di Ronaldo con gli altri numeri 7, Eric Cantona e David Beckham, e che questo video sarebbe dovuto uscire contemporaneamente al lancio della divisa del Club.
Venerdì 4 novembre 2022, il Man United ha finalmente pubblicato quella che si ritiene essere la suddetta pubblicità speciale, quando hanno rivelato il film in collaborazione con adidas.
Lo scopo è stato quello di riunire i leggendari 7 del Manchester United in un unico film che celebra il loro viaggio con il Club, il prestigio del numero 7 e il ritorno dell’emblematica maglia di casa per la stagione 22/23.
Il video, che può essere visto per intero sul canale YouTube dei Red Devils, contiene interviste a Beckham, Ronaldo, Cantona, Bryan Robson e alla star del United Women and Lionesses Ella Toone. Questi leggendari giocatori dello United spiegano cosa significa ricevere la maglia numero 7 all’Old Trafford e rivivono i momenti preferiti della loro carriera.
In tutto il mondo del calcio, ci sono davvero solo pochi numeri che rappresentano più di un semplice targa sul retro di una maglia.
A volte, trascendono lo sport e mostrano la pura grandezza. Maradona 10, R9, Cruyff 14, Baresi 6. A volte sono trovate divertenti. Zamorano 1+8, 44 Gatti. Sono tutti iconici di per sé, ma il numero 7 e il Man United sono diversi. È più di un semplice numero.
Tanti nomi hanno indossato la prestigiosa maglia del Manchester United. Alcuni di questi sono cementati nella storia grazie a un numero, il 7. George Best, Bryan Robson, Eric Cantona, David Beckham e Cristiano Ronaldo per citarne alcuni.
Essere il numero 7 del Man United non significa solo essere un buon giocatore, c’è una certa responsabilità conferita dalla storia.
Il Man United ha avuto grandi giocatori che sono andati e venuti. Tuttavia, non tutti quei giocatori hanno indossato la maglia numero 7. Fin dagli anni ’60, a partire da George Best, infatti, solo alcuni dei migliori giocatori dello United hanno avuto l’onore di indossare il numero 7.
Maradonna good, Pele better, George Best. Indubbiamente, uno dei giocatori più emozionanti nella storia dello United. Purtroppo, oggi, è ridotto ad animale mitico. Nessuno lo ha visto giocare, ma tutti sostengono che sia il più forte di tutti i tempi. Best, infatti, ha debuttato con i Red Devil nel 1963, all’età di 17 anni. Soprannominato il quinto Beatles per i suoi capelli lunghi, Best viene ricordato per le imprese sia dentro che fuori dal campo.
Ha vinto uno scudetto e una Coppa dei Campioni con il Man United prima di andarsene, nel 1974, all’età di 27 anni. In tutto, Best ha registrato 466 presenze con lo United dal 1963 al 1974 e ha segnato 178 gol. È stato anche un nazionale per l’Irlanda del Nord, dove ha segnato 9 gol in 37 presenze. Dopo aver lasciato lo United, ha continuato a giocare per Fulham, LA Aztecs, San Jose Earthquakes e AFC Bournemouth, fino all’età di 37 anni.
In generale, Best indossava la maglia numero 7 quando schierato sulla fascia destra. Dopo il successo dello United nella finale della Coppa dei Campioni del 1968, Best iniziò a essere considerato (da molti) il miglior giocatore del pianeta. Best, quell’anno, vinse quindi il Pallone d’Oro. Ad oggi, resta uno dei soli quattro giocatori dello United ad aver realizzato l’impresa. La sua eredità sarà ricordata per sempre dai tifosi di calcio di tutto il mondo e le sue imprese sul campo scolpite nei ricordi di ogni tifoso dello United.
Come accennato, durante quel periodo della storia del calcio, i giocatori generalmente si schieravano con un numero associato alla loro posizione di partenza. Di conseguenza, molti altri giocatori hanno avuto il privilegio di condividere la storia di quella maglia con il carismatico irlandese.
Uno degli uomini che indossò la maglia numero 7 fu Steve Coppell. Coppell entrò a far parte del Man United dal Tranmere Rovers nel 1975.
All’epoca stava studiando per laurearsi e allenava la squadra universitaria. Dopo aver firmato per lo United, Coppell completò gli studi mentre si preparava per il nuovo Club. Nonostante sia uno degli uomini dimenticati nella storia del numero 7, Coppell fece 373 presenze con lo United, vincendo una FA Cup. Oltre a questo, accumulò ben 42 presenze con l’Inghilterra, un’impresa straordinaria per qualsiasi calciatore.
Sfortunatamente, la tragedia ha colpito Coppell proprio mentre giocava per la Nazionale. Durante una fondamentale qualificazione per la Coppa del Mondo FIFA 1982, infatti, rimase vittima di un feroce tackle che gli frantumò il ginocchio. Nonostante diverse operazioni e sporadiche apparizioni nel mezzo, Coppell annunciò il suo ritiro alla tenera età di 28 anni.
Sir Alex ha sempre ritenuto George Best il migliore, di nome e di fatto. Bryan Robson, al contempo, è stato indicato da Ferguson come il miglior capitano che abbia avuto durante il suo periodo come allenatore del Man United.
É facile capire perché gli sia stata data l’iconica maglia numero 7. Sapeva esattamente cosa significava e la responsabilità che ne derivava. Inoltre, Robbo avrebbe ereditato la maglia numero 7 e l’avrebbe indossata per la prima volta proprio contro i rivali storici del Manchester City. Robson era già noto, infatti, per avere un’affiliazione con il numero 7 ben prima di arrivare a Manchester, come ha scritto nella sua autobiografia.
A West Brom, specialmente durante la gestione di Johnny Giles, ho giocato in diverse posizioni e avevo una varietà di numeri sulla schiena. Questo non mi ha particolarmente infastidito perché volevo solo giocare il più spesso possibile. Poi mi è venuto in mente che le mie prestazioni migliori sono arrivate quando ho indossato la maglia numero 7, e sono arrivato a considerarlo il mio numero fortunato. Quindi, quando mi sono unito allo United, ho chiesto se a qualcuno dispiacesse l’idea che io prendessi il 7. Steve Coppell, che di solito prendeva quel numero, non era nella formazione titolare contro il City e ha detto che non aveva problemi con il mio desiderio. Nessuno dei ragazzi si è opposto, quindi la maglia numero 7 è diventata mia.
Robson arrivò all’Old Trafford nel 1981, con un ingaggio record da 1,5 milioni di sterline:
I soldi non erano la mia motivazione principale. Volevo semplicemente essere un vincitore.
Robson ha trascorso 13 stagioni allo United, accumulando oltre 460 presenze e segnando quasi 100 gol. Il moderno tifoso spesso non sa quanto fosse vitale per il Manchester United, spesso trascinando da solo la squadra in trincea. Il suo tempo al Club ha prodotto numerosi riconoscimenti: 2 scudetti, 3 FA Cup, una Coppa di Lega e il famoso successo del Club nella Coppa delle Coppe nella stagione 1990-91.
Probabilmente, il suo momento migliore con la maglia dello United fu a seguito della sconfitta ispiratrice subita dal Barcellona guidato da Diego Maradona (durante la Coppa delle Coppe 1983-84). Dopo il 2 a 0 dall’andata, infatti, Robson guidò la sua squadra alla vittoria per 3 a 0 nella gara di ritorno, portando a un’invasione di campo e al suo trionfo, sollevato dalle braccia della folla.
Il valore di Robbo non avrebbe mai potuto essere quantificato in modo diverso. Non a caso si è guadagnato il titolo di Captain Marvel.
Sfortunatamente, come nel caso di Coppell, Robson ha lottato con gli infortuni nell’ultima parte della sua carriera. La sua permanenza allo United, infatti, non durò per sempre. Nonostante sia tutt’ora il capitano più longevo dello United, si trasferì al Middlesbrough nel 1994, dove rimase fino al suo ritiro nel 1996.
Come accennato in precedenza, questo aspetto ha aperto le porte della maglia numero 7 a una varietà di giocatori che non stiamo a nominare perché il proprietario ufficiale di quella maglia restava lui. Tutto cambiò con l’acquisizione di Eric Cantona. Il francese, infatti, si impadronì del celebre numero all’inizio della stagione 1993-94, dando il via alla frenesia da numero 7 nei tifosi.
Fu così che Eric Cantona diventò il più importante successore della stirpe dei numeri 7 del Man Utd.
In generale è il numero 10, ma al Manchester United il 7 significa qualcosa di più. Manchester era una città per il numero 7. Il numero 7 è qualcuno che può creare cose, a volte uno che ha bisogno di essere libero. Sir Alex Ferguson mi ha dato questo numero. Gioco a calcio come gioco per strada, come gioco con i miei amici, i tifosi adorano questo tipo di giocatore.
Il regno di Cantona al Manchester United durò 5 stagioni. Per molti è stato l’ultimo pezzo del puzzle di Sir Alex Ferguson. La sua aura era indiscutibile. Ha affascinato il pubblico della neonata Premier League, tanta era la sua capacità di comandare il calcio. Guidava la squadra dall’attacco e segnava quando era disperatamente necessario. Ha spinto lo United al successo in campionato durante la stagione inaugurale della Premier League del 1992-93, ponendo fine ai 26 anni di attesa per il successo nazionale.
Durante le sue 5 stagioni al Club, lo United ha vinto 4 Premier League. Oltre al dominio in campionato, Cantona portò il Club anche a 2 titoli di FA Cup. La sua vita al Club non fu sempre semplice. Ebbe diversi momenti controversi. Nonostante ciò, le sue prestazioni e il suo eccezionale carisma gli sono valsi il titolo di King of the Stretford End. Il secondo uomo a raggiungere questo obiettivo, dopo Denis Law.
Cantona ha collezionato oltre 180 presenze con il Club, segnando 82 gol. Ha mantenuto il numero 7 fino al suo ritiro dopo la stagione 1996-97. Durante quel periodo estivo, il Club acquisì l’attaccante veterano Teddy Sheringham. Sheringham desiderava mantenere il numero 10 e chiese al Club di onorare la sua richiesta. A quel tempo, David Beckham, che era l’orgoglioso proprietario del 10, dovette rinunciarvi. Nella sua autobiografia del 2003, My Side, racconta di come ha appreso la notizia. Becks, infatti, aveva appena avuto una delle migliori stagioni della sua carriera, indossando il numero 10, quando ricevette una telefonata da Sir Alex Ferguson.
Quando sono entrato nella prima squadra dello United da titolare, il mio numero di squadra era il 24. La stagione successiva mi è stata data la maglia numero 10. Questo significava molto per me: Denis Law e Mark Hughes lo avevano entrambi indossato prima di me. Forse è stato il motivo per cui ho segnato così tanti gol indossandolo. Ricordo, però, l’estate in cui abbiamo ingaggiato Teddy Sheringham. Il capo si è preso la briga di telefonarmi quando ero in vacanza a Malta per dirmi che mi stava togliendo quel numero. Nessuna spiegazione, nessuna alternativa. Ricordo di aver detto a Gary Neville all’epoca: perché l’ha fatto? Perché dovrebbe telefonarmi per dirmelo? Voleva solo assicurarsi di aver rovinato la mia vacanza? Ero devastato, cercavo di capire cosa avevo fatto di sbagliato. Poi, un mese dopo, quando ci siamo presentati all’allenamento pre-campionato, aveva già pronta una nuova maglia: la numero 7. Il boss mi ha consegnato il numero di maglia di Eric Cantona. La sorpresa di quell’onore mi ha lasciato senza parole.
Nessuno ha trasceso il calcio come David Beckham. Dopo aver superato le classifiche giovanili e essersi diplomato nell’iconica Class of ’92, Becks è sempre stato destinato alla grandezza, quindi era naturale che il numero 7 alla fine fosse suo.
Indipendentemente dal fatto che Beckham desiderasse o meno quella maglia, si addiceva alla sua grande storia. Aveva l’aspetto, la spavalderia e la capacità tecnica di comandare i momenti di stupore a Old Trafford. Beckham ha fatto poco meno di 400 presenze con lo United, segnando 85 gol e accumulando 12 incredibili titoli con il Club. Ha replicato l’impresa europea di George Best conquistando la Champions League durante la stagione dei record, nel 1999.
Si è parlato della sua relazione con Victoria tanto quanto si è discusso della sua carriera calcistica. Nonostante il suo valore in campo, il circo che circonda da sempre la sua vita personale si rivelò troppo per Sir Alex. La loro relazione si deteriorò e il suo tempo con lo United finì. La stagione 2002-2003 fu la sua ultima, ma il suo tempo al Club è ricordato con affetto da ogni tifoso dello United.
Arrivò, quindi, un certo adolescente portoghese chiamato Cristiano Ronaldo.
Certo, si fa fatica a trovare qualcuno che non sappia chi è Cristiano in questi giorni. Dopotutto è uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi. Ma allora era relativamente sconosciuto. Cristiano Ronaldo, infatti, diventò il primo giocatore portoghese della storia dello United, quando firmò prima della stagione 2003-2004. È risaputo che Ronaldo avesse richiesto il numero 28 – la maglia che aveva indossato allo Sporting Lisbona – ma la richiesta fu respinta da Ferguson. Gli assegnò il numero 7 e questo, alla fine, ha plasmato la carriera di uno dei migliori giocatori della storia.
Quando ho firmato per il Manchester ero molto nervoso nel vedere lo stadio pieno. La passione che i tifosi hanno per il calcio mi ha sorpreso molto. Sir Alex Ferguson mi disse che avrei preso il numero 7. Fu uno di quei momenti che che non si dimenticano mai. Conoscevo la storia del numero 7 in questo Club. Ero nervoso, come dicevo, ma allo stesso tempo mi sentivo bene.
Era un manager esperto. Una persona esperta. Sapeva che Cristiano era il ragazzo giusto per indossare quella maglia. Al suo arrivo al Club era un talento grezzo, ma la sua incredibile capacità era chiara a tutti. Man mano che progrediva con il suo sviluppo, il fisico si adeguava alle esigenze della Premier League. Ha entusiasmato i fan regolarmente e il culmine del suo duro lavoro arrivò con una stagione da record nel 2007-08. Segnò 42 gol in 49 presenze. Le sue azioni continuavano a crescere e iniziò ad attirare l’attenzione del gigante spagnolo: il Real Madrid. Dopo la stagione 2008-2009, infatti, Ronaldo si trasferì in Spagna, lasciando un’impronta gloriosa coperta di titoli, gol e tutto il glamour che è venuto con il famoso numero 7 del Club.
Dopo la sua partenza, nel 2009, il numero sacro è apparso sulla schiena di molti giocatori. Michael Owen, Antonio Valencia, Ángel Di María, Memphis Depay e Alexis Sánchez. Hanno avuto l’opportunità di incidere la loro eredità su questa cifra storica. Sfortunatamente, la magia ha cominciato a svanire con stagioni dai pochi momenti davvero memorabili. L’arrivo di Edinson Cavani (nel 2020) ha fornito una nuova scintilla. L’uruguaiano, infatti, ha restituito la passione che i fan bramano. 17 gol in 39 presenze hanno ricordato al mondo i talenti dell’anziana superstar e hanno regalato ai fan un barlume di speranza per la stagione 2021-22.
Sorprendentemente, il 27 agosto 2021, il Manchester United ha annunciato un accordo per riportare Cristiano Ronaldo al Club. Dopo l’annuncio, Ronaldo ha contattato Cavani e ha chiesto la possibilità di rivendicare il suo numero 7, che Cavani gli ha felicemente ceduto. Il numero, la storia e la passione di questa grande eredità sono ancora vivi e vegeti.
L’immenso orgoglio di sapere che si sta rappresentando la propria città e il proprio Club non potrà mai essere replicato da nessun’altra parte con quel numero sulle spalle.
Essendo di Manchester, ad esempio, Ella Toone sa più di chiunque altro come deve essere la sensazione di rappresentare il Manchester United. La prima numero 7 della squadra femminile del Manchester United, Ella ha ricordato la prima volta che le è stata data la maglia.
Casey Stoney era il manager all’epoca e ricordo che quel giorno mi regalò una maglietta. Pensavo solo che ci venissero date delle magliette, e ho detto ‘oh mio dio, sono io il numero 7 o questa è solo una maglietta?’ e ricordo solo di aver pensato così chiaramente: ‘Wow, sono la prima numero 7 femminile del Manchester United’. All’inizio entravo in campo da calciatrice del Manchester United, poi da numero 7.
Per il Manchester United, la numero 7 è più di una semplice maglia, è storia in divenire. Ci sono state così tante leggende che hanno indossato con orgoglio lo stemma iconico di questo Club e molte altre lo indosseranno, almeno speriamo, ma il numero 7 è reso immortale dalla pura determinazione, grinta e creatività di chi lo ha indossato prima. Siamo solo curiosi di vedere chi sarà il prossimo e ci domandiamo perché molti Club ritirino i numeri dei grandi campioni, togliendo un sogno ai ragazzini: indossare la maglia dei più grandi campioni del Club.