bunker

Bunker Spreckels: non avere regole è l’unica regola

Nessuna regola è la regola del Bunker. Questo sembra essere stato il motto di Bunker Spreckels che, in effetti, di nome faceva Adolph Bernard Spreckels III. Era figlio di Adolph Bernard Spreckels e di Kathleen Williams ma il matrimonio durò poco. Il padre del piccolo Bunker non è che fosse proprio una perla di persona. Infatti, con molta probabilità, da lui deriva il termine sugar daddy.

Il padre di Bunker era figlio del barone dello zucchero Claus Spreckels, nonché un mezzo puttaniere che manteneva stuoli di donne che cercavano di fare carriera a Hollywood in modo poco ortodosso.

Così, la madre Kathleen, anche attrice e starlette, alla fine, stufa della situazione, divorziò. Ça va san dir si risposò con l’ex fidanzato Clark Gable. Il Reth Buttler di Via col vento che, in effetti, era un tipo fuori dai canoni. Meriterebbe un articolo a parte, potete e dovete farvene un’idea attraverso una surfata su internet.

Con il patrigno Gable, che si rivela un tipo divertente e si prende cura del figlio acquisito come se fosse suo, Adolph Bernard III soprannominato Bunker cresce allegro e spensierato, conducendo una vita serena, all’aria aperta, lontano dalla Hollywood Babilonia bene descritta con tinte fosche da Kenneth Anger, e da cui James Ellroy prenderà ispirazione a manate. 

Bunker iniziò a surfare non nel vicino spot di The Point a Bù (Malibù), frequentato dai colleghi del padre e della madre, ma negli spot di Waikiki, Hawaii.

Le Hawaii, in quegli anni, sono ben lontane da intraprendere la piega che tra i 70’s e gli 80’s le porterà a essere quelle che sono oggi. Era, invece, ancora poco urbanizzate e selvagge. Un naturale retaggio famigliare li lega alla famiglia Spreckels.

Fu grazie alle Hawaii, infatti, che il nonno di Bunker diventò il Barone dello Zucchero, estinguendo tutti i debiti che il Re delle Hawaii, David Kalakaua, aveva contratto a tutto spiano. Non a caso era soprannominato The Merry King. Ottenne così l’usufrutto esclusivo delle piantagioni di canna da zucchero e di altri terreni che metterà a coltura di barbabietole. 

Nondimeno Clark Gable era un caro amico di Duke Kahanamoku che lo aveva iniziato al surf.

Alle Hawaii il biondo Bunker non viene considerato dagli hawaiiani un haole ma viene accettato come uno di loro.

In parte per i motivi sopra raccontati. Principalmente per il suo vivere frugalmente, dedicandosi a surfare e shapeare surfboard, nutrendosi di frutta fornita dalla prodiga natura dell’arcipelago ed evitando di servirsi della cospicua fortuna familiare.

Il suo contributo alla shortboard revolution imminente fu fondamentale. Si dedicò a progettare e a shapeare surfboard sempre più corti, introducendo gli hardrail nel surfboard design. Il modello chiamato fish deriva, con alcune modifiche, sostanzialmente dal suo omonimo modello: il Bunker board .

Anche il suo stile di surfare era molto eclettico. Poteva passare dal surfare in ginocchio, al farlo sdraiato e poi in piedi, sulla medesima temibile onda… come può essere temibile un’onda hawaiiana.

Al compiere dei 21 anni Bunker ereditò una colossale fortuna. Questo ci riporta al titolo di questo articolo.

Con un’infinita disponibilità di grana e senza l’influenza positiva del padre putativo Clark Gable, cambiò totalmente. Si diede a una vita da fare sembrare Miki Dora, Jay Adams e Duane Peters delle suore di clausura. Gable morì d’infarto. Non usava mai le controfigure e non essendo più un teenager, nel 1961, mentre girava il bellissimo The misfits (Gli spostati), con Marilyn Monroe…


STREAM FILM – MY SURFING LUCIFER


Bunker si portò al seguito l’amico surfer e famosissimo fotografo specializzato Art Brewer per più di un anno tra Londra, Los Angeles e il Sud Africa, per surfare con lui, fotografarlo e filmarlo 24/7.

Sempre in viaggio. Sempre in prima classe. Hotel stellari, macchine fuoriserie, Bunker precipitò rapidamente in una spirale che lo portò in un abisso di droga, alcol ed eccentricità.

Al surf, dove si confermava sempre più bravo, impavido e radicale, alternava la caccia all’antilope sul Land Rover, agghindato con soprabito foderato di pellicia di visone. Le notti diventavano sempre più brave, tra avvenenti escort, libagioni di champagne ed uso di qualsiasi droga in commercio. 

Del frugale e solare ragazzo di pochi anni prima non vi è più traccia. Ormai il suo Mr. Hide ha preso ineluttabilmente il sopravvento.


STREAM FILM – BUNKER 77


Calato nella nuova parte finirà pr essere raccontato come Lucifero in My Surfing Lucifer (2009) docu diretto da Kenneth Anger. Quello di Hollywood Babilonia, di cui si parlava qualche riga sopra. Scrittore e regista geniale che, in quanto a deviazioni e sregolatezze, ha pochi contendenti.

Nel 2009 realizzò questo cortometraggio con immagini d’archivio molto esaustivo, che delinea bene il personaggio ed il suo percorso. Bunker 77, invece, è stato realizzato nel 2017 dal surfer Takuji Masuda, sulla base dei documenti di Art Brewer e Stacy Craig III, prodotto da Anthony Kiedis (Red Hot Chili Peppers), con interpreti Ed Norton e Johnny Knoxville.

Bunker Spreckels morì di overdose il 7 gennaio 1977 nello shack di un amico a North Shore, Hawaii, dove era tornato per ritrovare o, perlomeno, riappacificarsi con il sé stesso irrimediabilmente perduto. Aveva 27 anni.

P.S. Il nome della mia band punk , Club 27, era stato scelto in riferimento a Bunker Spreckels.