Film-time: Il curioso caso di Benjamin Button

Oggi per il nostro film-time parliamo di Il curioso caso di Benjamin Button (2008) di David Fincher. Liberamente tratto dall’omonimo racconto di F. Scott Fitzgerald, il film ha ottenuto tredici nomination agli Oscar, vincendone tre: miglior scenografia, miglior trucco e miglior effetti speciali. Uscito il giorno di Natale del 2008, il film era sulla bocca di tutti ed è stato soprannominato “esca da Oscar” per tutte le persone coinvolte, in particolare Fincher (che non aveva mai vinto un Oscar) e Pitt.

Il curioso caso di Benjamin Button racconta la storia dell’omonimo Benjamin Button, un uomo che invecchia al contrario (alla nascita è un vecchietto; alla morte è un neonato). Sua madre muore a causa della sua nascita e poco dopo il padre lo abbandona sui gradini di una casa di riposo. Ad ogni modo, Button avanza nella vita a ritroso. Lungo la strada incontra tante persone, tra queste c’è Daisy, di cui si innamora (Daisy è anche la narratrice del film). I due hanno una figlia insieme ma Benjamin – che teme che il suo invecchiamento inverso avrà un effetto negativo sulle due – decide di andarsene…

Il curioso caso di Benjamin Button: un film d’autore

Il magico tocco di David Fincher sul film è visibile in molti aspetti. In primo luogo, troviamo le riprese con l’impiego degli effetti speciali. La qualità è altissima, è quasi impossibile notare che l’anziano volto di Benjamin è stata posto digitalmente sul corpo di un attore giovane. Fincher, con Il curioso caso di Benjamin Button ha alzato l’asticella dello standard degli effetti speciali e lo ha fatto con una narrativa in costume che mostra che il progresso della tecnologia può e dovrebbe essere utilizzato anche per film che non hanno come protagonisti i supereroi. Nelle abili mani di David Fincher, il classico racconto di Fitzgerald prende vita attraverso l’artigianato e il progresso tecnologico in un modo che il cinema non aveva ancora visto su una scala così ampia.


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Cosa ci lascia il fim?

Quello che sperimentiamo nel film è che il tempo, a prescindere dalla direzione, continua a trattenere nelle sue ore l’amore, il dolore, la perdita, la bellezza e il mistero della vita. La vita è una serie di scelte, e ognuna prevede un percorso da percorrere, deviare o abbandonare completamente. Il punto, qui, è che il Tempo può essere un alleato o un nemico a seconda di come lo si vede.

E mentre Benjamin decide di lasciare Daisy, il film sottolinea che c’è sempre un momento per un grande amore, non importa quanto sia breve o lungo, e che abbiamo il grande privilegio di continuare a cercarlo e crederci oppure no. Alla fine, anche se sembra molto diverso, Benjamin e Daisy – proprio come gli spettatori tra il pubblico – si dirigono verso la fine del loro tempo sulla terra. Come arrivarci, però, dipende da noi.

L’esperienza del tempo è relativa

Ognuno di noi vive l’esperienza della propria vita sulla terra a modo suo anche se il dove, il quando e il con chi in molti casi possono determinare il percorso del nostro destino. Il padre di Benjamin rinuncia a suo figlio perché sembra essere un abominio, ma viene accolto da Queenie e suo marito per essere amato e sempre curato quando nessun altro lo farebbe. Vediamo l’amore e le esperienze accadere troppo presto e troppo tardi per Benjamin poiché il mondo lo vede molto più vecchio o molo più giovane di quanto non sia in realtà.

La prospettiva di Benjamin sulla vita è diversa in quanto ha vissuto la vita al contrario rispetto ad altri. Questo gli permette di catturare l’essenza del Tempo che è solo ciò in cui crediamo. Se crediamo che sia troppo tardi o troppo presto, in entrambi i casi avremo ragione.