nazionale

Nazionale in stile X-Factor e playoff sono la soluzione?

La Nazionale italiana del secondo ciclo di Roberto Mancini sembra X-Factor Audition. Il Simposio presieduto da Gravina, da mesi, sta progettando il rilancio del calcio italiano. Si parla di giovani di grande talento e playoff per aumentare la spettacolarità della Serie A.

Il CT della Nazionale italiana Roberto Mancini poco meno di un mese fa ha convocato 53 calciatori per uno stage.

Non che ci siano 53 calciatori da Nazionale, è proprio che non essendocene li cerca un po’ ovunque. Appena scorge del talento, lo convoca. Congedati i veterani, dopo la splendida finalissima contro l’Argentina, tra questi talent ha scelto coloro i quali hanno dato inizio al nuovo ciclo azzurro. Un percorso che passerà dalla difesa del Titolo Europeo nel 2024, per concludersi con la vittoria dei Mondiali nel 2026. Così ha dichiarato Mancini. Fiducioso di riaprire un ciclo.

Per scegliere la rosa in grado di affrontare brillantemente l’inizio di questo percorso contro Germania, Ungheria e Inghilterra si è basato sul presunto talento, non certo sul merito.

Mancini, la stampa, i social e i veterani hanno letto il talento negli allenamenti di ragazzi che, in qualche caso, era la prima volta che si esibivano in pubblico. Oltre che per i parenti, ovviamente. Chi ha preso subito «4 SÌ» è stato William Gnonto, che ha commosso tutti con una prestazione elettrica sin dalla prima puntata. Oggi è già il re delle classifiche di gradimento. Ha vissuto di rendita nelle ultime due puntate, però, in cui è apparso piuttosto opaco. Sarà preoccupato dalla maturità?

I riflettori si sono spostati, infatti, su Pellegrini e Barella, i talenti più attesi, giovani veterani, reduci da qualche successo e da eliminazioni cocenti nelle edizioni di World Cup Audition, già conosciuti dal pubblico. Ultimo talento alla ribalta è Federico Gatti. Quest’ultimo, a gennaio è stato acquistato dalla Juventus che lo ha lasciato a Frosinone fino a questa Nations League; che lo porterà direttamente a Torino, anche se dalla sponda sbagliata. Sì, perché la sua famiglia è Granata.

Federico Gatti, dopo solo 90 minuti di un’amichevole o poco più, è stato votato come erede dei giganti della Nazionale italiana, un po’ come Gnonto la settimana scorsa.

La domanda che nasce spontanea, a questo punto, è:

Se avevamo a disposizione talenti del genere, perché Mancini si è affannato a naturalizzare Joao Pedro e Luiz Felipe per eliminare la Macedonia del Nord?

Due calciatori meritevoli, per carità, anche più di molti convocati di oggi. Se, però, Mancini si è dichiarato stupito dal fatto che molti di questi giovani non giochino in Serie A: perché non convocarli prima?

Potrebbe quasi sembrare che questi giovani con cui i giudici, oggi, si riempiono la bocca per due pareggi e una vittoria risicata, in 3 amichevoli o poco più, prima dello stage non li conoscessero neppure. A questo punto, quindi, la domanda nasce ancor più spontanea:

Che merito c’è, di preciso, nell’avere una Nazionale di giovani provinanti? Visto che sono almeno 15 giorni che si parla di Roberto Mancini come di un genio e della Nazionale di X-Factor come competitiva tranne che in attacco?

Il paradosso vuole che proprio il più odiato dalla giuria popolare sia l’italianissimo Ciro Immobile, pluri-vincitore della classifica marcatori di Serie A. Non certo l’attaccante che consiglierei alla mia squadra del cuore (ne avessi ancora una, N.d.R.), ma sicuro meritevole di essere il titolare di questa Nazionale. Certo più di qualche nuovo principe azzurro. Un tempo Roberto Pruzzo non veniva convocato per Pablito Rossi. Oggi, Ciro Immobile viene sfanculato dalla stampa intera per un ragazzotto che ha segnato una manciata di gol in una mediocre squadra della provincia italiana. Uno a caso. Tanto rispondo tutti allo stesso identikit.

La risposta alla domanda vorrei averla da chi attribuisce a Mancini del merito oltre quello del saper fare di necessità virtù, condita da un po’ di sano paraculismo (COME SCRIVEVO QUI).

Sarebbe come dare dei competenti in musica e discografia ai giudici di X-Factor. Forse per qualcuno lo sono. Forse qualcuno mi convince, anche, che sia tutto frutto di uno studio accurato, come sento raccontare. Ho sentito Mancini dire che:

Era impossibile da fare. Abbiamo vinto l’Europeo ed esattamente dopo un mese e mezzo abbiamo iniziato a giocare. Quella era la squadra che aveva anche iniziato le qualificazioni mondiali e, a parte Chiellini e Bonucci, sono tutti ragazzi sotto i 30 anni. La partita Palermo con la Macedonia? Abbiamo tirato 40 volte… Purtroppo è così, è inutile tornarci sopra. Non c’era tempo e nemmeno una logica. Non è che avevamo in campo giocatori con più di 32-33 anni, erano tutti giocatori di 27-28 anni.

Come se fosse tutto pensato, stabilito. Come se la Nazionale avesse una data di scadenza e dovesse essere preparata ai cambiamenti. Io ricordavo che la Nazionale fosse la massima espressione del calcio di una Nazione: i migliori elementi di un determinato periodo, scelti ruolo per ruolo. Un tempo il Commissario Tecnico era un Selezionatore che componeva una squadra; oggi è un Manager-Allenatore che fa mercato gratis. Sputtanando, oltretutto, anche il lavoro delle selezioni giovanili.

I Maldini, i Del Piero, i Baggio, la trafila se la sono fatta anche con la Nazionale militare, per dire. L’esperienza e il merito contavano più del talento, prima di X-Factor Nazionale.

In Italia, ovviamente. Perché nelle altre Nazioni funziona sempre nello stesso modo. Certo, i talenti che a 19 anni giocano titolari in Nazionale e vincono il Mondiale ci sono ancora, ma non li vanno a pescare in panchina allo Zurigo, ecco. Giocano nel Paris Saint Germain e costano come tutto lo Zurigo.

Io non ce l’ho con Mancini o i ragazzi della Nazionale, ce l’ho con chi continua a parlare di rilancio tre giorni dopo che è avvenuto l’ennesimo, inevitabile, capitombolo mondiale. Ce l’ho con chi, per risolvere il gap con gli altri campionati pensa che ci vogliano i playoff.

Dove vivono? Cosa vedono oltre il proprio naso? Questo mi domando. Chi ha i playoff nel mondo del calcio che conta? Perché allora non fare Apertura e Clausura come in Sud America? Cosa possono risolvere i playoff, quando anche la Champions League è sempre più Superlega?

Renderebbero più divertente e incerta, forse anche ingiusta, la fase finale di ogni stagione. Questo è sicuro. Trasformerebbero in una noiosissima serie di quasi amichevoli la stagione regolare.

In un paese in cui si festeggia il Quarto Posto come uno Scudetto, si comincerebbe a festeggiare già dall’Ottavo. Incubo.

Le squadre che traccheggiano, si concentrano nelle competizioni europee durante la Regular Season, arrivano ottave e poi vincono il campionato ai playoff. Il Circo. Addirittura chi ama la NBA ritiene poco interessante la Regular Season. In compenso quello che si vede dopo, che stiamo vedendo in questi giorni, è fantascienza.

La Serie A avrebbe una noia in preda al calcio-scommesse prima e un Playoff in stile Coppa Italia.

Io mi auguro che Mancini e i ragazzi della Giovine Italia riescano a fare bene. Questo però non sarebbe un colpo di genio, ma semplicemente il frutto di tanto lavoro, esattamente come chi esce da X-Factor e deve lavorare duro per avere davvero successo. Se, invece, si dovesse tornare a gridare alla resurrezione del calcio italiano e al genio di chi lo guida, spero davvero che sia la volta buona che non si qualifichino neanche per il 2026, chiudano tutto e buttino la chiave.

Perché ci vuole un po’ di onestà, a volte. Basterebbe dire che il calcio italiano è ridotto ai minimi termini. Mancini deve raschiare il barile, abbandonato da istituzioni che, non sapendo come risolvere i problemi, inventano trovate pittoresche per distrarre le masse come i playoff.