KAZE: «La musica non è un’interpretazione, sei tu in prima persona»

Kaze ha da poco pubblicato il suo video Stormi per Island Records.
Non potevamo trascurarla su RIS8 perché è una delle artiste emergenti più promettenti di quest’anno. Non poteva che essere Milano l’ambientazione del videoclip diretto da Laura Days.

Nel brano, Paola Gioia Kaze Formisano canta a cuore aperto ciò che prova a bordo di un’auto che sembra portarla lontano, mentre con occhi sognanti guarda fuori dal finestrino perdendosi nella notte.
Si lascia trasportare dal groviglio di emozioni che sta provando.
Le immagini astratte del suono del suo RnB ci fanno notare sfumature di emozioni che non avevamo ancora visto prima.
L’abbiamo incontrata a pranzo, in un posto particolare, dove servono un risotto molto saturo, come la sua musica, che ha dei colori intensi e in continua evoluzione.

È da poco uscito il tuo nuovo video, del singolo Stormi.
Come ti senti, sei emozionata? È stata dura girarlo?

KAZE: «Più che emozionata, mi sento confusa! (Risata, N.d.R.)
Sono una persona che si confonde facilmente quando ci sono molte cose da fare. Adesso sono molto contenta ma, nel frattempo, penso alle cose in ballo e quindi mi perdo un po’ i momenti in cui godermi i piccoli successi. All’inizio era più facile perché c’era meno attenzione verso tutto, la risposta era minore e, quindi, avevo più tempo.

L’uscita dei miei primi due brani l’ho sentita tantissimo e, invece, da marzo è tutto molto vicino, quindi sempre in promozione».

Mi fai pensare che ci sia già programmata l’uscita di un disco, quindi…

KAZE: «Sì, sì, c’è una strada che sto percorrendo per farlo uscire in autunno, ma non so ancora la data precisa. Stiamo lavorando in funzione di quello, ci sono cose più grandi a cui pensare e un po’ mi dispiace perché cerco di dare sempre la stessa importanza alle cose che faccio. Quando è uscito Stormi ero a una festa e sono andata via perché volevo ascoltare da sola il pezzo in streaming da mezzanotte. Nel mio piccolo cerco di dar valore a tutto».

Ogni brano è come un parto, tra composizione, registrazione, mixaggio, mastering e poi eventuale video…

KAZE:«È un parto plurigemellare!».

Hai un aneddoto divertente legato al video che hai girato?

KAZE: «Sì. Guarda, in realtà a me il video piace molto, però è stato molto faticoso. La cosa bella è stata che, prima di girarlo, tutti mi dicevano di rivedere i look in funzione del freddo. Io ho sempre detto a tutti di non preoccuparsi perché ho sempre fatto gli shooting mezza nuda, anche a gennaio o nell’acqua… tempo 10 minuti di girato stavo morendo dal freddo, stavo congelando letteralmente, ma non potevo lamentarmi.

Continuavo a fingere come nulla fosse.
Il video ora mi piace moltissimo, anche per le grafiche che, in partenza, erano una cosa che mi spaventava molto. L’idea è partita proprio dalla regista Laura Days e, devo dire, che ha completato l’estetica in maniera perfetta. È come un filo conduttore che ti accompagna dall’inizio alla fine».

Il brano com’è nato?

KAZE: «Per iniziare ti dico che l’ho chiuso il 19 settembre. Sono andata apposta a vedere sul calendario perché per me è molto importante.
L’ho scritto a casa mia perché i provini, d’abitudine, nascono prima lì e poi li lavoro in studio di registrazione. Non avevo alcuna intenzione di parlare di questi pensieri all’inizio, perché in realtà il brano ha dei riferimenti su una relazione molto lunga che ho avuto.
È stata una bellissima relazione, ma più sono lunghe e più sono difficili.
Io su questa persona non avevo mai scritto una canzone.

Ho scritto una canzone per tutti, anche sull’appuntamento da Tinder di un giorno».

Per ogni uomo che ho frequentato esiste una canzone! (Risata, N.d.R.)

Su di lui, però, mi veniva difficile tirare fuori tutto quello che c’era stato.
A settembre mi sentivo veramente sola perché Milano è una città molto bella ma ti fa sentire un puntino in questa immensità di cose da fare, di luci e di persone. Mi sono ricordata, invece, che quando stavo con lui non la sentivo così questa città. Piano, piano… scrivendo, è arrivato il pezzo, ma ho cercato le parole giuste da usare nel ritornello. Comunque è stato più un getto che una lavorazione mirata e costruita».

Quando ti sei innamorata per la prima volta della musica?

KAZE: «Fin da piccola ha fatto parte della mia esistenza. Ho una storia un po’ complessa, che è molto carina da leggere ma meno divertente da vivere in prima persona. Ho vissuto a Nairobi e nel Burundi, dove tutti i miei zii suonavano uno strumento; mia madre cantava e mio nonno suonava l’organo in chiesa. La domenica si stava tutti insieme e la musica era il collante e la protagonista delle nostre emozioni. Quando sono cresciuta è diventata un rifugio, era il mio modo migliore per comunicare».

Hai però anche un’altra forma di comunicazione e di espressione che ho notato da quando ti seguo: la recitazione.

KAZE: «Esatto. Quella, però, per me è una forma diversa. Il teatro mi ha liberato tantissimo, sarò per sempre grata alle mie insegnanti del liceo che me l’hanno fatto scoprire. Ero molto timida e chiusa verso l’esterno e il teatro mi ha aiutato a sbocciare, sono diventata più estroversa.

Sul palco sei una persona diversa, quindi è più semplice perché lasci te stesso, i tuoi problemi, le tue paure, fuori dalla quinta e sei qualcun altro. É bellissimo. A questi personaggi puoi rubare di tutto».

Un personaggio in particolare che ti è piaciuto interpretare?

KAZE: «Mi ricordo questo spettacolo che si chiama Lisistrata, dove c’è questa donna potentissima, un personaggio mitologico meraviglioso. Io ho rubato da lei tutto quello che volevo essere e, quindi, per un po’ sono stata lei, finché lei non è diventata me… insomma è stato strano ma pazzesco! Un trip teatrale.

La musica però è più difficile, perché sei tu. Provo molta più ansia nel cantare davanti a un pubblico che nel recitare davanti a una platea».

Che ne pensi dei musical?

KAZE: «Li adoro. Vivo per i musical, ma non li ho mai fatti. Ogni anno mi proponevo ma mi dicevano sempre di no. Sono una fan dal giorno che li ho scoperti».

Mai dire mai…

KAZE: «Però c’è una cosa che io non so fare… ballare! Sarebbe un bel problema e mi sentirei a disagio completamente».

Hai fatto parte del cast nel film di Anni da cane, com’è stato?

KAZE: «È stato tutto molto bello in una situazione genuina. Tutti erano carinissimi sul set ed è stato un momento speciale, anche perché il cinema è diverso dal teatro. Io non avevo la formazione per fare cinema ma la acting coach è stata molto disponibile. Ho respirato anche un po’ d’aria nell’era pandemia che mi ha aiutato molto».

Invece la serie televisiva dove vorresti essere la protagonista?

KAZE: «Ho un po’ di serie che mi piacciono e nelle quali ho sognato di recitare. Una è Skins, la serie adolescenziale traumatica per eccellenza! Chi l’ha vista è cresciuto diversamente… a me piacciono le cose drammatiche. Del passato sceglierei anche Gossip Girl, per tutti i vestiti che indossano. Stando sull’attualità sceglierei Bridgerton per la stessa motivazione. Acconciature, parrucche, musica… mi piacciano i teen drama».

Come film?

KAZE: «Sceglierei un film come Changeling diretto da Clint Eastwood, dove Angelina Jolie mi ha fatto capire che vale la pena recitare solo per provare certe emozioni».

Restando sulla categoria film ti chiedo se hai visto Ritorno Al Futuro con Michael J. Fox e Christopher Lloyd?

KAZE:«Sì, da piccola».

Che data imposteresti sul display della DeLorean prima delle 88 miglia orarie per viaggiare nel tempo?

KAZE: «Sono combattuta… perché tornare indietro nella mia vita: no! Non mi pento, non vorrei cambiare niente, serve tutto quello che ho passato per sentirmi me. Andrei nel passato a vivermi gli anni ’80, vorrei esser nata prima per viverli a pieno.
Nel futuro non andrei, non si sa mai, non vorrei alterare il continuum spazio-temporale! (Risata, N.d.R.)
Sul futuro sai come si dice: bisogna stare attenti che se vedi qualcosa che non ti piace, poi magari vuoi cambiare il presente… succede sempre un casino. Mi vivo gli anni ’80 e amen! Mi prendo tutto quello che verrà poi senza pretese». (Risata, N.d.R.)

Hai un episodio nella tua carriera che ti porterai sempre con te? Che ti aiuta a non mollare mai?

KAZE: «Io questa cosa della musica difficilmente la mollerò perché ho avuto i NO! prima ancora di provarci. Me li sono anche imposti da sola e mi sono stati imposti anche da una mia condizione di vita. C’ho messo davvero tanto a dedicarci tutta me stessa.

Un momento che non dimenticherò mai è stato quando ero in studio da Tommaso Colliva e stavamo lavorando sul pezzo Non C’è Spazio Per Le Foto.
Lui mi ha fatto sedere sulla sua sedia, quella da producer che ha una certa importanza, al centro del mixer e mi ha fatto sentire il brano finito.

Ho iniziato a piangere senza fermarmi.

Mi sono resa conto di tutto il lavoro che avevamo fatto, di tutto quello che ho fatto io per arrivare a quel punto. Pensavo a quella canzone che, poco prima, era solo sul comodino, a casa mia, nel portatile, e in quel momento era nello studio di Tommaso Colliva».

Lui è una persona meravigliosa e molto speciale, a mio parere.
Ha curato molti artisti oltre all’elenco di premi che ha ricevuto negli anni della sua bellissima carriera. C’è un aneddoto divertente che hai con lui?

KAZE: «Beve tantissimo thè! È una cosa che adoro e poi ho adorato quando andavamo a pranzo in un posto vicino allo studio. C’erano queste tovagliette di carta dove lui disegnava delle miniature che mi fanno impazzire! Mostri, dinosauri! Bellissime».

Non potevi avere una guida migliore per il tuo sound, ma come ci sei arrivata?

KAZE: «È un sound che é sempre passato nelle mie orecchie. Essendo cresciuta in una famiglia africana, la nostra musica, anche se complessa, mi ha trasmesso tante influenze. La musica che ascoltavamo a casa, invece, era musica internazionale, come l’RnB, che andava di moda in America. Io conoscevo quella musica, quindi questo sound mi è familiare da sempre. Quando mi confronto con qualche amico artista, invece, faccio fatica con la musica italiana anni ’60, ’70 oppure ’80 perché la sto scoprendo adesso. Io sono cresciuta con i Bee Gees o gli Abba, oppure Aretha Franklin. Quando ho incontrato Tommaso sono andata al settimo cielo perché ha una cultura devastante della musica black.
È una libreria musicale umana».

Quando sei arrivata a Milano? Perché sei arrivata a Milano?

KAZE:«Sono arrivata qui perché sono un’infermiera, sono laureata in infermieristica e ho da subito provato a cercare lavoro a Milano perché a Roma non c’era niente che andasse bene. In più, il mio fidanzato dell’epoca abitava già qui. Ho combinato il tutto e mi sono trasferita. Ho lavorato due anni in piena pandemia. Milano, nel mentre, mi ha aperto le porte per quello che volevo fare realmente nella mia vita. Milano respira di musica, di cinema, di moda e di arte. Avevo fatto un casting per X Factor…».

Ah! Com’è andata?

KAZE: «Male! Però da quel momento si sono sbloccate una serie di coincidenze che nella vita non ti spieghi. Dal casting è arrivato il film che mi ha consentito di farmi licenziare e, in un secondo momento, di dedicare più tempo alla musica. Milano era il posto dove dovevo venire per esaudire tutti i miei desideri».

Milano, quando ti coinvolge, riesce a darti anche da mangiare, passo dopo passo, realizzando i sogni. Hai un posto preferito qui in città?

KAZE: «Allora, io sono molto scontata da questo punto di vista! (Risata, N.d.R.)
Nelle città grandi a me piace fare la turista. Lo facevo già a Roma e, quindi, lo faccio anche a Milano. La domenica prendo e vado a fare un giro in Duomo, giro per le strade attorno, arrivo ai Giardini Indro Montanelli e torno indietro. Quando torno a Roma faccio la stessa cosa: Colosseo, Fori Imperiali… tutto. Mi piace fare la turista».

Con chi vorresti collaborare per fare un disco? Anche dal passato, come sogno nel cassetto…

KAZE: «Visto che possiamo sognare… sogniamo con Beyoncé. Tutta la vita. Non avrò altro Dio al di fuori di lei. In Italia vorrei davvero collaborare con Venerus, sono una sua fan. Tra gli emergenti, da poco, sono riuscita a scrivere due righe con Dario degli ISIDE, di cui sono mega fan. Poi Giuse The Lizia. Come donne assolutamente BigMama, è una cosa che succederà». (Risata, N.d.R.)

Come ti vedi tra 10 anni?

KAZE: «Io avevo in programma di far parte del Club dei 27, come una star, purtroppo non ho dipendenze che me lo abbiano permesso… il piano è fallito miseramente.
Spero di vedermi solo felice, con la mia famiglia più vicino, perché sia mia madre che mia sorella ora sono lontane».

Te lo auguro e ci vediamo presto sotto al palco!

KAZE:«Non vedo l’ora!».

Aspetta, ma hai un rituale prima di salire sul palco?

KAZE: «Si, ho una serie di cose, tra cui tutto il riscaldamento vocale, che va fatto assolutamente.
Recentemente ho scoperto quest’app dell’ipnosi (Risata, N.d.R.), dove c’è questo tizio che t’ipnotizza a seconda di quello che ti serve. Tipo migliora le prestazioni… Fai mezz’ora di questa e voli! Si chiama myipnosi! Provala!

Poi ho le mie fisse su cosa mettere e cosa no… Sono veramente paranoica da questo punto di vista. Non sul come mi sta o meno, ci cose peggiori! Ad esempio: ‘l’ho mai messo in una situazione che mi ha portato sfiga?’ (Risata, N.d.R.), oppure ‘Cosa è successo quando ho messo questa canottiera?’ (Risata, N.d.R.) Cose così, insomma».