Venerus

Venerus, musica per sognatori ad occhi aperti

Il cantautore milanese Andrea Venerus comincia a farsi strada con i primi pezzi nel 2018. Da quel momento qualcosa di strano entra a far parte del panorama musicale italiano. Uno stile unico, frutto di un percorso nato quando, a 18 anni, si trasferisce a Londra per studiare musica, fermandosi lì per cinque anni. Un periodo determinante per la sua formazione artistica, che infonde in lui un immaginario e uno stile liberi da cifre stilistiche e pregiudizi.

Quando rientra in Italia, Venerus incontra il DJ e produttore Mace, trovando in lui una vera e propria anima gemella artistica. Oggi Venerus pubblica il suo primo album, Magica Musica, un album onirico, etereo, caldo e carico di melodie avvolgenti, forse più pop del Venerus che conosciamo, ma un pop imprevedibile che cambia struttura all’improvviso, come un sogno. Un viaggio nel suo subconscio colorato, astratto, e mai come oggi così a fuoco.

Il singolo Ogni Pensiero Vola è solo il preambolo di 16 brani co-prodotti con suo “fratello” Mace. Lo abbiamo raggiunto al telefono per capire un po’ di più il suo intricato mondo visionario e sognante.

Ciao Venerus, dove ti trovi?

Venerus: «Ciao, sono a Roma!»

Per lavoro o per diletto?

Venerus: «Io non lavoro, non lo sai!?! Ahahah per diletto dai».

Beh, gli artisti non lavorano in effetti… Iniziamo dal principio: hai pubblicato sui tuoi canali social il teaser Magica Musica – La Profezia, per incuriosirci sull’uscita dell’album. La prima immagine che appare è la scritta 10 anni fa: perché?

Venerus: «In realtà è più un espediente narrativo che un significato, ma dieci anni fa mi sono trasferito dall’Italia in Inghilterra per studiare musica. Avevo 18 anni e simbolicamente rappresenta l’inizio del mio percorso, quando ho deciso che volevo fare musica per vivere». 

I riferimenti cinematografici sono la prima cosa che mi è venuta in mente guardando il teaser. Fellini, Jodorowsky, Almodovàr, tutto frullato insieme. Ciò che mi ha stupito è la coerenza del risultato… 

Venerus: «Questo è il mio modo di lavorare, ho milioni di riferimenti appartenenti a mondi completamente diversi tra loro, sviluppati con media diversi. Io, che sono vero e non inventato, sono il punto d’unione di tutto. Quando hai tutti questi interessi non devi necessariamente trovare una narrativa che ne spieghi il contesto, io sono affascinato da queste cose e quindi le ripropongo a modo mio, dandogli il senso che voglio o che mi serve». 

Da ragazzino ascoltavo i dischi tenendo le cover in mano e le osservavo per tutta la durata, me le studiavo. La cover di Magica Musica è un viaggio ad occhi aperti carico di riferimenti. La prima volta che l’ho vista mi ha ricordato, come composizione, The Seeds of Love dei Tears for Fears… 

Venerus: “Wow! Anch’io adoro quella copertina. In realtà c’è un riferimento molto diretto nell’artwork del mio disco, un’illustrazione del filosofo Giordano Bruno. Un’opera medievale in cui si vede lo stesso Bruno chinato a quattro zampe che sembra cercare qualcosa in un prato, nel mondo reale, ma con la testa in un universo parallelo.

Per me la figura di Giordano Bruno è importantissima e ho pensato fosse opportuno riprendere in mano quello che ci ha lasciato, come questa immagine in cui lui evade dal mondo che tutti conosciamo con la sua curiosità. Ho interpretato questa immagine a modo mio per la cover, è stata scattata in un teatro, perché tutto quello che vedi nella copertina è stato costruito dal vero, come fosse una scenografia di uno spettacolo. Il mio sogno è quello di poter riadattare questo concetto e questa scenografia negli spettacoli che farò dal vivo a teatro, dopo l’estate, si spera“.

Il tuo stretto legame con i sogni è noto, aspetto che trapela molto anche dalle canzoni di Magica Musica, le cui strutture a volte cambiano all’improvviso spiazzandoti. Me ne parli?

Venerus: “Questo mi fa molto piacere perché ho sempre cercato di emulare i sogni, sia nell’atmosfera che nella struttura dei pezzi. I miei sogni sono vividi, vorrei poterli estrarre come si fa con un file per poter comporre musica. Credo che questa caratteristica sia divenuta il mio metodo di creare. Ho un modo molto visivo di comporre musica, per assurdo la creo con gli occhi”.

Come è il tuo processo creativo? Lavori d’istinto o hai bisogno di far maturare le idee?

Venerus: “Le mie canzoni nascono tutte in modi diversi, non c’è un metodo che le accomuna, è quasi come finire un disco e rendersi conto solo in quel momento che è stato fatto. Un pò come quelli che vengono rapiti dagli alieni e che, una volta tornati sulla terra, non sanno spiegarti bene cosa gli è successo, seppur qualcosa è accaduto.

Lavoro sulla musica il 90% del mio tempo, mentre il testo è una cosa che ogni tanto mi viene fuori d’istinto e altre volte ci combatto come in guerra. Provo a scrivere ma non viene fuori molto, bevo e mi ubriaco, mi sveglio di notte, faccio casino, esco, poi torno a casa e in due minuti scrivo un testo, ma alle spalle c’è un travaglio lunghissimo”.

Viaggi solo con la fantasia o anche realmente per cercare stimoli?

Venerus: “Per me è fondamentale andare via, partire, quando devo fare qualcosa affitto per qualche settimana un Airbnb e ci vado a vivere per star lontano da tutti, pensare e fare le mie cose”.

Quali sono le tue mete preferite?

Venerus: “Il Marocco perché costa pochissimo ed è mentalmente il più lontano dei posti vicini. Altrimenti una cosa che amo fare è cercare, sempre su Airbnb, posti a caso che mi piacciono ma che posso raggiungere in moto che ho finalmente comprato”.

Sui sedici pezzi che compongono l’album ci sono quattro featuring, questo per me significa che ti sei messo in prima linea, a differenza di molti altri tuoi colleghi oggi. Come li hai scelti?

Venerus: «Li ho scelti a sentimento, non ho pensato: ‘Ora faccio il disco e dentro ci metto lui, lui e loro‘. Mentre scrivevo determinate canzoni mi venivano in mente le persone che avrebbero potuto cantarle insieme a me. L’unico featuring premeditato è quello con Gemitaiz perché l’incontro con lui è stato fondamentale nel mio percorso di questi due ultimi anni. Siamo molto amici e insieme abbiamo fatto un sacco di cose; lui è nel mio disco anche per dimostrargli quanto lo stimo. Fra Quintale e Rkomi, invece, sono arrivati spontaneamente. È difficile che io lavori con qualcuno se non ho un legame umano. Ma la collaborazione più importante e interessante per me, è quella con i Calibro35 perché avevo già in mente quello che volevo fare con loro, poi ovviamente il risultato è stato tutto l’opposto… Eravamo in uno studio di registrazione in Puglia dove abbiamo registrato tutto in presa diretta, che è praticamente come immagino di fare i dischi d’ora in poi; è stato bellissimo».

Non posso non farti una domanda su Mace: vi definite fratelli, è co-produttore del tuo disco e in questo momento il suo album, in cui tu sei molto presente, e anche il suo singolo sono al primo posto delle classifiche in Italia. Cosa vi lega così tanto?

Venerus: «Io e Mace ci siamo conosciuti nell’aprile 2018 quando vivevo a Roma».

Quindi non vi conoscete da molto tempo?

Venerus: «No, ma io sono full-on, ho pochi amici ma devo viverli costantemente. Ci siamo trovati subito a livello mentale, io venivo da diversi anni fuori dall’Italia, dove la gente vive la musica in un modo un po’ diverso. Quando trovo qualcuno con cui ho un’affinità di questo tipo, per come sono fatto io, do tutto. Non sono molte le persone in Italia con cui ho questa affinità di intesa e di percorso musicale. Lui mi ha letteralmente aperto le porte del suo studio, mi disse: “Se torni a Milano, il mio studio è anche il tuo” così sono tornato e ho vissuto lì da lui per due anni. La cosa più bella è che i nostri album sono usciti a due settimane di distanza l’uno dall’altro. Io canto in diverse tracce del disco di Mace, questo significa che in due settimane escono 27 tracce a cui abbiamo lavorato insieme. Dopo anni passati a fare singoli e collaborazioni con altri artisti è assurdo. È la nostra vendetta!».

Tornando a parlare di sogni, ho visto che ne hai appena realizzato uno: hai intervistato Franco Malerba, ex astronauta, virtualmente in un teatro. Sembravi emozionato… come è nata questa idea?

Venerus: «In verità sono uno molto spigliato, ma ho dovuto affrontare il gap generazionale che c’era tra noi, non solo per quanto riguarda l’età, anche in ambito culturale. Ho pensato: “Bella, ci vediamo e ci raccontiamo delle cose” e invece c’è stata una lunga preparazione, perché lui ha voluto sentirmi almeno cinque volte al telefono per conoscerci. Quando abbiamo finito mi sembrava quasi di aver creato uno spettacolo. Questo disco per me è molto legato alla comunicazione e questa intervista è stata la prima di una serie di cose che sveleranno il mondo che ci sta dentro. Io ho un flusso di idee sempre molto libero, credo sia il modo migliore per far accadere le cose. Così ho trasportato l’idea sulle diverse dimensioni temporali che formano Magica Musica sulla terra chiedendomi: “Chi ha fatto davvero un viaggio prendendo le distanze da se stesso e riuscendo a guardarsi al di fuori, come se fosse in un’altra dimensione?” Un astronauta. Una figura che mi ha sempre appassionato fin da quando ero bambino, così è nata l’idea dell’intervista a Franco Malerba». 

Visto che il cinema ha ispirato molto questo lavoro, salutiamoci con l’ultimo film che hai visto e che ti ha stupito?

Venerus: «Orfeo di Jean Cocteau. Un film incredibile! Guardatelo».