Kassa Overall: hai detto che il Jazz è morto?

Qualche giorno fa vi abbiamo presentato il concerto (premi qui) con cui, ieri sera, Kassa Overall ha inaugurato il calendario live firmato da Jazz:Re:Found. RIS8Lifestyle era presente. In molti si sarebbero aspettati da me un pezzo sull’eliminazione dell’Italia, visto che scrissi mesi fa della pericolosità dalla Macedonia del Nord. Proprio per questo aspetterò l’appuntamento del Martedì per scriverne, sempre qui su RIS8Lifestyle.

Jazz:Re:Found si è concesso qualche settimana prima di ripartire con la stagione indoor. La seconda parte del calendario, infatti, si è aperta ufficialmente con la data, unica in Italia, di Kassa Overall, giovedì 24 marzo al Biko di Milano.

Per noi è stata l’occasione di tornare al Biko. Un luogo che, negli ultimi anni, è stato l’incubatore meneghino, per eccellenza, di tutti i suoni che amiamo. Esattamente come ha fatto Jazz:Re:Found. Un binomio assolutamente vincente, che siamo felici di aver ritrovato. Non è stato il primo live dalla Grande Riapertura. Vi abbiamo già raccontato di Casino Royale con Road to Polaris (premi qui), ad esempio. Prima della nascita di RIS8Lifestyle avevamo assistito anche a un live di Moses Boyd, al Teatro della Triennale, sempre seduti, per un’altra rassegna Jazz tipicamente milanese.

kassa overall

Quello di Kassa Overall è stato, per noi, il secondo live in piedi, per così dire, in cui ci è sembrato di intravvedere i tratti somatici della normalità.

Eravamo stati a vedere i Sons of Kemet in un enorme Club milanese, ma il live di Kassa ha segnato il ritorno, almeno per noi, a una dimensione più intima; in cui il coinvolgimento è sempre viscerale. Il suono vibrava nelle ossa e siamo tornati ad avvertire il calore umano della musica. A volte sin troppo. Il distanziamento sociale non è sempre sbagliato, alcune buone abitudini andrebbero conservate da chi non è proprio educato.

Battute a parte, da grandi amanti del nuovo suono Jazz che, per nostra gioia, sembra invadere il mondo, essere ripartiti dal Biko con Kassa Overall per Jazz:Re:Found è stata molto divertente. A differenza della scena inglese, da me molto amata e di cui fanno parte Sons of Kemet, infatti, il batterista, MC e producer adottato da Brooklyn è più genuino con il pubblico. Agli americani riesce meglio empatizzare rispetto agli inglesi. Questo è certo.

Kassa overall

Non a caso, forse, ci siamo ritrovati Kassa Overall di fronte, al banchetto del merch, pochi minuti dopo essere entrati al Biko. Lo abbiamo riconosciuto dal laccetto che aveva al collo, dal quale penzolava la chiavetta per regolare l’accordatura delle pelli della batteria. Era in incognito.

Kassa Overall si è presentato incappucciato, indossando quegli occhialoni bianchi con la goccia rossa di Gucci, avete presente?

Qualche chiacchiera e ci siamo dati appuntamento a fine concerto per acquistare Go Get Ice Cream and Listen to Jazz, l’Album di debutto di cui vi abbiamo già accennato precedentemente (premi qui). No, non siamo riusciti a fargli domande dopo il live perché, come dicevo, è uno di compagnia. Nella ressa generale, quindi, consideriamo un successo essere riusciti a salutarlo e a ricevere da lui il resto: non ha davvero negato una parola e un abbraccio a nessuno.

Kassa Overall

Hai detto che il Jazz è morto?

Un po’ come Jumanji, Kassa Overall e soci ci hanno trasportato in una vera e propria giungla urbana. Travolgenti. A parte Ian Fink alle tastiere e Tomoki Sander quando imbracciava il sax al posto delle percussioni e del Mac, infatti, nessuno si è occupato delle melodie. Le percussioni di Bendji Allonce e la batteria di Kassa si sono incrociate alle convulsioni dell’esagitato Tomoki per oltre 1 ora e mezzo, rimbalzando sul tappeto sintetico del giovanissimo Ian; tra i graffi isterici del sassofono di Tomoki, le rime e le melodie vocali del Kassa MC. Il problema tecnico al microfono con cui il Kassa batterista, d’abitudine, gioca con la voce, ha costretto il quartetto a modificare in corsa la scaletta, tra classici alla J-Dilla e improvvisazioni; brani originali rivisitati e giochi con il pubblico.

C’è stato anche un inedito, l’unico, con tanto di smartphone per leggere le rime: mi stai davvero dicendo che il Jazz è morto?

Il Jazz è più di un genere musicale, è uno stile di vita. La sua storia è insita nel DNA dell’uomo, prima di diventare fenomeno di massa. Oggi, vista la sua presunta complessità musicale, è considerato un genere di nicchia, nobile, per gente che se la tira o pochi eletti. In realtà il Jazz non è un genere musicale, è uno stile di vita. É istinto. 

Il Jazz ha subito, da sempre, notevoli cambiamenti, influenze. Il Jazz ha vissuto la fusione con altri generi completamente diversi tra loro, cui spesso ha dato vita. É il caso del rap, ad esempio, che con il Jazz è sempre stato come il cacio sui maccheroni: si dice ancora così?

Questo, in breve, è quello che ha fatto ieri sera Kassa Overall, batterista, MC e producer. Ha rivisitato i linguaggi del Jazz in una chiave hip-hop, a proprio modo. Il tutto mantecato lontano dal fuoco con un ventaglio di influenze davvero ampio, che spazia dal G-funk della West Coast alle sonorità underground newyorkesi.

Proprio per questo è stato acclamato dalla critica internazionale grazie ai suoi 3 album: Go Get Ice Cream and Listen to Jazz, il nostro preferito; I Think I’m Good; Shades of Flu. É per questo che è stato scelto per inaugurare la seconda parte del calendario live firmato Jazz:Re:Found.

La sincope, la frammentazione ritmica, è una delle caratteristiche più intriganti della musica di Kassa Overall.

Inizialmente può sembrare nascere forte e chiara dall’insegnamento di J-Dilla; in realtà potrebbe anche derivare dall’incedere incerto, ma sempre efficace, tipico di Thelonious Monk. Tra i suoi riferimenti. Le idee ritmiche di Kassa Overall suonano sgangherate, alle volte, ma senza che ci si faccia caso sono già partite gambe, testa, braccia e sei subito sotto al palco, senza giacca e tutto sudato. Copritevi che c’è in giro l’influenza.

Certo è che la musica di Kassa Overall ha una forma complessa, che pesca a piene mani da universi sonori spesso considerati elitari, come dicevamo.

Eppure il risultato finale arriva dritto in faccia. Non a caso i suoi ascoltatori provengono da mondi musicali di ogni tipo, mentre con la sua band abbraccia il pubblico come se conoscesse ognuno da sempre.

Pensare al jazz in modo nuovo o, forse, più antico (dipende da come si intende il Jazz) è la chiave di volta di alcune delle scene contemporanee, che hanno riacceso in noi un sacro fuoco che sembrava essersi affievolito. Un approccio che distrugge l’insopportabile scrigno in cui il Jazz era stato rinchiuso e lo libera, riportandolo alle origini.

Il Jazz è vivo, scorre nelle vene di ogni essere vivente che abbia voglia di ascoltare il proprio istinto e tornare nella giungla, anche se attraverso nuove strade e nuovi percorsi.