Le scimmie di mare, gli occhiali a raggi x, la penna radio, la micro macchina fotografica. Ancora: l’intruglio per pescare a vagonate, il cilindro pocket che diventa un manganello telescopico. Sono tutte pubblicità di gadget che fanno parte dell’immaginario collettivo dei boomer e della generazione a loro seguente. Fuffa da batticuore e nostalgia.
Erano pubblicità in agguato, pronte a irretire migliaia di bambini e teen ager sulle pagine di Topolino, L’intrepido, il Monello, Diabolik, ecc. ecc.
Tra le pagine di appendice dedicate alla pubblicità – con immagini rigorosamente in b/n di forte impatto via di mezzo tra comics underground, Tijuana bibles e Chester Gould – erano delle vere e proprie trappole per le paghette risparmiate. Truffe vere e proprie, lire in cambio di ciarpame… quando andava bene.

Oddio, rispetto a quello che gira oggi in internet si fa fatica a considerare truffe quelle pubblicità. Alla fine, non erano altro che pubblicità ingannevoli di prodotti dal valore di poche lire. Potevano abbindolare un bambino di 7 anni ma non uno di 8, per capirci.
L’azienda che le vendeva per corrispondenza aveva sede a Milano in via Algarotti, lato ovest della Stazione Centrale che taglia la city in due. Si chiamava Ditta SAME, a volte anche Same Govj. I proprietari, infatti, erano due fratelli: Nello e Dino Govj. Sono cose note ma ci servono a introdurre la vera mente dietro le Scimmie di mare.
In effetti, gli inventori della Scimmie di mare e simili non erano i fratelli Govj. Loro si limitavano a riproporre il format traducendolo in pubblicità che ne ricalcasse la strategia di marketing.
Dietro la simpa family di Scimmie di mare c’è un enigmatico personaggio oltreoceano: Harold Nathan Braunhut. Avevano sembianze di tritoni. Erano presentate come simpatici re e regina con tanto di corona, frugoletti e castello. In realtà si trattava di un minuscolo crostaceo brutto come il peccato, una sorta di scolopendra dal nome Artemia salina.
Harold Nathan Braunhut sembrava uno di quei laidi ma intraprendenti personaggi senza scrupoli né morale scaturito da un romanzo di James Ellroy. Racchiude in sé un clamoroso insieme di contraddizioni, a cominciare dalla mancanza di scrupoli, appunto, contrapposta all’inventiva senza freni.
É di Memphis, Tennessee. Stesso paese di redneck di Elvis Presley. Se The King of Rock and Roll è ovviamente l’orgoglio di Memphis, di Braunhut si evita di parlare. Vi rimase anche molto poco. Si spostò presto a New York City con la famiglia. Non precipitiamo i fatti, però, andiamo per ordine.
Harold Nathan Braunhut è ebreo tout court. La cosa non gli andava proprio a genio, così quando si buttò nel circuito delle gare motociclistiche come pilota prese l’improbabile nome di Green Hornet. Era un vigilante mascherato, nato negli anni ’40 da George W.Trendle e Frank Striker per la radio. Il nome d’arte che non gli portò molto bene e così mollò il colpo. Parcheggiò la moto in garage e ricambiò il nome per tentare la fortuna in un altro campo. Per un pò si improvvisò agente di un tizio che si tuffava da 70 metri in un catino con 40 cm d’acqua… ma anche lì la cosa non durò molto.
Essendo un destrorso estremissimo e razzisterrimo fece di tutto per occultare il proprio ebraismo. Riprese il vecchio nome ma aggiungendogli un bel, germanico, Von… che fa nazi e al contempo aristocratico.

Poco dopo il basso e tarchiato Harold, che un po’ assomiglia a una via di mezzo tra Charles Aznavour e Jean Paul Belmondo, inventò gli occhi delle bambole con le palpebre che si chiudono quando le sdrai e il colpaccio, appunto, delle Scimmie di mare.
Il nostro malevolo Filo Sganga, ovviamente, assesterà altri colpacci. Depositò, infatti, centinaia di brevetti, di invenzioni dubbie, che vendette per corrispondenza con inserzioni in b/n nelle ultima pagina dei fumetti, come raccontavo prima. Sposò Yolanda Signorelli, una molto più giovane e molto procace attrice oriunda di film a tema erotico. Non sembra anche lei uscita da una trama di James Ellroy?
Con i soldi delle Scimmie di mare e altro ciarpame venduto per corrispondenza collezionò cianfrusaglie naziste, poiché il nostro bislacco Von Braunhut era un grande fan di Hitler. Fu per questo motivo che elargì danè au go-go a KuKlux Klan e Aryan Nation, di cui non si perdeva un congresso che fosse uno.
A metà degli 80s il KKK e Aryan Nation finirono sotto torchio con l’accusa di sedizione. Nell’indagine, comparve il nome di Harold Nathan Von Braunhut che, vista l’aria che tirava, si mostrò molto collaborativo con le autorità.
In seguito a ciò, le carte si mischiarono ancora. Saltò fuori che, presumibilmente, il nostro losco figuro fosse Brighton Beach a Manhattan e che si prendesse personalmente cura delle tombe dei genitori sepolti nel cimitero ebraico di Long Island. Inoltre, spiegò che lo studio legale a cui si affidava per tutelare i suoi brevetti (che depositava a nome Harold Nathaniel Brunhut senza il Von) era degli ebreissimi Friedman & Goodman.
Il nostro Harold ci ha lasciati nel 2003. Rimase vittima di un incidente domestico, mai del tutto chiarito, avvenuto nella sua tenuta nel Maryland. Questa, come la sua consistente fortuna, è stata lasciata in eredità a Yolanda Signorelli.

Pochi anni prima, invece, aveva cessato la sua attività la meneghina SAME Govj. Anche in questo caso emersero varie stranezze.
Ad esempio, il fatto che, oltre alla sede di via Algarotti accennata all’inizio dell’articolo, esistessero una sede legale in via Fauché, una in via Felice Casati, una in via Montegeneroso ed un’altra in via Monviso. A quanto sembra, nessuno si ricorda nemmeno uno spazio fisico che le ospitasse, nemmeno una. Non risulta nulla, né risulta alcuna foto dei fratelli Govi. Provate a cercarla.
Circolano voci che insinuano che Renato Fumagalli fosse andato negli USA a spese della ditta SAME Govj per contattare Harold Von Braunhut.
D’altronde, circolano anche voci sul fatto che dietro il fatale incidente domestico che ha posto fine all’esistenza del bizzarro protagonista di questo pezzo ci sia: il Mossad, il KKK, l’Aryan Nation o, addirittura, Yolanda Signorelli, sua moglie e sexy attricetta.
O, magari, le Scimmie di mare stesse, tornate modificate dai raggi cosmici del viaggio nello spazio del 1988, a bordo dello Space Shuttle pilotato dall’astronauta John Glenn..
Articolo di Francesco Aldo Fiorentino