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Il surfboard giusto da chiedere a Babbo Natale

Natale si appropinqua. A Sant’Ambroeus avete potuto fare l’albero e mettere le luminarie varie. Sotto l’albero, sempre più persone vorrebbero metterci un surfboard.

Già, come se i surfboard fossero aggeggi che escono dalla fabbrica del cioccolato fatti su dagli Oompa Loompa.

L’impressione che si ha è che sia proprio così, però non è proprio così. Spesso i surfboard, infatti, vengono regalati per natale da fidanzat* a fidanzat*, genitori 1 e/o 2 e gruppi di amici. Oppure ce li si autoregala.

Non basta un click&via! Con un click&via puoi avere il biglietto per Bali o per le Gran Can. Una settimana con un surf-tour operator (dove più che stare sulla tavola stai a tavola) o un outfit da surfer ma non un surfboard.

La scelta del surfboard è una cosa un pò complessa perché richiede di conoscere il livello del surfer. Chi è agli inizi sarà scarso. É necessario conoscere le sue- o proprie nel caso sia un auto-regalo – aspettative. 

Bisogna tenere presente che un surfboard è fatto da materiale, linee d’acqua (lenght, width, rail, thickness, nose, tail, finset). Se queste specifiche vanno sempre tenute presenti, a maggior ragione vanno tenute in considerazione da chi si appropinqua al surf e da chi regala il mezzo, il surfboard.

Circa i materiali, che sono foam, fibreglass e resina (poliuretanica o epossidica), ne troviamo di diversi prezzi e qualità. Variano più o meno del doppio della cifra base. Mai come nel caso di un surfboard la qualità dei materiali è fondamentale. Un surfboard fatto con materiali scadenti sarà un surfboard che ingiallirà subito al primo sole e si ammaccherà e si sbeccherà in un taaac al primo tic. Si delaminerà facilissimamente e imbarcherà acqua e tenderà a spezzarsi sulla risacca di Levanto alla prima mareggiata autunnale o al primo trasporto in aeroplano. Passerà la sua vita (breve) a essere portato a riparare con un continuo esborso di dané. Sarà ridotto a una sorta di coperta patchwork di ding riparati e di bozze irreparabili.

Stabilito quindi che i materiali fanno la differenza ancora di più la differenza la fa il design del surfboard e lo shaping. 

Per design si intende il progetto e cioè raccordare in modo congruo e funzionale le varie caratteristiche  (lenght, width, rail, thickness, nose, tail, finset) che consentono la performance del surfboard e quindi del/la surfer. 

Per shaping  intendiamo la abilità dello shaper di dare forma al surfboard in base al design. É un’abilità non così comune. Molto è talento, molto e pratica e sempre è pazienza. Non va trascurato il lavoro del glasser, colui che si occupa della resinatura che è il definitivo involucro del surfboard. Ultimo ingrediente è il tempo. Non è raro che un ottimo design realizzato da un abilissimo shaper e altrettanto glasser con materiali di alta qualità venga rovinato dalla fretta. Per ottenere un ottimo surfboard bisogna aspettare almeno un mese. 

Fino qui abbiamo parlato di surfboard handshaped che è un settore di mercato sempre più eroso dai soft-surfboards (surfboard dallo shape approssimativo con deck morbido usati dalle scuole di surf) e dai sandwich-surfboard (surfboard in multi-strato nei quali è difficile capire che materiale ci sia dentro e come sia disposto), che vengono prodotti e/o assemblati in fabbriche.

Questi surfboard (?) venduti come entry-level sono non poi così convenienti e hanno un vita breve. Soprattutto sono difficili da riparare (in alcuni casi rasentano l’impossibilità) e sono difficilmente rivendibili di seconda mano a un prezzo che non sia risibile. Soprattutto presuppongono che l’acquirente passi poi ad un surfboard vero.

Questi ultimi due sono, ahimè,  i tipi di tavole da surf che di solito finiscono sotto l’albero di Natale, e poco dopo in cantina, perchè sono di immediata disponibilità, si trovano su Amazon o Ali Express e vengono consegnati in 24h da BRT. 

Tornando ai surfboard handshaped accennati al’inizio, va fatta un’ulteriore distinzione. Certi brand sono giustamente leggendari in quanto innovazione a livello di performance e qualità, ma i loro surfboard sono prodotti in luoghi diversi, con materiali diversi e rifiniture diverse. Per esempio, la produzione, ipotizziamo, in California avrà un costo del lavoro diverso e degli standard qualitativi diversi rispetto a, continuiamo a ipotizzare, un produzione delocalizzata del medesimo surfboard, prodotto nel sud-est asiatico da persone sottopagate e a cui del surf non importa un accidente.

Si avranno così due prezzi diversi. Altissimo per il surfboard prodotto in California e alto per quello prodotto nel S-E Asiatico… che però giunto nel surf-shop meneghino dove la competenza ormai è quella che è (less than zero) e si abbandona al filthy lucre. Il prezzo sarà comunque altissimo e il luogo di produzione sarà tutt’al più omesso. Inoltre, questi brand giustamente leggendari usano dei template, modelli.

Voi vi dovete adattare al modello di surfboard e non viceversa e questo è il punto! Il punto fondamentale…

Adattarsi ad un modello di surfboard è una cosa che tocca a tutti surfer per godere appieno del surf ma è una cosa che può essere demotivante e frustrante quando si è agli inizi.

L’deale sarebbe avere subito una tavola appropriata alle proprie esigenze, alla corporatura e alle aspettative. Questo è possibile unicamente rivolgendosi ad un brand di tavole da surf handshape con cui si possa interloquire spiegando esigenze e aspettative .

Sto usando il termine brand non a caso in quanto in Italia c’è l’idea di prendere la figura dell’artigiano, o artigianale, a riferimento di qualità e di affidabilità, nonché di unicità e genuinità. Non è proprio così. Se un produttore, infatti, inizia a fare a artigianalmente i surfboard per la propria cerchia di amici, copiando template conclamati in modo abile, passerà in breve a strutturarsi diventando un brand. Questo presuppone, oltre al logo che sicuramente aveva pensato quando ha fatto il suo primo surfboard, una adeguata attrezzatura moderna e a norma, altri shaper e glasser da lui formati e alle sue dipendenze, nonché una progettualità di modelli propri nonché la disponibilità e competenza di trattare e consigliare clienti singoli, negozi ed aziende. 

In Italia abbiamo diversi brand la cui esperienza ultra-ventennale è garanzia di affidabilità. Non è semplice con i tempi che corrono, veloci, e i mercati globalizzati, sopravvivere più di un paio di anni. Figuriamoci più di 20… per cui di quei brand potete fidarvi e a loro potete rivolgervi con tranquillità. 

Non abbiate fretta di trovare il giocattolo sotto l’albero di Natale a mezzanotte. Pittosto regalate o regalatevi un biglietto con la ricevuta di acquisto di una tavola da surf che sceglierete facendovi consigliare

Vi arriverà dopo oltre mese, nel quale rognerete e vi lamenterete, ma tutto sarà dimenticato quando vi troverete a scivolare sulle onde. Quando, dopo dieci anni, lo surferete ancora perché quello sarà sempre il vostro surfboard.

Questo ve lo posso garantire perché, personalmente, se trovo in giro qualche surfboard di Surfer’s Den usato (Surfer’s Den è il mio brand) lo riacquisto… ma ne trovo pochi da acquistare proprio perché chi li ha se li tiene. 

Un altro esempio che posso fare è riferito ad un Dewey Weber 9’0” che avevo acquistato di seconda mano 23 anni fa (1999). Allora era di terza mano e aveva visto la sua nascita in So-Cal nel 1967. Oggi è come nuovo e va detto che io sono sempre stato abbastanza materiale con i miei surfboard. 

Per chiudere il pezzo di questa settimana veniamo al prezzo: quanto dobbiamo mettere in budget per un ottimo surfboard che performa ed è bello da perderci le diottrie? Il giusto prezzo riferito a un log o a un midlenght e rispettivamente tra i 1.000 € e i 1.300 €. Buone feste!