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Cactus

Cactus: quando bio & healthy fa rima con gusto

Cactus Kitchen & Bar (PREMI QUI) mi ha stupito. Cibo e vino sono una mia grande passione, da sempre. Lo sono per cultura familiare, per amore personale. Lo sono per lavoro. Sì, perché se è vero che nel lontano 2005 iniziai in discografia, scrivendo e comunicando musica, nel 2008 aprì il Sergeant Pepper’s, diventando un oste, per 5 anni. Nel mentre, cominciai a raccontare il cibo su un magazine d’arte. Radio, sport, calcio, moda, tutto quello che compone la mia vita oggi è arrivato dopo la musica, il cibo e il vino. Penso e spero che tutto, un giorno, tornerà proprio alla musica, al cibo e al vino. Il mestiere dell’oste mi manca.

Tutta questa noiosissima e autoreferenziale premessa è solo per dire che difficilmente mi sorprendo per ciò che assaggio, per i posti che aprono a Milano. Cactus, come dicevo, mi ha stupito davvero, lo dico con sincerità. Se non fosse vero non ne scriverei neppure, chi mi conosce lo sa.

Cactus ha aperto nel cuore di Milano. Dov’è più difficile distinguersi, soprattutto se ti caratterizzi come ristorante Bio ed Healthy, nel ventricolo principale della cerchia radical chic.

Cactus ha aperto in Moscova per rispondere alle esigenze di chi predilige uno stile di vita salutare. Così è. La cucina di Cactus soddisfa anche i palati che amano un’alimentazione sana e nutirente. La differenza è che è una cucina gustosa e che regala gioia ad ogni assaggio.

Ammetto che quando mi è arrivato l’invito ho pensato: «Provo, ma temo di sapere già a cosa vado incontro». Sbagliavo clamorosamente. Mi sarei dovuto fermare un’ora, per poi scappare ad altri appuntamenti, invece mi sono fermato fino all’ultima briciola dell’ultima portata, la quinta, esclusi gli eccezionali antipasti: Guacamole e Hummus, fatti come si deve, non sono cose banali come tutti credono. Come non sono banali il pane e l’olio che hanno sostituito l’amuse bouche. Senza dimenticare l’Orto di Cactus, una composizione di verdure, per l’appunto, cotte come piacciono a me: croccanti, saporite, naturali. Verdure. Alla londinese, le ha definite lo Chef Alessio Sebastiani. Una definizione che mi è piaciuta, conoscendo Londra.

A queste entrée sono seguiti: due antipasti (fiori di zucca, zucca, finferli e ricotta di pecora; crudo di Salmerino, rosti di patata dolce, salsa umami e finger lime); un risotto al Topinambur davvero eccezionale (non per affinità con il nostro RIS8); una pasta mista, patate e pesci di scoglio; una ricciola con scarola ripassata, mashed potatoes e miso dressing. Per chiudere, un omaggio alla Vendemmia: pain perdu, gelato di ricotta, chutney di uva fragola, vino e croccante al sesamo. Un dolce non dolce, che infatti ho mangiato pur non amando i dolci.

Il tutto punteggiato da due cocktail eccezionali, a firma MAG anche se non si può ancora dire (fate finta di non aver letto, non siate pedanti) e da vini perfetti, sia per la scelta delle cantine che per gli abbinamenti: Prosecco non filtrato della Tenuta Civranetta; Ribolla Gialla riserva orange 2019 di Tenuta Stella, che ha raddoppiato con il Pinot Nero 2020 servito con la Ricciola; Chianti classico 2018 di Piegaia; Frappato Sicilia DOC 2021 della Tenuta Stella.

Complimenti allo Chef Alessio Sebastiani e al suo giovanissimo staff, per la cucina, le scelte e l’accoglienza.

I viaggi di Alessio, oltre che le sue esperienze lavorative internazionali, gli permettono oggi di proporre una cucina, contaminata da diverse culture e dai sapori del Mondo, che pone come protagonista assoluto l’amore per la terra e le materie prime a Km 0.

Sebastiani è nato e cresciuto in una famiglia di commercianti di frutta e verdura. A 13 anni, durante gli studi, ha iniziato a muovere i primi passi in cucina, tra trattorie e osterie tradizionali. Dopo aver conosciuto la cucina concreta e istintiva, Alessio è passato all’alta cucina: Armani Hotel Milano, Giancarlo Morelli, Identità Golose Milano, Francesco Mazzei Londra, per citarne qualcuno.

Nonostante fino all’età adolescenziale abbia sempre avuto un cattivo rapporto con tutto ciò che è verde, la sua cucina oggi ha come elemento principale proprio questo colore. É nato così Cactus Kitchen & Bar. A cominciare dal nome Cactus, passando per le divise colorate di verde e arrivando ai piatti del locale, tutto è totalmente green.

La sfida attuale di Cactus, infatti, è quella di esprimere una proposta di alta ristorazione con un principio etico basato sulla sostenibilità e con il pianeta al primo posto.

Un pianeta migliore è un sogno che inizia a realizzarsi quando ognuno di noi decide di migliorarsi.

Cactus Kitchen & Bar inizia da qui, offrendo un luogo puro e luminoso, dove uomo e natura trovano un punto d’incontro. Nasce con un approccio plastic-free che strizza l’occhio all’ecosostenibilità. La scelta selezionata delle materie prime predilige prodotti freschi, di stagione, coltivati senza l’uso di fertilizzanti o pesticidi. Particolare attenzione viene applicata, infatti, alla filiera dei fornitori che devono condividere i valori di Cactus Kitchen & Bar e garantire un approccio sano verso tutto ciò che viene coltivato o allevato.

L’impegno di Cactus Kitchen & Bar si specchia anche sulla speranza che la proposta food e la filosofia del locale ispirino gli ospiti a porre l’accento sulla provenienza del cibo che quotidianamente mangiano. Un’esperienza nuova, capace di creare curiosità e stupore in chi non sa quanto possa essere delizioso il cibo sano.