Dopo due anni di sospensione a causa della pandemia, è tornato a Milano Live Wine, il Salone Internazionale del Vino Artigianale. La sesta edizione della fiera si è svolta domenica 20 e lunedì 21 marzo 2022, nella storica sede del Palazzo del Ghiaccio. Qui, si sono riunite oltre 150 cantine italiane ed estere (Austria, Francia, Germania, Slovenia, Svizzera), per due giorni di assaggi, degustazioni guidate e incontri culturali.
L’interesse per il vino artigianale continua a crescere
L’interesse per il vino naturale o artigianale continua a crescere. Attrae l’attenzione della stampa internazionale (The New York Times, Le Monde, The Guardian) e occupa sempre più spazio nelle carte di ristoranti ed enoteche. I due anni di crisi pandemica non hanno arrestato questa crescita. Il movimento dei vignaioli naturali sta uscendo dalla nicchia e Live Wine continua a darne uno spaccato completo e appassionante.

A Milano, sempre più enoteche, ristoranti e locali, stanno ponendo l’attenzione sui vini artigianali. Presto cominceremo a occuparcene anche qui, su RIS8, con report, suggerimenti e interviste varie. Esattamente come già facciamo per il vino tradizionale e per tutti gli altri spiriti, o demoni che dir si voglia.
Cos’è il vino naturale o artigianale?
Il vino artigianale, dal punto di vista agricolo, richiede un metodo biologico o biodinamico, cioè senza sostanze chimiche di sintesi. In cantina esclude l’utilizzo di processi invasivi o additivi enologici, eccetto eventuali piccole quantità di solforosa. L’approccio produttivo è votato al minimo intervento possibile, insomma, per accompagnare l’uva nelle sue trasformazioni, in modo che il vino possa essere la più spontanea e schietta rappresentazione del territorio e della persona che lo produce.
Live Wine è un imprescindibile appuntamento per gli addetti ai lavori
Grazie al ritorno di Live Wine, gli addetti ai lavori hanno avuto nuovamente l’occasione di incontrare produttori emergenti ed esplorare l’evoluzione dei produttori già noti. Il Salone, ovviamente, era aperto anche agli appassionati e ai curiosi, che hanno potuto scoprire il fascino e l’alta qualità dei vini in assaggio.
L’edizione 2022 è stata ripensata in ottica di sostenibilità e riduzione dell’impatto ambientale. Come nelle precedenti edizioni, la navata principale del Palazzo del Ghiaccio è stata occupata dai banchi di assaggio, dov’è stato possibile conversare liberamente con i produttori.
Consiglio spassionato all’organizzazione: metterei una segnaletica verticale che indichi il nome delle cantine; per uno come me, che si perde anche intorno a casa, sarebbe più facile orientarsi. Altro consiglio o, meglio, richiesta ai produttori: usate il POS. Non avete idea di quanto possa essere fastidioso un amico, alticcio, che vuole acquistare del vino e non può perché non ha contanti.
Cibo e vino, connubio indissolubile anche a Live Wine
Cibo e vino sono un connubio indissolubile. I vini artigianali presenti a Live Wine non potevano che essere accompagnati da pietanze in linea con tale filosofia. Tra i banchi alimentari si trovavano formaggi; piatti e panini con salumi di prima scelta provenienti da allevamenti etici; street-food espresso preparato con grande mestiere.
Due lezioni-degustazioni alla cieca hanno caratterizzato la giornata di domenica. Una dedicata alle Alpi, con vini provenienti da diverse valli dell’arco alpino, guidata da Giorgio Fogliani. L’altra, invece, dedicata ai vini bianchi della Loira, alla scoperta di contrade e nomi meno battuti, guidata da Samuel Cogliati.
Cogliati è stato presente anche lunedì, con una degustazione-indagine sul terroir: da dove nasce e cosa implica, quali sono i suoi risvolti organolettici.
I 3 consigli di RIS8 da Live Wine
Consigliamo di studiare tutti i partecipanti a Live Wine (qui). Sarebbe impossibile citarli tutti, ma ci ripromettiamo, pian piano, di parlare qui su RIS8 dei più interessanti. Questi sono i nostri 3 consigli da Live Wine 2022, in ordine casuale:
Josef
Non avendo alcun parente impegnato in agricoltura, quella di Josef è una storia molto semplice. Un’avventura nata nel 2014 dall’idea di prendere in affitto vecchie vigne e moltiplicare vecchi cloni di varietà tradizionali del Garda e delle Colline Moreniche, quali la Rossanella, la Negrara, il Tocai di San Martino o la Rondinella. La selezione massale è stata svolta su tutta l’azienda, potendo vantare migliaia di piante per ogni vitigno. Queste, a loro volta, sono state selezionate manualmente in un arco di tempo che va dal 1922 al 1960, molte di queste ancora a piede franco. I nuovi impianti sono dislocati su terreni di proprietà, su un monte denominato Sacro Cuore, presso la confluenza esatta in cui il fiume Mincio sfocia dal Lago di Garda.
Josef gestisce, in regime di Agricoltura Biodinamica non certificata, nove piccoli vigneti in corpo staccato, per un totale di 5,5 ettari, nei comuni di Cavriana, Monzambano e, prevalentemente, a Ponti sul Mincio, dov’è la sede. Tutta la superficie ricade nella denominazione Doc Garda Colli Mantovani. Per saperne di più premi qui.
Vini Mormaj
Tocco d’Italy è situata nelle colline dell’entroterra di Pescara, più esattamente a Tocco da Casauria, a circa 300 m sul livello del mare. Nasce dall’idea di due imprenditori di unire le proprie conoscenze per poter portare sulla vostra tavola l’eccellenza dei prodotti tipici della cucina italiana. Andrea vive vicino a Monza, in Brianza, dove lavora nell’azienda del padre, grazie alla quale ha sviluppato conoscenze commerciali e di marketing. Francesco ha vissuto sempre nel paese di Tocco da Casauria, dove ha una sua azienda, attiva da molti anni, e quindi conosce bene le potenzialità dei prodotti tipici di questa zona d’Abruzzo.
Hanno in comune la passione per il cibo e la voglia di mettere a disposizione alimenti sani, di alta qualità e di elevate caratteristiche organolettiche, ottenuti esclusivamente tramite processi che non alterano i sapori o i profumi in maniera artificiale. Il motto aziendale è:
«Ricercare sempre la massima qualità, nel rispetto dell’ambiente e dell’uomo».
Controllando direttamente tutti i processi produttivi, con l’aiuto di esperti che sanno rendere i loro prodotti una vera espressione del territorio. Fanno anche un ottimo olio. Per saperne di più premi qui.
Emilia Pennac
La storia di questa azienda parte da lontano, cioè da quando il padre di Emilia, per pura passione, piantò, nel 1972, il suo primo vigneto di mezzo ettaro. Il solo scopo era quello di fare un po’ di vino per sé e per gli amici. La passione è stata talmente grande che questa realtà è diventata lavoro e la vigna è diventata il centro delle vite della famiglia Pennac. L’infanzia di Emilia ha il sapore del mosto, il suono del ticchettio dei forbicioni, il profumo dei fiori dell’uva. Nel 2010, dopo aver fatto qualche anno di esperienza lavorativa altrove, Emilia ha deciso di trasformare la propria passione per la vigna in lavoro, accrescendo l’azienda dai quattro ettari iniziali ai nove di adesso.
Sulla strada del cambiamento ha trovato un compagno di vita, Jacopo, che ha creduto nel suo progetto di aggiungere una cantina a questa piccola realtà; prima vocata alla produzione di sole uve. Insieme hanno viaggiato in lungo e in largo, mai paghi abbastanza di sapere, di conoscere, di sperimentare. Oggi, finalmente, l’azienda agricola biodiversa EMILIA PENNAC è una realtà. Per saperne di più, premi qui.