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Karate Live 01.08.22: notte post-esami

Sono passati 17 anni dall’ultimo tour dei Karate. Sono passati 17 anni dall’ultima volta che Riccardo Valle – musicista, sound designer, producer e DJ, d’esperienza e grande qualità artistica – li ha visti dal vivo l’ultima volta. Riccardo ed io siamo stati per anni soci musicali e, tutt’ora, siamo amici fraterni. Durante quegli anni avevamo una band, i Katana, fortemente influenzata da certi suoni, da quel post-rock e post-hardcore, che sembravano riassumere perfettamente tutti i nostri stati d’animo.

In particolare, proprio i Karate di quel Geoff Farina che prese subito possesso della chitarra di Riccardo Valle, mentre le linee di basso – di Eamonn Vitt, oggi alla seconda chitarra, sostituito alle quattro corde da Jeff Goddard – mi avevano folgorato. I Katana arrivarono vicini al debutto in alta società, ma la vita ci portò su percorsi diversi. Riccardo Valle fu folgorato dall’elettronica sulla via di Londra. Elettronica che, oggi, completa il suo bagaglio musicale, mentre quello artistico è in continuo subbuglio.

Non a caso, la sua incessante attività cerebrale trova rifugio in una piattaforma polidimensionale che assume il nome di M A G M A S (PREMI QUI). La sua musica trova, invece, sfogo in una serie di collaborazioni, tra cui, particolarmente consigliata, è quella che porta avanti con Radio Raheem (PREMI QUI).

Questa, comunque, è un’altra storia, che approfondiremo direttamente con Riccardo Valle (LEGGI QUI), che speriamo, un giorno, abbia anche voglia di racontare la propria visione delle cose, di proprio pugno, da RIS8. Intanto mi ha aiutato a ripercorrere le tappe della vita musicale dei Karate durante l’andata e il ritorno dal live al Magnolia di lunedì 1 agosto 2022.

Questa premessa era doverosa per inquadrare il significato che ricoprono per me i Karate. Fanno parte del mio background e della mia vita. Non a caso, al concerto siamo andati insieme, proprio come ai tempi dell’Università.
Superata la parentesi emo delle notti estive post-esami, però, torniamo al post-rock fusion dei nostri amati Karate.

I Karate sono una band americana, formata a Boston, Massachusetts nel 1993 da Geoff Farina, Eamonn Vitt e Gavin McCarthy. Nel 1995, Jeff Goddard si è unito alla band come bassista, mentre Vitt è passato alla seconda chitarra. Lasciò definitivamente i Karate nel 1997, per farci ritorno in occasione questo Reunion Tour. Ebbene sì, erano tutti e quattro sul palco del Magnolia.

La band è caratterizzata dall’amore per l’improvvisazione e il rock indipendente. Ha mantenuto una certa predisposizione all’etica punk fai-da-te della giovinezza, anche oggi che di anni, i tre, ne hanno più di 50. Questo li rende, da sempre, difficili da classificare, essendo una strana fusione di post-rock, punk, blues, jazz. Le radici emotive dell’hardcore, invece, sono rintracciabili molto soggettivamente.

Mi rendo conto di questo. Mi espongo alla critica. Gli ascoltatori più anziani ci ritroveranno i pre-Fugazi di Guy Picciotto e Brendan Canty dei Rites of Spring. I meno giovani avanzeranno rapidamente al 1994 e ai Sunny Day Real Estate. Qualunque sia l’influenza che ci sentiate, comunque, la linea comune, il tratto che condivideranno tutte le suggestioni sarà la mancanza di paura a esprimere la propria vulnerabilità in una scena ingombra di cazzodurismo. Come dicono a Versailles. Sono semplicemente arrabbiati e lo esprimono liberamente.

Il punto in cui i Karate di Boston si inseriscono nella storia dell‘hardcore e del post-hardcore di Washington DC è un richiamo soggettivo ed emozionale.

Non c’è niente di oggettivo, è una mia idea. Loro stessi negano di averli voluti emulare, pur ammettendo di amare i Rite of Spring (1985). I testi apparentemente personali, nonostante il netto tocco di romanticismo dei Karate, tuttavia, direbbero il contrario.


STREAM LIVE – KARATE, MAY 2000


Nella loro carriera ultradecennale, i Karate hanno costruito un solido catalogo di musica e una rispettabile base di fan che si è riversata al Magnolia, nonostante il caldo, le zanzare e la data, 1 agosto 2022, non proprio di punta nella vita meneghina.

Palco piccolo e pubblico delle migliori occasioni, soprattutto a livello partecipativo. Ha cantato tutti i pezzi. Chiamato dal post-rock, dal jazz, dal rock indipendente, dal post-hardcore, il pubblico è rimasto sentimentalmente legato al trio/quartetto di Boston. La capacità di Geoff Farina e soci di arrangiamenti in stile jazz sciolti, silenziosi e sottili, filtrati attraverso uno stile rock cerebrale e catartico ha mantenuto vivo l’amore per la band anche dopo 17 anni.

I confronti con altre band underground come Codeine e Slint sono stati spesso disseminati nella storia della band, dal 1993 al 2005 quando si sono sciolti, ma i Karate hanno formato la propria solida piccola nicchia che non li lascerà e che ne divulgherà il verbo finché avrà orecchie per intendere. 

Penso che la nostra piccola nicchia sia un territorio conquistato a fatica. Non siamo la band più cool del momento e non lo siamo mai stati. Quindi, dire che sei un fan dei Karate è probabilmente come vantarsi di essere nel club dei dibattiti al liceo.

Geoff Farina a Splendid (1 settembre 2005)

KARATE 01.08.2022 – MAGNOLIA, MILANO


I tre hanno frequentato il Berklee College of Music, celeberrima scuola musicale di Boston. Il cantante e chitarrista Geoff Farina si pagava il College – che frequentava oltre all’Università del Massachusetts – suonando il basso in gruppi jazz. Incontrò così il compagno di studi Gavin McCarthy, con cui aveva suonato in varie combo jazz e alcuni gruppi pop, tra cui The Swirlies. I due decisero, quindi, di formare i Karate nel 1993 con il bassista Eamonn Vitt. Pubblicarono, così, il singolo di debutto nel 1994. Questo li portò a firmare un contratto con l’etichetta indipendente Southern Records e a pubblicare il loro primo album omonimo nel 1995.

Poco prima della sua uscita dalla band, Vitt decise di passare alla chitarra. Quindi, il compagno di stanza di Farina, Jeff Goddard, diventò il bassista dei Karate. Goddard, che aveva studiato jazz a Berklee e che aveva frequentato il Conservatorio di musica del New England, aveva suonato in varie band punk tra cui i Moving Targets. Non un dettaglio da poco per andare d’accordo con gli altri due.

La nuova formazioni ci mise un po’ a trovare il proprio suono, influenzato dal jazz e impostato su melodie tipiche del rock indipendente.

Abbiamo dovuto cercare un’identità musicale. Abbiamo tutti avuto una formazione musicale molto formale e contemporaneamente esperienze nel mondo del rock, dove si suona un’altra lingua. Penso che nessuna delle due lingue sia sufficiente. É interessante usare una lingua per portare l’altra a un pubblico che, altrimenti, non l’ascolterebbe. Non vogliamo avere dei limiti. Non vogliamo essere un gruppo rock o fusion che spinge il proprio cliché. Scopriamo elementi che ci piacciono e li mettiamo dove vogliamo […].

[…] I Karate non si sono mai seduti a decidere come avrebbero suonato. Non abbiamo mai parlato seriamente di un concetto di suono. Ha funzionato come ha funzionato. Penso che a tutti noi piaccia molta musica oscura e non ci piacciono necessariamente le stesse cose. So che non voglio far parte di una band super punk rock o di una band super slow Swervedriver. So che mi piace quello che suoniamo.

Geoff Farina a Metro Times (Detroit, MI), October 2, 2002

Nel 1997, i Karate pubblicarono il loro secondo album, In Place of Real Insight. Nel mentre, l’instancabile Farina, iniziò anche una carriera da solista con il suo disco di debutto Usonian Dream Sequence. L’anno successivo, i Karate pubblicarono lo straordinario album The Bed is In the Ocean, che NME descrisse come:

… explorations into pensive, slow-burning jazzcore and stream of subconsiousness prose. And, as always, it’s a beautiful trek.

Il successo fu così grande che la band andò in tournée senza sosta per i due anni successivi. Nel 2000, Farina pubblicò il secondo disco da solista, Reverse Eclipse, mentre Unsolved dei Karate riempiva gli scaffali del mondo.

Durante il tour per Unsolved, i Karate iniziarono a scrivere canzoni per un nuovo album che non sarebbe stato registrato fino alla fine del tour. Nel 2002, così, la band pubblicò Some Boots. Il suono dei Karate si basava spesso su strutture sciolte e assoli di chitarra prolungati. Come disse Farina a Omaha Weekly il 9 ottobre 2002, tutti quegli assoli erano improvvisati in studio:

Quando abbiamo registrato, ho fatto cinque assoli di chitarra per ogni canzone. È una parte importante di ciò che facciamo, ma sono anche strutturati. Sappiamo esattamente dove iniziare e dove fermarci.

I Karate ripresero, quindi, un programma di tour senza fine anche dopo l’uscita di Some Boots. Per la band, suonare dal vivo era importante tanto quanto pubblicare gli album. Secondo Farina, infatti, è anche il modo in cui molte delle canzoni che verranno registrate si possono affinare. 

Una cosa che mi piace dell’essere in questa band, e che penso sia diverso da molte band, è che siamo totalmente concentrati sul suonare dal vivo e fare molti spettacoli. Penso che non si possa mai conoscere davvero bene una canzone finché non la si suona dal vivo un sacco di volte.

Geoff Farina alla Punk Rock Academy, 1 settembre 2005

Al rientro a Boston, dopo il secondo tour estenuante, i Karate avevano già stabilito le tracce per un nuovo album e si presero una pausa, tanto necessaria quanto meritata, per circa nove mesi, nel 2003. Non solo la loro band e le relazioni personali erano tese, ma stavano cominciando ad avere ripercussioni anche sulla loro salute. 

Penso che tutti noi avessimo bisogno di una pausa. Mi sono ammalato spesso verso la fine del tour, quindi ne avevo bisogno dal punto di vista della salute.

Farina a Tweed Magazine, 1 settembre 2005

Nel 2004 la Southern Records pubblicò Pockets che, secondo Farina, conteneva alcune delle canzoni più brevi dei Karate fino a quel momento.

Con Vitt andatosene definitivamente, il chitarrista dei Codeine Chris Brokaw si era unito alla band per alcune tracce del disco, prendendo parte anche al tour del 2004.

Penso che la cosa che è successa con Pockets è che prima non avevamo mai fatto un disco finendo le idee. Con Pockets abbiamo finito le idee.

Geoff Farina a Tweed, 1 settembre 2004

L’album ricevette una stampa positiva, inclusa una recensione di prim’ordine da CNN che scrisse che erano le migliori canzoni della loro carriera: 

Pockets is a companion for the thinking man and woman. A beautiful blend of blues, jazz, and post-rock that is at times meandering and achingly beautiful, other times upbeat and, well, groovy.

In realtà, registrato prima di Pockets, ma non pubblicato fino al 2005, l’uscita finale dei Karate fu un EP di cover.

L’impronta speciale della Konkurrent Records per In the Fishtank richiese ai Karate di registrare un EP per il loro progetto numero 12: band in studio per due giorni e via. I Karate scelsero la loro interpretazione post-rock di canzoni di artisti come The Band, The Minutemen e Billie Holiday.

Dopo aver suonato il loro ultimo concerto il 10 luglio 2005 a Roma, e poco dopo l’uscita del disco, in un post sul sito ufficiale di Farina, Geoff annunciò lo scioglimento dei Karate:

Non potevo più continuare con la band per una serie di motivi personali, il più importante dei quali è che ho sviluppato problemi di udito a causa di molti anni di suoni scenici pericolosamente alti.

Dopo aver visto uno specialista e aver tentato di continuare a lavorare con i Karate, Farina decise che non poteva più suonare con la band. Avrebbe continuato, però, a lavorare sulla propria musica.

Lo scorso settembre, Numero Group ha ristampato i primi due album della band. A questi è seguito l’annuncio della ristampa del terzo disco, The Bed Is In The Ocean (1998). Ad alcuni mesi dalle prime riedizioni, Geoff Farina ha dunque annunciato il Reunion Tour statunitense per luglio 2022.

Date che hanno segnano il ritorno dal vivo a ben 17 anni dallo scioglimento. Eccoli, quindi, al Magnolia, con 17 anni in più e la solita etica punk fai-da-te della gioventù. Neppure il look è parso troppo diverso. I capelli e i cappelli non ci sono più, in compenso. Anche noi siamo più vecchi, ma, grazie ai Karate, siamo tornati, per qualche ora, a quelle notti universitarie post-esami, tra aperitivo, pizza con grandi discorsi sul cinema, risate, birra, zanzare e quella musica, post-rock e post-hardcore, che sembrava ancora in grado di riassumere tutti i nostri stati d’animo. Un giorno, probabilmente, i Karate saranno il nostro Antonello Venditti post-rock, quelli delle notti post-esami.