Stream Doc: Stones Throw Records e i vinili che pesano una tonnellata

La Stones Throw Records ha dato vita ad album i e brani che hanno cambiato la musica degli ultimi 20 anni se non di più. Ha pubblicato i dischi di artisti come: Madlib, J Dilla, Dam-Funk, Anderson.Paak, Snoop Dogg, Aloe Blacc, Oh No, Mayer Howthorne, J Rocc, Guilty Simpson, Strong Arm Steady, Baron Zen, Knxwledge e molti altri.

Nel corso della storia dell’hip-hop, ci sono un gruppo di etichette discografiche indipendenti molto importanti che hanno contemporaneamente spinto il genere in nuove direzioni sonore. Hanno sicuramente mantenuto vivo sopratutto lo spirito b-boy. Su questi termini magari apriremo più in là una parentesi, tenete l’icona aperta.

Alcuni di queste etichette non esistono più come la Rawkus, Def Jux, First Priority, Sleeping Bag mentre altre vanno ancora alla grande. Una di queste, eclettica e innovativa come nessuna, è propio quella fondata da Peanut Butter Wolf

Il documentario di cui vi parliamo oggi, Our Vinyl Weighs A Ton e di Jeff Broadway. Questo racconta abilmente e ad arte la storia della Stones Throw mentre raggiunge grandi vette e scende a bassi profondi. All’interno si mescolano filmati amatoriali, interviste, animazioni e, soprattutto, un sacco di musica e filmati performance.

Un’importante sezione del documento descrive nel dettaglio il progetto Madlib Invazion. Non si può sopravvalutare quanto sia stato importante Madlib per il successo e l’importanza di Stones Throw. Senza la sua straordinaria produzione, il suo rap perfetto (incluso il suo personaggio acuto e deviante di Quasimoto) e le collaborazioni con altri artisti tra cui Dilla e MF Doom, Stones Throw probabilmente non sarebbe dove è oggi. 

Questi due artisti hanno anche le loro sezioni, tra cui un tributo davvero commovente a Dilla, morto all’età di 32 anni nel 2006 a causa di complicazioni dovute a una malattia del sangue. Questa è un’altra storia che vi racconteremo tra non molto. Pensate che in alcuni filmati amatoriali, viene portato sul palco su una sedia a rotelle mentre una folla adorante canta il suo nome. Probabilmente in una delle ultime apparizioni pubbliche che ha fatto prima di lasciarci.

Nonostante il clima di positività che caratterizza gran parte della musica pubblicata dalla Stones Throw, l’etichetta ha le sue radici nella tragedia. Il fondatore Chris Manak (alias Peanut Butter Wolf) è cresciuto come un onnivoro fan della musica e DJ a San Jose, in California. Ha creato un disco con il suo amico d’infanzia, il rapper Charizma

Poco dopo aver firmato un contratto discografico, il ventenne Charizma è stato assassinato da un rapinatore d’auto nel 1993. Manak ha fondato Stones Throw tre anni dopo come un modo per pubblicare finalmente la loro vecchia musica, aprendo un negozio nel quartiere di Highland Park a Los Angeles.

Verso la metà degli anni 2000, Stones Throw aveva iniziato a sviluppare una reputazione come una sorta di Motown per MC particolari. Ha trovato il suo equivalente di Smokey Robinson in Madlib, un prolifico e prodigiosamente talentuoso beatmaker e rapper. Il suo Rick James nell’eccentrico mascherato MF Doom e la sua tragica figura di Marvin Gaye in J Dilla, il cui intoccabile capolavoro strumentale: Donuts. Il disco è stato pubblicato per l’etichetta tre giorni prima che morisse. Non hanno ancora trovato la loro Diana Ross ma mai dire mai…

La sua influenza nella musica di oggi in questo documentario è sottolineata dal numero di figure delle major che si presentano per parlare dell’etichetta. 
Beastie Boy Mike D, Tyler, the Creator, Common, Questlove e il rappresentante A&R del Warner Music Group Mike Caren fanno tutti delle apparizioni. Persino Kanye West, che trascorre un buon minuto e mezzo cercando e fallendo di descrivere il genio di J Dilla in termini puramente musicali, prima di stabilirsi finalmente su una metafora del campo sinistro che è sorprendente, oscena e completamente accurata.

L’unica cosa che manca forse è un’idea dietro le quinte di come un’etichetta così provocatoriamente anti-commerciale riesca a rimanere solvibile in un momento in cui così tante operazioni di targeting mainstream hanno chiuso i battenti. Comunque sia, state per guardare il documentario sull’etichetta più estroversa e strabiliante di sempre made in U.S.A., l’originalità degli ultimi 30 anni nella musica passa da qui.

A Philadelphia si dice che bisogna sempre andare a letto con i pantaloncini da basket e le calze da gioco: because if you never know, games breakout. Perché non si può mai sapere se c’è una partita da giocare nella notte. Ecco se fai musica e la ami… non puoi toccare uno strumento se non hai ancora visto questo documentario.
Don’t Sleeepp On ThisSs!


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