Ensi ritorna sulla scena con il singolo Ho La Hit insieme a Massimo Pericolo. È un provocatorio ritorno alle origini con le barre affilate dalla fame di chi ha appena conosciuto il mondo del rap/hip-hop.
Non si fanno sconti, si tiene il tempo su un beat prodotto da Crookers, che alza ancora una volta il livello d’originalità in Italia. Il brano fa parte dei pezzi che Ensi sta portando live in giro per l’Italia e domani sarà qui a Milano in Santeria Toscana 31. Meglio accaparrarsi un biglietto prima che finiscano (clicca qui).
Abbiamo avuto la possibilità di scambiare una chiacchiera con lui e ascoltare due dischi molto particolari, non vi spoileriamo più niente eccovi l’intervista:
È uscito da poco il pezzo con Massimo Pericolo, come sta andando?
Ti è piaciuto farlo?
Ensi: «Si, tantissimo. È un artista che stimo molto, trovo molti punti in comune nella profondità della scrittura. Quello che abbiamo fatto non andava molto in quella direzione ma il proiettile andava ad altezza uomo.
Sono molto contento perché è uscito in un momento dove stanno calibrando tutti le mosse sulla scacchiera del rap italiano dove sono ancora lì a capire cosa fare, con chi mettersi… con quali autori… quanto mettere di sponsorizzata e bla bla bla bla…
che palle! Io c’ho voglia di fare rap, musica!
Mi sono beccato con un collega bravo in studio e senza peli sulla lingua abbiamo detto quello che ci andava di dire anche perché la base ci chiamava quello. Ci siamo divertiti a fare rap come se fosse stata la prima volta per entrambi. È stato molto figo».
Stai lavorando molto con Crookers nei tuoi ultimi progetti, com’è nata questa voglia tra voi due? C’è un aneddoto che puoi raccontarci?
Ensi: «Per gli aneddoti divertenti servirebbe un’intervista a parte! Comunque è anche questo che ci porta a fare musica insieme. Perché un conto è fare dei bei pezzi ed essere contenti, quelli potresti farli quasi con chiunque, mentre la sinergia che abbiamo trovato insieme è pazzesca.
Ci sono bravi produttori che mi danno delle belle basi e ci sono bravi rapper che gli possono scrivere belle canzoni. Dopo aver lavorato ad un EP insieme abbiamo creato un bel rapporto. Ci sentiamo quasi quotidianamente. Sono molto contento di lui e poi dal punto di vista musicale è troppo forte e troppo avanti.
A noi ci va quello che ci piace fare e anche se, forse, può andare in controtendenza nel mercato musicale.
Prendo le mie decisioni con coraggio in un mercato che magari non si aspetta quello che sto per pubblicare. Mi prendo anche le mie responsabilità e se non fa 10 milioni di streaming, amen. Però sappiamo che quella roba con Crookers è iconica ed è forte per chi segue davvero questo genere. Diventa poi influente molto di più di un singolo ascolto.
Con Domani volevo fare il cazzo che mi pareva, poi arriverà anche il momento in cui la mia direzione sarà nel mezzo. Sono un fan di questa merda, trovo sempre qualcosa di nuovo che mi stimoli che mi faccia dire: WOW!
Non mi rompete il cazzo con questi pensieri futuristici inutili. Mi piace il mio genere musicale e cerco di cucirmelo addosso con tutte le sue sfumature. Altri invece sembra sempre che vogliano distanziarsi da questa roba. È una follia».
Concordo. Volevo farti ascoltare dei brani a occhi chiusi… ti va?
Clicca qui per ascoltare.
Ensi: «Questo è One Mic, Oltre!».
Cosa provi riascoltandola? Cosa provi riascoltando questo boom bap che spinge ancora oggi?
Ensi: «La gara del più coerente non porta da nessuna parte. Ti svelo una barra che ho scritto l’altro giorno:
La coerenza ripaga in monete di lacrime. Per me è la verità ma conosco solo questo modo di fare musica. Non mi sveglio la mattina e dico di voler essere il più vero di tutti nella musica.
Io faccio la mia di musica, continuo a fare il suono che amo fare. Vivo una continua evoluzione e sono sempre stato anche in pieno timing con quello che succedeva nel resto del mondo. È da poco uscito il disco di Pusha T e ora uscirà quello di Kendrick Lamar, dubito che ci sarà un pezzo reggaeton, perché il genere è quello.
Non è una gara a chi è più coerente. Questa cosa della coerenza è diventata come uno scudo però per me, sono inattaccabile e mi lusinga ma non è una gara.
Negli ultimi anni io sono andato dritto come un treno e ho fatto la mia roba, quella in cui credevo e in cui mi sento bene nel farla. Credo di maturare in molti aspetti ogni volta che pubblico un progetto».
Quando ti sei innamorato per la prima volta dell’Hip-Hop?
Ensi: «Be’… non so identificare un momento nello specifico. So identificarti un momento nella mia vita in cui ho sentito che questa musica era un movimento, un peso culturale. Ero in una jam session che si chiama Il Tributo con tutta la scena di Torino, stiamo parlando del 2000, gli anni della grande depressione.
Era finita la magia dei ’90 e non era ancora ripartito tutto. Esser lì tra la gente vedendo i breaker sul linoleum, l’odore degli spray, le gare di freestyle… i concerti poi della sera. Io non potevo restare dopo cena perché troppo ragazzino e i miei non me lo permettevano. Quella volta sono dovuto tornare ad Alpignano prendendo quattro pullman. Avevo il coprifuoco.
Questa cosa comunque mi ha flashato e ha acceso dentro di me qualcosa che mi ha stimolato nel voler sapere sempre di più su tutto questo. Bramavo di voler conoscere, bramavo di voler far sentire la mia musica agli artisti che mi piacevano. Ascoltavo musica 24h su 24h per sette giorni su sette.
Non so spiegarti è stato come il richiamo della foresta, qualcosa che ti sfonda la testa.
Io non ho mai avuto la casa piena di Hip-Hop, i miei genitori non hanno mai avuto una grande cultura musicale. Mio padre non ascoltava nemmeno i Parliament da poter dire che mi piaceva il sound. Mio padre saltava da Renato Zero a Leone Di Lernia come se nulla fosse.
Ho scoperto questa cosa con mio fratello e ci è cambiata la vita. Quando uno dice ‘la musica mi ha salvato’, io non è che arrivo dal Gambia o da situazioni peggiori, ma la musica mi ha salvato a livello mentale, culturale: il non dover stare per forza alle regole. Ovviamente questo non vuol dire essere anarchico, vuol dire farsi delle domande.
Il rap mi ha insegnato questo, il rispetto per le persone, per le culture. Io non ho mai avuto del razzismo dentro di me, la mia cameretta aveva solo poster di black people. Uno non ci pensa ma questa formazione mi ha permesso di essere l’uomo che sono oggi e credo con una grande apertura mentale. Questa musica ti dà questa possibilità: dai riferimenti al cinema, allo sport, alla letteratura e alla cultura moderna. Traducendo le liriche che ascolto mi chiedo sempre, di cosa sta parlando?
Ma questo film l’ho visto?
Cosa sta dicendo?
Non so se ho reso il concetto: questa è Cultura con la C maiuscola! Ma di cosa stiamo parlando…».
Anche il beat, la base, ha un’altra cultura al suo interno, il cosiddetto sample. La ricerca di un disco che non si conosceva, da cui poi si prende la melodia che è stata arrangiata magari negli ’60 o ’70… cioè un disco nuovo che racchiude dentro altri dischi, altri artisti, altra musica…
Ensi: «In questa roba c’è molto nerdismo. Non essendo un produttore, questa cosa dei sample l’ho sempre vista come un miraggio. Ora che è arrivato Who Sampled andiamo in discesa senza dover frenare… vai a scoprire il pezzo originale da dove hanno preso questo break in loop e voli perché ti ricordi il pezzo che conosci tu.
Mi è successo tra l’altro di recente con i Subsonica perché chiudono il live con un pezzo degli Electric Light Orchestra che si chiama Mr.Blu Sky. Io non conoscevo la versione originale ma quella di Common sul disco The Dreamer, the Believer. Bro, io quel brano originale lo metto su la mattina per dirti. Me lo ascolto quasi sempre.
Vedi come s’incastrano poi le cose… i Subsonica non conoscevano la versione di Common, gliela feci ascoltare e rimasero entusiasti della versione. Ovviamente No I.D., super producer che ha cambiato il game. Mi piace sentire i sample ma non è proprio il mio mondo, sono attratto da altro, dalle liriche».
Visto che hai introdotto i Subsonica, ti chiedo: come stanno andando le date con loro? Ti ho visto anche sul palco con Axos per il pezzo Padri… sei sempre adrenalinico sul palco.
Ensi: «Loro li conosco da anni, Samuel collabora con me da 10 anni, io ho fatto dei pezzi con loro e loro con me. Siamo amici e sono artisti che stimo e rispetto senza paragoni e a livello umano con loro mi trovo benissimo. Sono la band più figa di tutti i tempi, hanno 50 anni e dal vivo ti devi proprio togliere… sono untouchables.
Onorato di far parte di questo tour, stiamo facendo tutte le date assieme. Andando in giro con loro, per esempio, posso dirti che sta prendendo forma sempre di più la mia voglia di girare e suonare con una band. Già sai che quando arrivo a suonare così c’è poca competizione, il giorno che arriverò con la band sarà finita per gli altri, o si danno da fare o…».
Un pò alla The Roots insomma…
Ensi: «Esatto. Non ti nego che il terzo capitolo della trilogia che è stato spostato per vari motivi, andava proprio in quella direzione. L’idea non l’ho abbandonata ma solo accantonata con altre cose. Spero in un futuro, ma forse già il 2023 potrebbe essere il momento giusto».
Ho un ricordo nitido con te che risale al 2005 nel 2TheBeat alle Cave Di Cursi a Lecce. Off stage, abbiamo parlato di dischi, uno in particolare era The Listening dei The Little Brother.
Ensi: «Certo! Ma certo!».
Sentire per me una persona che lo conosceva è stato assurdo, perché all’epoca non c’era Amazon e non si trovavano i dischi Hip-Hop, io avevo tre ore di pullman addosso fino a Roma da Avellino per comprar…
Ensi: «Mamma mia… mi stai dicendo una roba che mamma mia. Guarda, l’altro giorno avevo pubblicato in una stories il pezzo I Try di Talib Kweli di quegli anni e un tizio mi ha risposto dicendo: perché condividi questa roba che il disco faceva schifo!
Effettivamente non era un bel disco però i Little Brother mi piacevano moltissimo, era rap per i rapper no? Comunque per chi amava un determinato sound».
C’è un disco a cui sei molto legato? Che ascolti nei momenti della vita in cui perdi la strada?
Ensi: «Ultimamente cerco di ascoltare, in quei momenti, roba che non è nel mio genere. Per esempio la dancehall, il reggae che sono stati sempre una mia passione. Ascolto tanto di questi generi perché mi aiuta anche a trovare delle formule nuove lontane dalla mia zona di comfort. Di dischi Hip-Hop ne ho uno che ogni volta che lo metto su va sopra qualsiasi cosa. Parlo di The Score dei Fugees, è il mio preferito in assoluto.
Be’ è prodotto da Dio anche il mixaggio e mastering, quando lo metti su…
Ensi: «Va be’ non fare il nerd! Ora!». (risata, n.d.r.)
Touché, touché, touché. Hai citato il reggae e mi è venuto subito in mente il Culture Clash…
Ensi: «Guarda che se devi parlare con me del Clash, sai benissimo che devo parlare male dei colleghi, dai!! Non mi piace parlare male dei colleghi».
No, aspetta non volevo dire…
Ensi: «Ce l’hanno ragnato il Clash! Scrivilo pure che se qualcuno ha qualcosa da dire alzi la cornetta e faccia il mio numero. Non c’è stata storia! Io sono un fan di quella roba lì! Ho perso delle battle, sono sceso e sono stato zitto. Quel giorno abbiamo perso ma non meritavamo di perdere e lo sai tu e tutti quelli che c’erano, anche chi ha vinto. Va bene così. Tanto pensa che da lì con Real Rockers ci abbiamo fatto 20 date live subito dopo».
Infatti, volevo dire che è stato uno show pazzesco. Un bel periodo per la musica e la mia domanda era: lo rifaresti?
Ensi: « CERTO! Io sono nato per fare quella roba là! Sono nato per i Clash. A livello culturale per me è il massimo confronto in maniera sportiva. Quando dico che ce l’hanno ragnato non ho nulla contro i miei colleghi anzi… sono passati tanti anni e non mi sono offeso per 10 minuti però raga, non c’è stata storia. Potevamo fare meglio l’ultimo round ma come si dice in gergo era da Lock Off, dovevano chiudere il sound e andare a casa».
Tornando al tuo ultimo singolo, in cover c’è un booster…
Ensi: «Ci ha scritto anche il proprietario di quel booster! Allucinante, ovviamente è una foto presa da internet».
Grande! Però nelle tue liriche, il Booster, ritorna sempre è la prima volta che lo metti in copertina.
«Be’ sono uno zarro di Alpignano cresciuto negli anni 2000…».
Ma l’hai avuto?
Ensi: «Sì, sì, ho avuto un Booster Next Generation per tre o quattro anni, poi mi sono fatto male perché sono scivolato e mi sono rotto tibia e perone».
L’ultima domanda: hai presente il film Ritorno Al Futuro? Dove andresti con la DeLorean? In che data?
Ensi: «Chi dice che vuole andare in avanti per me sbaglia tutto! Io voglio andare indietro, sono troppo curioso. Voglio andare all’origine di tutto, non ho una data precisa. Forse tra i Primitivi; di certo non vorrei andare negli anni ’50. Forse sarebbe stato bello anche nei ’70-’80, ma mi piacerebbe andare molto indietro perché secondo me ci hanno mentito! Questo però è un altro discorso».
Esatto! Anche secondo me! Comunque ora ci vediamo sotto al palco.
Ensi: «Sì, assolutamente».
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