Tra i tanti media che si occupano di surf ce n’è uno di cui sono un accanito fan. É un podcast: The Temple Of Surf (premi qui). Ha uno strano parallelismo con Isaac Asimov, Rudy Rucker e la Fondazione.
Sono come Galactus, cui araldo è Silver Surfer. Diversamente da lui, però, non divoro pianeti ma letteratura di genere. Tra i generi, appunto, che fagocito, non manca la sci-fi, la fantascienza. Se Isaac Asimov ipotizzava un futuro lontano plausibile, Rudy Rucker, uno dei padri meno conosciuti del cyberpunk nonché appassionato surfer, ne ipotizzava uno molto più prossimo e, quindi, possibile.
STREAM INTERVIEW
Per chi ha divorato sci-fi viene naturale cercare riscontri nella realtà. Spesso si trova nel presente distopico in cui ci muoviamo ma, a ben guardare, e sapendo collegare, nel presente ci si imbatte in cose che, all’epoca dell’uscita di Mirrorshades (1986) di Bruce Sterling, erano utopia.

Tra i tanti media che si occupano di surf ce ne’è uno di cui sono un accanito fan. È un podcast: The Temple Of Surf (premi qui).
The Temple Of Surf è una idea di Alessandro (non vuole rendere pubblico il cognome, N.d.R.), nata circa 2 anni fa. Non è un podcast come gli altri perché parte dal concetto che la storia del surf cominci uscendo dalla narrazione orale delle isole, in uso nei secoli precedenti. Nei primi decenni del secolo scorso, infatti, su riviste di surf, libri, e filmati con articoli, la narrazione inizia con il secolo scorso e arriva fino a i nostri giorni. Per prendere un riferimento noto anche a chi non è proprio un hardcore surfer ed in parte facendo un torto ad altri pionieri, ma rimedieremo, inizia da Duke Kahanamoku e arriva a oggi.

Partendo da questo concetto, Alessandro giunge alla geniale conclusione che la storia del surf possa essere raccolta in un Tempio virtuale, raccontata dagli stessi protagonisti, divinità del surf. La maggior parte dei protagonisti della surfing history, infatti, è per lo più ancora viva, anche se non tutti. In effetti, però, anche coloro i quali non sono più tra noi, sono ancora presenti nel racconto della loro storia, delle evoluzioni e rivoluzioni che hanno definito la crescita del mondo del surf. Cambiamenti che hanno cavalcato, spesso provocato e anche subito.
La conduzione di The Temple of Surf è colloquiale e divertente. Come se ci si trovasse intorno a un fuoco, con le birre in mano, dopo una surf session; al tramonto, con Rob Machado, Devon Howard, il compianto Greg ‘Da Bull’ Noll, Robert ‘Nat’ Young e altre surf legend.
Non aspettatevi pedanti dissertazioni tecniche – siamo tra surfer e non tra velisti – o argomenti da iniziati. Tutto è molto fruibile per chiunque si stia approcciando al surf.
STREAM PODCAST
Il tono tra il faceto e il serio cristallizza la storia del surf e, al contempo, la tramanda ai posteri. Esattamente come facevano gli psico-storiografi della Fondazione nella saga sci-fi di Isaac Asimov; con un tono cyberpunk allegro, alla Rudy Rucker.
Il primo intervistato di The Temple of Surf è stato Rob Machado. A lui sono seguite una sequela di surf legend. Chi ancora non è stato possibile intervistare è King Kelly Slater.
Il pantheon è tanto vario quanto assortito, proprio come lo è il surf-mondo. Si compone di surfer campioni del mondo; surfer che non lo sono per scelta; surfer che hanno diffuso e arricchito culturalmente l’universo del surf in diversi ambiti. Shaper, scrittori e molto altro ancora, fino a formare il vorticoso caleidoscopio di cui è composto il surf-mondo. Alcuni personaggi non sono ancora surf-legend, altri non lo saranno mai, ma questo è un Tempio dove gli Dei del surf convivono nello stesso spazio dei surfer più quotidiani.
Al di là delle capacità ogni surfista, ogni giorno, fa il proprio. La famiglia è quella e… come si dice? Family first!
Attenzione che il termine surf legends non è un termine inglese a caso, vezzo molto diffuso all’ombra della Madonnina! Lo si usa per la sua neutralità di genere. Non fa distinzione tra uomini e donne, tutto è in proporzione reale. Le quote rosa nel surf non esistono, non siamo in politica, betties and dudes! Non aspettatevi, quindi, di essere di fronte a un podcast che perpetua maschilismo e sciovinismo.
Non vi farò la surf-legend list perché rischierei di annoiarvi e togliervi il piacere dello stupore che porta la scoperta. Vi garantisco che The Temple Of Surf è uno strumento che va al di là del mero entertainment. Vale la pena ribadirlo: si spinge nel terreno della testimonianza per i posteri. Cosa stupefacente è la mancanza di advertisment nel podcast.
Circa lo psico-storiografo, deus ex machina di The Temple of Surf (premi qui), si sa solo che si chiama Alessandro (il nome rimanda alla mitica biblioteca di Alessandria d’Egitto). É italiano ma non vive in Italia. É un surfer e non ritiene che altre informazioni su di lui siano utili alla sua opera.
D’altronde: conoscete forse il nome di uno degli psico-storiografi della Fondazione?