Ieri è stato il secondo anniversario della morte di Maradona. Lo abbiamo ricordato in Radio, a C’era una volta il Mondiale d’estate. Trasmissione che con il gruppo storico di C’era una volta O Rei stiamo realizzando in collaborazione tra RIS8Lifestyle e Radio Nerazzurra.
Poco dopo la sua scomparsa mi chiesero di partecipare a un podcast su Maradona, appunto, a Radio Popolare. Roberta Lippi è un’amica, una vera fuoriclasse, e accettai. Dissi sì d’istinto, senza riflettere, senza ben sapere cosa avrei potuto dire di Diego e Maradona (PREMI QUI PER ASCOLTARE)
Non mi ero mai fermato a rifletterci, lo davo per scontato. C’era sempre stato. Sono calcisticamente nato con lui. Nel senso: sono nato nel 1981, la prima immagine che mi ritrae davanti alla Tv con la bandiera dell’Italia risale all’estate del 1982. Io non ho ricordi, come ne ho pochi del 1986. Da lì in poi, però, nacque la mia passione per il calcio, esplosa definitivamente con Italia ‘90.
Ricordo ogni istante di Diego in campo. Ricordo nei dettagli ogni momento in cui ho visto in televisione le cose che faceva in campo.
Ricordo ogni fotogramma di Maradona e di quel calcio inarrivabile. Ero piccolo per andare allo Stadio con frequenza e libertà, ma ricordo di averlo visto anche dal vivo, come avversario.
Ricordo ogni secondo di Maradona in campo. Mi era molto antipatico. Non poteva essere diversamente, era l’avversario imbattibile della squadra che amavo e per cui tifavo. L’unico che odiavo più di Maradona era Caniggia. Proprio per questo ho sempre detestato, da bimbo, l’Argentina. Ricordo ancora la gioia per la vittoria del Camerun all’esordio di Italia ‘90. Avevo 9 anni e dalla finestra vedevo i palloni che volavano fuori dal nuovo Stadio di San Siro, che si era trasformato in un’astronave.
Ricordo anche l’eliminazione dell’Italia in semifinale, a Napoli. In sostanza, i nemici di quel me bimbo tifoso mi avevano fatto piangere: Napoli, Maradona, Caniggia.
Ricordo ogni momento di Maradona in campo. Lontano dal Napoli l’ho sempre seguito e difeso perché speravo che tornasse Maradona, quello di cui ricordo ancora ogni fotogramma. Non è tornato mai più.
Forse l’ho rivisto solo in quegli occhi spiritati dopo il gol alla Grecia, prima di uscire dal campo accompagnato dall’infermiera al termine della partita vinta contro la Nigeria. Trasfigurato in volto, come spesso gli è capitato in carriera. Maradona era sempre diverso da Maradona.
Ricordo ogni passo di quell’uscita dal campo, ero certo che sarebbe stata l’ultima volta che lo avrei visto giocare. In quel momento per me è morto Maradona ed è morto il calcio che mi aveva fatto innamorare follemente. Ho sperato che tornasse ancora per un istante, ma non è mai più successo.
Per me Maradona è morto in quel momento e con lui è morto il calcio dell’età dell’innocenza, quello che ti fa brillare gli occhi e battere il cuore senza bisogna di altro. Quel calcio che sembra la vigilia di Natale quando credi ancora a Babbo Natale. Quel calcio di cui ti ricordi ogni istante a memoria e che non tornerà mai più.