Il Caffè Reggio è un caffè di New York City aperto per la prima volta nel 1927 in 119 Macdougal Street, nel cuore del Greenwich Village di Manhattan. Se c’è un argomento che unisce un italiano con americano è sicuramente il caffè, attenzione però perché la conversazione di solito si fa accesa e va sempre per le lunghe.
Se sei un digital nomad a New York e vorresti iniziare bene la giornata, che sia lavorativa o meno, devi fare colazione qui. Cappuccino o caffè accompagnato da qualsiasi altro tipo di consumazione che offre questo magnifico posto immutato dal tempo.

Immutato perché dal 1927 ogni metro quadro non ha subito un solo cambiamento. Partendo da sul esterno in ferro battuto, al suo interno fatto di un atmosfera intatta come la visione di quadri in stile caravaggesco su alcune pareti e una panca che si narra fosse della famiglia dei Medici.
Osservare ciò che accade all’esterno, in uno dei quartieri più artistici di New York, dal vostro tavolino attraverso una delle vetrate del locale, è emozionante e di ispirazione. Se foste degli scrittori la trama del vostro miglior libro potrebbe tranquillamente partire da qui.
Si narra che il cappuccino italiano fu introdotto in America proprio dal fondatore del Caffè Reggio, Domenico Parisi, nei primi anni 20. Noi un po’ ci crediamo perché all’interno si nota questa splendida macchina del caffè datata 1902 che sicuramente emanava il profumo più buono del quartiere. Jackson Pollock, Al Pacino, John Kerouac, Gregory Corso, Allen Ginsberg, la first lady Eleanor Roosevelt e molti altri… Ma sopratutto il leggendario Bob Dylan si sono seduti più di una volta a questi tavolini.
In questo angolo di New York e dentro queste quattro mura c’è anche tanta Hollywood, a partire da Il Padrino Il a Shaft, da Serpico e Next Stop a l’ultimo dei fratelli Cohen intitolato Inside Llewyn Davis. Un’altra piccola curiosità, raccontataci al nostro primo caffè, fu che il ventilatore da soffitto viene dal set di Casablanca.

Qui ci passò anche Isaac Hayes, che scrisse una canzone sul Caffè Reggio per Shaft e Peter Stackpole che vi fotografo Sophia Loren. Così su due piedi, non vi sembra un posto magico per iniziare la giornata?
“The goofy foolish / human parade / Passing on Sunday / art streets / of Greenwich Village”.
Jack Kerouac
Avviso ai naviganti:
Ancora oggi se un newyorkese vi dicesse: ci vediamo a the city!
Intende esattamente questa zona della città e non il suo vero significato generale. Sulla stessa strada un passo più avanti troverete anche il Cafe Wha?, che di caffè non ha niente e infatti non è aperto sicuramente la mattina ma alla sera avreste potuto trovare sempre Bob Dylan, Jimi Hendrix (che è stato scoperto qui), Bruce Springsteen, Kool and the Gang, Bill Cosby, Richard Pryor e molti altri… il seminterrato più “Damn!” di NYC! Come dicono loro.