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Saul Steinberg: la consapevolezza de La Linea

Saul Steinberg, almeno apparentemente, c’entra poco o nulla con il disegno inteso come fumetto o illustrazione underground. Figuriamoci, quindi, annoverarlo tra i padri di quest’arte. Tutti i puristi storcerebbero il naso. In un certo senso, però, non è una considerazione così assurda.

Tra gli ispiratori del disegno underground, infatti, si annoverano tipi come Basil Wolverton; per certi versi, Chester Gould (anche se non so fino a che punto possa averne avuto piacere un puritano come l’autore di Dick Tracy, N.d.R.) ed Elzie Crisler Segar. Altri artisti delle origini, derivano sempre dall’humus del comics USA.

Il terreno di Saul Steinberg è europeo. Nasce rumeno di origine ebraica e si sposta a studiare in Italia; più precisamente a Milano, dove frequenta la Facoltà di Architettura al Politecnico (PREMI QUI).

Negli anni milanesi Saul Steinberg, per mantenersi nelle stanze ammobiliate del capoluogo ambrosiano, disegnava vignette e illustrazioni per riviste satiriche come Il Bertoldo e Settebello, rispettivamente di Rizzoli e Mondadori. Questo avvenne finché non si laureò in architettura. A quel punto, però, dovette tagliare la corda a causa delle sciagurate leggi razziali. Si trasferì negli USA, dove si arruolò nella marina militare per il periodo del conflitto della Seconda Guerra Mondiale.

Tornò a Milano più volte. Rimase, infatti, sempre molto legato alla città. Ad accoglierlo nel capoluogo lombardo ci sarà sempre l’amico, geniale quanto lui, Aldo Buzzi, che di Steinberg rimarrà sempre un instancabile ammiratore ed estimatore. Come del resto lo furono Italo Calvino, Eugene Ionesco, Saul Bellow e Roland Barthes… insomma le menti artistiche più brillanti del ‘900.

Non a caso, quindi, pur partendo dal basso, Saul Steinberg verrà subito collocato nell’elite, nel mainstream.

Italo Calvino, (1980) La machine littérature. Essais, Translation by Michel Orcel and Francois Wahl, Seuil, Paris, 1984. Cover: Saul Steinberg, New World, 1964

La sua attività di illustratore e disegnatore lo portò a magazine come Life, Time, Harper’s Bazaar e TheNew Yorker. Tutte riviste non di fumetti, con alte tirature e, quindi, molto popolari. Il suo tratto filiforme lo portò subito in contrapposizione al realista romantico e pienamente pittorico Norman Rockwell, che raffigurava un’America rassicurante e domestica, escludendo scene di violenza e disagio senza ironia.

Non che Steinberg raffiguri violenza o disagio, ma nei suoi disegni c’è quello stupore di chi, per quanto americano, osserva gli USA con stupore divertito ed umoristico. Il suo tratto è assolutamente a-pittorico e realista romantico, al contrario di quello di Rockwell.

Il tratto di Saul Steinberg è una linea, conscia di essere La Linea. É piena di sense of humour, stupito e scettico nel contempo, mai sarcastico ma spesso ironico.

Il New Yorker ha pubblicato parecchi comic artist underground, da Crumb a Shelton passando Burns, senza escluderne alcuno, tanto che ci vorrebbe un numero intero di Friscospeaks per elencarli e approfondire l’argomento .

I disegni di Steinberg sono apparsi 642 volte nelle pagine del New Yorker e 82 volte sulla copertina. Inoltre, Saul Steinberg è materia di studio negli istituti d’arte e nelle università americane e ciò spiega come l’influenza del suo tratto sia entrata nei lavori del primo Rick Griffin, quello dei loghi e delle locandine dei concerti dei Challengers; così come nelle illustrazioni di Josh Agle, più noto come Shag, ma anche di Daniel Clowes (per sua stessa ammissione) e Charles Addams, creatore dell’omonima famiglia bislacca; anche quest’ultimo lontano parecchi parsec dal pedante e rassicurante Rockwell e con uno spiccato sense of humour.


SAUL STEINBERG TALKS (1967)


Chi non manca di citare, incensare e portare ad esempio Saul Steinberg è Art Spiegelman. L’eclettico autore di fumetti e illustrazioni underground, nonché storico ed esegeta, oltre ad avere pubblicato sul New Yorker, ne è stato anche direttore dal 1993 al 2002.

Lo stesso John Holmstrom, allievo di Will Eysner e amico di Spiegelman, ha in alcuni lavori evidenti influenze steinberghiane. Non a caso, fu quello che fece cambiare idea a Spiegelman sui Ramones. Spiegelman non vedeva il surrealismo dei Ramones e, venendo dall’underground hippie, accusava i fast four di essere nazi.

Potremo cercare e trovare influenze del segno di Steinberg nella scena del underground dei disegnatori fino riempire pagine e pagine. Il segno e l’umorismo di Steinberg, infatti, ha influenzato anche le strisce a fumetti che apparivano sui quotidiani. Ad esempio, l’impiegato scansafatiche Bristow di Frank Dickens o il cane alano Sansone di Brad Anderson, il cui proprietario sembra un po’ una parodia di Norman Rockwell. Lo stesso poliedrico Roland Topor è, in un certo qual modo, stato influenzato da Steinberg, non tanto nel tratto quanto nel surrealismo.

Se negli USA La Linea si rivela avere certa influenza sull’underground, oltre che nel mainstream artistico, in Italia il discorso è diverso.

É difficile, infatti, per anni, parlare di fumetti underground e di una relativa scena fatta di riviste. La stessa cosa si può affermare per il resto d’Europa. Qui non mancano di sicuro le riviste che pubblicano fumetti satirici, ma non vi sono riviste di fumetti underground autoctone. Vi sono disegnatori che sembrano più ispirati dal disegno pieno, alla Freak Brothers di Gilbert Shelton per intenderci, che ignorano La Linea semplice e ricercata di Steinberg.

Tuttavia, La Linea ha una influenzato, oltre che nell’ambiente di architetti e designer, anche le opere di Guido Scarabattolo e disegnatori satirici come Vincino che sviluppa La Linea in ghirigori.

L’influenza de La Linea è smaccatamente evidente negli spot animati di Cavandoli, in onda parecchi anni fa. Tuttavia, quest’ultima, seppur in sequenze animate, si rivela meno dinamica dell’originale che dell’animazione ha sempre fatto a meno.

Come abbiamo visto, gli esordi di Steinberg avvengono su riviste umoristiche e satiriche. Cosi in Italia possiamo attribuire a lui anche l’influenza sulle barzellette disegnate de La Settimana Enigmistica di cui è difficile sapere i nomi degli autori. Uno di questi è Antonio Tubino .

Tra gli epigoni di Steinberg c’è l’illustratore e autore di graphic novel Brian Rea, sorprendentemente simile nel tratto ma non nelle arguzie narrative.

In sostanza, si può dire che Saul Steinberg sia stato e rimanga un genio irripetibile, che molto ha influenzato il mondo. La maggior influenza, però, l’ha data negli ambienti meno mainstream. In certi ambienti, infatti, non ha creato epigoni ma una vera e propria scuola. Infatti, gli esempi qua citati sono diversi tra loro e dal maestro, ma tra loro hanno molto in comune, soprattutto l’arguzia.