Uno dei più influenti scrittori del secolo scorso é, oggi, quasi sconosciuto. Sì, perché il genere, o romanzo di genere, è il figlio scapestrato, quello che mette i gomiti nel piatto, in qualsiasi ambito sia: cinema, teatro, musica e figuriamoci in letteratura! È quello della famiglia che, magari, ha fatto più grana di tutti ma non gli si perdonano le sue origini e maniere proletarie, le sue frequentazioni; ma, di nascosto, anche i parenti più bigotti lo frequentano perché con lui ci si diverte. Sotto sotto ti racconta le cose come stanno. Stiamo parlando di Sven Hassel.
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Sven Hassel: l’Alexandre Dumas dei romanzi di guerra
Sven Hassel è l’Alexandre Dumas dei romanzi di guerra. Si tratta di romanzacci con titoli quali Maledetti da Dio, Germania kaputt, General SS e via di questo passo; con il lettering dei titoli in gotico: molto di impatto. Insomma, di quelle copertine che attirano sguardi, che ti imbarazzano o possono metterti in situazioni imbarazzanti. Una volta, prima di esaurire la collana, leggevo questi libri in estate, in spiaggia, tra una surf session e l’altra. Più d’una volta mi hanno chiesto se fossi un nazi-surfer. Al ché ho risolto mettendo una copertina di carta da pacchi, come si faceva nel secolo scorso per proteggere i libri di scuola. All’interno, questi libri, sono stampati con caratteri grossissimi perché il target dei lettori era quello dei maschi 50enni ipermetropi e reazionari. Il target, però, non è sempre circoscritto, a volte tracima, come avremo modo di vedere tra qualche riga.

In questi romanzi Sven Hassel narra, rigorosamente in prima persona e molto vividamente, le gesta picaresche sue e dei suoi compagni d’avventura del 27esimo Reggimento Panzer di disciplina.
Ogni personaggio rappresenta un carattere e una personalità a sé stante. Ci sono: il vecchio saggio unno; il gigantesco bislacco fratellino; il bilioso piccolo legionario che prega rivolto alla mecca; Barcellona Blom che ha combattuto nella guerra civile spagnola con i repubblicani; il fanatico nazista Julius Heide e lo sgamatissimo trafficone Joseph Porta. Non ultimo l’autore stesso che è l‘io narrante. Questa caratterizzazione dei protagonisti è utile al fine di creare trame piene di azione, che passano da momenti di ilarità, che nulla hanno a che invidiare a Comma 22 di Joseph Heller, a tristi considerazioni che tengono avvinghiato il lettore alla trama. La grandezza di Sven Hassel è che sia lui che i suoi personaggi, che non badano mica tanto alla convenzione di Ginevra pur di portare a casa la pelle, vivono imprese piene di azione e colpi di scena, ma non vi è mai esaltazione del militarismo e della guerra.

Per questo, i romanzi di Hassel sono stati tradotti in tutte le lingue. Come spiegavo, il target dei lettori era quello dei maschi 50enni ipermetropi e reazionari, ma il target non è sempre circoscritto e a volte tracima. In questo caso è passato dai padri ai figli e dal salotto alla controcultura, al garage e alla spiaggia. É così che gli impresentabili pocket dalle copertine chiassose e inquietanti sono passati di mano in mano, finendo per incidere, in un arco di tempo che va dal 1953 agli anni ’80, nella cultura globale moderna; porbabilmente più di qualsiasi altro conclamato caposaldo scritto dai suoi coevi, uscito in edizioni di pregio.
Sam Peckinpah è altamente influenzato dall’autore danese e lo si vede eccome nel suo film La croce di ferro (Cross of iron, 1977). Non è da meno John Milius, come si vedrà in Big Wednesday (1978).
Anche nell’arte del fumetto vedremo l’influenza che la lettura dei romanzi Hassel avranno su Rick Griffin, fenomenale illustratore e comic artist. Questi personaggi hanno, per altro, una cosa in comune tra loro: sono tutti surfer. Sembra che in seguito alle letture di Sven Hassell surfer come Rick Grig e Greg Noll avessero saccheggiato i bauli in soffitta alla ricerca di memorabilia della Wermacht; portate a casa dal fronte occidentale durante la Seconda Guerra Mondiale come trofei/souvenir di guerra. Le avessero indossate per fare una scemata suscitando molto clamore e facendo nascere la leggenda dei nazi surfer.
Un collegamento da corto circuito che porta al film della Troma, Surf Nazi must die!
Allontanandosi dal sur per spostarsi sui fumetti, non si possono non nominare tra gli aficionados lettori delle gesta di Joseph Porta und freund Bonvi con le sue Sturmtruppen ed i cinici e romantici eroi di Hugo Pratt; nonché l’immancabile Andrea Pazienza.
Il genere va a braccetto con il r’n’r che, a propria volta, ne è parte. Non c’è, quindi, da stupirsi se troviamo tra i fan del peculiare sonderbteilung i fast four. Insieme ai film horror ed ai comics book sul van in tour dei Ramones non mancano i pocket di Sven Hassel. É Dee Dee che fa conoscere a Johnny, Joey e Tommy Sven Hassel; i cui riferimenti espliciti non mancano in Blitzkrieg bop, Commando e Today you love, tomorrow the world, il cui titolo è preso da una frase del libro General SS. Libro che, a propria volta, era stato già citato in una puntata di Batman interpretato da Adam West.
In ogni album dei Ramones ci sono canzoni con un più o meno visibile riferimento ai pocket di Sven Hassel. Lemmy dei Motorhead da Sven Hasssel ha preso tutta la paccottiglia nazista. Anche gli Stooges erano avidi lettori di questi pocket.
Va detto che, come per i surfer dei mid-late 50’s, anche nel r’n’r questa passione per Sven Hassel aveva portato a pericolosi equivoci, perdurati per anni ed alla fine rivelati per quello che erano: equivoci.
Perché il riconoscersi in Porta, Fratellino, Barcelona Blom, ecc. ecc. non sta nel nazismo, né nell’esaltazione della guerra, bensì nell’emarginazione di questi strani personaggi, costretti in un battaglione punitivo a combattere e, per di più, dalla parte sbagliata.
Tentano di sopravvivere in un sistema di cui non vogliono fare parte ma in cui sono costretti. Come non possono non riconoscervisi degli adolescenti? Dei drop out? Come non potevano i figli che leggevano i libri dei padri non cogliere questi aspetti? Comprendevano in pieno la narrazione sotto traccia che i padri non afferravano, limitandosi al brivido di un libro strano letto in salotto e nulla più.
In Andrea Pazienza i riferimenti vanno cercati. Non sono palesi ma ci sono in ogni suo fumetto; in Zanardi & Co. oppure nei dettagli delle armi di cui il Paz era un appassionato, al contrario di Sven Hassel che sulle armi era molto approssimativo ed un po’ cialtrone. Nel 1944 i suoi protagonisti usano gli AK 47, che però saranno inventati ed entreranno in uso solo nel 1947, come si evince dalla sigla che dà loro il nome.
Eh sì, con il nostro amico Sven ci si diverte un casino ma è un cialtrone di prima categoria.
Pare abbia fatto il militare da imboscato in Danimarca e non si chiami nemmeno Sven Hassel, bensì ma Willy Arberg. Nemmeno questo è certo, perché sembra fosse registrato all’anagrafe come Borge Willy Redsted, ma nella continuità dei personaggi ci sono smaccate incongruenze. In Commando Himmler, ambientato nel 1944, afferma di avere trascorso 12 anni nell’esercito tedesco di cui 8 anni in guerra ed essersi arruolato nel 1937. Chiaramente i conti non tornano. Ovviamente Sven – se così si chiamava – se n’è sempre fregato di dare spiegazioni e, alla fine, anche a noi non frega niente di averne. Anzi, ci piace frequentarlo lo stesso, anche se era uno che non sapeva stare a tavola composto come Milan Kundera.
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