Louis VI forse è un artista che è sfuggito al tuo radar di Spotify o Apple Music o YouTube Music e chi più ne conosca più ne metta. Londra l’abbiamo citata molto qui su RIS8 perché la scena Jazz londinese, come disse il mio collega Tommaso, ha smesso di inchinarsi al mercato americano.
Dall’altra parte dell’oceano c’è New York dove la musica underground contaminata dal jazz ha sempre cambiato, generato e scandito i ritmi di nuovi sound che poi probabilmente entreranno in classifica. Da questa parte dell’oceano c’era una volta… anzi no! C’è la scena di Londra o meglio come la chiamano loro: The British Jazz Explosion. La Mecca di questo credo musicale nella terra della regina si trova a Londra fin dagli anni ’60. Gli scrittori Roger Cotterrell e Digby Fairweather ti toglieranno qualsiasi dubbio a riguardo.
Nel 2014 le cose però cambiarono ancora in meglio grazie all’introduzione della BBC con il premio “Young Jazz Musician of the Year”. Prima di tutto entrano ai gradini altri della scena le donne: Allison Neale, Tori Freestone, Camilla George, Josephine Davies, Rachel Musson, Nubya Garcia, Helena Kay, Trish Clowes and Amy Roberts, giusto per citarne alcune. Ci sono anche pianiste come Zoë Rahman and Kate Williams, and la sassofonista Karen Sharp.
Mentre accade tutto questo Funk, hip-hop e rap continuano a influenzare la scena jazz britannica incoraggiando il crossover regolare tra questi generi. In questo clima arriva il nostro artista di razza mista che trae eredità dalla Dominica (Caraibi), dalla Francia e dal Regno Unito.
Louis VI riflette e reinventa tutte le complessità sperimentali del jazz e dell’hip hop.
Nato e cresciuto comunque a Londra è riuscito a scappare alla vita di strada grazie ad una carta d’identità falsa. A 14 ha seguito un corso di produzione gratuito per diciottenni dove ha imparato a produrre e da lì in poi ha sempre aggiunto frecce al suo arco. Suonava la batteria e tastiere, la madre inoltre faceva andare sempre ad alto volume la musica in casa per cui prenderla sul serio è avvenuto in automatico per lui.
Il suo suono è onestamente solo suo. È un mix di generi diversi: è radicato nell’hip-hop e nel mood di Londra, ma è un suono espansivo che si estende da lì agli Stati Uniti. La sua musica è musica che ti porterà in un viaggio senza nessun dubbio.
Negli anni Louis VI lo puoi trovare accanto o dietro ad artisti di spessore che stanno cambiando tutto come: Mick Jenkins, Nightmares On Wax, Lex Amor, Durand Bernarr, Oscar Jerome, Denai Moore, Tom Misch, Joe Armon Jones, Blue Lab Beats, Fhin, Subculture, Nick Mason, Frank Ocean, Jelani Blackman, Moses Boyd, Nubya Garcia, Bluestaeb, Nightmares On Wax, Blue Lab Beats, Poppy Ajudha, OthaSoul e molti altri.
Nessuno di questi artisti riesce a stare senza di lui e viceversa.

Puoi chiamarlo jazz? Sì, ma è anche qualcos’altro.
La sua musica non è solamente musica, sono note prestate anche al cinema o a brand per la propria pubblicità come Nike, che lo scrittura per la sua campagna Limitless. Ricevette una telefonata alle 17:00 dicendo che il regista aveva bisogno di una traccia completamente nuova entro la mattina successiva. Mettendo giù il telefono ha quasi avuto un esaurimento nervoso. I riferimenti erano “trancey, elettronici, abbastanza neon” o in altre parole, abbastanza lontani dal suo suono abituale. Andò a fare una passeggiata nella vicina Hampstead Heath, prese tre caffè e iniziò. Sono arrivate le 4 del mattino e lui non aveva niente. Poi ha inserito un po’ di suoni modificandoli con il progranna PaulStretch e qualcosa è scattatò. Alle 6 del mattino aveva qualcosa e alle 7 del mattino andò come doveva andare.
Da solista ha percorso una strada che l’ha portato sulla composizione di un albo album dopo un EP di otto brani. L’ultimo è uscito nel 2018 con il titolo Sugar Like Salt. Uno dei commenti più esilaranti esclamato da un noto radiofonista, dj, produttore collezionista e visionario della musica mondiale fu: Il sesto uomo sulla luna.
La sua prima uscita, Lonely Road of The Dreamer, fu anche elogiata da molti giganti del mondo hip hop come Isaiah Rashad e i suoi collaboratori, Clear Soul Forces, Loyle Carner e Frank Ocean, che lo hanno portato a lavorare alla rivista “Boys Don’t Cry”. Per parlare di quest’ultima avremmo bisogno di un capitolo a parte.

Questo 31 marzo uscirà EARTHLING il suo nuovo disco che ha già avuto l’anticipazione di due brani, uno con Moses Boyd e Mick Jenkins. Come sarebbe il mondo in questo momento se non avessimo mai avuto il colonialismo e la schiavitù?
In questo viaggio prospettico, psichedelico ed emotivo puoi seguire Louis VI nella sua ricerca per mostrare cosa significa essere umani. Nel corso di queste quattordici tracce, il nativo di North London mostra il suo “io più completo”. Una storia di gioia, rabbia ed esplorazione ambientata su uno sfondo di brutalità della polizia, razzismo ed eredità coloniale.
È totalmente ispirato dalle sue esperienze e sfide cresciute in una parte aspra ma culturalmente vibrante in scontro con il nord di londra, l’eredità caraibica, francese e britannica. EARTHLING seguirà la strada del suo precedente album e presenterà altre collaborazioni come quella con Lex Amor, Oscar Jerome, Alex Cosmo Blake, Amahla e molti altri. L’album è in lavorazione da tre anni ed è stato terminato nel profondo della foresta pluviale amazzonica.
C’è da aggiungere altro? Non credo.
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