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Surfgate: piedi sulla tavola o sotto la tavola?

La scorsa settimana, a cavallo tra la antivigilia e la vigilia di Natale, è un arrivato un bombora mediatico. Un vero e proprio surfgate all’iatliana.

Sono indagati per peculato il presidente della FISW (Federazione Italiana Sci Nautico e Wakeboard) Luciano Serafica e il dirigente tecnico Riccardo Baita. Se questo non è un surfgate…

Stando all’ANSA, il presidente Riccardo Serafico:

Avrebbe usato i soldi pubblici dei finanziamenti del Coni e di Sport e Salute per pagarsi pranzi e cene non giustificate per oltre 43mila euro tra il 2019 e il 2022.

Mentre, sempre riportando in copycat quanto ha scritto l’ANSA:

Il dirgente tecnico Riccardo Baita, indagato per una serie di episodi di truffa e tentata truffa, sempre ai danni della Federazione, in concorso con Serafica.

Ovviamente è tutto da provare e non è il nostro stile sbattere il mostro in prima pagina per inzagare gli animi al linciaggio mediatico. La giustizia farà il suo corso deliberando colpevolezza o innocenza. Condannando o assolvendo.

Personalmente, sono sempre stato contrario che il surf – che ha molti più praticanti dello sci nautico e del wakeboard e una cultura millenaria – finisse umiliato, accorpato e nemmeno citato sotto quelle due cose che più che sport definirei passatempi: per giunta per imperio del CONI.

Già perché di vero e proprio atto di imperio si trattò quando fu deciso l’organigramma della FISW da Malagò. (Saprà almeno nuotare il Dottor Malagò?). Lo stabilì con la consulenza della campionessa di windsurf Alessandra Sensini. Attenzione: l’unica attinenza tra surf e windsurf sta nel suffisso surf aggiunto a wind. Tutto questo senza consultare i precedenti presidenti della precedente Federazione di surf, quando il surf aveva una propria federazione, la FISurf (Federazione Italiana Surf) che è stata riconosciuta dal CONI dal 1988 al 2018.

Non ci sono state elezioni e non è chiaro come la I.S.A. (International Surfing Association, massimo organo del surf a livello internazionale) abbia potuto avallare l’accorpamento del surf sotto lo scinautico e il wakeboard.

Così ci siamo trovati con un presidente ed un direttore agonistico non-surfer a capo e dei dirigenti agonistici che, per quanto ex atleti di surf, non avevano mai avuto nessuna esperienza internazionale. Questo ha comportato che abbiano dovuto ricorrere all’aiuto del francese Yann Martin e del brasiliano Adriano De Souza.

Poi è arrivata questa tegola che, creando un vero e proprio surfgate all’italiana, di rimbalzo, colpisce tutti noi surfer.

Ovviamente, chi scrive crede che uno sia innocente fino a prova contraria ed è sicuro che, sia il presidente che il direttore agonistico della Federazione Italiana Scinautico Wakeboard, nella quale siamo stati coptati, siano innocenti e che tutto si chiarirà. Si spera a breve.

Nel mentre sarebbe stato auspicabile che il presidente si dimettesse in attesa che la giustizia facesse il suo corso; si eleggesse un nuovo presidente pro-tempore di modo che la FISW non si paralizzasse in attesa di chiarire le cose.

Purtroppo questo non è successo perché il presidente Riccardo Serafica ha scelto non di dimettersi ma di autosospendersi. Cioè, di congelare la sua posizione in attesa dei chiarimenti sul caso.

Così facendo, ha scelto di congelare, ça va sans dire, le attività della FISW fino al termine del surfgate.

Attività, per quanto riguarda la gestione del surf, tutt’altro che ottima visti i meno che mediocri risultati agli ultimi Mondiali di surf. Per tacere a proposito delle Olimpiadi e considerando la disponibilità finanziaria della FISW, che le precedenti federazioni nemmeno sognavano pur ottenendo risultati più che ragguardevoli, considerando che nel 2015 la F.I.Surf ottenne un Leonardo Fioravanti campione del mondo.

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Che conclusione può trarre  un/a surfer da quanto sta accadendo? Qual è la morale della storia?

Che il surf è uno sport ma ha anche un alveo culturale. Ha una storia millenaria e non può essere messo in calderone con sport senza né storia né cultura, che contemplano un agonismo solo grazie all’ausilio di mezzi meccanici, per altro poco eco e zero bio.

Per quanto sicuramente brave persone propositive ed animate da sinceri intenti, velist* e windsurfist*, praticanti dello scinautico trainati da motoscafi Riva, wakeboarder da acque ferme non potranno mai del tutto capire e figuriamoci gestire il surf.

L’unica soluzione per noi surfer sarebbe di riavere una nostra federazione come prima di essere deportati, come africani in una piantagione della Louisiana o messi in una riserva come indiani Apache, nella FISW. 

Nel frattempo, noi surfer continueremo a nutrirci di pasti frugali fatti di snack, frutta secca e banane. Al massimo ci concederemo un frittino con birretta  al Mangia&Tromba dopo la surfata.

Articolo di Francesco Aldo Fiorentino