Il Rob Roy è un cocktail ispirato alla celebre figura di Robert MacGregor, detto Rob Roy. Roberto il Rosso (in gaelico scozzese Raibeart Ruadh MacGriogai), è stato un brigante, capo-clan ed eroe leggendario scozzese; definito il Robin Hood di Scozia. Rob Roy, infatti, è probabilmente l’eroe più acclamato dalla storia e della tradizione scozzese. Omaggiato dall’omonimo romanzo di Walter Scott e, in epoca moderna, dal famoso film del 1995, tratto dal libro.
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Il drink, non a caso, venne elaborato in occasione della prima dell’opera Rob Roy, avvenuta a Broadway nel 1890.
Fu creato per mano di un anonimo barman del Waldorf Astoria Hotel di New York Ciy. La presenza dello Scotch Whisky è un chiaro riferimento alle origini della leggendaria figura. Il Rob Roy è considerato un fratello minore del celebre Manhattan, elaborato qualche anno prima; per questo alcuni considerano il drink una variante del più noto cocktail.
Esistono ricette differenti che presentano un diverso rapporto tra Scotch Whisky e Vermouth. Alcuni preferiscono una dose più sostanziosa del distillatto a discapito del Vermouth. Nel ricettario ufficiale IBA (International Bar Association) del 1961, le dosi degli ingredienti sono indicate in egual rapporto.
Ricetta:
- 4,5 cl di Scotch Whisky
- 2,5 cl di Vermout dolce
- 1 goccia di angostura bitter
Rob Roy nacque il 7 marzo 1671 a Glengyle, nelle Highlands meridionali, da Donald MacGregor, fratello minore del capo clan, e Margaret Campbell.
Spadaccino provetto e abile costruttore, Robert era, come suo padre, un simpatizzante della causa giacobita. Sostenevano, quindi, il ritorno al trono di Scozia del re cattolico esiliato della famiglia Stuart. Nel 1693 Robert si sposò con Mary Helen MacGregor of Comar, ed ebbero, nel corso degli anni, quattro figli.

Molte sono le leggende e le avventure legate al suo personaggio. Tra queste, ciò che è certo, è che Rob Roy fu catturato nel 1725 dal Generale Wade e venne imprigionato a Londra, nella Newgate Prison. La sentenza prevedeva un suo trasferimento alle Barbados ma, poco prima della sua deportazione, ottenne la grazia da Re Giorgio I. Ritornò, quindi, dalla sua famiglia, nel 1727. A fargli ottenere il perdono reale contribuì molto una sua biografia romanzata dal titolo Highland Rogue. Fu scritta l’anno successivo alla sua cattura da Daniel Defoe (lo stesso che ha scritto Robinson Crusoe, N.d.R.) e lo rese un eroe popolare.
Robert ‘Rob Roy’ MacGregor morì il 28 dicembre 1734 nella sua casa, nei dintorni di Balquhidder, nelle Trossachs.
Aveva trascorso gli ultimi anni di vita in tranquillità con la sua famiglia. Mentre stava morendo, una cornamusa suonava I shall Return No More, un lamento funebre tratto dalla Bibbia. La sua tomba può essere vista tutt’oggi nel piccolo cimitero di Balquhidder, accanto a sua moglie e a due dei suoi figli. Come si addice a ogni buona storia scozzese, anche attorno alla tomba di Rob Roy sono nate delle leggende e sono stati avvistati dei fantasmi.

«Pioveva a dirotto. Quel giorno, un vero e proprio temporale si stava abbattendo sulla zona. Io ero appena uscita dal lavoro e con il mio ragazzo decidemmo per un giretto sulle colline di Balquhidder. La pioggia ci sorprese. Il cielo di fece nero d’improvviso e sulla zona calò un buio fitto. Eravamo sul punto di andarcene quando una luce illuminò l’interno della chiesa alle nostre spalle. Intorno non c’era anima viva. Impauriti, stavamo per correre via quando, distintamente, udimmo tra i tuoni un suono sinistro, simile a una voce umana.
Nella radura di fronte apparve l’ombra di uomo. La foschia impediva di vedere, ma sembrava bardato col feileadh mor, il grande plaid marrone, lo sporran e il berretto piumato. Il suono che proveniva dalla sua direzione si fece più distinto: ‘Stand! And tell me what ye seek in MacGregor country?’ (Fermatevi! Cosa cercate nella terra dei MacGregor?). Inutile dire che siamo fuggiti col cuore in gola verso la macchina, parcheggiata pochi metri più a valle. Non ho più rimesso piede in quel posto».