Missey ha iniziato il suo percorso artistico nel 2019 e fino ad oggi non si è mai fermata. I suoi primi due singoli Kaldera e Oslo del 2019 l’hanno introdotta in una meravigliosa scena italiana avvolta da un sound R&B più che contemporaneo.
Dopo esser diventata autrice per la Warner Chappell all’inizio del 2022 ha pubblicato il suo secondo EP, “FUTURO3”.
Oggi ha superato i 220.000 ascolti su Spotify e catturato l’attenzione di tutti.
Noi l’abbiamo conosciuta al MI AMI Festival dov’era accompagnata dal duo RGB prisma con cui attualmente sta portando live “FUTURO3” su numerosi palchi italiani. Ieri abbiamo chattato con lei dopo una delle sue prove per il prossimo live a Vicenza.
Ormai sei inarrestabile, da quando hai pubblicato il tuo primo singolo non ti sei mai fermata, come ti senti oggi lanciando uno sguardo all’indietro?
Ciao RIS8 :)! Innanzitutto grazie per queste parole, non sono scontate!
Ho voluto mettermi duramente alla prova negli ultimi due anni per trovare una mia personalità nell’universo musicale. Avendo sempre sofferto di problemi di forte insicurezza e paranoia, non ho mai creduto di riuscire a dedicarmi a qualcosa di mio. Così come non pensavo che ai miei pezzi si sarebbero affezionate tante persone perché semplicemente apprezzavano il sound e/o perché si rivedevano nei testi.
Quindi, quando mi capita di guardarmi indietro mi sembra sinceramente tutto sempre un po’ assurdo. Ho trovato il coraggio di espormi e allo stesso tempo mi sento fiera di questa sorta di ingenua tenacia che mi ha portato a sfidare alcuni miei limiti, per la prima volta e per qualcosa a cui tenevo davvero.
Questi Rottami conclude il viaggio di FUTURO3. Hai un ricordo che porterai sempre con te?
Missey: Porterò sempre nel cuore il ricordo di me e OMAKE in casa durante la pandemia (siamo un team di lavoro ma stiamo anche insieme <3) e di quando mi faceva sentire i progressi delle prime demo di quello che sarebbe diventato l’ep: Decade e FUTURO3.
Le nostre posizioni in sala sono rimaste le stesse per mesi, l’uno di fronte all’altra, io col taccuino sul divano, e lui alle macchine di fronte a me. Ricordo i giorni più riflessivi e incerti, come quelli in cui eravamo sempre più convinti e felici di quello che stavamo creando insieme.
Quando ti sei innamorata per la prima volta della musica?
Missey: Mi sono innamorata della musica davvero nel 2006, quando durante uno spettacolo di acrobati in crociera (????) ho sentito per la prima volta Diamonds are Forever di Kanye.
Non sapevo chi fosse lui e non avevo idea di cosa significasse un pezzo hip hop. Nel brano poi c’era anche una parte orchestrale e un cantato femminile dalle sonorità jazz.
Il sample è di Shirley Bassey, ma chiaramente non sapevo cosa fosse un sample. Ricordo che ho fatto di tutto per non dimenticare quei suoni e tre anni dopo per caso ho scoperto in cosa mi fossi imbattuta e mi si è aperto un universo. Vero colpo di fulmine, come quando ti incontri di nuovo dopo anni e poi non ti lasci più.
Le tue ultime cover sono molto particolari, mi ricordano molto un diario di scuola dove scrivi dei ricordi a penna anche sulle foto incollate sulle pagine. Da dove è venuta l’idea e cosa significano poi realmente per te?
Missey: Sono contenta che ti abbia dato quest’impressione!
Le mie copertine sono effettivamente mie, cioè realizzate da me. Da sempre sono legata all’idea dei collage, miscele di elementi interessanti, meno interessanti, nuovi e deteriorati, tra loro incongruenti, ma che accostati in un certo modo possono originare una nuova armonia. È effettivamente come mi sento un po’ io, e come fondamentalmente credo che siamo tutti.
Le “alte definizioni”, le apparenze di perfezione, le bellezze oggettive e risultati matematici non mi sono mai interessati davvero, eppure mi hanno fatto prigioniera per anni: mi hanno portato ad odiare la mia forma. Il mondo dell’arte mi ha salvato in qualche modo, mi ha dato coraggio, motivo per cui ora è un mio desidero sempre più forte liberarmi da sovrastrutture, e raccontare che è possibile, attraverso quelli che sono i miei mezzi: la mia minuscola esperienza, la mia musica e l’immagine.
Qual è il tuo brano preferito che hai prodotto finora e perché?
Come nasce di solito un tuo brano, diretto in studio o hai un processo creativo in solitudine su una moleskine?
Missey: Decade sicuramente. È nata nella mia prima stanza a Milano, in due ore, mentre guardavo piovere fuori dalla finestra un pomeriggio. Ha avuto quel testo e quelle melodie fin da subito, l’ho toccata una volta e così è rimasta. Senza apportare modifiche, se ci ripenso ora lo ricordo come un momento un po’ magico. Per il resto MANNAGGIA, come mi piacerebbe dirti che ho una moleskine super figa e ordinata su cui appunto cose mentre sono in un super studio tutto in legno ahaha.
Comunque sì, creo in solitudine ma con Audacity aperto sul mio pc, dove ogni effetto è irreversibile, ci sono pochi preset quasi del tutto automatici, e davanti al mic che uso (USB) spesso non inserisco nemmeno il filtro antipop. Però per me è ormai come un rito, è come facevo nella mia camera a 16 anni, mi mette in una situazione super wild ma anche più safe per fare prove con calma. In queste condizioni riesco a capire da subito se qualcosa funziona davvero e posso portarlo in studio, oppure no.
Se FUTURO3 fosse la colonna sonora di un film, quale brano sceglieresti per quale scena?
Missey: Sceglierei una scena di “Millennium Actress” (2001) di Satoshi Kon, e userei proprio FUTURO3, la traccia, nel momento in cui la protagonista Chiyoko dopo un lunghissimo cammino e ricerca (non spoilero di chi e per cosa), si ritrova in uno scenario innevato e desolato, stanchissima, con indosso una tuta d’astronauta e di fronte ad un quadro senza soggetti, se non la neve.
Immagino che te ne siano capitate parecchie durante i tuoi live in giro per l’Italia.
Qual è l’aneddoto più divertente che non potresti raccontare?
Missey: Mamma mia, posso dire che forse è accaduto proprio dopo il nostro ultimo concerto a Brescia, la sera prima che prendessi il treno per tornare in Puglia. Nel cambio palco, ho confuso la custodia della nostra tastiera (molto più piccola) con quella de Le Endrigo. (che vergogna raga).
Ce ne siamo accorti la sera tardi, quando eravamo già tornati a Milano e dato che il giorno dopo siamo partiti tutti e noi tre (RGB, Prisma), riuscire ad organizzare lo scambio a distanza di domenica 31 luglio, con nessuno rimasto a Milano, è stato crazy. Ho dovuto alla fine chiedere l’aiuto dei corrieri, con due spedizioni diverse organizzate nel giro di 24h. Grazie davvero a Le Endrigo per non avermi odiato fortissimo.
Cadere Così è uno dei miei preferiti. L’atmosfera, il testo, la tua pronuncia con la sfumatura della tua voce insieme ai suoni di synth creano un mix perfetto. Cosa c’è dietro questo brano per te?
Missey: Innanzitutto ci tengo a dire che dietro “Cadere così” c’è il talento incredibile di Dario Bassolino, che ha prodotto il brano suonando la gran parte degli strumenti che sentite nella canzone. Incredibile.
Dal mio punto di vista invece, dietro questa canzone c’è stata tanto l’influenza della Bossa Nova, un mondo in cui a prescindere dal contenuto e tema dei testi, il cantato si manifesta quasi sempre mediante un flusso di voci che trasmette comunque una certa “serenità esistenziale”, che ti accompagna anche oltre la fine del pezzo.
Questo mi ha ispirato nella creazione del brano, che a livello di concept parla delle mie sfumature più nervose, di sfoghi impulsivi, in alcuni punti sono proprio “arrabbiata”. Proprio per questo invece poi il cantato è volutamente molto dolce, perché possa caricare e “lasciar sfogare” chi ascolta, ma anche restituire a fine brano una certa armonia :).
Abbiamo quasi superato una pandemia, è scoppiata un’altra guerra, c’è aria di crisi politica ed economica… insomma in caso di un’Apocalisse Zombie con quali vinili colpiresti i morti viventi per difenderti come Siamon Pegg in Shaun of the Dead?
Missey: AHAHAH, mi difenderei sicuramente con i vinili di… !
Quale sarebbe il titolo della tua biografia finora e perché?
Missey:“COL FRENO A MANO”, perché la maggior parte delle incomprensioni e difficoltà in cui a volte mi perdo spesso dipendono dalla paura di dire o fare la cosa sbagliata. Così finisce che mi ritraggo proprio, mi blocco e mi perdo in cose di una semplicità disarmante!!!
Cosa dovrebbe fare un ragazzo/a da sotto al palco per attirare la tua attenzione?
Missey: Sono sempre molto colpita da chi capita ad un mio live per caso e magari pur non conoscendo i pezzi comincia ad ondeggiare sotto al palco insieme a me, a pochi metri di distanza. Credo che sia sempre un regalo quando qualcuno che fino a 2 secondi fa non aveva idea di chi tu fossi, di colpo si “affida” alla tua musica per passare un po’ di tempo nella presa bene, cantando e ballando.
Oltre alle date del tuo tour, cosa c’è in programma nel futuro di Missey?
Missey: Per ora ci sono un po’ di nuovi punti nel cielo, devo dire! Solo non capisco ancora se sono astri o altri sassi!
Ciao dolcezze, grazie per quest’intervista! a presto!
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