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GP Austria: ma quanto è forte Leclerc?

Un eccezionale Leclerc vince il GP d’Austria ed espugna un’altra roccaforte storica della concorrenza. Dopo la Mercedes, infatti, è stata la volta di casa RedBull. Charles è stato il massimo protagonista di 5 giri al cardiopalma che hanno effettivamente dato un nuovo significato alla domanda: quanto cazzo è forte Leclerc?

Leclerc l’ha vinto da solo. Ha vinto il GP d’Austria mettendo in mostra un ottimo passo gara.

É riuscito a colmare subito il gap con l’olandese, partito in testa, passandolo per ben tre volte. Come da team radio a fine della Sprint di sabato, c’era fiducia nella prestazione della domenica.

Il sabato, in Austria, Verstappen non è mai stato veramente minacciato durante la Sprint. Anzi, si sono messi a combattere tra loro. Alla fine, Ferrari ha preso 13 punti. Del resto, la Sprint race è troppo breve per doversi preoccupare di assurdità e masochismi dai box.

Domenica, infatti, RedBull ha perso Perez per un contatto con l’ancora una volta ottimo Russell. Ha accusato problemi di stabilità a causa delle gomme e questo ha caratterizzato tutta la parte principale del GP d’Austria. A quanto pare hanno sofferto il degrado di certe gomme molto più della Ferrari e i tempi lo han dimostrato. 

Leclerc continuava a tenere testa con tempi da qualifica alle prestazioni di Verstappen, oscurando l’eccitazione per i duelli nel resto dello schieramento.

Forse dovrei dire retrovie visto il distacco dal privée. Schermaglie anche di cinque vetture per volta, per posizioni tradizionalmente ignorate dal grande pubblico. Invece, ancora una volta, quest’anno, sono tanti i protagonisti che contribuiscono all’ottimo spettacolo di questa nuova F1. Sicuramente adesso tifare un team minore non denota più mal riposto ottimismo o essere hipster.

Lo stesso Sainz ha dimostrato, ancora una volta, di essere veloce dietro al compagno. Si stava avvicinando a Verstappen quando RedBull ha deciso di anticipare il pit-stop. Sembrava quasi volessero accontentarsi di un terzo posto da un momento all’altro. Le aspettative di un bel testa a testa, Ferrari-RedBull, stavano invece iniziando ad anticipare una doppietta importante. Con la loro performance, i due piloti delle Rosse hanno dato la tranquillità necessaria al muretto per rimanere sul piano originario, a distanza di sicurezza dagli ormai celebri attacchi di panico che li contraddistinguono.

Purtroppo, un’altra delle variabili Ferrari di questo campionato si è ripresentata proprio mentre si cominciava a visualizzare un uno-due mica da ridere ed è stata la rottura del motore di Carlos.

Macchina in fiamme e speranze nel cestino. Peccato per Sainz, al quarto ritiro in 11 gare. Aveva un passo gara non veloce come il compagno ma, in più momenti del GP d’Austria, all’altezza di Verstappen, che probabilmente sarebbe riuscito anche a tenere alle sue spalle.

Un risultato comunque positivo. Soprattutto utile dopo la martellata sul pollicione di Silverstone. Un po’ di timore sui nostri schermi c’è stato quando è comparsa la famigerata finestra del team radio di Leclerc, che raramente rappresenta qualcosa di buono. 

Leclerc accusava un problema al pedale dell’acceleratore che non tornava su. Mani sudate, salivazione azzerata, manie di persecuzione, miraggi. É stato obbligato ad anticipare le staccate. La macchina, infatti, rimaneva in accelerazione almeno un 20% in più. Un problema, soprattutto in curva 3, quella a gomito in salita, già normalmente ostica di suo, figuratevi in una situazione del genere.

RedBull, manca l’obiettivo della vittoria casalinga davanti agli spettacolari tifosi Orange.

Ancora una volta, però, ha limitato i danni essendo rimasta con una sola vettura. Verstappen, a dispetto del problema delle gomme, ha portato un ottimo secondo posto. 

Ci sono stati altri risultati importanti, a partire da un altro podio di Hamilton. Ottima gara e ottimo risultato che conferma, insieme al compagno Russell ancora tra i primi 5, l’ulteriore crescita della macchina a dispetto dei due incidenti delle vetture Mercedes durante le qualifiche. Weekend leggermente sporcato dall’ennesimo piagnisteo, pur dimostrandosi ancora una volta speciale, quando nello stesso commento conferma di aver due pesi e due misure, di avere la memoria corta.

Se quei piloti che si ergono a role model potessero evitare di prodursi in queste diatribe da pollaio, ne guadagnerebbe lo sport. In particolare, questa settimana, è stato attaccato da tifosi che millantano le proprie frustrazioni per passione sportiva. In ogni caso, a dispetto di questo esercizio di stile, ha dimostrato di nuovo che la Mercedes, ha pagato cara una scelta progettuale coraggiosa, ma adesso ne sta cominciando a raccogliere i frutti.  

Hamilton ha fatto un gran bel GP d’Austria. Non che ci fossero dubbi sulle su capacità, però, c’è stato un momento da macchina del tempo, quando si è trovato a dover lottare per un settimo posto con Mick Schumacher.

Un Hamilton forse incredulo che, a proprie spese, ha dovuto apprezzare la nuova velocità sul dritto della Haas. Arrivato poi sesto è un’importantissima prestazione per Mick, un ragazzo che non è arrivato in Formula 1 con la stessa prepotenza di un Russell o un Norris. Gente che ha vinto campionati monoposto al primo tentativo.

Magari ci è arrivato più per errori altrui che per meriti propri ed effettivamente non è stato esente da critiche. Non c’è stata consistenza su una macchina finalmente performante che il suo compagno di squadra ha più volte già portato a punti. Adesso, la Haas, non solo è competitiva, è a tutti gli effetti è una midfield contender. Questo dall’essere lo zimbello del paddock.

Quante più macchine possono essere competitive nello stesso sport maggiore è lo spettacolo. Questa è la mia terza nota positiva a proposito del GP d’Austria

Sin dalla prima gara si era notato che il cambio di regolamento, sotto tanti aspetti, fosse indovinato. Il semplice fatto che le auto potessero correre molto più vicine tra loro faceva sperare ci potesse essere più competitività. Così è.

Se ho definito Silverstone la gara più bella fino al week end scorso, mi devo ripetere una settimana dopo. Se Silverstone è stata la gara più bella fino adesso, infatti, il Gp d’Austria si è rivelato un vicinissimo secondo. 

La McLaren, invece, per l’ennesima volta sembrava più di là che di qua, invece è andata a punti anche in Austria e con entrambe le vetture. Norris è stato il più performante, combattendo a più riprese con Alpine e Haas, vera rivelazione del weekend.

Se qualche gara fa avevo espresso dei dubbi sulla consistenza delle McLaren, ecco che dopo queste due gare, perlomeno dal punto di vista di Norris, sono più ottimista. Certo non bastano due gare per ribaltare la frittata e questo lo potremmo benissimo dire anche a Ferrari. 

Se è vero per il team lo è anche per Ricciardo che mi dà l’idea di migliorare anche se è ancora troppo poco per cambiare opinione. Mi spiace per la promessa che era e la simpatia che porta sempre con sé, ma rimane un pilota di Formula 1 e contano i risultati a dispetto della macchina. Ci sono tante ragioni per cui un pilota non brilla quanto meriterebbe, ma deve comunque trasmettere fiducia e progresso.

A tal proposito l’Austria con Sainz e Schumacher è stato un ottimo esempio.  

Sainz si è ritirato di nuovo ma, come abbiamo visto settimana scorsa, problemi con la guida non ne ha più. Sfigato a tratti, ha accusato più spesso l’inaffidabilità della Rossa. Leclerc, invece, ha un problema con i sistematici sabotaggi del suo muretto e un race engineer che non gli risponde.

Le qualità sono fuori discussione e un domani, risolta la questione dell’affidabilità, la Ferrari dimostrerebbe di essere una gran macchina, come si vede spesso in prova. A dispetto di questi due successi importanti però la strada era e rimane in salita.  

RedBull quando non vince perde poco. Come in Inghilterra, almeno una macchina la porta sul podio. Oggi Leclerc ha messo un cerotto, altrimenti erano 6 le gare senza podio. Redbull pur con un’auto sbilanciata in Austria e l’aerodinamica in panne a Silverstone è arrivata a punti, e che punti. 

Se RedBull ha un Marko che spara balle clamorose perché sa di avere il pacchetto migliore, o in Mercedes c’è un Hamilton che ogni tanto pecca di ego, sul campo le balle stanno a zero. Il progresso e le risorse di questi team portano ogni gara una risposta concreta. 

Leclerc vuole e merita davvero il suo primo mondiale e guide eccezionali come quella di Spielberg lo dimostrano, ma sembra che la preoccupazione principale di Ferrari sia l’immagine dell’azienda e non i risultati.