Axel Boman e la sua elettronica distorta

Axel Boman da Stoccolma in questo disco diviso in due uscite da 9 brani ci offre una visione del suo mondo tragicomico. Non è musica house o meglio lo è ma c’è qualcosa che lo contraddistingue e non è difficile da capire fin dal primo ascolto.

Basso synth spugnoso, colpi di batteria secchi e taglienti ma anche campioni da discoteca filtrati sono l’essenza di questo disco. Come Dj Koze, Boman conosce benissimo la linea sottile tra uno schiaffo alle ginocchia e uno che strappa la lacrima sul viso. La sua musica racchiude un senso dell’umorismo e una inconfondibile malinconia.

Quello che impressiona molto dalle tracce sono il suono scelto per la cassa che manda da sempre l’andamento brano. Non è assolutamente la classica cassa dritta house ma una un po’ più scura che suona all’interno del mix. Questa cassa però è percepita come se fosse davanti all’ascoltatore.

Il suono di Axel Boman è una pura deep house sentimentale. Un turbolento Voodoo che coinvolge l’ascoltatore a tal punto da farlo salire su una giostra a fare baldoria con degli elefanti.

Nei nove anni trascorsi dal suo LP di debutto, Family Vacation del 2013 , il co-fondatore dello Studio Barnhus si è occupato principalmente di singoli ed EP finché non ha sviluppato il suo stile idiosincratico su canzoni come 1979.

Due anni fa, su Le New Life , ha allungato i brani deep-house ad una combustione lenta di 12 e 13 minuti. Il viaggio era far sprofondare gli ascoltatori in una beatitudine a occhi chiusi. 

Boman non ha mai avuto paura di giocherellare con il formato: ha creato musica persino con le radiazioni gamma e ha rilasciato 12″ che troverete sicuro su Discog.

LUZ e Quest for Fire rappresentano una proposta particolarmente e insolita. 
Sulle piattaforme di streaming, vengono presentati come due album distinti ma complementari.

L’edizione fisica li raggruppa insieme e li distribuisce su sei lati del vinile, o un disco e mezzo per album. Le buste interne del pacchetto 3xLP sono stampate con un racconto assurdo dell’artista svedese.
Antiquario di Internet di Erik Lavesson. 
La storia ruota attorno a un remake immaginario del film di Uomini Delle Caverne del 1981 – Alla ricerca del fuoco.

 C’è un vero senso di fisicità nei suoni di Boman, che applica con pennellate spesse e cupe; se potessi far scorrere le dita sulla sua tela virtuale, troverei congas nodose e vortici di gamma media e minuscoli charleston che si irrigidiscono al tatto. 

Questo disco di Axel Boman rappresenta il senso di cambiare idea sul ballare nelle sale da crociera nonostante tu sia un’anima da rave party.

axel boman

Luz è, con un sottile margine, il più spensierato dei due dischi. Nell’inno dubby house breakbeat “BHUKA”, il cantante sudafricano Kamohelo (del gruppo Off the Meds firmato da Barnhus) rappa in terzine gravemente su arpeggi starburst; la linea di basso profonda evoca la sensazione di camminare nell’aria, suggerendo una parentela spirituale con Purple Drank.

Nella narcotizzata “Gröna Dalen”, il basso sbalordito risucchia come sabbie mobili lo squelch lite-funk e l’arpa glissandi dei film romantici svedesi a fuoco morbido.

Stone Age Jazz mette in scena trilli simili a uccelli contro voci di sottofondo rosee e sibili da irrigatore, un’immagine perfetta dell’idillio a bordo piscina. Quest for Fire ospita gran parte del materiale più lento, come “Cacti Is Plural”. Una traccia acida oscura nella tradizione del duo dei primi anni ’00 Closer Musik.

In questo disco la musica appare come un sentimento stupido nella sua forma come un soffio sul viso, il problema è che può cambiare completamente i tuoi pensieri. Innamorarsi è un attimo.
Non giudicate mai un disco dalla sua cover!


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