Headdy (premi qui), con Brooklyn Cycling Cap, continua a celebrare il cappellino da ciclismo più iconico della storia. Brooklyn Cycling Cap, infatti, è stato progettato nel 1973 per il Brooklyn Cycling Team, la migliore squadra del suo decennio.
Team Brooklyn, infatti, era una squadra di ciclismo professionista italiana che, tra il 1973 al 1977, presentava atleti come Roger De Vlaeminck. Il corridore belga fu capace di vincere quattro volte la Parigi-Roubaix. Il team era sponsorizzato dall’italiana Brooklyn Chewing Gum e dai telai blu di Gios Bicycle.
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La prima versione del Brooklyn Cycling Cap venne prodotta nel 1957, in Italia. Risale gli anni ’70, però, la versione per il Brooklyn Cycling Team destinata ad arrivare fino ai giorni nostri.
Tra il 1970 e il 1977, infatti, il team dominò il panorama delle corse su strada in tutto il mondo. Furono 40, ad esempio, le vittorie di tappa al Giro d’Italia. Tra le fila, il team annoverava campioni come Roger De Vlaemnick, capace di vincere per quattro volte la Parigi-Roubaix. Nel 1973, lo sponsor principale del team cambiò da Dreher alla nota marca di chewing gum Brooklyn. Conseguente fu il cambio di nome e colori sociali, bianco, blu e rosso.

A distanza di quasi dieci anni, Spike Lee, un giovane regista di New York trovò per caso quel Cycling Cap in un negozio della Grande Mela.
Decise che era il pezzo mancante dell’outfit di Mars Blackmon; un personaggio del film She’s Gotta Have It del 1986 (diventato nel 2017 una serie televisiva, N.d.R.) interpretato proprio dal regista, che ama i New York Knicks e le Jordan.
Nel 1989, Spike venne incaricato di girare una serie di spot per promuovere il brand e le sue ultime Jordan 4 e 5, che diventarono immediatamente dei cult del genere e della cultura sneakers. Dal più famoso Is it the shoes?
Mars Blackmon duetta con Michael Jordan, indossando il Brooklyn Cap in ogni frame. Quel Cycling Cap divenne, per questo e non solo, un oggetto di culto e parte della cultura sneakers.
Nel corso degli anni ’90, Michael Jordan scrisse pagine indelebili della storia dello sport con la vittoria di 6 titoli NBA e numerosi record polverizzati, ovviamente sempre con un paio di Air Jordan ai piedi.
Questo ha permesso al cappellino firmato Brooklyn di godere di una certa fama fino ai giorni nostri.
Il cappellino da ciclista si è ricavato, più recentemente, una propria popolarità grazie al movimento dello scatto fisso. Popolarità ampliata da apparizioni in serie tv e film di successo, come, ad esempio, Stranger Things e White Man Can’t Jump.

Il ritorno di un mito
Nel 2020 Simone Toso (che dal 2009 al 2017 è stato Merchandising Manager di Cinelli, N.d.R.), ha deciso di riportare il Brooklyn Cycling Cap sul mercato con il suo brand Headdy (premi qui); proponendolo in nuove colorazioni e attraverso collaborazioni con brand streetwear.
La prima uscita, fedele all’originale in ogni suo dettaglio e 100% made in Italy, è stata prodotta in 3.000 unità. Sono andate tutte sold-out in pre-order, ma nel caso lo si volesse assolutamente, sì può acquistare qui.