Portico Quartet: Monument è arte sovrapposta

I Portico Quartet hanno sfidato la categorizzazione nel corso di sei album in studio. Dalla svolta Knee-Deep in the North Sea, nominata al Mercury Music Prize nel 2007, fino alla longform ispirato al minimalismo in Terrain nel 2021.

Il loro ultimo album Monument guidato dall’elettronica, mostra la band nella sua forma più diretta e significativa con un suono ritmico e snello. Il disco è pieno di idee scolpite con precisione che creano un tocco umano nel minimalismo widescreen dell’elettronica fusa con il jazz.

Il disco suona di speranza, è pieno di scenari con sogni un po’ ad occhi aperti per immaginare una visione più positiva del futuro. È davvero un cambio di ritmo, in quanto i pezzi sono brevi anziché lunghi e inamidati da musica “dance” elettronica anziché ambient. Un sound che ci mancava leggermente nella nostra storia dopo i BADBADNOTGOOD, SPOOK e nella nostra selezione jazz e nujazz.

Il gruppo, con sede a Londra, è formato dal percussionista principale Wyllie Duncan Bellamy, il bassista Milo Fitzpatrick e il tastierista Keir Vine. 
Ognuno ha almeno un po’ di elettronica nella scelta strumenti, e la sezione ritmica presenta in primo piano l’hang, un tamburo d’acciaio a forma di UFO che è stato inventato circa 20 anni fa. Questa però è un’altra storia.

In genere iniziano una traccia intrecciando un lungo schema lampeggiante di fili intrecciati nel minimalismo. Dopo averlo accarezzato e lavato con i tamburi, alla fine rilasciano un ritmo ampio, invitando il sassofono a lirizzare liberamente. Questo è quasi invariato.

Portico Quartet

Portico Quartet è una storia fatta di un dialogo sonoro attraverso il tempo, ed è condensato in una sola sovrapposizione armonica.

La traccia omonima dell’album ti travolge ed è qui che cambia completamente il volto del disco rendendo all’avanguardia poi con A.O.E.
Monument ha una spavalderia boom-bap, ma come la maggior parte delle ondate di ispirazione qui, viene rapidamente addomesticato in un lieve crescendo dagli intervalli armonici lenti e semplici che ruotano attraverso il sassofono.

Dopo la brillante suite ambient-minimalista Terrain nella primavera del 2021 , Portico Quartet presenta Monument, il suo seguito che è stato pubblicato il 12 novembre su Gondwana Records.

Mentre Art in the Age of Automation ha raggiunto il numero 1 nella classifica jazz del Regno Unito alcuni anni fa, questo disco è una chicca da tenere sempre a portata di mano perché riesce a cambiarti l’umore in 5 minuti. La bellissima On The Light è l’esempio perfetto.

Questo disco dei Portico Quartet è un disco che devi ascoltare mentre stai prendendo una delle linee metro di Milano.


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