Guardare Euphoria (disponibile su NowTv) è stato un percorso altalenante, un susseguirsi di momenti di grande profondità e altri di trash assoluto. La serie diretta da San Levinson sconvolse l’America già nel 2019, ma è arrivata da noi con prepotenza solo quest’anno. Questo è stato in parte dovuto ai social network che sono impazziti dopo l’uscita della seconda stagione.
Il superamento di ogni confine o tabù che si voglia da parte degli showrunner della serie mi ha fatto molto riflettere su chi sia realmente il pubblico di destinazione. Alt, so benissimo che la serie è stata pensata per parlare della generazione Z, ma parla veramente a loro?
Euphoria è l’incubo di ogni genitore
Il primo episodio della prima stagione è un tripudio di droghe e zone erogene… di per sé nulla di sconvolgente, anche se in molti sono rimasti stizziti dai nudi frontali maschili (riproposti più o meno in ogni episodio). Ma, se da un lato l’anatomia umana non è un gran segreto, dall’altro veniamo catapultati in una realtà che non rappresenta tutti i giovani d’oggi.
No, non intendo dire che alla mia epoca nessuno facesse ciò che viene rappresentato nello show, dico solo che oggi come oggi i giovani stanno vivendo in una realtà completamente diversa. La realtà delle varie Margherite, Cristine e Giovanni che hanno il coprifuoco e genitori rompipalle che li mettono in punizione viene spazzata via totalmente. Ne escono vincenti Rue la tossica, Cassie la facilona, Kat l’aspirante porno-star e così via.

La generazione Z viene dipinta con gli occhi di chi ha avuto modo di vivere la vecchia adolescenza fatta di incontri reali, conversazioni, giorni di scuola bigiati. La realtà è ben diversa. Parliamo di giovani che negli ultimi anni hanno vissuto reclusi in casa, utilizzando il telefono come finestra sul mondo e come unico mezzo di comunicazione.
Euphoria è una serie rivolta agli adulti su personaggi giovani che si comportano in modo terribile e mostra le conseguenze debilitanti che pagano per le decisioni terribili che prendono.
Perchè nessuno vuole parlare della realtà?
Il vero tabù di Euphoria è la realtà. Viene toccata solo in alcuni momenti della narrazione, quando i protagonisti si scontrano con le conseguenze delle proprie azioni. Rue la incontra quando va in overdose, Cassie quando decide di abortire, Jules quando pensa di voler smettere di prendere gli ormoni e mette in dubbio tutta la sua vita. Verso la fine della prima stagione ho visto un barlume di speranza. Ho sperato che le cose per i personaggi sarebbero andate meglio, soprattutto da un punto di vista psicologico. La seconda stagione ricade nel trash e i personaggi, immemori delle proprie sofferenze, tornano a comportarsi con estrema superficialità.

Il dramma della HBO ha attirato alcuni fan per le sue scene di festa sfrenate e ha inorridito alcuni adulti per le scelte estreme dei giovani personaggi. I protagonisti rimangono intrappolati in una serie di errori e drammi familiari che non permettono loro di evolvere e migliorarsi. Alla fine i protagonisti diventano caricature di se stessi, incapaci di seguire il copione della vita.
Nell’arco delle due stagioni la dimensione del sogno si mischia spesso con la realtà presente e passata dei personaggi. Questo mette in mostra come la vita venga spesso vissuta su più livelli all’interno della nostra testa. Il confine tra realtà e fantasia è molto sottile e i personaggi non riescono più a comprendere quale sia la strada giusta da seguire.