Il pezzo più conosciuto e anche più pop dei Morcheeba è Rome Wasn’t Built in a Day, ma non posso dire che sia il brano più rappresentativo del loro suono. La band di Londra si affacciò alla musica nel 1995 con Trigger Hippie primo singolo estratto da uno degli album manifesto di quell’era Who Can You Trust?, in cui i riverberi del suono di Bristol riecheggiavano ovunque. Da allora i fratelli Paul and Ross Godfrey, DJ e produttore il primo e polistrumentalista il secondo, insieme alla cantante Skye Edwards hanno creato 4 album fino al 2003, anno in cui Skye fu scaricata dalla manager via telefono e cominciò, non poco turbata, la sua carriera solista.
La band continua a suonare come Morcheeba e pubblica due album ma con vocalist differenti fino al 2010, anno in cui convince con non poche difficoltà Skye a tornare nella band e pubblicano il loro settimo album Blood Like Money. Tutto è bene qual che finisce bene… e invece no! Nel 2014 Paul Godfrey lascia la band, ma vuole esser pagato per fare usare il nome Morcheeba agli altri due componenti che, fregandosene, pubblicano l’album Skye | Ross nel 2016. Fortunatamente il tempo assopisce i dissapori e nel 2018 Sky e Ross si riappropriano del nome della band, restando un duo. Blackest Blue è il secondo album dalla riappropriazione del nome e il decimo come Morcheeba, un album più pop dai toni vellutati e dark, che sfiora la chill, il jazz e il soul mostrando il loro lato più vulnerabile. Questa l’occasione per parlare con Skye.
Ciao Skye, come stai e dove sei?
Skye: «Ciao, sto bene grazie, mi sento rilassata in questo momento. Sono nella vasca da bagno mentre rispondo a queste domande».

Vi siete presi del tempo per il nuovo album, lo considerate una sorta di nuovo inizio?
Skye «Ross e io abbiamo avuto un sacco di tempo libero nel 2020, con tutto il calendario live cancellato dalla pandemia. Di solito suoniamo 80-100 spettacoli all’anno, quindi quando ci siamo trovati in isolamento abbiamo sfruttato al massimo quel tempo per creare questo bellissimo album. Sembra un nuovo inizio quando leggo i commenti sotto i nostri nuovi video su YouTube. Molti fan dicono “Morcheeba are back“. La verità è che non siamo mai andati via».
Il video del singolo Sounds of the Blue è molto teatrale, penso alle immagini di te sulla barca tra le onde. Mi chiedo che tipo di viaggio sarebbe questo album?
Skye: «Sarebbe un viaggio trasformativo. Il viaggio fornirebbe uno stato di coscienza indotto dalla psichedelia e cancellerebbe qualsiasi paura o ansia e ci riconnetterebbe interiormente».
Skye questa è la seconda volta che ti occupi di scrivere i testi, con Blackest Blue mi sembra che la tua scrittura segua i toni cupi del disco, pensi che sia un riflesso del tempo che stiamo attraversando?
Skye: «Come sempre i testi sono lasciati aperti all’ambiguità. Mi piace molto che un ascoltatore possa interpretare una canzone, il suo umore e le parole in modo totalmente diverso dall’ascoltatore successivo. Personalmente, le canzoni riflettono parte della vita e delle emozioni. Ricostruzione e relazioni. Parentela e legami tra pari e partner. Un’espressione catartica e un respiro profondo tanto necessario».
La canzone Falling Skies si riferisce ai terribili eventi accaduti in America culminati con l’assassinio di George Floyd e al movimento Back Lives Matter, non è la prima volta che affrontate temi politici, me ne parli?
Skye: «Il movimento BLM è iniziato molto prima della morte di George Floyd, testimoniata dal mondo nel 2020. L’hashtag #BlackLivesMatter è originariamente apparso sui social media dopo la sparatoria fatale dell’adolescente afroamericano Trayvon Martin nel 2013. E ha ottenuto più riconoscimento grazie alle manifestazioni in strada nel 2014 dopo la morte di due afroamericani per mano di agenti di polizia. La canzone Trigger Hippie fu ispirata da uno spettatore che ha sfoderato una pistola, dopo essere stato attaccato dalle guardie della security per essersi avvicinato troppo al palco dell’Altamonte Free Concert nel 1969. È stato pugnalato e picchiato a morte dagli Hells Angels, che furono assunti come sicurezza in quello che avrebbe dovuto essere un festival hippie dolce, amabile e divertente come Woodstock.
Il singolo Friction invece fu ispirato dai disordini di Brixton del 1995, iniziati dopo la morte di un ventiseienne nero, Wayne Douglas, tenuto in custodia dalla polizia. E Love Dub dall’album Blaze Away è stato un contraccolpo alla proposta del “Trump Wall” durante la presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump.
Sono curioso di sapere qual è il tuo punto di vista su Skye | Ross, è un disco che molti fan considerano il nono album dei Morcheeba in quanto la sua uscita è avvenuta tra Head Up High e Blaze Away. Tu come lo vivi?
Skye: «Qualcuno con cui ho parlato di recente ha descritto l’album Skye|Ross come il disco dei “Morcheeba perduti” qualcuno lo definì anche “l’album dei Morcheeba segreti”. Paul ha lasciato la band nel 2014, questo fu un periodo di transizione per me e Ross. Abbiamo dovuto capire alcune cose prima di poter esibirci come Morcheeba. In un certo senso, non usare il nome Morcheeba ci ha dato un diverso tipo di libertà di esprimerci. Light Of Gold ad esempio è la mia traccia preferita di quell’album. C’è un bellissimo video ad accompagnarla, girato a Sebenico in Croazia».
A venticinque anni dal vostro album di debutto Who Can You Trust? come ti senti a riguardo? La fanbase è cresciuta con voi?
Skye: «I nostri fan sono cresciuti come noi. Dove una volta erano giovani studenti che ascoltavano la nostra musica fumando marijuana, ora ascoltano la nostra musica mentre si scambiano i voti nuziali o danno alla luce i loro bambini. Ho incontrato un paio di fan dei Morcheeba con il loro bambino di nome Skye ai nostri concerti. È meraviglioso».
Qual è il primo ricordo che ti viene in mente di quei giorni?
Skye: «Un ricordo di quei primi giorni di allora mi vede seduta in un vecchio cinema ubriaca con Ross e Paul, stiamo guardando il film Performance interpretato da Mick Jagger nei panni di Turner, Anita Pallenberg e James Fox, il film tocca argomenti quali la droga e le battaglie psicologiche e presumibilmente ha spinto l’attore James Fox al limite della sanità mentale. Come dice il personaggio di Jagger, Turner, “L’unica performance che ce la fa davvero, che arriva fino in fondo, è quella che raggiunge la follia“».
Ultima domanda, suggeriscici un disco:
Skye: «Di recente abbiamo eseguito la cover di I Don’t Want To Know di John Martyn, canzone estratta dal suo album Solid Air, per un programma radiofonico della BBC 2 nel Regno Unito chiamato The Sofa Sessions. Ho ascoltato l’intero album di recente e me ne sono innamorata di nuovo. L’ho sentito per la prima volta intorno al 1992 quando avevo vent’anni. Pubblicato su Island Records nel 1973, questo intero album folk jazz psichedelico è un capolavoro assoluto dall’inizio alla fine».