C2C da non perdere, hai chiesto una guida?

La sigla C2C se non lo sapeste sta per Club To Club, festival di musica avant-pop ed elettronica fondato nel 2002. È stato definito dalla stampa inglese e continentale come uno dei più importanti eventi musicali in Italia e in Europa. Torino e Novembre è duo che scandisce un momento ben preciso nelle vite dei torinesi. Forse è durante uno di questi giorni che il rapper di casa Ensi descrisse questa città come “Black city”.

Come in una reale Gotham, è la nebbia che dà il buongiorno ai lavoratori mattinieri.
Le giornate iniziano a farsi più buie e fredde.
Le piazze una volta affollate da gente intenta a fare aperitivo, iniziano a diventare sempre più spoglie e le gite al mare in Liguria cominciano ad essere un vago ricordo.

Da oltre 20 anni, il C2C ha accumulato sempre più fama e rispetto grazie alle radici che affondano nell’elettronica ed i rami che invece si estendono fino al pop. Sui suoi palchi sono infatti passati artisti del calibro di Moderat, Liberato, Franco Battiato, Four Tet, Ghali, Thom Yorke, Battles e Nicolas Jaar. Al centro di ogni edizione c’era un tema, che quest’anno è “世界/El Mundo/The World/Il Mondo”.

La scelta della line-up è ovviamente uno specchio dello slogan. In un momento in cui il mondo è sempre più interconnesso, il C2C subisce volentieri le contaminazioni della musica mondiale, invitando sui suoi stage artisti che sono espressione di diversi generi. Come in una Olimpiade della musica, per esempio, ci sarà Caroline Polacheck a sventolare la bandiera dell’electro-pop (con un doppio show, tra l’altro); gli Overmono alzeranno fieri la Union Jack targata tecno made in UK; Yves Tumor sfilerà sgargiante il suo vessillo di future-pop; infine, Flying Lotus sarà il vecchio campione che sarà sempre difficile da battere.

Le gare si svolgeranno dal 2 al 5 Novembre, divise tra il bellissimo sito delle OGR e lo storico padiglione del Lingotto Fiere. RIS8 vi offre quindi una guida per non perdervi tra le varie discipline e raccontarvi un po’ dei campioni in gara.

GIOVEDI 2 NOVEMBRE (@OGR, C2C, 2023)

CAROLINE POLACHECK (DJ Set)

Già nel primo giorno si avrà la possibilità di ascoltare uno dei nomi di punta della kermesse. Caroline Polacheck ed è una delle icone della musica electro-pop sperimentale. Conosciuta inizialmente come membro dei Chairlift, ha intrapreso una doppia sfida: oltre alle fatiche della carriera solista, si unisce anche il doversi fare spazio nel mondo dei producer dominato per lo più da uomini (un articolo interessante lo potete trovare qui). La ricetta segreta è stata quindi quella di andare ad unire sperimentazione sonora e testi profondamente personali.

Ne è una dimostrazione il suo ultimo lavoro “Desire, I want to turn into you”, dove l’artista americana descrive in 12 tracce la sua visione dell’amore e del desiderio. Le tracce sono ovviamente un mix eterogeneo di stili, passando dalla cavalcata country a bordo di un cavallo di “Sunset”, al flamenco di “Believe”, fino alla eterea “Billions”, mia canzone preferita dell’album. Importante sarà sottolineare come il giovedì sia solo un riscaldamento per il giorno successivo, dove la nativa di Manhattan si esibirà nuovamente per il suo (a mio parere) imperdibile live.

MODEL/ACTRIZ

New York è ben conosciuta per la sua capacità pressoché inarrestabile di produrre talenti. Ne sono un ennesimo esempio il quartetto Model/Actriz. La loro forza è il loro approccio caratteristico, caotico ed avventuroso, che combina elementi di noise, post-punk ed elettronica. Il loro inno al caos si chiama “Dogsbody”, un album dove si va a scavare singolo dopo singolo nelle viscere della loro musica e delle loro menti.

Sorretti da un architrave di elementi dell’ambiente dark, i quattro danno libero sfogo sia alle parole, con testi particolarmente espliciti, che ai loro strumenti, dando spazio a cassa dritta, basso, sax distorti, basso martellante e chitarre stridenti. Non c’è spazio per le vie di mezzo, ogni traccia è nera o bianca, forte o calma. Questa contrapposizione si nota bene nelle canzoni di chiusura del disco. “Sleepless” è la notte sofferta a girarsi nel letto, incarnata con dei suoni molti vicini all’industrial e che richiamano i Nine Inch Nails, mentre “Sun In” è la calma ballata che arriva quando ormai è mattina ed il peggio sembra essere passato. Preparatevi quindi ad essere sballottati in giro dal potente impianto delle OGR e dalla voce di Cole Harden e soci.

RACHIKA NAYAR

Le radici musicali profonde, uno studio approfondito della chitarra e la colonna sonora di “School of rock” hanno formato una delle artiste più interessanti del panorama post-rock. Si tratta di Rachika Nayar ed ha suscitato l’interesse del pubblico sin dai suoi primi lavori, alternando passaggi di arpeggi con la chitarra classica ad una spinta sui bassi e sui BPM, facenti parte di un universo dancefloor che sembrava non rientrasse tra le sue armi.

Il culmine di questa sua poliedricità è l’ultima fatica, “Heaven come crushing”. Basta analizzare “Tetramorph” per avere un assaggio del suo talento. Al suo interno si trovano sconnessi hi-hat, che ti pizzicano i piedi all’improvviso, che si alternano ad effetti ambient, creando una ballata frastornante. Il punto di incontro fra questi mari di densità diversa è la coda del pezzo, un climax post-rock formato dall’immancabile chitarra. Sono sicuro che durante la sua performance darà spazio anche al suo lato tecno, quindi sarà veramente interessante vedere come inserirà tutte queste sue anime in un unico show.

Spiritual Sauna

Quando il suono che proviene dalla casse ti coinvolge in pieno ed il tuo corpo non riesce a stare fermo, capita spesso di ritrovarsi sudati (ma felici) sulla pista. Possiamo quindi immaginarla come una sorta di sauna, dove ci si può sì rilassare ascoltando anche buona musica, ma lo stare fermi non è poi così gradito. Benvenuti in Spiritual Sauna, un format noto dalle menti di Virginia Ricci (conosciuta come Virginia W) e Luca Giudici (aka Rapala 700), che hanno portato a Milano una serata basata che unisce il synth al chilling, con l’intento di dare un senso di pace allo spirito di ognuno dei partecipanti.

VENERDI’ 3 NOVEMBRE (@LINGOTTO FIERE, C2C, 2023)

AVALON EMERSON

Originaria della Bay Area e cresciuta sin da piccola ascoltando synth-pop, Avalon Emerson arriva al C2C dopo aver costruito la sua carriera con una dedizione incrollabile alla sperimentazione ed all’innovazione. Questo suo tratto distintivo ha trovato massima espressione con la decisione di trasferirsi a Berlino. La sua musica quindi ha conquistato il pubblico di diverse nazioni grazie alla sua capacità di unire generi diversi, legando insieme elementi di house, tecno ed electro.

Da brava sperimentatrice e dalla sua incessante curiosità, è nato il nuovo progetto dal nome “& The Charm”, con la band al suo seguito che prende il nome dall’album stesso, formata dalla moglie Hunter Lombard e l’amico Keivon Hobeheidar. In questo disco, Avalon prende ispirazione dalla Balearic disco, ma con un velo di nostalgia che è percepibile in tutte le tracce. In contrapposizione infatti alla sua “fama” di dj tecno a-là Berghain, l’artista californiana prende questo disco come fosse una pausa dagli altri per concentrarsi su sé stessa. A sottolineare il tutto è presente quasi sempre la sua voce, da cantante non affermata, ma che è utile allo scopo dell’album. Staremo quindi a vedere quale delle anime che risiedono in lei farà uscire durante la sua esibizione.

EVIAN CHRIST

In “Cambia la tua vita con un click”, il protagonista interpretato da Adam Sandler ha la possibilità di usare un telecomando che gli permette sostanzialmente di fare quello che vuole. Può fermare un momento, può mandarlo indietro o accelerarlo, a seconda delle sue esigenze. Evian Christ non possiede questo telecomando

magico, ma certamente la sua vita è cambiata quando nel 2011 ha deciso di caricare su YouTube alcuni pezzi. Evian, il cui vero nome è Joshua Leary, fa quindi parte di quei artisti di nuova generazione che hanno incontrato la fama per mezzo di internet. La sua notorietà trova giustificazione nel suo stile: come lui stesso l’ha definito in una intervista di alcuni anni fa, Leary è un gran conoscitore di hip-hop e voleva rappare su un beat elettronico. I classici 70 BPM del boom-bap sono però troppo lenti per lui. Quindi, come Adam Sandler, perché non andare al doppio della velocità? Nasce così uno dei più particolari stili degli anni ’10 di quest’epoca, tanto che viene notato da Kanye West che gli affida la produzione di “I’m in it”, contenuta in Yeezus.

Nel corso degli anni ha subito una pesante influenza dal mondo trance ed industrial, facendo sempre più affidamento su synth distorti e un profondo suono del tom. Sono sicuro che l’artista inglese incendierà il palco, soprattutto perché sarà uno dei primi live in cui porterà il suo nuovo album, Revanchrist.

HAGOP TCHAPARIAN

Hagop Thcaparian è sicuramente uno degli artisti che incarna al meglio lo slogan di questa edizione del C2C. Prima chitarrista per il gruppo pop-puk Symposium, poi la caduta fino ad essere un inserviente, fino a diventare manager per gli Hot Chip e Four Tet. E’ qui che Hagop scopre un mondo fatto di synth e bassi profondi a cui mai aveva immaginato di avvicinarsi. In sordina, riscopre il piacere di comporre su Ableton, e da qui in poi non si fermerà più, fino all’uscita di “Bolts”, album prodotto da Four Tet stesso. E’ percebile come la sua musica sia direttamente influenzata dalle sue esperienze di vita, prendendo spunto da partite di calcio, autisti di taxi ed artisti di strada.

“Right to Riot” riassume al meglio tutto ciò. In un duello a colpi di fioretto, durante le sue tracce affondano i colpi da un lato la sua parte inglese, che costituisce sempre la base di ogni suo pezzo, mediante l’elettronica ed i suoni post-punk ed industrial; a parare ed a rispondere, invece, ci sono le sue origini armene, attraverso le melodie create dal qanun ed il suono distorto della zurna. Venerdì qui sarà possibile aprire quella porta che conduce al mondo di Tchaparian e di spiare quindi dentro la sua vita.

LUCRECIA DALT

42. Se avete mai letto (o visto) Guida galattica per autostoppisti, sapete che questo è IL numero. O meglio, è la risposta a qualsiasi domanda. 42 sono anche gli anni della colombiana Lucrecia Dalt. Come altri artisti di quest’anno, anche lei si è trasferita da giovane a Berlino per rincorrere e farsi ispirare dalla scena club berlinese. La giovane Dalt infatti è più incline all’elettronica pura, con tanta tecno all’interno. Ancora come altri artisti presenti nella line-up, anche lei nel corso degli anni ha però subito il richiamo della sua terra.

Nasce così “¡Ay!”, una navicella spaziale che viaggia a metà tra la fantasia ed i suoi ricordi di infanzia. Meno spazio quindi alla cassa dritta, che resta invece ad osservare un ritmo cadenzato, quasi nostalgico, che possano ricordare alcuni brani dei Buena Vista Social Club. Per far ciò, Dalt unisce il “pigro” bolero della tradizione, che prevede strumenti come l’organetto, clarinetto e flauto, a percussioni come maracas e campanacci. Aggiungiamo quindi gli immancabili synth e la sua voce, e si otterrà un qualcosa difficilmente etichettabile. Non fatevi prendere dal panico quando starete sotto al suo palco, basterà avere un asciugamano con voi!

MARINA HERLOP

Quando mi sono avvicinato per la prima volta alle produzioni di Marina Herlop è stato per me come entrare in una chiesa gotica. Ogni suo brano è una navata, che accoglie l’ascoltatore e lo sovrasta con la sua immensità, ma allo stesso tempo donandogli una strana pace interiore. Le colonne portanti sono le basi di ogni artista che si rispetti: tanto studio di musica classica, riversato nei brani attraverso il piano. Le vetrate sono enormi rosoni che donano luce e colore ad ogni brano mediante l’elettronica, che però è in perfetto

equilibrio con la sua controparte strumentale. Guardando in fondo ad una delle campate, verso la parte dove è posto l’organo, si può scorgere l’artista catalana intenta a cantare. Ascoltare la sua voce angelica ti accompagna in maniera calma e sicura per tutta la durata della visita. Come ogni volta che si entra in uno di questi monumenti, l’unica cosa che si può fare è rimanere piacevolmente annichiliti dallo stile di Herlop e lasciarsi andare. Per quanto mi riguarda, è su di lei che punto come la rivelazione di quest’anno.

NICK LEÓN

E’ indubbio che la musica di stampo latina sta prendendo ultimamente sempre più spazio, sia in radio che nei club. Ne è una dimostrazione la nomina ad Album of the year di Bad Bunny, o la travolgente fama che ha conquistato Rosalia. Proprio quest’ultima ha deciso di affidare la produzione del suo storico album MOTOMAMI a Nick Leon.

Dalla sua cameretta in Florida, il dj e producer ha fin dalla tenera età iniziato a produrre tracce, per lo più di genere hip-hop. Ciò l’ha portato poi a collaborare con rapper del calibro di Denzel Curry e The Underachievers, ma l’influenza delle sonorità latine che caratterizzano una città come Miami dovevano venire a galla, prima o poi. La sua produzione attuale è infatti altamente influenzata dal raggaeton, ma cambiata di velocità e mischiata con break-beat ed a volte synth più cupi. La sua propensione a far muovere le gambe si rispecchia totalmente in uno dei club banger più famosi recentemente, ovvero “Xtasis”. Ascoltatela oppure dato un occhio alla sua ultima Boiler Room e vediamo se non vi viene voglia di muovervi anche mentre siete seduti in ufficio.

OVERMONO

Il duo inglese è forse il nome più caldo della line-up di quest’anno. Il motivo è molto semplice: impossibile non aver ascoltato almeno una volta, anche per caso, la loro hit “So U Kno”. Un subwoofer potente è al centro di questo pezzo, andando a richiamare un po’ il loro stile dei rave anni 90/2000. Questo ritorno al passato è un’idea sempre presente nella loro musica, ma ammodernata da veloci cambi di ritmo e synth che scandiscono il tempo ad una diversa intensità, spalleggiati da colpi di hi-hat. Il refrain del sample vocale esplode nel drop, creando così quella classica traccia da club, ma che ha dentro di sé una componente ibrida che può piacere a tutti.

Il loro ultimo lavoro, “Good Lies”, è quindi proprio un continuo ritrovarsi sulla pista da ballo di un piccolo locale londinese di periferia, ma senza l’atmosfera cupa tipica di quel posto e con un occhio al futuro. Si susseguono infatti durante l’album incontri tra genere agli antipodi, come la hard-tecno ed il raggaeton, il pop e la trap, la trance ed il grime. Mi fermo con gli elogi perché non penso che ci siano delle persone che non vogliano andare ad ascoltarli.

SPACE AFRIKA

Ascoltando gli Space Afrika mi è sembrato di ritornare ad (ahimè) 15 anni fa, quando ho premuto play per la prima volta ad uno storico album del rap italiano, ovvero “Chi more pe’mme” dei Co’Sang. Il parallelismo fra i due gruppi mi è venuto subito in mente, oltre che per la loro uguale composizione (entrambi un duo), soprattutto a causa della loro musica. Il duo di Napoli si è sempre descritto come dei documentaristi del rione e che nei loro testi raccontavano semplicemente ciò che vedevano. Lo stesso fanno i nativi di Manchester, in particolare modo nell’album “Honest labour”.

Sembrano quasi comparire davanti a te quell’infinità di case di mattone rosso quando si inizia l’ascolto. Passeggiando tra le vie di quest’album, si incontrano ovviamente quartieri ognuno caratterizzato dal proprio stile: industrial e suoni di sirene, hip-hop di protesta e nostalgia, synthwave e raggae. A farla da padrone, però, è il continuo senso di oscurità che permea tutti questi vicoli e che sono il vero specchio della realtà dei due inglesi. Un live quindi che sarà molto intenso, ma che credo troverà i suoi momenti più liberi anche attraverso le loro tracce più dub e tecno del loro repertorio.

TWO SHELL

L’anno scorso sono stati una delle inaspettate scoperte delle esibizioni del C2C. La loro performance è valsa al duo inglese mascherato il bis con la presenza nel roster anche per l’edizione di quest’anno.

È molto difficile, però, cercare di contenerli in una scatola ed etichettarli facilmente come appartenenti a quelli o quell’altro genere. Prendiamo esempio da una traccia del loro ultimo EP “Lil Spirits”, dal nome “ghost2”. L’inizio è un classico dalla corrente hyperpop: voce pitchata, bassi distorti e batteria che corre veloce.

Il banale inizio si scontra nel bel mezzo della traccia con l’improvvisa cancellazione di tutto questo rumore di fondo, per dare spazio alla voce del fantasma in questione, con archi che lo accompagnano in questa nuova ballata. Sono esattamente così i due DJ, pieni di sorprese, anche alcune volte non troppo piacevoli. Il mio consiglio però è assolutamente di provare ad ascoltare almeno mezz’ora del loro set, perché sono sicuro che non ve ne pentirete.

TIGA

Quando si viene a contatto con Tiga, la cosa che più stupisce è il suo essere una sorta di anti-dj. I motivi sono principalmente due. Nonostante sia un amante della moda e dell’estetica, il canadese non vuole mai attirare su di sé le attenzioni del pubblico attraverso il suo aspetto. Ma sono i suoi set a colpire di più: non sono delle esibizioni incentrati sulla continua ricerca ed attesa del drop, ma più come una continua danza che cambia a seconda dei BPM.

Nel corso degli anni, Tiga è più volte salito in testa alle classifiche di musica dance grazie alle sue produzioni che richiamano ai lavori di Giorgio Moroder (apparso anche nel 2017 al C2C), aggiungendo un tocco british sia per quanto riguarda il suono, tendente più alla tecno, che alle linee vocali, influenzate spesso da band come i Depeche Mode ed i Nine Inch Nails.

Un esempio è la sua hit “You gonna want me”, caratterizzata da un basso preciso e profondo, sintetizzatori che picchiettano il tempo insieme a colpi di hi-hat. Una traccia che sarebbe tranquillamente passata al Club 84. La sua capacità creativa però l’ha portato anche a realizzare tracce come “In order 2”, in collaborazione con Hudson Mohawke. A differenza della precedente, il brano si affaccia più al panorama techno, per poi avere un gradito outro soul grazie ad un assolo di tromba. Non ci resta quindi che attendere in quali mondi Tiga vorrà trasportarci.

STENNY

Il C2C accoglie su uno dei suoi palchi un rappresentante della scena torinese, che risponde al nome d’arte di Stenny. Cresciuto in quel del capoluogo piemontese, trova anche lui il suo paradiso musicale in Germania, precisamente a Monaco. Sotto la guida dell’etichetta Ilian Tape, Stenny riesce a dare sfogo alla propria musica, principalmente fondata sulla techno. Come fossero dei Lego, a questa base aggiunge ad ogni traccia dei mattoncini diversi, che fanno variare forma e colore al set che si sta costruendo.

Analizzando infatti il suo positivamente criticato album “Upsurge”, ci si imbatte in questo C2C per esempio in ambient (Water Maze), dark techno (Fast Fade) ed IDM (Swordfish). Questa sua peculiarità sarà utile per tenere ben caldo il Lingotto Fiere per il gran finale di venerdì.

SABATO 4 NOVEMBRE (@LINGOTTO FIERE, C2C, 2023)

FLYING LOTUS ritorna al C2C

Quando la pagina social del festival ha rivelato la prima line-up, leggendo il suo nome ammetto di aver avuto un piccolo sussulto. La mia prima partecipazione al C2C risale al 2012, quando ero solo una giovane matricola sbarcata da poco più di un mese a Torino. Senza neanche conoscere il festival, mi sono fiondato per andare a sentire il suo show esclusivo.

FlyLo a quel tempo portava in giro il suo “Until the quiet comes”. Di tutto mi sarei aspettato tranne che vedere un dj che inizia il live dietro ad un telo. I primi suoni escono dall’impianto e compaiono delle visual sul suddetto telo, che vanno a tempo col Minilogue e con il suo stile che mischia elettronica, groove funk, hip-hop (con richiami frequenti a J Dilla), free jazz e sound tipico degli anime. Nonostante adesso sia la normalità, sono convinto che Steve Ellison abbia dato vita ad uno delle tre migliori esibizioni dal vivo a cui io sia mai stato.

Non a caso, lavora sempre a stretto contatto con un altro artista leader del genere come Thundercat. Il mio consiglio è quindi quello di vedere un Zoro in carne ed ossa che, invece dello stile a tre spade, combatte usando Roland, sintetizzatori e distorsori come nessuno. Per avere un approfondimento in più sulla sua storia clicca qui.

KING KRULE

Uno dei nomi più famosi presenti quest’anno è anche uno dei più diversi dalla selezione abitudinaria. Ma è nella stessa carriera di King Krule che si può vedere come lui sia sempre stato fuori dal coro e dagli schemi, rendendone un vanto. Fin dagli inizi, Archy Marshall ha scritto e prodotto la sua musica ricalcando uno stile tutto suo, fatto di quello che possiamo definire come indie-rock ma con richiami al jazz, al punk ed all’hip-hop.

La sua voce registrata nei vari album, che sembra sempre provenire dal profondo di una caverna, è diventata uno dei marchi di fabbrica dell’artista natio di Londra. A tutto ciò, si unisce un sound e testi che hanno molto a che fare con l’inquietudine e quel senso di oppressione che caratterizza la generazione dei Millenial.

Ne è una prova l’ultimo album “Space Heavy”, che descrive in maniera abbastanza approfondita questa sensazione continua di aver un peso sulle spalle che non si riesce a scrollare di dosso. Non credo che si possa prendere una canzone come esempio, perché gli album di Marshall sono dei lavori da ascoltare insieme. A voi la scelta se farvi catturare o meno dal suo caos che arriva diretto più che mai in questa edizione del C2C.

MOODYMANN

A spalleggiare FlyLo, per la prima volta al C2C nello stesso giorno ci sarà un altro artista che segue questa corrente musicale. Moodymann fa viaggiare liberamente la Detroit tech-house tra soul, funk e nu-jazz. Si tratta di Moodymann, all’anagrafe Kenny Dixon, che si mette all’opera dietro ai piatti sin dai primi anni ’90. Il suo stile è inconfondibile, così come è impossibile non battere a tempo il piede con la linea di basso, sempre ben presente in ogni sua traccia, oppure con la gran cassa. Il mio suggerimento è quello di fare un esperimento: mettere play ad un un brano come “Pitch Black City Reunion” ed ascoltarlo durante una passeggiata fuori casa, durante uno di questi ultimi scampoli di giornate estive. A dir poco terapeutico. DON’T SLEEP ON THIS!

SLAUSON MALONE 1

Slauson Malone 1 è un artista assolutamente unico nel suo genere ed “Excelsior” ne è la dimostrazione. Per darvi un’idea, è come quelle immagini che sono composte a loro volta da tante piccole foto. Ed è così che Jaspar restituisce la sua idea di musica. 18 diversi vignette musicali, in equilibrio tra ambient, suoni profondi di contrabasso, incontri fra rap ed indie-pop e linee vocali che rimandano al Frank Ocean di “Blond”. E’ naturale che uno stile del genere abbia attirato le attenzioni di King Krule, che lo sta portando con sé in tour e apparirà per la prima volta in Italia in questa edizione del C2C. Attenzione che potrete rimanere affascinati da questo specchio frammentato eppure allo stesso tempo integro.

YVES TUMOR

Eclettico, imprevedibile, sgargiante. Incarnazione in tempi moderni della corrente glam. Questa è in breve la descrizione che faccio quando si parla di Yves Tumor, all’anagrafe Sean Bowie. Un personaggio dall’estetica assolutamente eccentrica, che però a volte sembra oscurare la cosa più fondamentale: la musica. L’americano decide una volta per tutta di far capire di essere prima di tutto un artista con il suo ultimo lavoro “Praise a Lord Who Chews But Which Does Not Consume; (Or Simply, Hot Between Worlds)”. Un album che attira già dal titolo e che ha molto delle esperienze vissute da Bowie. L’elettronica presente in questo lavoro funge solo da accompagnamento per dare spazio e libero sfogo alle chitarre, con melodie nettamente più post-punk come in “God is a circle”, al synth-pop di “Echolalia”. La perfetta sintesi dell’album è racchiusa a mio avviso nella traccia conclusiva, “Ebony Eye”. Possibile candidato quindi alla miglior performance del C2C.

PAN 15 WITH BAMBII;
BILL KOULIGAS;
CRYSTALLMESS; HONOUR;
SANGRE NUEVA
[DJ PYTHON, FLORENTINO & KELMAN DURAN];
TZUSING

Sono sinceramente un po’ spaventato da questo Megazord. La label PAN fondata da Bill Kouligas spegne le 15 candeline insieme a tutti noi e lo fa in grande. Sul palco si esibiranno le sue diverse anime, da quella latina del nuovo trio Sangre Nueva, fino a quella più tecno di Tzusing, passando ovviamente anche per i momenti acid con Kouligas in persona. Attenzione in particolare ad una DJ come Bambii, che ha collaborato con artisti del calibro di Kaytranada e Black Coffee, ed al misterioso progetto Honour, dalle tinte dark.

DOMENICA 5 NOVEMBRE (@OGR, C2C, 2023)

G OF D 10 WITH AZU TIWALINE & CINNA PEYGHAMY;
GANG OF DUCKS SOUNDSYSTEM;
FRANCESCA HEART & REGNO MAGGIORE;
UPSAMMY & JONATHAN CASTRO

La chiusura dell’edizione 2023 del C2C è affidata all’etichetta torinese Gang of Ducks. Quest’ultima celebrerà anch’essa un compleanno, ovvero i 10 anni di attività, ma a differenza di PAN, lo show si svolgerà nell’ex sito industriale delle OGR.

Spazio quindi agli artisti della G.O.D., partendo dal duo Azu Tiwaline x Cinna Peyghamy. La prima è un’artista tunisina, che contamina la sua elettronica minimale ed ipnotica con suoni pescati dai suoi viaggi in terra natia; il secondo è invece un percussionista che fa un grande utilizza del tombak (una percussione iraniana), modulando e trasformando il suono attraverso il suo sistema di sintetizzatori.

Con il duo Francesca Heart/Regno Maggiore, si rischia invece di rimanere ipnotizzati sulla pista da ballo. La loro elettronica sperimentale volge molto al viaggio ed alla cura dell’anima, la quale attraverserà regni di ninfee e creature mitologiche create mediante minimal, world music e psy-trance.

Per completare questo viaggio C2C tra i canti delle sirene, ci saranno upsammy e Jonathan Castro. La coppia è formata dall’artista olandese (la prima) la quale trasporta i suoni della natura nella sua musica, per creare uno stile ibrido che comprende elettronica, tecno ed una DnB sperimentale. Sarà coadiuvata dal peruviano Castro mediante le visual da lui create.

Siete pronti a
questa nuova
edizione del C2C??

C2C


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