King Hannah, il duo britannico, nel suo album di debutto racconta storie impassibili su uno sfondo desolato e desertico che ricorda molto PJ Harvey e Nick Cave.
Sono una band di Liverpool come i The Beatles ma questo non vuol dire che suonano come una band di Liverpool. Scusate la ripetizione ma il loro suono ha quel qualcosa di particolare che non trovi tutti i giorni in radio o sui soliti canali del web.
Sono Craig Whittle e dall’espatriata gallese Hannah Merrick. Non hanno per niente le radici del rock’n’roll di Liverpool ne tanto meno quello assorbito dalle influenze oltre oceano a primo impatto.
L’album di debutto di King Hannah, I’m Not Sorry, I Was Just Being Me, ha delle note del sud degli USA, un blues scomposto pieno di un meraviglioso goove voodoo.
Le loro teste sono bloccate nelle loro quotidiano, mentre meditano sulle particolarità e sulla mondanità dell’esistenza con uguali dosi di stanchezza e umorismo assurdo.
I brani cominciano con una sorta di rombo minaccioso prima di esplodere gradualmente in una scintillante discordia.
Il primo ascolto è un viaggio infernale sulla Route 66, dove trovi le mancanze di controllo o le conversazioni di Steve Carell o la fantasia di veder soffocare il tuo ex mangiando un piatto di gnocchi.
Whittle vide per la prima volta Merrick cantare in una serata open-mic e fu immediatamente ispirato da lei. I due non si incontrarono dopo anni per puro caso come impiegati in lo stesso pub. Si può capire benissimo come lui sia ben preso da lei.
Merrick è un’affascinante frontwoman che incarna e capovolge l’archetipo della femme-fatale.
La sua voce raramente si alza al di sopra di un sospiro di fumo anche se il mix arriva ai livelli rossi dei un meter. Il suo accento gallese aggiunge inflessioni enigmatiche alle frasi più comuni. A tutto questo aggiungete quella disinvoltura che non ti è stata donata a cazzo, ma che fa solo sentire le sue parole molto più affascinanti.
In Big Big Baby, veste un ex amante con una coppia di versi assassini: «I heard you got a lady pregnant / Well I can only wish her well / Cuz soon you’ll have a bigger baby in the family than yourself». Ma con quella stessa voce assolutamente fredda che confessa la sua esperienza e le imbarazzanti visite dell’infermiera che ne sono risultate in All Being Fine, suggerendo che è, se non addirittura traumatizzata, almeno umiliata dal ricordo.

Vi consigliamo di acquistare i biglietti per le loro due date italiane tra cui quella del 12 Aprile all’Arci Bellezza di Milano.
Se hai voglia di viaggiare lungo le strade perdute dell’America per costruire un mondo tutto tuo, questo è il disco che fa per te.
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