Il Kappa FuturFestival è tra gli eventi più importanti in Italia ed in Europa. Sono 105 gli artisti saliranno sui quattro palchi situati nei vari angoli del Parco Dora per fare vivere un’esperienza di connessioni umani come poche volta nella vita. Molto probabile che non voi conosciate tutti i DJs che si esibiranno. Per questo motivo, noi di RIS8 abbiamo stilato una guida per guidarvi in questa selva oscura fatta di musica ad alti BPM.
SPOILER ALLERT!!!!
Afterlife by Tale Of Us
Sicuramente scrollando nella sezione reel di Instagram o nel feed di TikTok, vi sarà capitato di vedere due dj dietro ad una console che armeggiano ai controlli mentre sulle loro teste campeggia una figura umana a testa in giù. Ecco, è proprio così che nel (ahimè) lontano 2016 è iniziato il nuovo percorso dei Tale of Us che fonda la loro musica ad una storia raccontata tramite le visual: è questo Afterlife.
Rispetto agli inizi, ovviamente gli spettacoli che Matteo Milleri (aka Anyma) e Carmine “Mrak” Conte hanno offerto ai loro spettatori si sono fatti sempre più complessi ed accattivanti. La combinazione di suoni ed immagini fa sì che nei loro live si crei una connessione unica tra i due artisti ed il loro pubblico, discostandosi quindi dalle “solite” esibizioni dal vivo dei loro colleghi.
Se avete voglia di qualche spoiler, consiglio il loro recente live al Coachella o di seguirli anche nei loro percorsi solisti.
In particolar modo, Anyma ha collaborato per i suoi show con l’artista visivo Alessio De Vecchi per l’apposita creazione di un NFT da utilizzare durante la performance, di nome EVA 0. Se avete qualche soldino da parte, potete acquistare gli NFT qui.
Ma Afterlife non è solo visual: il duo italiano infatti porta anche avanti anche il progetto come etichetta, per dare spazio a nuovi artisti della scena elettronica di cui hanno stima. Non a caso il venerdì sarà un’immersione totale nel pianeta Afterlife, dato che ci saranno molti artisti del loro roster che si esibiranno durante la kermesse.
Un’immersione totale quindi dei Tale of Us nel mondo della musica e noi della redazione non vediamo l’ora di scoprire cosa hanno confezionato appositamente per la rassegna torinese.
ANNA
A proposito di uscite per Afterlife, come definire una delle più recenti collaboratrici, ANNA, se non una predestinata? Cos’altro poteva fare lei se non seguire il consiglio di suo padre, proprietario di club appena fuori San Paulo, e diventare una dj sin dall’età di 14 anni? E’ seduta nei divanetti e vicino alla console del dj che Ana Miranda sviluppa una connessione intima con il clubbing e la musica elettronica. Questa passione la porta a viaggiare fino a stabilirsi a Barcellona nel 2015, dove fonda con il connazionale Wehbba uno studio e crea una masterclass online per la produzione di tracce.
Nonostante un destino apparentemente già segnato, ANNA ha affrontato non poco difficoltà nel corso della sua carriera, soprattutto di natura economica e di salute. Ma ha tenuto duro e l’amore per ciò che fa si riversa in maniera profonda e potente nelle sue tracce.
Scorrendo la sua discografia, ne ha per tutti i gusti +1, come le caramelle di Harry Potter: ritmi lenti scanditi da chitarre classiche in stile Tycho? C’è “Receiving”! Hai voglia di un po’ di bassi distorti? Perfetto, c’è il remix del pezzo di Jon Hopkins “Deep in the glowing heart” oppure “Cosmovision” (dove si sente l’influenza del mondo Afterlife)! Pura tecno da alti BPM che ti fa vibrare anche l’ileo? Ecco a te “Forever Ravers” con Kittin.
La brasiliana spicca quindi per la sua incredibile versatilità e la continua espansione su qualsiasi ramificazione della musica elettronica. Il mio personale consiglio per innamorarsi di lei è quello di godersi questo set per Cercle dove suona magistralmente in vinile. Don’t sleep on her!
ANOTHER TASTE (live)
Prima di ascoltare gli Another Taste, seguite pedissequamente queste istruzioni:
- Prendete i vostri migliori occhiali da sole (e magari un bel bucket hat);
- Aprite il guardaroba e prendete il vestito più estivo che ci sia;
- Preparatevi un drink a scelta fra gin tonic, moscow mule o margarita.
La quarta istruzione sarebbe quella di ballare, ma veramente pensate di poter rimanere fermi? Il sottoscritto quando ascolta questi ritmi funk anni ’70 e boogie non può far a meno di muovere la testa a tempo e “shake that ass” alla Nate Dogg.
Proprio questi richiami al passato sono una delle colonne portanti del quartetto, i quali suonano tutto in analogico. La formazione prevede Bob al basso, Bobby e Barend alle tastiere e Teun alla batteria. Ogni singolo è stampato su un 45 giri, come si faceva una volta, mentre siamo ancora tutti in attesa dell’uscita del loro primo LP. Da quando sono piombati sulla scena grazie alla collaborazione con Danilo Plessow (di cui parleremo più avanti) grazie all’etichetta indipendente Space Grapes, hanno fatto girare la testa a molti. Stracurioso di ascoltarli in un ambiente come quella del Kappa Futurefestival: potrebbero essere benissimo la sorpresa della manifestazione!
Cosa può nascere dall’unione di un ragazzo italiano giramondo, che ha mosso i primi passi nel mondo della musica facendo da tour manager a gruppi punk-rock, ed una ragazza di origini turche laureata in violoncello alla Royal Academy of Music di Londra?
La risposta è: Astra Club!
Il nostrano Dj Tennis (all’anagrafe Manfredi Romano) e Carlita, anche se apparentemente molto distanti dalla descrizione soprastante, hanno invece molto in comune: una conoscenza musicale che affonda le sue radici nel genere rock/post-rock, prendendo come riferimenti artisti come Goodsped You!, Led Zeppelin e Depeche Mode, che viene mischiata con disco, house, soul e cumbia; l’utilizzo nella loro musica di campionamenti, sia per quanto riguarda la struttura melodica che quella vocale, con una bassline preponderante; una continua e spasmodica voglia di conoscere ed allargare le loro conoscenze di artisti e/o generi, linfa vitale che permette di aggiungere una nuova sfaccettatura alle loro produzioni.
Qualche spunto di quello che ci possiamo aspettare da loro nel set al Club Space di qualche mese fa.
AYS (dj set)
Forse l’avrete capito, ma sono un mega fan della tecno mischiata al funk ed al boogie. Giovane rappresentante della suddetta categoria di DJ è AYS, artista proveniente da Rotterdam. La talentuosa olandese è stata subito presa sotto l’ala di quella vecchia volpe di Danilo Plessow per la sua etichetta Space Grapes, uno che è diciamo “bravino” a riconoscere un* musicista di valore.
Nella musica di AYS si possono quindi ritrovare campionamenti vocali provenienti dal mondo jazz/funk/soul, sostenuti dalla combinazione di una potente bassline e strumenti a fiato. Lei stessa sostiene che la sua collezione di vinili è incentrata su questi generi e chissà se attenterà ad un set suonato con i dischi in suo possesso.
Purtroppo, in rete non ci sono molte cose da ascoltare, tranne alcuni mix proprio per la faccia di Motor City Drum Ensemble. Vediamo se e come sarà in grado di stupirci. Nel mentre su mixcloud trovate un paio di suoi mix… clicca qui.
BLACK COFFEE
Per molti di noi, queste due informazioni rappresentano qualcosa di insignificante. Per altri, in particolare i Sud Africani, quello il giorno della liberazione di Nelson Mandela. In teoria è un giorno di festa, ma durante quei momenti di gioia, Nkosinathi Innocent Maphumulo a.k.a. Black Coffee subisce un trauma che lo segnerà per il resto della vita: perde l’uso del braccio sinistro a soli 14 anni a causa di un incidente d’auto. Ma questo infortunio non mette freno alla sua voglia di stare a contatto con la musica.
Come racconta lui stesso, mette tracce durante le feste che organizzava con suo cugino, in possesso di un soundsytem itinerante a cui danno il nome di “Mobile Disco”. La passione non si ferma, anzi. Inizia a sviluppare il suo mondo musicale studiando jazz alla Durban University of Technology, incentrato sulla deep house e sulle influenze dell’ambiente sudafricana e ritmato da tocchi jazz, ovviamente. Spesso si intrufola nello studio della sua università per continuare a creare e diffondere il suo messaggio di amore e fratellanza a suon di BPM.
La svolta arriva nel 2003, con la partecipazione alla Red Bull Music Academy. Da quel momento è una incessante ascesa verso la fama mondiale, che raggiunge il suo culmine in due momenti: prima, la collaborazione con Drake, che dà vita a “Get it together”, dove il canadese rappa sulla base di “Superman” accompagnato dalla celestiale Jorja Smith (Black Coffee sarà poi il produttore esecutivo dell’album “Honestly, Nevermind”); poi, la vittoria del Grammy nella categoria Best Dance/Electronic Album con il suo settimo lavoro “Subconsciously”, primo africano di sempre a vincere in questa categoria.
Già solo la sua incredibile storia varrebbe la vostra partecipazione al suo show, ma se non siete convinti allora vi consiglio un paio dei suoi set:
CARISTA
“Verso l’infinito ed oltre!”. La storica frase di Buzz Lightyear calza a pennello per descrivere l’artista in questione, Carista.
Nata ad Utrecht da genitori originari del Suriname, inizia a “mangiare” vinili sin dalla tenera età, arrivando 22222 a Amsterdam per acquistare un nuovo vinile. A 18 anni compra un paio di giradischi ed inizia a mixare come hanno fatto molti di noi: dai tutorial di YouTube.
Dai primi mix suonati nei club di Rotterdam, raggiunge gli UK e diventa resident mensile per NTS grazie ai suoi set incentrati su soul, funk, breakbeat ed house. Il passo da una delle radio più conosciute al mondo a suonare nei festival più conosciuti al mondo è naturale: annovera nel suo palmares l’ADE, il Dekmantal e l’AVA, per citarne alcuni. Conquista veramente tutti, fino a diventare una sorte di figlia musicale per Seth Troxler, che l’invita abitualmente al suo club DC10 di Ibiza. Potrei continuare a parlare, ma servirebbe veramente? Meglio lasciar la parola a lei ed ai suoi set:
CHLOE’ CALLIET
Da piccolo, ero un piccolo nerd alle prese con i giochi di carte più svariati. Uno dei miei preferiti era sicuramente Yu-Gi-Oh! e la “sfida” era quella di comporre il leggendario Xodia, provando a trovare le carte con le parti del suo corpo nelle bustine. E’ con questa metafora che descriverei Chloé Caillet e la sua musica: un insieme di parti acquisite in diverse zone del globo, unite per formare un unico essere.
Non è semplice trovare il suo core musicale. In diverse interviste, la dj ricorda come si sia innamorata della musica grazie a suo padre, che la portava in giro per Central Park e spesso si fermavano ad ascoltare gli artisti di strada, ballando insieme su sonorità soul, funk e hip hop.
Così a 7 anni arrivano le prime lezioni di piano e poi la prima band. Ci troviamo però nel Vecchio Continente, e la Parigi di allora attraversa un momento in cui la musica rock e quella elettronica la fanno da padrone. Chloé allarga sempre di più la sua sfera di influenza, fino a quando non raggiunge il culmine trasferendosi a Bristol e conoscendo più a fondo drum and bass, dubstep, house e break beat.
Capite quindi come l’artista e polistrumentista parigina è un melting pot di sonorità, che può soddisfare qualsiasi palato, anche quello più gourmet. Non ne rimarrete delusi, parola nostra.
Ritorna anche per l’edizione del 2023 quello che ormai possiamo considerare un ospite fisso del KFF…e con molto piacere, devo dire! La ventata di musica fresca, rigorosamente suonata in analogico, che il buon Danilo Plessow porta ogni anno mi fa ricordare perché sono sempre felice di partecipare ad eventi del genere. Non spendo troppe parole per un artista così influente come lui. Beccatevi un suo set e pronti a non stare fermi!
DERRICK CARTER
Letteralmente, quando volevo scrivere qualche riga di presentazione su Derrick Carter, ho pensato: MA VERAMENTE?! Se non l’avete neanche mai sentito nominare, credo non vi facciano neanche entrare. Tra i padri fondatori del genere Chicago house, è salito alla ribalta sin dagli anni ’90 grazie ai suoi sapienti mix di musica disco e black. E’ il classico veterano che non delude mai.
DETROIT IN EFFECT
Quasi a contrapporsi a Derrick Carter, salirà anche un forte rappresentate della Detroit house: Detroit In Effect aka Dj Maaco. Muove i primi passi nell’ambiente musicale anche lui duranti gli anni 90. I mantra da seguire sono quelli classici di questo genere: elettronica, bassi potenti e campionamenti vocali. Lascio qui uno degli ultimi set per HOR Berlin.
FLOORPLAN
Quando il profilo ufficiale del KFF ha annunciato Floorplan, ho subito ricevuto un messaggio da un mio caro amico eccitato all’idea di vedere e sentire finalmente Robert Hood, in arte Noise, dal vivo. Il figlio della Motor City è uno di quelli che hanno cambiato il giochino per sempre: la sua spinta decisa per la minimal tecno è quello che ha portato questo genere ad essere praticamente quello di punta negli ultimi anni. Ma Hood non è un uomo a cui piace stare fermo e così, come un moderno Clark Kent, ha diviso il suo spirito in due. Da un lato, infatti, abbiamo appunto il suo passato, che fa spesso ritorno durante i suoi live. Dall’altro ha avviato il progetto Floorplan, qualcosa di più ambient, spirituale ed elegante.
Quasi come fosse un gospel, con un mixer al posto dell’organo e una delle ultime tracce, “We give thee the honor”, ne è la perfetta incarnazione. Inoltre, da qualche anno, Noise ha deciso di includere nel progetto sua figlia Lyric. Quest’aggiunta ha dato negli ultimi anni una faccia totalmente nuova ai loro live: essendo ovviamente più giovane, Lyric Hood porta nei set una ventata di aria fresca, introducendo dei momenti in cui l’EDM e il pop la fanno da padrone.
Un rinnovamento necessario per non rimanere impantanati nell’immobilismo, secondo lo stesso Robert, in quanto ormai è una “old head”.
JOB JOBSE
“Hard work beats talent”. Uno dei mantra dello sport professionistico può essere utilizzato come descrivere la carriera di Job Jobse. Non è che sia privo di talento, affatto! Semplicemente, è un DJ un po’ anomalo e che ha lavorato veramente duro per essere dov’è.
Inizia il suo viaggio in questo mondo partendo dalla sua città natale, ovvero Amsterdam, per arrivare all’etichetta berlinese Innervisions per partecipare ad un tirocinio. Da lì, rifarà la strada di ritorno per piantare le sue radici al club Trouw, inizialmente come booker. Inizia ad assorbire come una spugna tutto ciò che sente e vede e presto gli viene offerto di suonare lì.
Non si lascia sfuggire l’occasione e Job va all-in. La scommessa ripaga il rischio, tanto da diventare resident prima per il Trouw stesso e poi per il De School, con una sfera musicale che comprende house, tecno, deep, synth-pop e new wave. A furia di set, si prende la scena olandese e poi fa attizzare le orecchie della scena internazionale. Per confermare l’anomalia, non si trovano suoi singoli in giro, ma solo live.
JOE CLAUSSELL b2b DJ DEEP
Non so quanto siate persone spirituali o di fede, ma sappiate che, nel caso finiate sotto al suo stage, dovete essere pronti a partecipare ad una sorta di rito religioso. Come ministro abbiamo Joe Claussell, direttamente dai sobborghi di Brooklyn, rigorosamente con il turbante; l’altare è formato dalle consolle più classiche; le voci che accompagnano questa “messa” saranno sorrette da suoni che provengono dalla deep house, disco, jazz ed elettronica.
Claussell è uno di quei DJ che si letteralmente ciba dell’energia del pubblico e sa comandare la folla a suo piacere. Lo fa sin da quando era piccolo e suonava come DJ di un negozio di dischi nell’East Village chiamato Dance Tracks. Da lì, la sua scalata musicale è passata attraverso feste settimanali, rilascio di singoli e remix, programmi radio, produzioni e la formazione del trio “Body & Soul” con Francois K e Danny Krivit.
Se invece siete un po’ nostalgici della house anni 90, non c’è problema, arriva Dj Deep in vostro soccorso. Il francese inizia a muovere i primi passi più di venti anni fa, quando entra nei negozi dischi per comprare quanti più vinili possibili (cosa che fa tutt’ora) alla ricerca della canzone perfetta da inserire nei suoi set house.
La prima chance di suonare in un club arriva da uno dei padri della scena elettronica transalpina e non solo: Laurient Garnier.
Quest’ultimo permette al giovane Cyril Etienne di tastare il pubblico di storici locali come il Rex (diventandone per il resident) e l’Oz. Alla carriera notturna, si aggiunge quella radiofonica, dove utilizza uno spazio prima su Radio FG poi su Radio Nova per il suo show “A deeper grove”, dove passa in rassegna i migliori singoli della settimana, senza distinzione di genere. Da qui in poi, la strada è tracciata. Un altro artista esperto che siamo sicuri non deluderà, grazie ai suoi set in vinile (Garnier insegna) che ballano tra le sponde dell’house e della tecno.
KEVIN DE VRIES
Quelli come lui, in Germania li definiscono “Wunderkind”. E’ una parola che rappresenta delle persone di giovane età che sono riuscite ad essere di enorme successo nel loro campo.
È proprio il caso di Kevin De Vries. Il ragazzo di Colonia che durante la sua adolescenza ascolta principalmente hip-hop e gangsta-rap, viene fulminato come San Paolo come uno dei più classici cliché: guardando “Berlin Calling” di Paul Kalkbrenner. Da lì, si accende la scintilla della passione e Berlino diventerà la sua nuova casa.
Mentre lavora in un negozio come manager, nel giro di un paio di anni conquista la scena, facendo spendere parole di amore per lui da parte di colossi come Adam Beyer e Sven Väth, che ha più volto riprodotto “Time traveller” durante i suoi set. La divina consacrazione arriva quando anche i Tale of Us si sono interessano a lui, inserendolo dentro il progetto Afterlife. Cosa aspettarsi da lui? Un live che passerà attraverso minimal tecno, banger anni 90, cassa dritta e bassline potenti. Non male per uno che pochi anni fa metteva in ordine gli scaffali.
KILIMANJARO
Come sempre nelle ultime edizioni, l’organizzazione del Kappa continua a strizzare l’occhio ai ritmi e suoni africani. Uno dei dj recentemente in voga in questo ambiente è (Josh) Kilimanjaro, di origini della Zambia ma cresciuto in Scozia.
I suoi set sono tutto tranne che tranquilli: il londinese salta e si diverte insieme al suo pubblico, mentre spezza, mixa, taglia le sue tracce che sono una combinazione di afro e house, con immancabili campionamenti vocali che sono l’espressione della sua energia a parole. I miei due centesimi per il premio “Rookie of the year KFF 2023” (almeno per il venerdì) lo punto su di lui. Vediamo se avrò ragione.
KRYSTAL KLEAR b2b MATISA
Cristallino. Poche volte ho visto un nickname così azzeccato. Descrive infatti alla perfezione ciò che uno si immagina di star per ascoltare quando si apre la pagina Spotify di Dec Lennon, conosciuto ai più come Krystal Klear, e si trova davanti brani come “Piano Banana” ed una sua versione di “Beat 54” dei Jungle (rimando al famoso locale Studio 54). Le casse vengono inondate dalla potente Nu Disco offerta da Dec, con continui rimandi alla disco anni ’80, synth-pop ed house.
Ovviamente portati ai nostri anni dalle sapienti mani del natio di Dublino. Non a caso è stato scelto come dj dell’Opening Party del giovedì, capace com’è di infiammare la pista da ballo del Centralino (locale del centro a Torino). Per i conoscitori, consideratelo come una versione più spinta di Todd Terje. Ho fiducia in voi che non vi lascerete sfuggire l’occasione di trasformarvi in dei moderni Disco Stu al ritmo della musica di “Neutron Dance” (mia traccia preferita).
“Chi trova un* amic*, trova un tesoro”. Probabilmente questo sarà stato il pensiero della romana Matisa, pseudonimo di Isabella Matilde, quando un’amica che si stava trasferendo le lascia davanti il portone di casa delle scatole.
Queste contenevano giradischi, mixer e casse praticamente nuovi. Isabella era già all’epoca appassionata di musica, avendo suonato in tenera età sia oboe che piano, ma fu costretta a smettere per un problema fisico. Aprendo quei cartoni, il lasso della musica la ritrascina a sé e lei non potè fare di cadere in tentazione.
Dopo alcuni mesi l’amica ritornò a prendersi quello che era di sua proprietà, ma ormai la frittata era fatta: Matisa era stata irrimediabilmente soggiogata da questo mondo di elettronica, sample dai vinili e mix di generi.
Da lì in poi Firenze, Milano (per studio alla Polimoda) e poi Belgio, dove la sua musica riceve una generosa spinta. La serata della svolta arriva quando fa da apertura a Jackmaster, che rimane folgorato dal suo talento mentre suona un deck con tre vinili.
La fa partecipare immediatamente ad una serata nel suo club di Glasow. Il resto è un successo dopo l’altro, fino ad arrivare ad essere la resident dello storico Cocoricò ed a suonare al Berghain. Il suo stile? Non può essere facilmente inscatolato, in quanto alla fiorentina d’adozione le piace spaziare tra acid, elettronica, nu disco, house e techno. Saremo quindi in trepidante attesa di scoprire due cose: se suonerà in vinile o con i CDJs; ma soprattutto, con quale folgorante outfit sceglierà di salire sul palco. “Best dressed DJ” a mani bassissime!
LVPICA
Dj resident del Kappa FuturFestival, porta avanti il movimento clubbing in quel di Torino essendo uno dei co-fondatori del collettivo Shine On You. Insomma, il giusto personaggio per iniziare a farvi scaldare in vista della giornata.
MAJOR LAZER
b2b MAJOR LEAGUE DJZ
Non penso ci sia bisogno di presentazioni per i Major Lazer. Il trio formato da Diplo (che suonerà anche sabato), Walshy Fire e Ape Drums è conosciuta a livello mondiale per aver prodotto delle vere e proprio hit EDM che hanno scalato le classifiche Billboard e non solo. Anche solo per radio, sicuramente ognuno di noi avrà ascoltato un loro pezzo.
Il 22 Marzo sono usciti con il loro nuovo album “Piano Republik” dopo tre anni di silenzio discografico. Nel concepire questo nuovo album sono stati affiancati dai Major League DJz, santoni dell’amapiano, genere di recente nascita che unisce house, R’n’B e sound africani, sta letteralmente spaccando il mercato musicale africano.
Lasciando star da parte l’album, che (ovviamente) somministra l’amapiano al grande pubblico in una versione pop, uno spoiler di quello che potrà uscire dalla loro collaborazione live può essere ascoltato qui su SoundCloud.
MASSANO
Non poteva non partecipare allo show di Afterlife uno dei più brillanti ospiti dell’etichetta, lo scouser Massano. Il nativo di Liverpool sta attualmente salendo alla ribalta come uno dei migliori rappresentati della melodic tecno. Massano infonde nelle cuffie di noi pubblico un certo senso di smarrimento, a causa della sua musica che più che musica è un rollercoaster.
Durante il percorso ci troviamo a passare per tastiere, synth e vocali che possiamo definire quasi ambient; senza nessun preavviso, la giostra attraversa un giro della morte formato da bassi distorti e cassa ad alti BPM.
Si nota chiaramente l’ispirazione ai suoi idoli, i Tale of Us (per cui ha fatto uscire l’EP “In My System”), ma a differenza loro spinge molto di più sulle contrapposizioni fra parte melodica e quella più spinta. Praticamente, un concentrato al 100x del duo italiano, come dimostrato nella traccia “Odyssey”. Paddy Pimblett disse in un’intervista post-incontro che “Scouser don’t get knocked out”, anzi, sono loro che ti mettono al tappeto. Credo che anche Massano sia la dimostrazione che a Liverpool si picchia forte.
MATHII
Altro nome resident per la scena torinese. Mathii è uno dei dj più attiva nella scena locale torinese e non, facente parte dell’organizzazione Unum ed uno dei pilastri di Ear/Wax, una delle serate elettroniche più conosciute nel capoluogo sabaudo. Elettronica pura con un pizzico di disco ed house per iniziare il riscaldamento in vista della giornata.
MICHAEL BIBI
Altro nome altisonante ed ospite fisso della manifestazione, Michael Bibi non ha molto bisogno di presentazioni.
Il DJ di base a Londra, ma che da qualche anno si è stabilito durante l’estate ad Ibiza con il suo party Solid Groove (insieme al compare PAWSA) nello storico locale DC-10, è uno di quelli che vale sempre il prezzo del biglietto. La sua passione per la musica e per la pista da ballo viene trasmessa mediante diverse sfumature della musica techno, da quella chill/house fino ad arrivare alla hard.
Ricordiamo infatti che Michael è uno di quelli che, quando non è dietro la consolle, lo puoi benissimo trovare a scatenarsi in un rave. La sua mentalità libera da preconcetti la si può osservare durante questo afterparty ad Amsterdam, in un video di 4 ore (su 8 effettivi di set). Bibi dimostra il perché crede che questi siano i veri eventi dove andare, in quanto i DJ si sentono liberi di esprimersi senza nessuna paura. Noi di RIS8 quindi crediamo quindi che una passata dal suo stage la dobbiate fare per forza.
MIND AGAINST
I fratelli Alessandro e Federico Fognini sono il duo che formano una delle realtà più interessante nel panorama della melodic techno, ovvero i Mind Against.
Partiti da Milano, hanno iniziato ad impiantare i loro semi musicali quando arriva la decisione di trasferirsi a Berlino. Con il supporto di Dj Tennis, lontano dal nucleo familiare e dagli affetti, riescono a concentrarsi esclusivamente sulla loro musica.
Solitamente, le loro produzioni sono fatte da: una eterea linea vocale, che accompagna l’ascoltatore durante l’ascolto; un utilizzo di tastiere, batterie e synth che fanno da supporto alla voce, non essendo mai prettamente dominanti, donando quindi al pezzo un maggiore livello di intimità; infine, arriva la manata in faccia ad alti BPM, che manda letteralmente in confusione. I Fognini’s giocano quindi molto con il pubblico, alternando momenti di puro ascolto religioso ed immersione nei propri pensieri ad altri in cui sembra di essere al Berghain. La loro continua evoluzione musicale ed i gusti affini non potevano sfuggire ai Tale Of Us, che infatti li hanno fatti accomodare più volte alla loro tavola targata Afterlife.
MOCHAKK
Un ragazzo brasiliano di soli 23 anni si sta letteralmente prendendo il mondo in mano a furia di video sui social, accompagnati dai suoi set tech-house. Stiamo parlando di Mochakk, pseudonimo di Pedro Maia. Rimane personalmente ancora un’artista indecifrabile, dato la vastità e l’eterogeneità delle sue produzioni. Prendiamo ad esempio alcuni suoi prodotti. “Tentacion” è una classica traccia tech-house, con cassa dritta, vocal latini e un paio di accordi. Al tempo stesso, troviamo tracce come “False Need” e “Respirando” in cui fa uscire fuori i suoi anni passati ad ascoltare una grande vastità di musica (in particolare hip-hop), dove campiona Missy Elliott e Mos Def. Cosa aspettarci, quindi? Sicuramente sarà una sorpresa e penso una scelta che si sposa con le scelte artistiche dell’organizzazione. “The world is yours”, direbbe forse Tony Montana a Mochakk.
PAUL ACQUAVIVA
Altro artista made in Piemonte carico per iniziarvi a riscaldarvi i piedini in vista delle 12 ore di musica che vi aspettano. Paul Acquaviva è attivo all’interno della scena dance torinese attraverso gli eventi Shout ed Ear/Wax, in particolar modo aveva la sua casa base nel famoso Audiodrome di Moncalieri. Su di lui non si può trovare molto in rete, lascia qui però il suo soundlcoud dove si può apprezzare un mash-up di “Memories” di David Guetta e Kid Cudi unito a “Lux Aeterna”, famosa OST del film Requiem for a dream.
RUDE
Luca D’Angelo, ai più conosciuto come Rude, è un veterano ormai della scena italiana. Ha portato in ogni angolo dello Stivale ed in Europa la sua musica fatta di contaminazione di minimal, house, techno e disco. Oltre ad aver condiviso i palchi con alcuni tra i più conosciuti DJ come The Bloody Beetroots, Jamie Jones e The Chemical Brothers, attualmente è anche promoter di eventi ospitati all’Audiodrome. Naturalmente, la sua voglia di far ballare il pubblico non è scemata e continua a produrre e fare serata. Siamo sicuri di una solida performance dietro la consolle.
SASHA CARASSI
Che Napoli stia accentrando tutte le attenzioni dell’Italia è qualcosa di noto da un po’ di tempo. Oltre ai risultati in campo sportivo, la spinta culturale che il capoluogo campano sta dando alla Nazione è soprattutto a livello musicale.
I napoletani si stanno infatti prendendo sempre di più la scena in qualsiasi ambito musicale, dal rap (in particolare con Luchè e Geolier) fino alla nu disco (credo abbiate sentito nominare i Nu Genea). Sicuramente uno dei responsabili di questo processo è Sasha Carassi.
Il DJ classe ’77 sin da giovane inizia a “giocare” con il mixer, appassionandosi in particolare all’house. Crescendo, la sua musica vira sempre di più verso la techno, addirittura scendendo nel mondo della dark.
È intorno al 2010 che arriva la svolta grazie alla pubblicazione per l’etichetta Drumcode, sostenuto da un santone come Danny Tenaglia, che lo vuole con sé anche durante i suoi live. Fine collezionista di vinili, non è raro vederlo suonare con dei giradischi, inserendo nei suoi set sonorità che spaziano tra funk, new wave, electro, rock e soul.
SHERMANOLOGY
La familia es un valor per gli Shermanology. I fratelli Sherman, che di nome fanno Andy e Dorothy, devono gran parte del loro successo a quello che la famiglia è riuscita a trasmettergli. In particolar modo il padre: oltre ad aver avuto una carriera nella musica, formando insieme al fratello il gruppo “The Sherman Brothers”, li ha influenzati in maniera particolar mettendo a rotazione in casa dischi di Prince, Luther Vandross, Aretha Franklin, Stevie Wonder e gli Earth Wind & Fire.
Questa spiccata influenza verso la musica soul e R’n’B si nota in tutti i loro pezzi, sia per la ritmata linea di basso che per i campionamenti vocali. Hanno plasmato un genere tutto loro, che potremmo definire EDM/soul. Non mancano ovviamente richiami alle loro radici cubane, vedesi in particolare la traccia “Que te toca” contenuta in uno dei loro ultimi lavori “Guitarra EP”. I Sherman Bros saranno sicuramente pronti al debutto in quel di Parco Dora e scommettiamo che faranno il fuego sul palco.
SHUBOSTAR
“People who listened to my set used to say ‘it was a beautiful trip’, and I always try to make my set like a space journey.”. Le sue stesse parole descrivono alla perfezione che tipo di artista sia Shubostar. La musicista proveniente dalla Corea del Sud e a capo dell’etichetta uju Records ha nutrito da sempre una certa propensione a far salire sulla sua navicella spaziale l’ascoltatore, tanto da definire il suo genere come “Cosmic disco”. Quest’ultimo è caratterizzato dalla forte presenza di disco e techno, ma con synth predominanti. Non a caso, la sua musica prende ispirazione da Daniele Baldelli, creatore della afro/cosmic italiana. Mi piace quindi pensare a Shubostar come una sorta di fusione tra la versione più dance di Peggy Pou e la synthwave di Kavinsky. Uno stile particolare che speriamo verrò apprezzato al KFF.
STEPHAN BODZIN (live)
Si contano veramente sulle dita di una mano gli artisti che hanno la conoscenza musicale del tedesco Stephan Bodzin. L’artista proveniente da Brema deve la sua cultura ad un percorso non proprio canonico: inizia infatti come compositore per spettacoli teatrali.
Dopo alcuni anni però si innamora della musica elettronica e del clubbing, gettandosi anima e corpo in questo genere. Ne consegue che ad ogni uscita Stephan cambia faccia al suo messaggio in musica, sperimentando in maniera continua qualsiasi tipo di genere e sound.
Andate ad ascoltare due tracce, una più vecchia come “Liebe Ist” ed una più recente come “Earth”. Si contrappongono quindi un iniziale stile da techno pura, come la scena tedesca comandava, ad una minimal/melodic techno, frutto di esperienze che Stephan ha fatto nella sua vita e che ovviamente vanno a rimodellare la sua espressione musicale. Il suo grande talento ovviamente non è mai passato inosservato, non a caso farà parte del carrozzone Afterlife. Fidatevi quando vi diciamo che è il dj che sente di più il pubblico e capace di cambiare il set anche nel giro di due secondi.
SWEDISH HOUSE MAFIA (KFF exclusive set)
Dai, come se dovessi spiegare io chi siano gli Swedish House Mafia…
THE MARTINEZ BROTHERS
Forse la coppia di fratelli più famosa della scena dance mondiale. Come molti altri DJ, anche Chris e Steven Martinez sono stati influenzati sin dalla tenera età dai dischi che il padre metteva in casa. Principalmente c’era la disco music anni 70/80 e non a caso è stato stesso il padre a spronarli ad intraprendere questa strada.
I due fratelli hanno quindi iniziato già da minorenni a stupire i club prima in giro per il Bronx e poi per il mondo.
La loro techno è fresca pietanza formata da ingredienti come house e techno, ma spesso finiscono a divagare nell’hip-hop. Personalmente, sono tra gli artisti che più mi hanno fatto divertire l’anno scorso e credo fermamente che si riconfermeranno anche quest’edizione.
SABATO – DAY 2
ALEX DIMA
Vivo ormai a Torino da quasi dieci anni e se c’è un evento che non cerco di non perdermi mai sono quelli targati Outcast. Tra i suoi componenti, Alex Dima è uno di quelli di spicco. I suoi dj-set navigano normalmente nella corrente house/techno, ma emerge sempre il suo core fondato dalle passioni per il jazz, l’hip-hop e la breakbeat. Saprà sicuramente come farvi iniziare bene questo sabato.
CARL CRAIG feat. JON DIXON (live)
Un altro pilastro della musica elettronica sarà presente al KFF. Carl Craig bissa l’ospitata dell’anno scorso con un altro live set, spero almeno al livello di quello dello scorso anno. A livello di storia, non c’è molto da dire: anticonformista dal giorno 0, Craig affonda sin dal 1989 la sua musica in una Detroit techno contaminata dagli artisti che più l’anno influenzato durante la sua vita: jazz ed il soul grazie alla sua idolatria per Miles Davis; l’hip-hop, grazie all’ascolto di artisti come i De La Soul; la disco, dovuta ad una passione per l’italo-disco (in particolare Alexander Robotnick) e l’house. Potrei elencarvi poi tutte le sue produzione (compresi oltre 100 remixes), ma mi sembra irrispettoso nei confronti di un artista di questo calibro. Quello che so, però, è che sarà nuovamente accompagnato dal talentuoso Jon Dixon ai tasti, di conseguenza diventa assolutamente una performance da non perdere!
CHARLIE SPARKS
Se cercate un dj che vi serva una scarica di adrenalina durante tutto il set, Charlie Sparks può sicuramente fare a casa vostra. Il menù prevede le seguenti pietanze: acid, industrial, rave, psytrance e hard-techno. Basta ascoltarvi “Welcome to London” (o la sua ospitata per Boiler Room) per aver un assaggio degli alti BPM a cui il londinese cucina le sue produzioni. Impossibile addormentarsi mentre chef Sparks cucina dietro la consolle!
CLOONEE
Tra gli artisti che più stanno avendo successo nel genere della tech-house, sicuramente può saltare fuori il nome di Cloonee. Il dj britannico deve la sua fortuna prima all’uscita dell’EP “Estes” per Elrow, poi grazie al successo di “Be Good To Me”, brano che ha letteralmente spopolato su Beatport, raggiugendo il primo posto in classifica. Da lì in poi, la sua fama è aumentata grazie ai set in giro per i migliori club nel mondo. Vediamo se riuscirà a conquistare anche il pubblico torinese.
CUARTERO
Non poteva mancare un rappresentante della scena spagnola per rendere il tutto ancora più caliente. Direttamente da Malaga, arriva Cuartero, dj che ha iniziato a produrre sin da quando aveva 15 anni e che nel 2015 ha vinto il DJ Award come miglior emergente. La sua musica è fondamentalmente una minimal tech-house (con momenti anche per la deep), composta da groove di batteria, synth, una pesante bass-line e degli immancabili vocali, tratto distintivo dei producer spagnoli. Sicuramente riuscirà a far ballare il pubblico allo stesso modo del Chacho Rodriguez con i suoi cross-over.
DIPLO b2b MACEO PLEX
Intrigante accoppiata per due degli head-liner di questa edizione. Dopo il venerdì, Diplo ricalcherà lo stage del Kappa FuturFestival, condividendolo questa volta con il texano Maceo Plex. Se Diplo è sicuramente conosciuto ai più grazie alle varie hit mondiali, Maceo non è sicuramente da meno, grazie alla sua electro-house, che prende spunto dal mondo del funk, e la shackera con deep, Detroit techno, acid e trance. Un bel punto di domanda quindi come condurranno il loro set a 4 mani.
DJ BONE as DOC CIROC
“When I started to DJ, I never DJed according to genre. I DJed according to mood.”. Questo suo virgolettato penso sia il miglior modo di descrivere che tipo di persona (ed artista) sia Eric Dulan, conosciuto ai più come DJ Bone. Il 52enne nativo di Detroit è stato rapito sin da giovane dal movimento della scena underground che stava mettendo a soqquadro la Motor City, in particolar modo da Jeff Mills.
Così, casualmente dal suo barbiere di fiducia che aveva una consolle, inizia a muovere i primi passi nel mondo del djing. Inizia poi a farsi un nome grazie ai famosissimi warehouse party, dove suona in vinile contemporaneamente su tre consolle. La svolta arriva quando ad uno di questi party arriva Laurient Garnier. Il DJ francese rimane folgorato dal talento di Eric e lo porta con sé in Europa.
Questo episodio e la contemporanea uscita di “Subject: Detroit Volume 2”, dove mischia Detroit techno e brani dall’Europa tra cui dello stesso Garnier, che viene recensito come uno dei migliori mix in circolazione, contribuiscono alla sua consacrazione. Basti pensare che, a detta stessa di uno degli organizzatori, è lui ad ispirare il format della Boiler Room, quando nei primi 2000 si filma mentre è intento a mixare tracce. Stanco della solita etichetta di “Detroit DJ”, ultimamente ha aggiunto un’altra faccia alla sua forma musicale: quella techno ed house sotto il nickname di Doc Ciroc, con cui sarà presente al KFF. Noi di RIS8 siamo già sotto al palco.
DUKWA (live)
Il nostrano Marco D’Aquino calca per la prima volta il palco del Kappa FuturFestival, con un live set, per di più. La scelta è molto coraggiosa, in quanto Dukwa si allontana un po’ dal genere techno maggiormente in voga durante l’evento. L’artista di Firenze ha dimostrato lui stesso le varie sfaccettature della sua musica in tutte le sue produzioni, in particolar modo con l’ultimo EP “Matter of time”. Uscito per l’etichetta Gudu Records (per chi non la conoscesse, fondata da Peggy Gou), l’EP fonde diversi generi e risulta un prodotto molto versatile, ma tuttavia coerente. Credo che, per l’occasione, Dukwa farà esplorare al pubblico il suo lato più dance e non vediamo l’ora di scoprirlo.
ENRICO SANGIULIANO
Torna uno degli ospiti fissi degli ultimi anni, Enrico Sangiuliano. Non che la cosa ci dispiaccia, anzi! Il reggiano è uno dei DJ più conosciuti ed apprezzati della scena techno, grazie alla sua capacità di equilibrare breakbeat, minimal ed hard techno. Recentemente, ha esplorato il mondo del sound design ed in questo campo ha rilasciato l’EP “Reflection” in collaborazione con Charlotte De Witte, sua partner anche al di fuori della musica. L’anno scorso entrambi ci hanno regalato un bel momento quando la DJ belga è apparsa a sorpresa durante il set di Sangiuliano…succederà lo stesso anche quest’anno?
ENZO SIRAGUSA
Come un moderno San Paolo sulla via di Damasco, Enzo Siragusa è rimasto folgorato quando da adolescente ha partecipato per la prima volta ad un rave, nello specifico al Sanctuary di Milton Keys. Da quel momento, la cultura rave e del clubbing in generale è rimasta la passione per il quale svegliarsi la mattina. Così inizia a mangiare innumerevoli vinili e studiare per diventare un producer di livello. Molti anni dopo, arriva il grande successo quando fonda il suo brand Fuse. Il party sito in Londra diventa in poco tempo uno dei più famosi della città, portando Siragusa a farsi conoscere sempre di più. La sua musica verte generalmente sulla minimal techno, ma come potete notare il suo stile cambia completamente quando si tratta di far muovere la gente.
FANTASTIC TWINS (live)
Tra i tanti ospiti del FuturFestival, Julienne Dessagne con il suo solo project Fantastic Twins è sicuramente tra i più particolari. Ascoltando le sue produzioni, notiamo come la sua musica sia fatta principalmente da una elettronica minimale, con una bassline non rilevante ma con un uso massiccio di synth, che fa da sostegno alla sua voce che canta in lontananza.
Le intenzioni della ragazza di Saint-Étienne sono quindi molto chiare: portare il pubblico nel suo mondo in un viaggio dove racconta la sua storia, ma in maniera delicata e senza mai forzare troppo la mano.
Ovviamente, ci sono delle parti di lei che riflettono le sue esperienze di vita tra UK e Germania: è qui che trova spazio un’elettronica influenzata da sonorità post-punk ed industrial techno. Avremo quindi a che fare con un’artista che ha un concetto unico di far ballare la gente. Siamo più che curiosi di ascoltare la sua storia in musica.
FATBOY SLIM
Forse il nome di punta (almeno per il sottoscritto) di tutta l’edizione 2023. Tra i DJ più conosciuti al mondo, Quentin Leo Cook ha acquisito sempre di più successo grazie al suo stile che unisce hip-hop, breakbeat, rock e R’n’B, noto come big beat. Tutti avranno sentito almeno una volta uno dei suoi successi come “The Rockafeller Skan” o “Right here, right now”. Nel video, uno degli ultimi set per capire cosa ci si può aspettare dal produttore britannico.
GANDALF
Conosciuto al pubblico come Gandalf, Matteo Brigatti è l’impersonificazione della scena techno underground di Torino. Tra i fondatori ed i principali promotori di Genau, collettivo (ed etichetta) che organizza serate nel capoluogo piemontese, ha conquistato i vari club in giro per l’Italia a suon di deep techno. Il DJ saprà sicuramente come farvi un risveglio muscolare in linea con lo stile del KFF. Clicca qui per capirne di più.
HOLY TONGUE (live)
Uno dei progetti più interessanti è quello portato avanti dall’unione delle menti della batterista Valentina Magaletti e dal producer, nonché bassista, britannico Al Wooton (conosciuto anche come Deadboy). I due formano il gruppo Holy Tongue, che durante i live vede l’aggiunta di Susumu Mukai, e sono influenzati principalmente da reggae e dub, ma con contaminazioni che vanno dal jazz al post punk, fino ad arrivare alla techno. Il loro ventaglio di sonorità è stato espresso al meglio nel loro ultimo EP “Deliverance & Spiritual Warfare“. La curiosità di vedere come si approcceranno ad una manifestazione come il FuturFestival è molto alta e non vediamo l’ora di essere trasportati verso nuove dimensioni.
INDIRA PANAGOTTO
La Spagna è ultimamente una proficua officina di talenti nel mondo dell’elettronica. Appartiene a questa categoria sicuramente la madrilena Indira Panagotto. L’artista sta acquisendo larghi consensi grazie al suo stile particolare, che unisce melodie e composizioni orientali a sonorità psytrance/techno. Grazie alla sua famosa collezione di singoli, i suoi set sono quindi un particolare ibrido che spazia dalla disco fino alla deep techno. Un esempio della sua particolare abilità alla consolle è dato dall’unione con Nina Kraviz per dar vita a “White horse”. Indira è diventata negli anni una DJ affidabile nel mondo del clubbin’, quindi sono sicuro che non deluderà le aspettative.
MARBØX
Il motto del torinese Marbox è: “Techno senza compromessi”. Uno degli altri nomi più conosciuti nella scena di Torino, è impegnato dietro ai comandi dal 2014 suonando nei vari club della città. I vari successi ottenuti in giro per festival gli hanno permesso di diventare il DJ Resident per Over, una delle feste techno più in voga a Torino. Le sue produzioni sono formate essenzialmente da una grande versatilità nell’ambito della techno, ma con una bassline che è presente in maniera massiccia all’interno delle sue tracce.
NICO MORENO
Il francese Nico Moreno ha conquistato il mio cuore quando l’ho ascoltato la prima volta l’anno scorso, durante il suo set del venerdì proprio al KFF2022. Nonostante il caldo afoso, l’artista d’oltralpe non sembrava curante del caldo afoso e picchiava forte tramite il maestoso impianto stereo del Futur Stage. Una delle performance più divertenti che abbia visto durante il festival, per due motivi: innanzitutto, la sua musica che è un miscuglio tra industrial, gabber, hardcore ed acid; in secondo, la sua performance dietro la consolle è stata totale con il francese che non smetteva mai di saltare e ballare. E’ stato un vero piacere stare sotto al palco e spero che Nico migliorerà ancora il suo set per il sabato.
NICOLA GAVINO
Nicola Gavino è un altro componente facente parte della label Shout, che organizza i suoi party in quel dell’Audiodrome, l’artista torinese muove il dancefloor a tempo con la sua minimal e deep techno.
O.BEE b2b TOMAS STATION
Una conferma su come l’unione fra diverse culture può portare solo benifici è data dalla collaborazione tra il turco O.Bee ed il colombiano Tòmas Station. Di stanza in quel calderone di idee che è Brooklyn, uniscono la loro passione per la disco, l’house ed il funk anni 80 per dar vita ad un set dove non si può far a meno di ballare. Un assaggio delle loro capacità è data in questo video:
PEGGY GOU
C’è un artista che si sta prendendo l’intero mercato musicale (non solo nel genere dell’elettronica) più di Peggy Gou? La DJ coreana sta praticamente suonando ovunque, così come “Starry Night” diventa una delle tracce più usate per far da sottofondo alle storie estive su IG. Il motivo del suo successo è molto semplice: riesce a creare un rapporto intimo con il pubblico grazie al suo stile dance un po’ retro, portando una nuova sfaccettatura al genere utilizzando campionamenti ed influenze del suo paese di origine. Ne viene fuori una musica fruibile per tutti, che anche se non la si apprezza, in un festival del genere resta comunque piacevole. Come detto in precedenza, oltre alle sue produzioni, si sta molto dedicando anche alla sua etichetta GUDU Records. Vediamo cos’altro ha in serbo per noi quest’anno.
REINIER ZONNEVELD (live)
Cosa ci si può aspettare da un pianista che suona musica classica se non quella di diventare un DJ che suona una delle più forti hard techno della scena? Come avete intuito, il percorso che ha portato Reinier Zonneveld dai tasti al mixer è stato assolutamente non convenzionale. Eppure, dopo aver partecipato duranti gli anni universitari al primo rave, è rimasto folgorato dagli alti BPM e si è totalmente dedicato ai sintetizzatori. Grazie alla sua formazione classica, sono frequenti nei suoi set delle trasformazioni di musica da questo genere che incontra invece una nuda e cruda industrial. Chiedere a quelli che hanno assistito al suo live dell’anno scorso, che sentivano ancora i bassi battere nel petto anche dopo un’ora dalla fine del live. DON’T SLEEP ON IT!
RICARDO VILLALOBOS
Se non lo conoscete, è il caso di iniziare a farvi una cultura. Ricardo Villalobos è infatti considerato uno dei padri sacri della musica elettronica in generale. Grazie a lui, un genere non troppo cavalcato come la micro house ha trovato spazio nei club più importanti al mondo. Nonostante non sia più giovanissimo, quando si mette ai controlli il DJ cileno sa ancora emozionare come le prime volte. Il veterano merita almeno mezz’ora del vostro tempo sotto al suo palco.
SANSIBAR
La miglior descrizione che si possa dare di Sansibar è data banalmente dalla sua musica. Andando a prendere due tracce a caso come “Game Over” ed “Absence of being” si capisce che ci si trova davanti ad un’artista che ha nella propria faretra tanti generi che, mischiati insieme, formano la SUA musica. Garage, jungle, trance, techno ed elettronica sono tutti elementi che ritroviamo nelle sue produzioni e nei suoi set, ad affermare di non essere fedele (o categorizzabile) ad una sola scena. Fossi in voi, un passaggio sotto il palco dove performerà il finlandese lo farei.
SASHA & JON DIGWEED
Un’altra istituzione calcherà il palco del FuturFestival. Si parla in questo caso del duo formato da Sasha e Jon Digweed, due DJ inglesi che hanno fatto la storia della techno underground. Se da soli sono due più che validi artisti, insieme formano un tornado che ti fa letteralmente saltare i piedi dalla pista da ballo. Non a caso, il connubio musicale tra i due è così forte che i due fanno serate insieme da più di 20 anni (alternando momenti di pausa per dar spazio alle loro carriere soliste). L’organizzazione del KFF ci permetterà quindi di ascoltare un altro pezzo di storia della musica elettronica.
SETH TROXLER
Prendete un festival a caso tra quelli più famosi al mondo. Gioco le mie Jordan 11 che, almeno in un paio di questi, trovate il nome di Seth Troxler che campeggia in grande. Già questo potrebbe farvi capire, nel caso non lo conosceste, quanto il DJ dal Michigan sia globalmente apprezzato. Il motivo è molto semplice: porta in consolle tutta la sua energia, espressa in musica attraverso dei set principalmente incentrato su (Detroit) techno ed house, ma in che diversi momenti attingono al jazz, al funk ed al rare groove. Come avete intuito, non mi piace tessere molto le lodi di artisti così tanto famosi perché la loro fama li precede. Quindi, vi invito solo a partecipare al suo live: non ve ne pentirete!
THE HACKER b2b ALESSANDRO ADRIANI
“Non c’è luce senza oscurità”. Così, come una sorta di impersonificazione dello Ying/Yang, Michel Amato (a.k.a. The Hacker) ed il romano Alessandro Adriani si contrappongono alle più convenzionali correnti del momento per navigare nella corrente della dark culture. Cosa caratterizza però la dark music? Prima tutto, possiamo definirla una sub-cultura dove la mentalità è quella del rifiuto delle etichette per dare libera espressione alla propria personalità. In musica, tutto ciò si trasforma in cocktail shackerato con synth wave, acid, industrial, warehouse ed electro, come dimostra l’EP “Presence du futur”, che è il primo frutto della loro collaborazione.
TOLOUSE LOW TRAX
Conosciuto al pubblico con il nome di Tolouse Low Trax, ascoltando la musica del tedesco Detlef Weinreich mi salta in mente una sorta di paragone con Aragorn, il personaggio de Il Signore Degli Anelli. Come un ramingo del mercato della musica elettronica, entrambi infatti hanno questo tratto da “lupo solitario” in comune. Non a caso, l’ultimo EP del teutonico si intitola “Leave me alone”.
Un monito (ed una provocazione) forse soprattutto per il pubblico, come a voler sottolineare il fatto che Detlef non asseconda le mode del momento. Ciò si evince (ovviamente) dalle varie tracce che compongono il prodotto, che sono una sorte di scontro tra vari generi, dalla dub fino all’hip-hop, passando per il funk, che cavalcano synth ed una elettronica industrial a bassi BPM. Se volete ascoltare un set unico nel suo genere, Toulouse Low Trax può fare al caso vostro.
TRAXX
Traxx è uno di quei DJ che non scende a compromessi. Sia in studio che durante i live, suona esclusivamente in analogico. E lo fa alla grande. Orgoglioso portatore della bandiera della Chicago house, Traxx non ama incasellarsi in quest’unico genere, bensì trova spazio per contaminarlo con campionamenti post-punk, minimal wave ed industrial. Sicuramente darà vita ad un live fuori dal tempo.
TRYM
Se uno dei tuoi soprannomi è Sparkling Water Boy, un motivo ci sarà. Come quelle acque frizzanti stragasate che ti provocano quasi mal di testa quando le bevi, la musica di TRYM fa un effetto molto simile. La comunità dell’EDM è stata presa d’assalto da questo giovane francese, che spacca gli impianti dei club europei con il suo stile che fonde e spinge ai limiti la fast-techno e l’hardtrance. Quindi la raccomandazione è che il suo set non sarà sicuramente per cuori deboli..
TUSHEN RAÏ b2b CORNELIUS DOCTOR
Viaggiare per conoscere nuove culture e luoghi mai visitati è forse una delle più grandi scintille che ispirano un creativo. Continuamente alla ricerca di suoni in ogni angolo del mondo, Tushen Rai e Cornelius Doctor danno un’impronta globale alla loro musica. Le tracce da loro prodotte spaziano tra anni e generi, servendo agli ascoltatori un suono che prende contemporaneamente dall’italo disco, dalla new wave, dalla musica africana ed orientale ed anche dal rock psichedelico. Fermandovi ad ascoltare il loro set, vi troverete a ballare qualche volta in mezzo ad una giungla in Indonesia per poi trovarvi sotto alla disco ball dello Studio 54. Un viaggio che vale il prezzo del biglietto.
WILLIKENS & IVKOVIC
Immaginate di essere Johnny Depp in Paura e delirio a Las Vegas, sotto l’effetto di allucinogeni di vario tipo. La stessa sensazione può esservi regalata quando le menti di Lena Willikens e Vladimir Ivkovic si uniscono dietro alla consolle per dare vita ad uno dei loro famosi back-to-back. Lo stile di Lena, impersonificazione del proverbio “L’acqua cheta rompe i ponti”, e le composizioni cupe di Vladimir si fondono in un unicum che non può essere etichettato così facilmente.
I due infatti creano un energetico set che viaggia tra ritmi IDM, acid, rave anni ’90, trance downtempo, new beat e bass music. Per fare un’altra citazione cinematografica, ascoltateli per un po’ e vi ritroverete con l’espressione come quella di Pedro Pascal ne Il talento di Mr C.
DOMENICA – DAY 3
999999999
Per Seneca, la fortuna non esiste. Bensì, esiste il momento in cui l’occasione incontra il talento. E’ forse questo il miglior modo per descrivere le sensazione che si prova mentre si partecipa ad un live dei 999999999. Il duo italiano incarna alla perfezione la sintesi tra due appassionati di musica, in particolare del mondo del clubbing, che grazie al loro talento riescono a curvare la loro macchina fatta di synth e mixer vari per offrire allo spettatore un momento che difficilmente riuscirà a dimenticare.
I DJ buttano letteralmente giù tutti i muri dei club (e dei festival) che li ospitano a suon di hard ed acid techno, mai andandoci leggeri con il numero di BPM. Se questo è il genere che vi piace, la partecipazione è d’obbligo. Se siete incuriositi, ancora meglio. Ai deboli di cuori, invece, consiglio di pensarci due volte mentre di presenziare sotto al loro stage: non avrete mai il tempo per riposarvi.
ARCHIE HAMILTON b2b RICHY AHMED
La prima volta che ho ascoltato Archie Hamilton durante uno dei suoi set ho avuto la sensazione di esser salito a bordo della mitica DeLorean DMC-12 e di ritrovarmi nella New York degli anni ’90, passando dalle feste di quartiere come quelle nei Five Pointz ai club di Manhattan.
Il core musicale di Archie è tutto qui: dar vita a set che mettono d’accordo tutti, l’importante è far in modo che la testa ed i piedi non stiano mai fermi. Per farlo, il DJ di base a Londra abbraccia uno stile che racchiude tutte le diramazioni dell’house, dalla micro (genere che ha contribuito a far salire alla ribalta) fino alla disco, passando ogni tanto anche per minimal techno. Inoltre, si vede chiaramente dalle sue tracce prodotte in studio, come sia un artista che pensa già a come quest’ultime rendano dal vivo. Un esempio è la recente “Let the light in”, un brano per gli amanti dell’house classica, fatta dai vocals di HQA, un basso che non esce dalla testa, accompagnato da tasti e fiati che si alternano in maniera giocosa.
Come degno compare dietro la consolle, Archie sarà supportato da Richy Ahmed. Un sodalizio naturale, che nasce dai gusti in comune che hanno entrambi i DJ. Ahmed è riconosciuto a livello internazionale per aver ridato linfa vitale all’house britannica, pescando e campionando pezzi che provengono dal mondo del funk, della disco e dell’hip-hop, aggiungendo quel pizzico di techno (e cassa dritta) che alla fine non guasta mai. I suoi set sono quindi una continua scarica di energia, come avviene in “Acid Electronic” o il remix di “Mode”. Tutte queste parole per esprimere un semplice concetto: andate sotto il loro stage e provate e stare fermi.
CARL COX HYBRID SET + CARL COX b2b NICOLE MOUDABER
Che dire di Carl Cox se non: mio padre. Il re indiscusso di questo mondo non ha certo bisogno di presentazioni. Ormai ospite fisso della kermesse, quest’anno si sdoppierà in due show. Porterà con sé uno dei suoi nuovi progetti, ovvero l’Hybrid set. Consiste in uno show dove la consolle di Cox sarà formata dall’unione di diversi hardware, i quali includono sintetizzatori e drum machines. Una dimensione tutta nuova quindi per il DJ britannico, che come lui stesso confessa include una bella mole di lavoro, ma che al contempo gli permette di plasmare a piacere una determinata traccia. Forse è questa nuova vitalità che lo ho portato a realizzare un album dopo oltre 10 anni.
La seconda parte consisterà in un B2B con Nicole Moudaber. Il suo modo di stare dietro alla consolle è paragonabile ad un’altra delle sue passioni, ovvero le auto (da corsa, in particolare). I suoi set sono la trasposizione di un viaggio in macchina, dove si passa dalle alte velocità della deep techno, con un potente combinazione di basso e batteria, per sterzare e rallentare in curva, guidando in sentiero di ambient, fatto di ritmi decisamente più lenti.
L’ex promoter ha plasmato questo mix di stili nel corso dei suoi anni, grazie alle mie esperienze da lei vissute, come l’organizzare party in quel di Beirut, fino a diventare resident nei club ad Ibiza, proprio grazie alla spinta di Carl Cox, che le ha fatto da mentore. L’emozione di guardare il pubblico negli occhi sulla pista è ancora la spinta che porta Moudaber a cercare nuove sonorità, plasmando a seconda delle occasioni i suoi set in base al mood che si crea (non a caso, anche nome della sua etichetta). Non ci resta quindi che essere contagiati dalla loro musica.
CARLITA (guadare venerdì)
CHRIS LIEBING (TR303 LIVE)
Quando si parla di techno in Germania, tra i primi nomi ad uscire fuori c’è sicuramente quello di Chris Liebing. Il DJ tedesco si è fatto conoscere per due semplici motivi: un carattere sempre calmo, positivo e con un gran sorriso stampato in faccia, a cui si contrappone la sua minimal techno, che molte volte si spinge ai limiti della hard.
Nonostante i sub-woofer siano sempre messi a dura prova durante tutti i suoi anni di carriera, Liebing ha recentemente allargato i confini del suo mondo musicale, facendo uscire l’album “Another day”, il quale ammica più a sonorità electro/pop che alla musica da club. Il cambiamento è dovuto all’incontro con il musicista Ralf Hildenbeutel ed a Daniel Miller, produttore dei Depeche Mode. Di conseguenza, ci si può aspettare da lui il non “solito” set techno, ma forse qualche novità in più che ingloba altri stile. Vedremo cosa ci si riserverà questo TR303 live.
CHRIS STUSSY
Chris Stussy, nome d’arte di Niels Steenbergen, è un altro di quei DJ che lentamente sta conquistando i cuori del pubblico del mondo del clubbing (e quindi anche dei manager) grazie alla sua musica. Il giovane olandese si riconosce per il suo stile devoto alla house music, strizzando l’occhio in particolare allo stile di Chicago, inglobando anche funk ed hip-hop.
La sua uscita più recente, l’EP “Mysteries of the Universe”, offre al meglio l’immagine del caleidoscopio di immagini che crea l’artista olandese. Come si può intuire dalla copertina, le sue tracce sono sempre un miscuglio giocoso fatto di campionamenti vocali, synth distorti, bassi potenti che si oppongono ai rintocchi di cassa e rullante. Stussy quindi si allontana un po’ dai canoni dei suoi connazionali, ripercorrendo una strada che viaggia al limite tra la nostalgia anni ’80 e la minimal che tanto va oggi. Un giretto è quindi più che consigliato.
CHRISTOPHER COE (live)
Prendendo spunto dal titolo di un libro (e poi film) di Sandro Veronesi, penso che la migliore definizione di Christopher Coe sia: caos calmo. Dietro quello sguardo tranquillo ed un po’ austero tipico degli irlandesi, si nasconde una elettronica pieni di emozioni che si scontrano, facendo collidere continui cambi di ritmo ad una batteria che emana continuamente energia attraverso l’impianto.
Da qualche anno Coe ha fatto delle emozioni la sua stella polare, facendosi ispirare per la nuova musica dalle sensazioni che i vari live set gli generano ed invertendo quindi il normale processo di produzione di una traccia.
I risultati di questo nuovo modo di interagire con le proprie tracce sono essenzialmente due: i suoi live sono un continuo cambio di ritmo e genere, inglobando deep, dub e techno; i suoi nuovi lavori sono un qualcosa di raro nel panorama musicale, come dimostra l’EP “Mindset” realizzato in collaborazione con il fido Carl Cox e che conta solo tracce improvvisate live e poi registrate. Emulando lo stile di Caravaggio, dalla copertina si capisce come il gioco di chiaro/scuri della loro musica sia predominante, tradotto mediante l’energia pura che le due menti riescono ad emanare.
DANNY TENAGLIA
Ancora un’altra colonna portante del mondo del clubbing parteciparà a questa edizione. Danny Tenaglia bissa la partecipazione dell’anno scorso e risalirà il Main Stage portando il suo stile che lo ha reso famoso in tutto il mondo sin dagli anni ’90. Ad oltre 60 anni, il nativo di Brooklyn ha ancora energia e voglia di far ballare le persone a ritmo della sua house music, che tocca punti di deep, progressive, disco ed arriva fino alla techno. Nonostante sia famoso anche per le sue richieste abbastanza particolari e per un carattere non sempre facile, la sua pazienza nello scavare nella sua (infinita) collezione di dischi, la cura della selezione e il suo talento nel mixare le varie tracce sono qualcosa ancora di prezioso nel panorama musicale. Nonostante lo scetticismo iniziale, l’anno scorso il suo set è stato molto apprezzato…saprà ripetersi anche quest’anno?
DENNIS CRUZ b2b PAWSA
Dennis Cruz e Pawsa sono altri due personaggi che non hanno molto bisogno della mia introduzioni. Da un lato, abbiamo un più che navigato DJ spagnolo, che è un’icona della scena underground techno grazie alle sue produzioni che spesso vanno a campionare pezzi del passato come in “Goldigger” dove utilizza “Ride wit me” di Nelly come sample. L’altra metà del duo è rappresentato da Pawsa, DJ made in UK che ha acquisito largo consenso grazie alla sua minimal tech/house.
Il suo stile di musica l’ha portato prima a suonare nei migliori club di Londra per poi conquistare Ibiza insieme al compare Michael Bibi. L’unione dei due cervelli prende il nome di Golfos, con tracce collocate sul confine appartenenti a quelle produzioni ballabili al buio nei club o in cucina mentre mantechi il risotto. Basta ascoltare brani come “Feeling Good (JBL Mix)” o “New Jazz (Midnight mix)”, dove campionano “The girl from Ipanema”. Loro sono la mia scommessa ad occhi chiusi per la giornata di domenica.
EGYPTIAN LOVER
Poche storie d’amore sono al pari di quella tra Gregory Broussard, vero nome di Egyptian Lover, ed il Roland TR-808. La drum machine che sarà tanto poi cara a Yeezy, ha colpito il cuore di Broussard quando era ancora adolescente. La scintilla si è accesa quando, dopo mille ricerche, il newyorchese ha capito che l’incredibile suono di batteria che lo faceva impazzire ascoltando “Planet Rock” di Afrika Bambaataa era prodotto proprio mediante quella strana macchina. Da lì, la strana coppia dj/808 hanno fatto uno le fortune dell’altro: alle varie combinazioni di rullante e cassa, si sono aggiunti i gusti di Egyptian Lover, il quale prende ispirazione dai suoi artisti preferiti, in particolare i Kraftwerk e Prince. La scelta di suonare live con il Roland ha dato la sterzata decisiva alla sua carriera, producendo così l’iconico sound che lo contraddistingue. Mettetevi comodi che si ritorna nel 1984.
FOLAMOUR (A/V)
Ammetto che le parole che seguono possono essere più al miele rispetto agli altri. Folamour è un dj che ha rapito il mio cuore quando, durante un torrido pomeriggio torinese di Luglio inoltrato, una mia cara amica ha messo play alla sua leggendaria performance per Boiler Room nel 2019.
Un sound totalmente fresco di house, funky, soul e disco ha riempito la stanza, con transizioni eleganti da un pezzo all’altro ed un’innegabile talento nella selezione dei pezzi stessi.
In men che non si dica, le mie intenzioni di studio sono saltate, trovandomi inconsciamente a ballare. Potrei parlarvi della sua carriera, del suo nuovo album, del suo outfit iconico e di mille altre cose per convincervi a partecipare al suo live (che dovrebbe includere anche delle visual apposite). Sono convinto che basti guardare un suo set e vi ritroverete anche voi con gli occhiali da sole ed il bucket hat in mezzo alla camera a muovervi a tempo. Ci vediamo in mezzo alla pista!
FRANK WIEDEMANN x MATHEW JONSON (live)
Non è facile descrivere quello che ci si deve aspettare quando ci si troverà al cospetto di questi due artisti. Quella che porteranno in scena la coppia Frank Wiedemann e Mathew Jonson sarà infatti al pari di un’esperienza sensoriale. Il duo calcherà lo stage per portare un set che non vive in confini definiti, ma bensì spazia tra i vari generi dell’elettronica e della techno, che culmina in un’improvvisazione del set stesso. L’esperienza non è mai quindi uguali, anche per i dj stessi, che trovano terreno fertile sia nelle similarità che nelle differenze dei rispettivi gusti musicali. In poche parole, arte in musica.
HOT SINCE 82
La vita e la carriera di Daley Padley sono una montagna russa di emozioni. Gli inizi in un piccolo pub, da appena 18enne. La conseguente conquista della residency presso lo stesso, grazie alla sua bravura.
Quindi seguono anni ed anni di serate, acquisendo una certa popolarità.
Poi il buio. Daley entra in una fase di burnout per una serie di motivi (soprattutto personali) e scompare dalle scene, non facendo uscire più nulla per anni. La fiamma si riaccende con lo spostamento in quel di Leeds e la conquista del mercato di un sound più melodico e ricco di vocals (stile Jamie Jones).
Daley riprende il percorso interrotto e ritorna a produrre, stavolta sotto il nome di Hot Since 82. Fast-forward a più di 10 anni dopo: ha suonato praticamente ovunque ed uno dei DJ più richiesti. I continui cambiamenti nella sua vita si sono riflessi nella sua musica: da una house più classica, di spinta quasi soul, riarrangia il suo essere intorno ad una house venata di trance e UK bass.
Ogni tanto, ammicca anche alle canzoni pop del momento (vedesi “Veins”), prendendo un paio di elementi “salvabili” e donandogli nuova linfa vitale tramite la sua strumentazione. Questo avviene soprattutto nei live, dove Daley offre il meglio di sé. Curiosi quindi di vedere se riuscirà a superare il suo set del 2018.
I HATE MODELS
“Caldo come una stufa!” (cit.). Così immagino il commento di Flavio Tranquillo ad un set di I Hate Models. Già il nome dovrebbe far intuire come l’artista rifiuti modelli (pre)imposti e la smania social dell’attuale mercato musicale, infiammando la folla come Steph Curry con triple fatte di una musica caotica, piena di energia. Quasi brutali. Le sue emozioni sono trasmesse in musica mediante una techno tutta sua, un incontro unico tra synthwave, EBM, early trance, warehouse, cold-wave ed industrial. Il DJ dietro la consolle è un animale da palco, trasformando praticamente ogni set in un rave, che non vuole mai far finire (andatevi a cercare i video in rete in merito).
IVAN SMAGGHE
A cementare la spinta di una corrente dark nelle scelte di quest’anno, c’è un altro artista francese. Stiamo parlando di Ivan Smagghe. In realtà, il parigino si inserisce nell’intersezione tra il mondo del clubbing più duro e quello invece che possiamo definire quasi glamour. Ascoltando le sue tracce, si passa da tracce ipnotiche, che ballano sul filo della trance (“The contrarians”), ad altre che invece richiamano quasi alla minimal/vaporwave (“Syster Saviour”). La sua capacità di dosare alla perfezione questi due mondi, grazie alla sua tecnica, gli sono valsi il titolo di “French’s most wanted selector”.
JAMIE JONES
Guardando la postazione del DJ, se vi trovate il sorrisone di Jamie Jones che smanetta ai mixer, state tranquilli che siete nel posto e nel momento giusto. Come accennato in precedenza, Jones ha costruito il suo successo intorno al 2005, quando prende di sorpresa i club inglesi andando in controtendenza rispetto alle melodie dell’epoche. Alla pura cassa dritta, il gallese offre al pubblico una techno melodica, sicuramente più calda ed avvolgente, caratterizzata da BPM controllati e campionamenti vocali che accompagnano tutta la durata del brano. Il suo nome ha scalato rapidamente le classifiche di apprezzamento, permettendogli di creare il proprio signature party Paradise nello storico DC-10 di Ibiza. Recentemente, Jones ha confessato di aver inserito influenze deep-tribal nella sua tech-house e non vediamo l’ora di vedere il maestro all’opera.
LEO MAS
Leo Mas è uno di quelle persone per cui si prova una stima a pelle, senza neanche conoscerlo di persona. I motivi sono molteplici. Prima di tutto, dalle interviste rilasciate nel corso degli anni, traspare una personalità sempre disponibile e con un’umiltà che ha poche eguali in questo mondo. In secondo luogo, il DJ italiano è un avido collezionista di vinili (la foto penso sia abbastanza eloquente) ed ha una conoscenza pressoché illimitata della musica. Quest’ultimo punto è molto importante, perché rispecchia direttamente ciò che è il suo credo da sempre, sin da quando ha iniziato dalla metà degli anni ’80.
Leo Mas ha affermato più volte di fare questo lavoro perché poteva spaziare tra i generi, rischiando sempre e creando una sorpredente selezione che può comprendere (ad esempio) colonne sonore, flamenco, reggae, soul, funk, latin, afro, electro, post punk, new wave, indie, synth pop… Tutta questa mega sfera di suoni ha in realtà assunto un nome: Balearic Beat. Leo Mas è stato quindi un pioniere di un genere, che ha come stella polare i concetti di libertà e mente aperta.
Questo stile di vita è uno stato mentale presente anche negli ultimi anni, dove si è avvicinato di più all’house/Italo disco, inglobando influenze che arrivano dal funk, tribal afro, garage, e deep. L’incontro tra Leo Mas ed un festival come il Futur è sicuramente qualcosa che può dar vita ad una singolarità all’interno della manifestazione. Che selezione ci aspetterà? Balleremo Iggy Pop? I Weather Report? Lou Reed? Ennio Morricone? Starà a noi ad aprire totalmente la mente ed abbracciare il suono del sovversivo Leo Mas.
LOST SOULS OF SATURN (live)
Ognuno di noi ha una parte che tende di nascondere agli altri. Tendenzialmente è quella più oscura, riflessiva e meno giocosa. E’ difficile mostrarla, ma è quello che ha fatto Seth Troxler con questo suo nuovo progetto, accompagnato da uno dei più apprezzati ingegneri del suono, Phil Moffa. Lost Souls of Saturn è un duo che è difficile da incasellare in uno o più generi. Forse è proprio quello che vogliono i due artisti.
LSOS infatti è più della musica, ma un veicolo per diffondere il loro credo riguardo la filosofia, l’arte e la politica. Per farlo, le loro produzioni sono solo una sfaccettatura del progetto che hanno fondato.
Bensì, hanno coinvolto designer, video artist e digital consultant per veicolare il loro messaggio. Lost Souls of Saturn è quindi molto più di un basso o di un piatto suonato ad un certo ritmo. E’ oggettivamente prendere una navicella e finire nel loro mondo, come dimostra la creazione della loro app a supporto del loro primo album. Il mio consiglio quindi è di ascoltare il loro omonimo album, liberarsi dal preconcetto di Troxler come solo un dj per le feste ed essere pronti per il viaggio, qualsiasi esso sia.
LP GIOBBI
L’EDM da qualche anno ha trovato una nuova protagonista in LP Giobbi. La statunitense ha accentrato su di sé le attenzioni del pubblico grazie alla sua musica ed un approccio ad essa non proprio tipico. Fondendo le sue conoscenze di piano in stile jazz alle influenze di elettronica, LP Giobbi ha creato quello che lei stessa definisce una “one woman jam band”.
Durante i suoi live, sono infatti sempre presenti un piano e dei mixer per modulare le sue tracce, molte volte improvvisate, che strizza l’occhio alla house classica. Le mille sfaccettature di quelle che compongo l’LP Giobbi-sound sono ampiamente mostrate nel suo album, “Light places”, creato appositamente di non lasciarsi trascinare dalle cattive emozioni, bensì cercare appunto la luce ogni volta che si schiaccia play. In un’intervista, afferma che il suo desiderio è quello di fare musica interessante, che faccia ritornare la gente ai suoi show. Starà a voi decidere se farvi ammaliare dalla producer texana.
PARANOID LONDON (live)
Quando si parla dei Paranoid London e ci si interroga quale sia il loro indirizzo musicale, il duo è pronto ad esprimere un semplice e puro concetto: “We make acid”. E’ una dichiarazione che, oltre a far capire intorno a cosa verte la loro musica, sembra quasi di guerra al convenzioni di adesso del mondo della dance music. Poco social, niente promozioni, estetica più che scarna. Ciò che deve parlare è solo il loro sound, che pesca a piene mani dalla tanto amata e pura Chicago house aggiungendo colpi di cassa potenti e diretti hi-hat e rullanti che si scambiano colpi su di un ring costruito da una bassline che cambia improvvisamente durante la traccia, anche più volte. Gerardo Delgado e Quinn Whaley non scenderanno a compromessi neanche questa volta, quindi aspettavi l’acid dura e cruda.
RIVERSIDE
A chiudere il roster dei DJ piemontesi, ci sono i Riverside. Edoardo e Jacopo sono due amici torinesi che sin da piccoli hanno avuto la passione per la musica e la produzione. La loro tech-house ha preso sempre più piede in città, fino a fargli conquistare la residency sia all’Audiodrome con il party Shout!, sia al Centralino con Ear/Wax. Sicuramente il loro culmine è stato l’anno scorso, quando hanno avuto l’onore di aprire Michael Bibi al Main Stage proprio del Kappa FuturFestival. Nonostante la loro giovane età, a livello di esperienze possiamo considerarli quasi dei veterani, quindi la loro buona riuscita sul palco è praticamente certa.
SAN PROPER
Nei campetti di New York, ogni giocatore di strada vuole difendere una sola cosa: “the rep”. La reputazione è qualcosa da difendere ogni qual volta scendi in campo, per dimostrare che sia vera. E’ la tua identità stessa, legata a doppio filo con la città. San Proper è molto di questo: un devoto alla sua città, Amsterdam, che la promuove attraverso la sua musica e la sua reputazione di grande performer. Per farlo, si fonde con la sua amata chitarra e la fa risuonare a ritmo di una house macchiata da funk, rock, dub, afro e disco. Al tappeto musicale si aggiunge l’Akai MPC e la sua calda voce, che sembra avvolgerti e stringerti alle casse. Un vero rocker prestato al mondo dell’elettronica, a cui siamo sicuri non riuscirete a staccarvi per tutta la durate del suo live.
SILVIE LOTO
La pazienza è la virtù dei forti. Lo sa bene Silvie Loto, che per farsi strada nel mondo del clubbing di pazienza ne ha dovuta avere veramente tanta. La tenace fiorentina ha iniziato a mettere mano alla consolle sin dalla tenera età, tanto da riuscire già nel 2008 ad ottenere la qualifica di resident presso il Tenax. Da lì, è stata una dura scalata fatta di una certosina selezione nel suo repertorio di tech-house e di continua ricerca per migliorare il proprio stile.
La Loto ti ammalia con la sua versatilità: prima ti cattura con i lati più da club come con “Cervoloco”, per poi sorprenderti e farti vivere una vera esperienza onirica con brani come “Solstice”.
Col trasferimento a Roma e la postazione fissa per lo storico GOA Club, Silvie ha ottenuto sempre più apprezzamenti, tanto da vedere il suo EP pubblicato dall’etichetta BPitch Control di Ellen Allien. Il riconoscimento internazionale è stata solo una naturale conseguenza, entrando nella corrente Solid Grooves e Paradise del DC10. Il lavoro duro ripaga sempre e siamo contenti di poter assistere (finalmente) ad un suo dj-set. Pronti ad essere definitivamente conquistati dalla “gentle-warrior” della musica dance italiana.
SIMONE DE KUNOVICH
Ogni volta che Simone De Kunovich schiaccia play e mette mano ai controlli, è come entrare in Tron. Il videogioco concepito dal padovano ha livelli di difficoltà crescente, passando da un lavoro puramente ambient come “Lingua di sole”, passando all’azione vera e propria attraverso il suo misto di world music, nu-disco, acid e vapor. Una colonna sonora di tutto rispetto, che porterà dal vivo in occasione del KFF.
SIZING
Bissa la perfomance dell’anno scorso la torinese Sizing. Una delle migliori dj della scena piemontese, chi frequenta l’Audiodrome, la trova fissa in consolle a scaldare per bene l’ambiente. Scelta sicura per iniziare a far tremare gli impianti.
TALE OF US (vedesi venerdì)
THE TASTE
Enrico PIva a.k.a. The Taste è l’ultimo del “gruppone” dei resident piemontesi presenti al KFF. La sua passione per la musica parte da lontano, da quando si è avvicinato alla batteria all’età di 10 anni. Questo incontro gli sarà “fatale”, in quanto la passione per i forti battiti della cassa lo divideranno tra rock e l’elettronica. Ciò si rispecchia quando, durante le serate per Club Soda o We play the music we love, i suoi set vedono l’alternarsi di generi, arrivando anche al funky, ma sempre con la forte presenza di una potente linea di basso. Abituato già lo scorso anno al pubblico del Kappa FuturFestival, saprà sicuramente come scaldare la situazione.
ULTIMO TANGO
A dare man forte al “loro” Simone De Kunovich ci sarà la label milanese Ultimo Tango. Le loro intenzioni sono state chiare fin dall’inizio: riportare l’ascoltare indietro nel tempo, andando a riscoprire perle musicali del passato, rigorosamente italiane e proveniente da qualsiasi parte del Bel Paese. Il tutto per far riscoprire la sottocultura dell’Italo disco del passato. Credo fondamentale è quello dell’abbattimento dei generi: l’era d’oro dell’elettronica italiana va ad incontrare influenze africane, il jazz ed anche colonne sonore di film polizieschi. Chissà se la presenza di Leo Mas gli faccia fare una selezione incentrata verso la Balearic o meno. Saremo sicuramente sotto il loro palco per scoprirlo!
VINTAGE CULTURE
Lukas Ruiz è uno di quelli a cui piace proprio la musica e far ballare la gente. Lo dimostra i vari set lunghi anche 24 ore di cui il dj brasiliano si fa carico. Sempre con il sorrisone stampato sulla faccia.
Ruiz si nutre delle emozioni che gli arrivano guardano le facce tra il pubblico e ci surfa alla grande con la sua musica in stile retro.
Oltre alle sue produzioni, all’interno dei suoi set possiamo infatti possono trovare spazio per remix di artisti come i Kraftwerk, i Depeche Mode o i Pet Shop Boys. Ruiz vive quindi il live come un impegno su dei fronti: connettere le persone attraverso la musica e fargli scoprire dei brani del passato che possono aumentare la cultura musicale dei suoi stessi fan. Non a caso, tutta questa passione lo ha portato a classificarsi all’undicesimo posto tra i migliori DJ per la famosa rivista DJ Mag. Pronti a cavalcare l’onda dell’artista brasiliano, semmai pieni di glitter.
YOUNIVERSE
Se capiti nel radar di Pawsa e di Solid Grooves, qualcosa devi avere. E’ il caso degli Youniverse, duo formato da Claudio Chiavegato e Mark Barbieri. I due hanno acquisito fama grazie allo stile di tech-house, sfiorando anche il genere minimale, pescando ad ampie mani dai contenitori di dance, electro ed hip-hop. Il loro stile a colpi di BPM gli ha fatto conquistare date in diversi club in Italia ed all’estero, ma è a Torino dove lo si può trovare fissi a suonare per i party organizzati da Shout. Essendo abituati quindi al grande pubblico, i due italiani sapranno non deludere le aspettative.
Iscriviti alla nostra newsletter per restare sempre aggiornato