La prima a Las Vegas arriva alla fine di un campionato ormai deciso da tempo. Restano sul tavolo solo le briciole per tutti gli inseguitori che si sono alternati in questi mesi. In tutto il weekend, Ferrari è l’unico pensiero di un Verstappen che può anche ridere in diretta delle penalità tardive degli stewards. Ottime qualifiche della Ferrari che ti fa un 1-2 che, per una volta, sembra atteso. Poi arriva la penalità di Sainz. Verstappen, prima terzo, ora promosso secondo, alla sinistra di Leclerc, alla partenza, dopo 20 metri, alla prima curva, lo infila (scorrettamente). In ogni caso, il timore è che la gara sia già finita. Ci siamo abituati.
Però non va così a Las Vegas. Sul primo stint di gomme Ferrari è anche meglio.
Perez, che dal fondo ha risalito tutta la griglia, si rilassa, Charles, che non ha mollato ancora, lo infila. Boati del pubblico. Per una volta Ferrari poteva giocarsela seriamente ma, sfortuna ha voluto, con una safety car e un pit stop lento hanno eliminato quella flebile possibilità di vittoria. Meglio che andare in testacoda al giro di formazione.
Poi c’è Sainz, sopravvissuto alla botta di venerdì, che parte dodicesimo e arriva sesto davanti alle Mercedes. Stroll che parte dal fondo e arriva quinto. Lo stesso Perez ha fatto un’altra gran gara. L’ha rovinata nel finale, ma sembra tutt’altra persona rispetto a un mese fa. Piastri che salva la faccia di McLaren.
Ne hanno dette di cotte e di crude per tutto l’anno su questo Gran Premio. Sicuramente c’era anche tanta gente che voleva che finisse male, invece alla fine ci siamo trovati tra le mani un upgrade di Baku.
Vorresti raccontarla un pò come It’s Vegas baby ma inevitabilmente c’è chi ha perso e la lista purtroppo è lunga.
Se volessimo parlare di piloti, che dire di Alonso e Norris assenti ingiustificati tutto il weekend, perché i loro compagni di squadra, in un modo o nell’altro, hanno fatto molto bene. Oppure Mercedes e Williams, macchine che durano uno stint e poi, per un colpo di testa di Russell, passano dietro a una Ferrari con cui sono in guerra per il secondo posto.
Dovremmo concentrarci su quella battaglia a tre nel finale, sui tanti sorpassi dei vari Perez, Stroll e Sainz che hanno risalito la griglia, ma sui tavoli di Las Vegas c’è una grande puntata della federazione, sia economica che d’immagine.
Se l’aspetto sportivo è stato un successo, sin dal suo annuncio, l’hype dei media e i bisticci con i residenti ne hanno fatto un caso mediatico. Primo fra tutti, l’allestimento del circuito che ha praticamente cancellato quei riferimenti iconici della strip che uno penserebbe siano la ragione principale per correre a Las Vegas. Fontana del Bellagio nascosta, piscina del Venice coperta, alberi della strip tagliati. Ogni tanto un’inquadratura aerea ce lo ricordava ma guardando le auto girare potevamo essere benissimo a Singapore o Macao, sicuramente non a Montecarlo.
Una volta cominciato il weekend di Las Vegas, i toni non si sono abbassati, perché alla prima occasione abbiamo pure rischiato la tragedia.
Il tracciato dovrebbe essere controllato prima di ogni gara, ma in questo caso sembra che una certa leggerezza sarebbe potuta costare cara, a Sainz prima di tutti. Sicuramente il conto Ferrari è stato salato. Mezza macchina sfasciata e pure il sedile del pilota danneggiato. I meccanici Ferrari riusciranno poi a sistemare la macchina ma non senza cambiare metà dei pezzi. Dopo aver saltato la prima sessione di prova, su una pista sconosciuta, per sistemare i tombini, arriviamo alle qualifiche, in cui le Rosse portano a casa un 1-2 davanti al solito Max, ma arriva la beffa con una penalità per lo spagnolo. Sì, perché in tutta questa figuraccia al via del GP di Las Vegas, gli stewards si rifugiano nella solita difesa della Slippery slope. Guai a scrivere un regolamento decente.
Sarebbe direttamente responsabilità della federazione, perché il controllo del tracciato si fa prima di ogni gara. Altrimenti, come si domandava Steiner l’altra settimana, cosa li paghiamo a fare? Allora facciamo come la Premier League e ci facciamo il campionato da soli. Che non sarebbe una cattiva idea, considerato che ogni due per tre il lavoro viene fatto male o ci sono gravi negligenze.
Stavolta, ad aggravare le cose c’è Toto Wolff che abbai in conferenza stampa comportandosi da azionista di maggioranza di Mercedes.
Ecco che lo vedi aggredire un giornalista che poneva una domanda più che legittima. Ha tirato in mezzo l’ottimo lavoro di Liberty Media, perché è vero che hanno fatto crescere lo sport tantissimo rispetto ad anni fa, ma è irrilevante. Non stiamo parlando del lavoro di Liberty Media, c’è stato un episodio grave che oggettivamente non ha messo in buona luce il nuovo GP al via, stiamo parlando di negligenza in favore di un copione da rispettare. Dubito che uno come Toto, che l’anno scorso ha frignato per mesi sul porpoising, sarebbe stato zitto se un Russell avesse rischiato come Sainz.
Siamo a Las Vegas e penso a Robert De Niro in Casinò, quando licenzia un dipendente:
” casi sono due, o è troppo stupido per fare questo lavoro e quindi qua non può lavorare, oppure era d’accordo con il i ladri e quindi è un disonesto e qui non può lavorare».
Negligenza o incompetenza. Ma in ogni caso fuori dai piedi. In pieno contrasto con il video di Toto, invece, una voce che non ti aspetti, in genere diretto ma poco amichevole. Invece stavolta decisamente più maturo, solidale con avversari e pubblico. Sicuramente uno spunto più costruttivo e lungimirante del TP Mercedes.
Articolo di Francesco Cazzaniga