L’interruzione delle qualifiche del GP del Brasile regala alle due Aston un posto davanti. La macchina non fa scherzi e domenica il Principe delle Asturie non manca l’appello. Fernando Alonso è la risposta alla domanda: il pilota conta ancora qualcosa?
Persino Lance porta a casa una bella gara. Proprio in mezzo a voci incontrollate tra mercato piloti e vendita del team, Aston Martin rialza la testa al GP del Brasile.
Sebbene lontane dai due davanti, alle spalle avvengono solo tragedie. Doppio ritiro per Sauber, Albon e Magnussen fuori al via, Russell ritirato. C’è l’imbarazzo della scelta, ma cominciamo dai professionisti: Ferrari e Leclerc. Nuova skill sbloccata: rompere qualcosa durante il giro di formazione. Mai sentito tanto parlare di Lourdes come da quando il Monegasco è a Maranello. Per fortuna che Sainz non è in giornata perché vista la ricetta Mercedes ci mancava solo l’ennesimo confronto sfavorevole.
Fuoco lento, 50 giri dietro Hamilton a cuocere il motore, poi ritirate la macchina. Questa la strategia Mercedes per il weekend di Interlagos. Wolff li compatisce, ma la morte lenta cui ci fa assistere a fasi alterne è degna delle migliori tradizioni Ferrari. La stessa macchina di Austin, da 2sec a 30 e passa da Verstappen. Russell, sempre molto vocale, passa la gara al telefono con il box. Setup completamente sbagliato e alla fine Lewis è salvato dalla campanella, perché il mini giapponese super incazzoso lo stava andando a prendere.
Stavolta niente colpi di testa, Yuki si fa la sua gara con un paio di bei sorpassi che fino a ieri non ti aspettavi da un Alpha Tauri.
La macchina saltata fuori in Messico è ancora lì, magari non così performante, ma Tsunoda torna a Faenza con due punti d’oro e la consapevolezza che se non gli danno un frullatore ci sa stare in Formula 1. Non si può dire lo stesso per Ricciardo che si vedeva ancora una volta sulla cresta dell’onda ma che in Brasile finisce doppiato con il solo Piastri dietro.
Anche per lui giornata buia. Se non fosse per Norris, così contento di quel secondo posto, l’ennesimo, seppur conservava la speranza di potersi avvicinare davvero a quella RedBull davanti. McLaren non sbaglia nulla, ma se quello davanti non consuma nemmeno le gomme c’è poco da fare. Gli altri, a turno, si scannano per avvicinarsi ma Verstappen deve solo alzare un filo il ritmo per ristabilire le distanze.
Se non fosse per lo spettacolo che ci regala la vicinanza tra il resto della griglia sarebbe un ottimo rimedio per l’insonnia.
Ormai pensiamo all’anno prossimo, sempre più spesso, perché il calendario non mente, ma se la regia dovesse continuare a ignorare Verstappen davanti e farci vedere la bagarre dietro avremmo solo da guadagnarci.
Articolo di Francesco Cazzaniga
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