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Gp di Singapore: i 4 dell’Ave Maria

Nella sauna cittadina di Singapore tachicardia fino all’ultimo giro e, per una volta, niente inno Olandese. Mai visto quattro piloti in meno di 4 secondi giocarsela per la vittoria.  La coppia Carlando davanti al Gp di Singapore, con le Hard della Ritmo del nonno e dietro le Mercedes con le Medie nuove. Ormai in Ferrari lo sanno e gli tagliano le gomme per farlo andare di più: «Sì, è intenzionale».

Sainz e il suo ingegnere si sono comportati come ci si aspetterebbe da una prima guida. C’è una strategia, nel caso la si adatta, senza vivere di risposta alle scelte altrui.  Un pò come aveva già fatto a Silverstone l’anno scorso, Carlos ha dimostrato di saper ragionare in corsa.

La perla del Gp di Singapore è stata quella risposta in radio sul distacco di Norris. Dare il DRS a Norris è stata una furbata, determinante per entrambi e Lando ha ricambiato difendendo con le unghie. 

Ferrari era partita con le solite promesse da marinaio del venerdì, ma le prove di sabato hanno confermato che qualcosa l’hanno davvero capito – o lo hanno aggiustato – e hanno, quindi, ripetuto lo show della qualifica a Monza. 

In gara il circuito del Gp di Singapore è amico, ma la macchina non ha violentato le gomme come al solito. Sono per una volta sembrati in controllo della situazione e solo la safety ha indotto l’errore, se di errore vogliamo parlare. 

Dopo la safety appare chiaro che non ci sarà un 1-2 Ferrari e il muretto sacrifica Carletto per proteggere Carlitos, ma non è in condizione di difendere più di tanto. Ha rallentato troppo al pit-stop? Ennesima mala comunicazione dal suo muretto? 

Mi sembra più importante che gli abbiano esplicitamente chiesto di sacrificarsi per il compagno. Ha fatto quel che poteva sapendo che non sarebbe nemmeno salito sul podio, non doveva fare altro. La Scuderia non sarà stata perfetta ma avevano un’idea chiara del da farsi. E hanno lasciato Sainz, nel finale, decidere per sé stesso. Anche questa è crescita.

La strategia Mercedes invece nasceva dal rischio calcolato e sarebbe stato un trionfo corale del team al Gp di Singapore.

Piloti, box e strategia perfetti. Invece fa un 1-61 con un George quasi perfetto, poi un double stack Mercedes che ha sempre un fascino in più. Quell’undercut poteva essere la mossa vincente se non si fosse trovato un Landino combattivo, con un DRS cortesia del suo amichetto. 

A questo punto il podio sta stretto a Russell e nel dare tutto dà anche una facciata al muro. Magari Toto non sarà d’accordo avendo disintegrato l’ennesimo paio di cuffie ma per me non può essere un voto negativo se hai dato tutto. 

Vedi Ocon tradito dal cambio, ma che su Alonso ha fatto vedere del mestiere.  Sono invece tanti quelli senza voto. A partire da Fernando, con una macchina di nuovo afona. Più che altro altrove si è visto un progresso mentre le Aston sono rimaste al verde. Poi Albon, che però era consapevole che la velocità della Williams al Marina Bay non gli avrebbe permesso di fare molto. Ha comunque chiuso per un soffio fuori dai punti.  

Weekend da incubo per le RedBull. Tra razzismo casual e palesi infrazioni, l’unica sicurezza sono le fette di salame sugli occhi dei commissari. Alla fine la pezza è un quinto posto abbandonato all’oratorio, ma giusto perché la Schmidt sa il fatto suo, lo shock di quella Q2 c’è stato eccome. 

Diciamolo subito: è vero che ha coinciso tutto con l’introduzione di due nuove direttive FiA su alettoni e fondo mobili ma non è questa la gara per giudicare. 

Singapore fa un pò categoria a sé. Il problema, se c’è né uno, salterà fuori a Suzuka e allora vedremo. Per adesso hanno sbagliato il setup della macchina per la prima volta in due anni. 

Non è tutto da buttare giusto perché in Alpha Tauri, il sostituto del sostituto, Liam Lawson, ha buttato fuori Verstappen dalla Q2 sabato e in gara è arrivato a punti. Mi sa che il polso di Ricciardo non guarisce più. Oppure lo hanno già licenziato. A questo proposito mi sarebbe piaciuto sentire l’opinione edotta di Helmut Marko, che ci tedia settimanalmente su come il suo Max vincerebbe pure su una Haas: se volesse anche commentare la fatica che ha fatto a passarle. 

L’ex consigliori di mister RedBull continua ad atteggiarsi a vecchio saggio dello sport ma sta a un Niki Lauda come un iPhone da 30€ su Wish. 

Soprattutto del tonfo RedBull, inevitabilmente, si parlerà di quanto si faccia sentire l’importanza della vettura nella F1 di oggi. Si capisce, ci sta e fa parte della specialità. Ma quel finale in apnea ti dice anche quanto conti ancora il pilota. E non per la velocità. 

Perché Carlos ha tenuto dietro, senza gomme, quei tre usando la testa. E ha vinto lui. 

Articolo di Francesco Cazzaniga


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