Ci avevo sperato e, invece, oltre al danno la beffa. Il Gp di Monza non comincia nemmeno per il povero Yuki, che non si meritava questa ennesima sfortuna. Il compare Lawson invece si ripete, non arriva a punti, ma per quello che sta facendo vedere, Ricciardo può rimanere con la RedBull in mano a fare PR.
Le RedBull vere invece volano al Gp di Monza come al solito e arrivano a 15 vittorie consecutive, ma non senza qualche difficoltà.
Verstappen ne fa dieci, ma almeno stavolta deve faticare per prendersi la prima posizione. Sempre tranquillo sia chiaro, anzi ho percepito anche un filo di soddisfazione quando si è lamentato della difesa di Sainz. Anche per Checo non è stato rose e fiori passare lo spagnolo, sicuramente è stato più facile passare Leclerc. Meritato sicuramente il secondo posto e questo uno-due RedBull che gli mancava da troppo.
Arrivano in coppia anche le Mercedes, che continuano a non trovare la quadra con una macchina che sembra diversa ogni domenica. Lewis torna a lamentarsi delle gomme e, come da tradizione, sono proprio quelle che gli permettono di raggiungere il compagno in sesta. Stesso discorso per McLaren, che non si fa vedere troppo a Monza se non per una sportellata con Hamilton e per Norris, piantato dietro alla Williams di Albon, che l’ha portata in Q3 sabato e a punti domenica. Non può più passare inosservato.
Spotlight giustamente per RedBull, ma il protagonista del weekend del Gp di Monza è un’altro. L’ennesimo record infranto non oscura la prova di Carlos Sainz, nuovo ministro della difesa per acclamazione popolare.
Tutti gli occhi sono su di lui fin da sabato. Le Rosse avevano la velocità e anche Max lo nota in gara. Gran pole strappata per un nulla e gran partenza. Resiste 15 giri, fino a un bloccaggio in curva 1 che lo condanna al secondo posto arrivato alla Ascari. Poi il degrado gomme purtroppo arriva puntuale. Quando Carlos alza di nuovo il muro davanti a Perez non è solido come prima e deve concedere anche il secondo posto.
E qui arriva il bello, perché le fatiche di Sainz non sono mica finite. Anzi, arriva la pugnalata alle spalle.
Leclerc ha fatto i quadri plastici per tutta la gara, senza impensierire Verstappen al punto da non riuscire ad accorciare nemmeno per usare il DRS. Quando Perez raggiunge il gruppo di testa difende giusto il minimo sindacale, quando era lì che magari sarebbe servita tutta la sua abilità, pensando invece a conservare le gomme. Il numero due di RedBull va lungo, per due volte, cercando di passare lo spagnolo e nemmeno lì Leclerc riesce a rendersi utile.
Poi a gara praticamente finita, senza che il terzo posto fosse in pericolo, si è messo ad aggredire pericolosamente il compagno. Difficile non pensare alla premeditazione.
In tutto questo il muretto, che già in precedenza aveva sbolognato Sainz con un “Ok potete battagliare, basta che non prendete rischi”. Senza parole.
Ora mi chiedo: era necessario sin dall’inizio contemplare persino un’eventualità del genere? Sainz avrebbe molto da recriminare, “Charles, dove sei stato per 47 giri?”. Stessa domanda a Vasseur.
Dopo due interminabili giri di tragedie sfiorate, si rendono finalmente conto del pericolo e arriva l’ordine di mantenimento delle posizioni.
Se fosse successo il patatrac dubito che l’insulsa battaglia finale di Leclerc sarebbe stata rivenduta con un “grazie ragazzi”. Lo stesso a parti invertite. Anzi, avremmo magari dovuto leggere qualche fanatico prendersela con Sainz per non aver concesso il dovuto spazio al magnifico predestinato.
Per essere uno che ad ogni intervista ripete incessante il mantra dell’amore per la Rossa, la passione dei Tifosi e il voler vincere con la Ferrari, ha sicuramente un concetto confuso di spirito di squadra.
Articolo di Francesco Cazzaniga
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