Avrei voluto limitarmi a raccontare un bel weekend di Formula 1 al RedBull Ring. Tanta battaglia, una bella qualifica venerdì con una Ferrari indubbiamente viva e quasi pericolosa; oppure una bella mezz’ora di sfida casalinga del sabato. Domenica sicuramente il piatto forte con Charles sul podio ma tutti a guardare Carlos.
Gerarchie degli inseguitori nuovamente stravolte al RedBull Ring di Spielberg. Sia per la continuità della nuova McLaren di Norris che per la lagna di Hamilton a causa di una Mercedes ancora altalenante.
Sfiorare la pole come ha fatto la Ferrari con Leclerc venerdì significa molto. Lo stesso vale per il compagno di poco dietro. Sembrava essere tornati a un anno fa, con una battaglia al vertice ancora possibile.
Sabato la sprint è stata guastata da altre decisioni discutibili degli stewards, che ancora una volta hanno applicato le regole una tantum, con giustificazioni ancora meno ragionevoli. Però quella mezz’oretta di gara tra la pioggia e un Pérez risvegliato dalla siesta non ha deluso.
Quando, invece, domenica l’ho visto sudare dietro Sainz e farsi gabbare due volte sulla linea del DRS rimanere fermi sulla poltrona è stato complicato. Leclerc non ha sbagliato nulla e ha meritato il risultato, ma il deperimento delle sue gomme lo avrebbe tradito se non ci fosse stata la gran bella gara dello spagnolo, che ha rallentato Perez abbastanza da salvare il secondo posto del compagno.
Restano la troppa burocrazia e la poca serietà, anche al RedBull Ring. Così, mi trovo costretto a dedicarmi a quella tragicomica tortura che sono state le infrazioni per i limiti di pista, cominciate già nel venerdì di qualifica. 47 tempi cancellati erano già troppi di per sé e, ingenuamente, mi ero illuso di aver già visto il peggio.
Quindi, quando siamo arrivati a domenica, non senza aspettative per la gara vera e propria, non ero veramente preparato alla debacle amministrativa che la FIA ha messo in scena. Tantomeno avrei potuto immaginare che sarebbe finita 6 ore dopo la gara del RedBull Ring.
Piloti infami per voi solo le lame. Stewards oberati dalle segnalazioni degli stessi piloti e bandiere bianconere (ultimo avvertimento) notificate già dopo pochi giri. La gara è rimasta tale per poco. Bella, per carità, ma da un certo punto in poi le notifiche delle penalità erano fisse sullo schermo.
Si sono ridotti a dover creare una grafica per spiegare la comprensibile confusione ad un pubblico che non poteva accorgersi di infrazioni millimetriche.
Mi sembra chiaro che il problema sia contemporaneamente organizzativo e regolamentare. Il tracciato austriaco del RedBull Ring era già fin troppo celebre da questo aspetto e mi pare strano nessuno abbia ancora sollevato la possibilità di modificarlo come già fatto altrove.
Sebbene i limiti di pista debbano essere rispettati, per ovvie ragioni, dovremmo essere in grado di distinguere tra un’effettivo vantaggio, come tagliare una curva, e finire con una ruota oltre il cordolo.
Oltretutto, la mole di lavoro che è stata imposta ai giudici avrebbe del ridicolo se non fosse poi andata a influenzare la gara e il risultato stesso. Con l’aggravante che il risultato finale è stato effettivamente modificato ore dopo la fine della gara. Senza toccare il podio, anche se almeno uno dei tre era stato segnalato.
Una qualsiasi penalità dovrebbe essere notificata e assegnata entro i tempi di gara, a meno che non abbia avuto luogo letteralmente all’ultimo giro. Nella serata di ieri invece sono arrivate penalità cumulative per 8 piloti dai 10 ai 30 secondi su una pista da un minuto e qualcosa di percorrenza. Praticamente Ocon è tornato indietro nel tempo.
Ho notato fin troppi messaggi che ormai mettono quotidianamente in discussione la credibilità stessa dello sport. Difficile non essere d’accordo, quando la FIA difende animosamente la sua pregiudizialità e questi sono i risultati.
Articolo di Francesco Cazzaniga