Era uno dei tanti ragazzini degli istituti statali della California, Larry Stevenson. Non avrebbe mai potuto immaginare che quella visita di Leo Carrillo, nel 1939, presso la sua State Home, avrebbe avuto un tale impatto sulla sua vita.
Carrillo era un attore, noto principalmente per la sua interpretazione di Pancho, la spalla di Cisco Kid nell’omonima e celebre serie tv. Ovviamente, ai ragazzi della State Home bastava questo aspetto per rimanere impressionati da quella visita. Larry, invece, quel giorno così particolare tra i suoi ricordi, fu colpito da ciò che vide uscire dalla Chrysler Convertible verde di Carrillo. Era un monopattino, di quelli con il manico che oggi infestano le strade del mondo post-Covid. Carrillo, infatti, era solito portare in dono alcuni monopattini ai bambini degli orfanotrofi durante il periodo natalizio.
Ventiquattro anni dopo, Larry Stevenson si sarebbe ispirato proprio ai monopattini che Carrillo aveva consegnato ai bambini per cambiare il design e la storia dello skateboard.
Proprio così. Nel 1961, Larry si era impegnato nella pubblicazione di Surf Guide, la rivista di surf da lui pubblicata. All’epoca, infatti, la scena surf, in California, stava esplodendo e attraverso il suo magazine aveva la possibilità di occuparsi della propria passione in modo molto dettagliato. Surf Guide, in breve tempo, diventò un riferimento fondamentale per ogni aspetto del surf. Promuoveva tutto ciò che riguardasse il Surf Mondo, persino i film sul surf di Bud Brown, e aveva tra i suoi collaboratori uno scrittore, molto seguito, di nome Bill Cleary.

Nel mentre, per mantenersi, Larry lavorava come bagnino a Venice Beach. Ebbe, quindi, modo di notare che, durante i giorni in cui le onde erano docili, i surfisti sfrecciavano nel parcheggio su rozzi skateboard messi insieme alla bell’e meglio, unendo assi di legno e ruote rubate a pattini a rotelle in metallo. Il signor Stevenson, appassionato nuotatore e surfista, pensò di poter fare decisamente meglio.
Secondo la miglior tradizione made in USA, si chiuse nel suo garage di Santa Monica dove, dopo vari tentativi che non riuscivano a soddisfarlo, ebbe un’intuizione. Staffe più larghe, ruote in materiale composito e tavola in legno duro a forma di surf, con truck in grado di dare al surfista la sensazione di cavalcare la strada come un’onda. Larry coniò la frase Surf-Skate e la appose sulla sua tavola. Ecco il primo skateboard professionale della storia.
Larry Stevenson iniziò a costruire tavole da skate a mano, nel suo garage, che offrivano prestazioni mai viste prima.
Mi resi conto che tramite Surf Guide avevo la possibilità unica di promuovere qualcosa di nuovo ma coerente.
Larry Stevenson
Quel qualcosa era, appunto, un monopattino senza manico e con quattro ruote: lo skateboard. Fu, in sostanza, Stevenson ad avere l’intuizione che lo skateboard potesse far parte della cultura del surf e tramite Surf Guide gettò le basi per unire le profonde radici del surf con quelle nascenti dello skateboard.
Larry cominciò, così, a promuovere gli skateboard Makaha su Surf Guide, con foto di surfisti professionisti a bordo delle sue tavole.
Makaha Skateboards, dal nome di una famosa spiaggia hawaiana dove si tenevano dei campionati di surf, in questo modo, divenne uno dei primi brand di skateboard a realizzare un modello professionale per un surfista, Phil Edwards, e il primo a realizzare ruote in argilla anziché in acciaio, fornendo una guida più fluida e una maggiore manovrabilità.
C’erano gli skateboard prima che arrivasse Larry Stevenson, ma lui li ha resi migliori. Li ha resi professionali.
Michael Brooke, The Concrete Wave: The History of Skateboarding, 1999
Vi ricordate Bill Cleary? Lo scrittore che collaborava a Surf Guide che ho citato all’inizio? Ecco, Cleary iniziò a scrivere articoli sullo skateboard e questo, a propria volta, suscitò l’interesse dei surfisti che lo seguivano, che furono i primi ad abbracciare lo skateboard e a comprenderne il potenziale.

Nel 1963, la domanda crebbe così tanto che Larry dovette espandersi per produrre tavole in serie.
La produzione su larga scala iniziò nel giugno 1963, a Santa Monica, e i design di Larry, in breve tempo, rivoluzionarono lo skateboard. A forma di tavola da surf, il Makaha Standard era lungo 29 pollici, mentre il Malibù era piuttosto stretto, 18 pollici. Il fatto che le tavole fossero a forma di surfboard rafforzò ulteriormente il fascino che esercitavano sui surfisti. Il costo all’ingrosso era di 7,77 dollari e, al dettaglio, di 12,95 dollari.
Larry Stevenson sperimentò una serie di materiali per migliorare lo skateboard, tra cui il compensato, la schiuma e persino le ruote in nylon. Nell’autunno del 1963, Makaha sponsorizzò la prima gara di skateboard, tenutasi presso la Pier Avenue Junior High School di Hermosa, in California. La gara si concentrava principalmente su alcuni trick (nose e tail wheelies, handstands e salti in alto) e Brad ‘Squeak’ Blank si aggiudicò il primo posto.
Come spesso avviene nella storia del surf e dello skateboard, Larry Stevenson non è stato un innovatore solo in questo campo, ma anche in altri settori.
Ad esempio, Makaha fu il primo brand a sponsorizzare una squadra di skateboard. Rider come Squeak Blank, Danny Bearer, Woody Woodward, Terry Spencer, Steve Tanner e John Freis, infatti, giravano vari luoghi per esibirsi.
Questo aspetto, ovviamente, contribuì a ripagare il duro lavoro di Larry. L’avanzare del boom dello skate, portò Makaha a veder crescere gli ordini a oltre 10.000 tavole al giorno. Dalla metà del 1963 alla fine del 1965, Makaha vendette 4.000.000 di dollari di tavole.
Nonostante l’incredibile ascesa di popolarità dello skateboard, però, c’era un’immensa quantità di problemi proprio dietro l’angolo.
Le tavole, infatti, pur essendo divertenti da guidare, non riuscivano ad aderire bene alla strada. Le ruote erano ancora troppo dure e anche i truck avevano ancora un design piuttosto scadente, per quanto innovativo. Gli skater, per tanto, schivavano auto e pedoni ma non sempre ci riuscivano. Ci furono numerosi incidenti e i rider si ritrovarono spesso con le ossa rotte. Ci furono addirittura segnalazioni di ragazzi morti a seguito di incidenti.
La California Medical Instrumentation Association (Associazione Medica della California), pertanto, cominciò a definire gli skater come una nuova minaccia medica.
Peggio ancora, i capi della polizia dicevano ai negozi di non vendere gli skateboard nell’interesse della sicurezza pubblica. Fu un attimo che, a seguito di questi problemi, città e paesi iniziarono a vietare le tavole da skate.
Nell’agosto del 1965, 20 città bandirono lo skateboard dai marciapiedi e dalle strade. In alcune città gli skateboard furono addirittura confiscati e si arrivò alla terribile retata del tardo autunno del 1965. L’isteria proseguì fino all’autunno dello stesso anno. Secondo Larry Stevenson, citato in The Concrete Wave: The History of Skateboarding di Michael Brooke:
Posso ricordare la settimana, se non il giorno. Era la metà di novembre del 1965 quando le cose precipitarono. Fino alla settimana prima ricevevo così tanti ordini che la gente me li lasciava sulla porta di casa perché li vedessi la mattina, quando uscivo per andare al lavoro. La settimana successiva, ricevetti 75.000 cancellazioni in un solo giorno!
A seguito della crisi dello skate, Makaha si ritrovò con un considerevole inventario invenduto e con enormi perdite finanziarie. Larry tornò a fare il bagnino, occupazione che già svolgeva prima del successo.
Il 1965 fu l’anno ufficiale della morte dello skateboard a livello nazionale. Tuttavia, in California, in particolare nella San Fernando Valley, c’era un certo numero di persone che continuava a praticare lo skate. Tra questi, Torger Johnson, Ty Page e Bruce Logan.
Fu per questo che, seppur lontano dalle luci della ribalta, Larry Stevenson non mollò e, alla fine degli anni ’60, inventò qualcosa che avrebbe avuto un impatto enorme sul mondo dello skateboard: il kicktail.
All’inizio non fu accettato. Anzi, fu proprio rifiutato. Il tempo, però, porta consiglio e con un po’ di pubblicità alla radio, gli skater tornarono a interessarsi all’argomento e si avvicinarono a questa novità. Così, nel 1969, finalmente, ottenne il brevetto per il kicktail… seppur non gli venne riconosciuto.

Ben presto, infatti, altri produttori copiarono il design del kicktail , così Larry chiese loro delle royalties, che si rifiutarono di pagargli. L’eccezione fu Gordon & Smith Skateboards, che trovò corretto riconoscere una somma di denaro per l’uso del kicktail al suo inventore. Larry, quindi, iniziò una battaglia di tre anni con il sistema giudiziario per far sì che altri produttori onorassero il suo brevetto.

Storica fu la sentenza di un giudice che, in disaccordo con Larry Stevenson, affermò che: «Il kicktail fosse un’idea ovvia». Ciò significava che nessun produttore avrebbe dovuto pagare alcuna royalty a Larry per la sua invenzione. Stvenson, però, aveva la testa dura e proseguì le sue battaglie legali fino a vincerle, esattamente come continuò a promuovere e a difendere lo skateboard ogni giorno della sua vita.
Nel 1969 formò una nuovo Team Makaha per cercare di rilanciare definitivamente questo sport. Il compito fu affidato ai maghi del freestyle Bruce e Brad Logan che, insieme a Ty Page e Rusty Johnson, ottennero un certo successo con le loro esibizioni, permettendo a Makaha di tornare alla ribalta vendendo oltre 50.000 tavole.
Quando, finalmente, nel 1973 lo skateboard si rivitalizzò completamente, quindi, Makaha si trovo in posizione perfetta per cavalcarne anche la seconda onda.
Larry, finalmente, recuperò più che bene le perdite subite durante la prima crisi dello skate e si rimise in sesto anche se, inevitabilmente, con il passare del tempo, gli toccò tornare dietro le quinte. Questa volta, però, per motivi fisiologici. Nel gennaio 1988, quindi, si unì a Curtis Wong per pubblicare la rivista Power Edge.
Dal 1963, Larry Stevenson, sua moglie Helen e, oggi, suo figlio Curt sono la prima famiglia dello skateboard. Larry creò il primo skateboard a forma di tavola da surf nel suo garage a Santa Monica, in California. Aggiunse ruote e truck ad alte prestazioni, organizzò la prima squadra di skateboard al mondo, inventò e brevettò il kicktail e il double kicktail.
Gli ex rider Makaha sono, oggi, leggende di questo sport. Tony Alva, Jay Adams, Mike Doyle, Mike Hynson, Bruce Logan, Danny Bearer, Torger Johnson, Wentzel Ruml, Mike Purpus, Ty Page, Woody Woodward sono solo alcuni dei grandi che, negli ultimi 54 anni, Makaha ha avuto l’onore di rappresentare e da cui ha avuto il piacere di essere rappresentata.
Richard Lawrence ‘Larry’ Stevenson si è ritirato all’inizio degli anni 2000. É morto nel 2012, ma l’eredità che ha lasciato è davvero straordinaria.
Oggi è il figlio Curt a dirigere Makaha. L’azienda offre una linea completa di skateboard ispirati al surf, proprio come faceva Larry più di 30 anni fa. É tornata alle sue radici.
Crea skateboard made in USA, costruiti a mano, con i componenti della più alta qualità disponibile, utilizzando i disegni e gli stili classici di Larry Stevenson come traccia. Si possono acquistare gli skateboard Makaha alla fonte. Producono loro stessi le tavole, come un tempo, negli Stati Uniti.

Tavole coperte dalla garanzia: soddisfatti o rimborsati. Se non vi piacerà, infatti, potrete restituirla e sarete rimborsati.
Non ci interessa essere i più grandi o i più ricchi… vogliamo solo produrre le tavole da skateboard della migliore qualità a un prezzo equo, tutto qui.
Articolo di Tommaso Lavizzari