Weekend a Monaco da manuale. Qualifiche al cardiopalma, tamponamenti, pioggia e bordello conseguente.
Ancora una volta Verstappen non concede nulla, a dispetto delle difficoltà, confermandosi davanti a tutti, in primis con la testa. Alonso segue a ruota con il dovuto distacco.
Si replica guardando al resto della griglia, nel Principato di Monaco più che mai.
Le qualifiche di sabato hanno confermato l’ordine di arrivo. Solo una gara perfetta di Ocon, dopo un gran giro di qualifica, gli porta quel tanto agognato terzo posto del podio, da tempo monopolizzato dai soliti due. L’unica Ferrari che poteva minacciarlo si riassume in 10 minuti di radio Sainz, un bip di censura dopo l’altro: sono rimaste solo le virgole.
La pioggia, arrivata senza che molti ci credessero veramente, ha messo in difficoltà tutti in un momento decisivo della gara. Anche RedBull, che pur non ricorda il significato della parola, ha dovuto prendersi quei due minuti per ragionarci. La maggior parte dello spettacolo, che fino a quel momento si era limitato a tamponamenti sparsi, è cresciuto esponenzialmente, protagonisti anche chi le gomme da bagnato le aveva messe in anticipo scommettendo sulle previsioni meteo.
Puntuali, anche a Monaco, sbagli, ritardi, decisioni che non arrivano e team radio di infamie.
Primo fra tutti quello Ferrari, che poteva combattere per quel famoso terzo posto e che si impaluda in un double stack forzato, rovinando l’opportunità della gara di Sainz. Questo il giorno dopo una distrazione grave durante le qualifiche. Perché Leclerc aveva fatto il terzo tempo.
Poi il suo ingegnere si è addormentato, proprio mentre arrivava Norris in pieno giro di qualifica, e ancora un pò ci scappava l’incidente. Tre posizioni di penalità.
Aston Martin scommette sulle medium e forza due stop ad Alonso, che non sono un problema giusto per il gap con il resto del gruppo ma che hanno eliminato le possibilità di recuperare su Verstappen. Qualcuno aveva sperato anche di più. Se pensiamo che il compagno di squadra ha passato metà gara a fare da tappo e poi si è messo a fare il Pinball: ragazzi, che abisso tra i due! Proprio Ocon ha qualche volta superato in qualifica lo spagnolo, anche in gara ha fatto meglio. Qui il paragone è impietoso senza dover parlare solo di Monaco.
Viene naturale paragonare i due top team con i loro piloti in testa alla corsa, ognuno in solitaria, mentre i loro gregari sono intubati in fondo alla fila.
Certo, erano tappati in fondo perché non si riesce a passare. A dire la verità quest’anno, per una ragione o per l’altra, ho visto più sorpassi che molte altre volte. Magari Stroll ci appartiene, ma Perez paga caro un errore che non doveva fare e viene doppiato due volte dal compagno. Se la ricordi perché sono già in pochi a credere che abbia delle speranze di intimidire Verstappen. Se poi si produce in figure del genere, ciao proprio!
Certo, questo obbliga a ritirare fuori il problema che ha di fondo il GP di Monaco. L’ho già detto un anno fa (LEGGI QUI), il discorso sull’opportunità di questa pista meriterebbe un simposio. Se, però, è stata sollevata la questione di quel 5% in più ecco che una gara come quella di ieri ne è la manifestazione.
Lasciamo perdere le questioni sulle misure delle auto, che qualunque blog puntualmente ripropone con anni di ritardo, ma tenere la testa a posto in momenti critici separa di netto gli ottimi piloti dai campioni.
Leggerezze come quella di Perez sabato, loro non le fanno. Colpi di testa, come troppi ne ha avuti Leclerc, nemmeno a parlarne. Ecco perché un Alonso mette ancora in fila questi che hanno la metà dei suoi anni. Con la macchina sotto, certo, ma pure le Haas, portate da veterani di poco successo, hanno fatto la loro figura. Mercedes guarda caso dove sono? Hamilton che fa parte di quei 5% ha portato a casa pure il giro più veloce.
Potevamo aspettarci uno svolgimento ben più triste e, invece, nel marasma generale, questo Gran Premio di Monaco ha finito col mettere in luce quei margini umani che spesso rimangono nascosti dalle prestazioni delle vetture. Invece arriva un’acquazzone poco credibile ed ecco che tutto cambia e sei tu al volante che devi fare la differenza.
Articolo di Francesco Cazzaniga