Melbourne regala l’imbarazzo della scelta per un titolo. Il quasi podio di Hulkenberg e la pista coperta di rottami. Il caos finale ma anche le Ferrari a malapena in vita e il risveglio Mercedes. I tre campioni del mondo sul podio insieme.
Non è record, ma a Melburne di auto ne hanno sfasciate parecchie. Siamo nella top 5 per bandiere usate in un sola gara e quella ripartenza all’ultimo giro rimarrà un punto di riferimento verso il basso, insieme al siderale distacco dalla realtà dei giudici di gara.
Si comincia da subito. Gran partenza di Russell che va in testa, ma dopo 20 secondi abbiamo la prima bandiera gialla per una boiata di Leclerc che cerca di passare tutti alla prima curva. Safety Car, si riparte. Pochi giri e Albon decide di farla finita e da solo si stampa sulle barriere. Seconda bandiera gialla, safety car, Russell in testa ne approfitta per un cambio gomme, Sainz con lui. Non passa un minuto, prima bandiera Rossa.
Si torna ai box, pit stop inutili per l’unica Ferrari rimasta e per le Mercedes che restano con solo Hamilton davanti. Alla ripartenza sembra tutto risolto. Dopo pochi giri la RedBull di Verstappen si mangia Lewis sul rettilineo e in tre curve gli appioppa quasi due secondi di distacco. Poco dopo, Russell si ritrova a piedi per l’incendio del motore. Siamo alle solite, adesso 50 giri di lieve sonnolenza e poi sarà tutto finito. Quasi. Perché mentre Sainz sta facendo il rimontone, Magnussen in cerca di attenzioni si amputa una ruota sul muro.
Di nuovo bandiera gialla e safety car che ancora una volta diventa bandiera rossa. Tutti rimandati ai box. Siamo al 57° di 58 giri del Gp di Melbourne. Alla ripartenza si spera in un guizzo dell’ultimo minuto. Attesa infinita, finalmente le monoposto sono in griglia.
Per la terza volta si spengono le luci, e con la voce fuori campo di Fantozzi si tumulano nell’ordine: DeVries e Sargeant che vanno dritti sulla ghiaia. Perez li segue poco dopo, Sainz kamikaze su Alonso che si gira, Stroll alla curva seguente va lungo. Gasly decide che aver fatto una bella rimonta non era abbastanza e ritorna in pista a speronare il compagno di squadra. Un’ecatombe.
Terza bandiera rossa, a metà dell’ultimo giro. I giudici di gara indossano il paraocchi e visto che il giro non è stato completato si annulla tutto e si ripete la partenza. Surreale. Sainz, ormai terzo, si vede recapitare una penalità di 5 secondi. Si riparte, stavolta con la safety car che completa un giro, rientra ai box e ai piloti non rimangono che quei 100 metri prima del traguardo per concludere questo strazio. Ansia e fastidio.
La corsa di Melbourne è durata inutilmente il doppio del tempo per una chiara incapacità dei giudici di prendere decisioni in modo dinamico. Non è la prima volta che si scoprono inadeguati, ma è l’ennesima volta che l’adesione maniacale alle regole finisce per danneggiare il risultato o lo spettacolo o entrambi. Vedi Spa 2021 che poi ha deciso un mondiale.
Negli ultimi anni la dottrina Pampers della Federazione ha contribuito più alla complicazione della vita dei piloti che alla sua tutela, e non ha fatto sconti al pubblico.
Allo stesso tempo, la loro elefantiaca burocrazia ha ignorato episodi veramente pericolosi come il trattore a Suzuka l’anno scorso. L’introduzione dello Halo, magari un pò antiestetica ma ne ha già salvato uno. Unica innovazione concreta. Il resto è tedio e premure superflue.
Nella pausa che ci separa da Baku a fine mese avremmo potuto indorarci la pillola pensando che Mercedes e Ferrari sembravano in una condizione migliore all’Albert Park rispetto all’avvio di stagione.
Invece, Alonso si conferma usato sicuro, a podio per tre gare di fila rischiando delle pole positions. Guardando Stroll adesso regolarmente a punti, le Aston Martin quasi non fanno più notizia. Williams sembra essersi svegliata dal torpore, perlomeno con Albon che meriterebbe davvero qualcosa di più sotto il sedile. Sicuramente non è il momento migliore per dirlo visto che sono tornati al box a piedi tutti e due i piloti, ma la tendenza pare quella.
Allo stesso modo non valgono molto i punti delle sopravvissute come McLaren, visto il numero di esclusi involontari dal GP di Melbourne. Saranno sicuramente contenti ma non dice molto delle prestazioni reali.
Mercedes, in quel di Melbourne, vede bruciare il motore di Russell in un raro cedimento meccanico, dovrà, perlomeno, concentrarsi solo sulla macchina. Hamilton a podio qualcosa vorrà dire.
Se questa Mercedes volesse rischiare ancora alzando la resa del motore non mi dispiacerebbe una riedizione del duetto con Fernando. Lewis, inutile dirlo, ma anche George hanno la testa per portare a casa i risultati e sanno tenerla sulle spalle. Depressioni passeggere a parte s’intende. Magari sarà una prestazione una tantum ma mi illudo volentieri.
A Maranello, invece, il problema piloti non è ancora risolto. Sainz, purtroppo, si è mangiato il gran lavoro fatto fino a quel momento con una sciocchezza che il tifoso medio Ferrarista non gli perdonerà di certo. Guai a fare meglio del predestinato che si butta fuori da solo alla prima curva. Leclerc ha avuto un guizzo positivo alzando la voce, per mancanza di mani libere, al suo ingegnere, ma per il resto sembra essere regredito insieme alla vettura. Non lo aiuta l’impenetrabile ovatta che protegge tutte le opinioni Ferraricentriche. Non ultimo l’inutile dibattito su una sua possibile defezione. Come se avesse scelta.
Articolo di Francesco Cazzaniga