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A Band Called Death, 3 Gatti Neri e il Punk inesistente

A Band Called Death è un gruppo molto speciale che non può mancare nella vostra playlist settimanale soprattutto se amate il rock/punk.
Gli americani di caffè ne prendono a tonnellate. Lo mandano giù come acqua fresca ma ovviamente il gusto, rispetto all’espresso italiano, non ha termini di paragone.
Everyman Espresso, però, è una caffetteria a New York dove puoi anche non chiedere quello lungo americano ma quello che:
sulo a Napule o sanno fa’.

Al bancone puoi perderti nel mosaico in mattonelle colorate che lo contraddistingue dagli altri caffè. Qui, se mai tu chiedessi il New York Times nessuno ti risponderebbe però se lo chiamassi The Grey Lady te lo darebbero per un tempo illimitato.

A Band Called Death era punk prima che il punk fosse punk.

Fu il titolo che quel giorno attirò tutta la mia attenzione.
Tre ragazzi di colore con la scritta Death sulla t-shirt diedero la luce a un movimento musicale. Prima ancora che John Lydon dei Sex Pistols creasse l’anarchia nel Regno Unito e prima che Dave Marsh dei Creem inventasse il termine: punk.

Sono cresciuti a Detroit nel The Great Lakes State. Tra questi 14 miles la musica suona da sempre in un modo completamente diverso da tutto il resto del mondo.

La crisi però ancora oggi ha messo in ginocchio la metropoli. In periferia attualmente trovereste solo case abbandonate e negozi chiusi con assi di legno e fori da arma da fuoco. Diciamo che è diventata la città che se n’è andata per sempre ma… se due gatti danno da fare a un leone secondo un vecchio proverbio yiddish, figuriamoci tre cresciuti in questa parte del mondo.

La prima volta che vedi la tua vera lei non la scordi mai. Difatti nel 1964 i fratelli Hackney s’innamorarono perdutamente della musica grazie ai The Beatles nell’Ed Sullivan Show.

Il primo sorriso con il cuore in gola e lo sguardo alle linee sensuali della musica, avvenne quando Bobby trovò una chitarra buttata in un vicolo buio.

Tutto cominciò così, all’età di: dodici, dieci e otto anni.
All’epoca nel 70, il soul, la disco e il jazz erano gli unici generi che suonavano i locali. Infatti il sound di A Band Called Death era diverso e potevi ascoltarlo solo nei garage della zona.

Jim Vitti li ascoltò per puro caso e li portò in studio di registrazione.

Pensate che Jim ha curato il suono di un sacco di artisti come i Parliament, Funkadelic, RedmanGeorge Clinton & The P-Funk Allstars, The Red Hot Chili Peppers, Mr. Fiddler, Jay-Z  e persino Snoop Dogg.
Li portò in studio, ma dopo qualche mese si fermò tutto per lutto. Il padre dei due fratelli Hockney mori e all’unisono decisero di cambiare il loro nome in Death.

«Invendibile a livello commerciale, in più siete di colore e non fate nemmeno il soul della Motown».

Queste furono le parole che misero il sigillo al cassetto dei sogni della band e solo sette furono i brani pubblicati su 500 copie autoprodotte.

Dopo 30 anni il collezionista Robert Cole Manis buttò Keep On Knocking in un bootleg ed infiammò il web. Freakin’ Out fini addirittura in un episodio di How I Met Your Mother. Se Jack White non avesse ascoltato Politicians In My Eyes probabilmente non avrebbe mai composto Lazaretto.

Proprio come l’inizio di un film firmato Walt Disney: prima dei Bad Brains, dei Sex Pistols o dei Ramones… c’era una volta, Una Band Chiamata Death.


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