fbpx

George Papoutsis: un tassista leggendario nel basket newyorkese

Il basket nell’era moderna sui social appare tantissimo. Basti pensare alla carriera di LaMelo Ball come sia iniziata, in rete trovate ancora spezzoni delle sue partite al liceo dove indica i punti da dove avrebbe tirato prima di fare canestro. La maggior parte delle volte tirava da poco al disotto della linea di centro campo e segnava! Peccato però che di tentativi in partita non erano solo uno come i migliori attori al grido di: buona la prima.

Quindi diciamo che tutti i video di basket o di sport sui social, postati da i giocatori o dagli appassionati non praticanti, hanno un solo scopo ben preciso: diventare virali. Poi però ci sono dei personaggi che ci finisco per caso e virali lo diventano per davvero in pochissimo tempo. New York è la Mecca del basket e questo ve lo avevamo accennato già in diversi articoli come quello sulle Air Force 1 dedicate ad ogni torneo di basket estivo della grande mela.

Il West Fourth Street Court che si trova a Manhattan sulla 6th Ave, è uno di quei campi da basket dove se vinci una partita entri di diritto nella palestra dei campioni in paradiso. Il suo soprannome è: The Cage.

Il campo è delineato da questa rete metallica che lo avvolge senza lasciare nemmeno uno spazio per una tribuna o qualche sediolino per gli spettatori. Il bello di questo campo, infatti, è proprio questo. Se vuoi guardare cosa sta accadendo all’interno devi sgomitare tra le persone e appoggiarti in prima linea davanti alla rete. Qui Stephon Marbury e Rod Strickland, entrambi stelle della NBA, ci sono cresciuti e le retine di entrambi i canestri spesso sono andate a fuoco per davvero.

Recentemente il web, dall’altra parte dell’oceano, è impazzito per un signore con la barba lunga mezzo pelato con l’aspetto di un barbone, dire trasandato è troppo poco. Il look era maglietta nera, pantalone grigio tuta e le Original 6-Inch Boot Timberland più che consumate. Avete capito bene, lo stivale classico impermeabile col collo alto e 400 grammi d’imbottitura dentro.

Eh, si! I newyorkesi spesso le mettono anche d’estate ma questo è un altro discorso. Comunque la nostra storia inizia così… con quest’uomo che scende da un taxi, il suo taxi che guida per vivere, chiedendo la palla dall’altra parte della gabbia a dei ragazzi che stanno giocando una partitella. Le parole urlate sono state tipo queste: -EH, YooO! Se segno da qui, io entro e gioco contro di voi-. Nel mentre il suo taxi era in doppia fila con il suo motore ancora acceso. Ovviamente i ragazzi non lo calcolarono di striscio però l’insistenza fu talmente opprimente che alla fine gli lanciarono il pallone oltre la grata metallica.

Due palleggi per entrare in ritmo molto distante dalla linea del tiro da tre, del bordo campo e dalla grata. Arresto in due tempi andando col busto un po’ in avanti e il tiro che parte dalla spalla, solo rete.

La palla ha scavalcato la rete con un parabola quasi infinita ed è terminata incredibilmente all’interno del canestro assaggiando solo il gusto del cotone della retina.

Chi è questo tizio? Da dove è uscito?!?! Pausa scenica…

La storia non finisce qui! Perché mentre George Papoutsis iniziò ad andare verso la porta d’ingresso del campo, i ragazzi gli urlarono: -È fortuna! Solo fortuna! Sei un figlio di p*****a fortunato!-. Gli rimandarono la palla, lui tirò e segno ancora nello stesso modo con lo stesso movimento. Alla terza volta che lo sfidarono segnando in maniera più che facile, iniziò a dedicare il tiro ai passanti lungo il marciapiede da dove rilasciava andare la palla con i polpastrelli della mano destra. Ovviamente alcuni iniziarono a registrare col telefonino la scena. La cosa più curiosa però è che George per la dedica chiedeva sia il nome che il posto da dove si veniva. Ad esempio la scena era:
Ciao, come ti chiami? Armando.
Armando da dove? Dal New Jersey.
Questa è per te Armando dal New Jersey.
…la storia non finisce qui. Alla fine George decide di entrare nel campo e sfidare 1vs1 tutti quelli che erano lì per giocare basket. Grandi, grossi, piccoli, giovani, vecchi… tutti! Molti gli ridono dietro anche perché sta per giocare con le Timberland al piede, non la migliore scarpa per saltare o per correre, figuriamoci per giocare a basket.

Non c’è niente da scherzare, li massacra tutti. Un ragazzo subisce persino la “WRAP AROUND HEAD” che è proprio un movimento da king del playground. Per diventare memorabile a New York devi fare un REP come la chiamano loro, ossia reputation o meglio ancora una giocata degna di nota per gli spettatori e tutti quelli che sono in campo.

Potrebbe essere qualsiasi cosa come anche una stoppata che manda la palla oltre la recinzione o al primo anello della tribuna del palazzetto. In questo caso George ne aveva fatte una decina in pochi minuti. La cosa più affascinante però è che si comporta come se non sapesse giocare, ma in realtà sa come giocare.

Ah, comunque in tutto questo il taxi era ancora accesso in doppia fila.

George è cresciuto nel Queens da genitori immigrati e purtroppo ha sempre svolto mille lavori diversi per mantenersi dopo la morte prematura della madre. Il basket è stata sempre purtroppo l’opzione B ma non ha mai smesso di amare la pallacanestro.

Dopo questo episodio ogni volta che passa con il suo taxi sulla 6th Ave si ferma, incurante se abbia o meno un passeggero a bordo e tira almeno 2 tiri dal marciapiede fuori dalla gabbia di uno dei playground più competitivi del basket. Solo a New York, signori e signore… solo a New York. Chiudo con una delle sue frasi preferite dopo aver fatto canestro:

“Nothing worthwhile is gained without sacrifice”