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Enzo Fernandez: in Portogallo sanno fare calcio, in Italia no

Enzo Fernandez dal Benfica al Chelsea per 127 milioni dimostrerebbe, ancora una volta, che il calcio portoghese, al netto della corruzione imperante, ha ormai superato quello italiano.

Il Milan ha seguito Enzo Fernandez ed é stato molto vicino ad acquistarlo per sostituire Franck Kessié. Non ha chiuso l’affare perché non ha potuto o non ha voluto farlo. Il mio amato Sport Lisboa e Benfica ha affondato, ha investito circa 12 milioni di Euro più 8 di bonus (che non ha fatto neanche in tempo a maturare, fermando l’operazione a 14-15 milioni). Non una cifra folle per un titolare di 21 anni seguito da mezzo mondo. Inoltre, ha garantito al River Plate una percentuale (25%) sulla futura rivendita. Oggi ridono entrambi, sia a Buenos Aires che a Lisbona.

Il Milan ha poi investito 36 milioni di Euro su Charles De Ketelaere, che ha la stessa età e si farà. Scelta legittima, per carità. Il Milan ha sicuramente un progetto interessante, solo che il Benfica é più avanti, lo fa da anni e, da quando é presidente Manuel Rui Costa, lo sta facendo bene. Il Milan, per ora, perde i giocatori a zero e la stampa sostiene che sia una cosa intelligente. Un atto di forza. Una nuova via.

Credo che l’atto di forza sarebbe poter fare a meno di Rafael Leão, cederlo, e con quei soldi costruire una squadra che innesti un definitivo circolo virtuoso, come fanno, appunto, i Club portoghesi. Avesse venduto al momento giusto Gigio Donnarumma e Kessié, il Milan avrebbe almeno due calciatori di livello in più, aumentando anche il numero delle giovani scommesse su cui poter investire. Sarebbe almeno un anno avanti nel progetto. Sfrutterebbe i rallentamenti dell’Inter e la brusca frenata della Juventus con maggior piglio, un po’ come il Napoli, che il coraggio di cedere il proprio capitano e di finanziare altre operazioni e scommesse ce l’ha avuto.

Il calcio portoghese é, allo stato attuale e al netto della corruzione, meglio di quello italiano. Enzo Fernandez lo dimostra una volta di più.

Il calcio portoghese ha strutture migliori, decisamente migliori, di quelle italiane. Ha almeno 3 Club migliori dei 3 attuali migliori Club italiani e una Nazionale superiore a quella azzurra, a tutti i livelli. Inoltre, da anni, dimostrano di saper fare calcio. Lo sanno fare bene, da anni, a proprio modo. Comprano a poco dei talenti e li rivendono guadagnandoci sempre, spesso tanto, a volte tantissimo. Per rimanere al Benfica – che tutti davano come vittima della Juventus, tranne me e pochi altri -, la scorsa estate, ad esempio, ha ceduto Darwin Nunez, pagato 25 milioni, al Liverpool per 75 milioni di Euro più bonus. Indovinate quei soldi a cosa sono serviti? Chiaramente inseriti in un motore che funziona da tempo.

Vogliamo ricordare Joao Felix all’Atletico Madrid? Il classe 1999, strappato al Padroense nel 2015 e fatto crescere nelle giovanili, è stato un altro autentico capolavoro. I Colchoneros hanno pagato la clausola rescissoria da 127.2 milioni di Euro, poco più di Enzo Fernandez.

Al quarto posto delle cessioni record di O Glorioso SLB c’è il passaggio di Ruben Dias al Manchester City per 71,6 milioni nel 2020. Sempre Guardiola, nel luglio del 2017, invece, pagò 40 milioni per il portiere brasiliano Ederson. Se andiamo indietro nel tempo, come scrivevo, si nota che non sono degli improvvisati.

Per 40 milioni di Euro, lo Zenit San Pietroburgo acquistò Axel Witsel nella stagione 2012-13. La trattativa che ha portato Raul Jimenez al Wolverhampton, nel 2020, per 38 milioni di Euro, in Italia sarebbe entrata nei libri di storia. Come Nelson Semedo per 35,70 milioni al Barcellona. Victor Lindelöf per 35 milioni al Manchester United. Renato Sanches, quel Renato Sanchez, per 35 milioni al Bayern Monaco.

Chiude la Top Ten degli affari del Benfica, Angel Di Maria al Real Madrid, nella stagione 2010-11, per 33 milioni di Euro. Quel Angel Di Maria arrivato a fine carriera alla Juventus a prendere la pensione, là se lo sono goduti all’inizio della sua parabola e ci hanno guadagnato parecchio. In Italia stiamo ancora cercando di capire se Dušan Vlahović valga i soldi che la Fiorentina ha preso dalla Juventus, che ha pagato 50 milioni anche Gleison Bremer.

I calciatori, in Italia, li prende la Juventus a cifre da Premier League senza poterselo permettere perché dall’estero non li ha voluti nessuno e ormai il prezzo era quello. Stile Sassuolo o Atalanta: io li chiedo, dico che c’è la Premier League dietro e qualcuno ci casca. Se li avessero voluti dall’estero, li avrebbero presi, siamo sinceri. Chi ha una rete di osservatori seria non va a prendere calciatori a quelle cifre, al massimo li vende.

I portoghesi hanno l’umiltà di riconoscere il proprio livello e fanno calcio e soldi, aspetto fondamentale per i lusitani, con le proprie armi. In Italia facciamo finta di essere la Premier League.

In Portogallo sanno comprare i calciatori e possono farlo perché non hanno paura di venderli se c’é l’occasione giusta… e 127 milioni lo sono, eccome. Ci rifai la squadra, se la sai fare. Se hai un Club strutturato sei in grado di sostituire un calciatore, per quanto importante. Un infortunio, del resto, può sempre accadere. Non puoi vivere in funzione di un unico calciatore.

In Italia viviamo in funzione dell’eroe nella speranza che allenatori, Maestri alchimisti, trasformino il piombo in oro. Ci raccontiamo che all’estero non sono competitivi, che siamo ancora tra i migliori del mondo, ma non è vero da molto tempo. Tolte Inghilterra e Spagna, oggi anche Germania e Francia sono modelli sportivi e di business molto migliori del calcio italiano. Quello portoghese è un sistema capace di fare calcio, seppur abbia come fine gli affari.

Non è solo il Porto, come si racconta da anni in Italia, a saper fare calcio. C’è il Benfica, c’è lo Sporting Lisbona. Ci sono altri Club. Ci sono allenatori, dirigenti. C’è cultura, in generale, sportiva e calcistica nello specifico.

Bisogna saper fare calcio e non sensazionalismo. Questo è il motivo per cui il calcio portoghese è superiore a quello italiano ed Enzo Fernandez lo dimostra.

Serve consapevolezza e competenza. Sapere chi si é e cosa si deve fare per migliorare e crescere. Tutte cose che mancano al calcio italiano. I portoghesi preferiscono il business, da sempre, a discapito delle vittorie, ma producono ottimi calciatori e sanno andarli ad acquistare.

Sanno di non essere la Premier League e fanno i portoghesi, in tutti i sensi. Purtroppo anche in modo non troppo legale, spesso. In Italia facciamo finta di essere la Premier League e facciamo i decreti salva-calcio. Non mi pare una grande strategia. Certamente, far passare come geniale perdere i calciatori a zero – motivo per cui il Milan non aveva i soldi per acquistare Enzo Fernandez – e raccontare che l’Italia avrebbe potuto vincere i Mondiali non lo é. Se neanche la Macedonia ci ha fatto capire che il calcio italiano è alla frutta, il punto di non ritorno potrebbe già essere passato da un pezzo.

Articolo di Tommaso Lavizzari